L’economia circolare si basa su vari principi tra i quali il riciclo e il riuso, due concetti validi in qualsiasi ambito e per qualsiasi prodotto.
Tuttavia, la riparazione è un’azione basilare per poter sviluppare tante altre attività: per questo la Francia sta dando una grande lezione a tutti.
Fonds réparation textile
Questo il nome in francese di quello che noi definiamo il “Bonus riparazione”, la nuova iniziativa francese per il settore tessile.
Il fondo in questione è stato creato sulla base di due azioni principali con l’obiettivo di migliorare l’economia circolare del paese.
Il primo punto è il “bonus”, ovvero uno sconto applicato in fattura, per coloro che portano a riparare i propri capi d’abbigliamento o le calzature. Tale sconto sarà diverso in funzione del lavoro da svolgere, per un minimo di €6 ad un massimo di €25. Per esempio, sostituire la pelle consumata di un paio di scarpe fino a €25 o incollare una scuola staccata a €8.
Il secondo invece è un’iniziativa che indica le azioni complementari al bonus, si tratta di campagne di sensibilizzazione sul servizio, pubblicizzazione e formazione degli operatori.
L’obiettivo è quello di sostenere gli artigiani del settore, aumentando i posti di lavoro, ma anche quello di ridurre sprechi ed inquinamento dell’industria tessile.
Così si mira a prolungare la durata dei beni di consumo, ridurre i rifiuti e cambiare l’approccio culturale agli sprechi. Inoltre, si vuole aumentare il volume di capi d’abbigliamento e scarpe riparati in Francia del 35% entro il 2028.
Con questo nuovo sistema, si crea un grande incentivo per i cittadini francesi, i quali potrebbero pian piano cambiare abitudini, aiutando il pianeta.
La collaborazione con Refashion
Lo stato ha collaborato con l’organizzazione per la moda sostenibile Refashion. Questa si occuperà della piattaforma online per l’iniziativa e si impegnerà nella verifica dei requisiti necessari dei negozi, per ricevere i fondi per la riparazione.
Il programma sarà lanciato quando il governo avrà incluso almeno 500 realtà nella nazione entro la fine dell’estate. Così facendo il servizio verrà attivato da ottobre 2023 e sarti e calzolai registrati saranno “etichettati” come partecipanti.
Questa rete consentirà di comprendere gli artigiani senza limitazioni relative alle dimensioni dell’azienda o ai loro rapporti con i grandi brand della moda. Pertanto, i negozi registrati, non potranno rifiutarsi di aggiustare prodotti di firme diverse da quelle con cui hanno collaborazioni.
Al momento ben 250 esercenti hanno mandato la loro domanda di adesione.
La legge anti-spreco
Il progetto conta finanziamenti per i prossimi 5 anni grazie al fondo dedicato da 154 milioni di euro, raccolti per lo scopo dal 2020.
È un piano che si aggiunge ad una serie di provvedimenti per ridurre i rifiuti, grazie alla cosiddetta legge anti-spreco del 2020. Grazie ad essa sono state vietate varie pratiche abitudinarie che producono grandi quantità di rifiuti inutili.
Quindi sono stati vietati i sacchetti di plastica nei supermercati e le confezioni monouso nei fast food. In più è stato introdotto bonus riparazione per elettrodomestici, giocattoli e altri prodotti e costruito fontanelle negli spazi pubblici.
Un ulteriore incentivo è l’eco-score, una certificazione (volontaria) dei prodotti con la quale si indica il loro impatto ambientale e la riparabilità (attiva dal 2024). Queste pratiche favoriscono sempre più i processi circolari che creano benefici sia per l’ambiente che per l’economia del paese.
Il contesto ambientale e il fast fashion
Tutte queste attenzioni, soprattutto verso il settore tessile, dipendono da una situazione ben precisa e abbastanza critica.
Per l’ONU, il settore tessile rappresenta attualmente una delle attività umane con l’impatto ambientale più alto a livello mondiale. L’industria è causa di acque reflue piene di componenti chimici, elevate emissioni di CO2, dispersione di microplastiche e una grande quantità di rifiuti. Di preciso annualmente in Francia vengono buttate via 700 mila tonnellate di vestiti, di cui sono 1/3 viene riutilizzato.
A questo si aggiungono i problemi correlati al fast fashion, i quali incrementano e velocizzano i danni sopra elencati. Secondo la Banca Mondiale, il totale di rifiuti a livello globale sarà di 3,4 miliardi tonnellate all’anno entro il 2050. Questa moda mette in pericolo l’intera industria tessile, danneggiando non solo l’ambiente ma anche e i piccoli artigiani.
Da qui la scelta del nuovo fondo.