i nostri figli andranno ad energia solare

Mosaico verde: la riqualifica delle regioni comincia nelle aree verdi.

By : Aldo |Maggio 29, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Mosaico verde: la riqualifica delle regioni comincia nelle aree verdi.

Il verde sempre stato il colore della speranza, ma da tempo è associato alla terminologia legata alla sostenibilità, forse nella speranza di un futuro migliore.

      

Riqualifica per l’avvenire

Da anni si parla di riforestazione, di cura del territorio e sensibilizzazione e vari enti pubblici e privati si sono impegnati in questo senso.

Chi lo fa per compensare le attività della propria azienda, chi per amore della natura o con il solo scopo di affrontare la crisi climatica.

I progetti di riqualifica del territorio (che sia di provincia, regionale o nazionale) comprendono varie iniziative ed aree naturali. 

     

Mosaico Verde

Tra i vari progetti, la Campagna Mosaico Verde promossa da AzzeroCO2 e Legambiente ha spiccato sul territorio italiano.

Per ora ben 40 aziende sostengono il programma, per migliorare i territori in cui operano o nei quali vivono i propri dipendenti o stakeholder.

Il 25 maggio durante l’evento “I grandi cambiamenti cominciano da piccoli alberi” sono stati mostrati i risultati di 5 anni di lavoro (2018-2023).

       

Le due realtà hanno piantato oltre 322.000 alberi, con i quali si dovrebbero assorbire circa 226.000 tonnellate di CO2*.

Riqualificato più di 3 milioni di m2 di aree verdi, comprendendo più di 100 Comuni, 20 Enti Parco in quasi tutta Italia (17 regioni).

(*Valore calcolato considerando il potere di assorbimento medio di un albero nel suo ciclo di vita di 100 anni).

       

Obiettivi e risultati

I due enti sono riusciti a rendere più verdi e resilienti le città, ripristinando le aree verdi urbane e quelle naturali in abbandono.

Inoltre, hanno ricreato delle oasi naturali mirate ad ospitare e nutrire gli insetti impollinatori e le api, attori protagonisti del ciclo della vita.

È anche opportuno ricordare che il progetto si è evoluto durante i 5 anni con adeguamenti e aggiunte a seconda delle necessità del pianeta.

L’investimento del quinquennio è finalizzato a:

  • promozione della biodiversità vegetale
  • creazione di habitat per animali e insetti
  • messa in sicurezza di aree colpite da calamità
  • creazione di spazi di aggregazione sociale

Pertanto, il progetto è sostenibile non solo per quanto riguarda l’ambiente ma anche il settore sociale.

    

Completezza

Un progetto simile ha degli aspetti fondamentali che non tutti colgono all’istante. La presenza di aree verdi bonificate comporta lo sviluppo di habitat sani, la fruibilità di patrimoni ambientali e culturali.

Quindi si tratta di un miglioramento della vita naturale e dell’uomo, della sua salute fisica, mentale ma anche di una protezione nei confronti di disastri ambientali.

    

Le piante riducono eventi di dissesto idrogeologico, consolidano terreni e ne evitano l’allagamento, purificano l’aria e fungono da climatizzatori naturali.

Analogamente sono fondamentali le api e gli insetti impollinatori. Da loro dipende il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali esistenti, ossia la maggior parte del cibo.

Perciò è importante salvaguardare questo gruppo, poiché attualmente in Europa 1 specie su 10 è a rischio di estinzione.

Dunque, riqualificare le aree verdi con piante aromatiche e mellifere risulta la combinazione migliore per raggiungere gli obiettivi sopra citati.

      

Questo patrimonio naturale ha anche un alto valore economico. Basti pensare che un bosco sano genera beni e servizi ecosistemici.

Proprio AzzeroCO2 ha creato un sistema di calcolo per verificare il valore delle sue opere ed ha pubblicato i suoi dati.

Le attività dal 2018 ad oggi hanno un valore stimato tra 1 milione,  1 milione e 700 mila euro l’anno, per un totale di €8.5 milioni.

Read More

Coibentare gli edifici: le nanotecnologie superano i classici interventi.

By : Aldo |Maggio 24, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Coibentare gli edifici: le nanotecnologie superano i classici interventi.

Tra mini-case, edifici autonomi, nuovi programmi energetici, anche nel campo dell’edilizia si fanno passi avanti.

La sostenibilità in questo settore riserba tante eccezioni che potrebbero accelerare la transizione ecologica nel nostro paese.

    

La norma europea.

La richiesta dell’ultima direttiva europea è chiara e mira all’azzeramento delle emissioni in tale settore, entro il 2050.

Gli edifici devono raggiungere la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e la classe D entro il 1° gennaio 2033.

Tutto sarebbe perfetto se solo il 60% degli edifici non arrivasse a malapena alla classe F o addirittura G. Questo risulta essere un grave problema che non favorisce un cambiamento necessario e rapido.

   

Senza dubbio non si può mettere in discussione la necessità di tali lavori, ma gli ostacoli ci sono e sono abbastanza rilevanti.

Rispetto ad altri ambiti, è uno dei più difficili da affrontare a seguito dei costi e delle difficoltà degli interventi.

    

Coibentazioni classiche

Le tecniche di coibentazione degli edifici sono varie e consentono di rendere efficienti a livello energetico case e uffici.

Ad oggi però, i tetti coibentati in modo scarso aumentano la dispersione di energia del 30%, mentre un condominio può raggiungere anche il 65%.

Molte sono tecniche che prevedono mesi di lavori, impalcature, accordi di interi condomini e normative molto restrittive.

Tuttavia, sono stati sviluppati interventi senza cappotto, che hanno lo stesso fine.

  • Intonaco termico interno: solitamente se lo stabile si trova in un centro storico, quindi è difficile rifare la facciata. Non è efficace come un vero cappotto ma ha i suoi vantaggi, tra i quali anche la prevenzione di muffe e condense sulle pareti
  • Insufflaggio in intercapedine: valida tecnica che prevede l’iniezione dell’isolante all’interno di tetti, muri e facciate. Di norma vengono usati i fiocchi di cellulosa o la lana di vetro e isolano anche a livello acustico.
  • Pannelli isolanti a basso spessore: sia per interni che per esterni. Sono pannelli spessi meno di 15 mm.
  • Mattoni in laterizio termoisolanti: che garantiscono un’ottima conducibilità termica in poco spazio. Dotati di un alveolo formato da intercapedini sottili, riducono gli strati di malta tra i mattoni, eliminando i ponti termici.

 

SWISS THERMO

L’idea di un metodo di coibentazione alternativo nasce in Polonia ma viene perfezionato nella nostra penisola.

Si tratta di un prodotto isolante liquido che serve per migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Protegge dal caldo e dal freddo e può essere usato nelle pareti interne e in quelle esterne.

     

Il prototipo si basa su nanotecnologie messe a punto da Tecnoindustries Srl (brevettate dalla NASA), attualmente il rivenditore esclusivo del prodotto.

Infatti, al contrario dei classici metodi è molto più comodo da applicare ed è più semplice il suo utilizzo in termini burocratici.

In breve, viene applicato con un macchinario spray su una superficie, che viene coibentata senza costi eccessivi e in pochissimo tempo.

     

Questo è possibile grazie all’ampia possibilità d’intervento: non c’è bisogno di impalcature o ponteggi e si può spruzzare ovunque.

Pertanto, è possibile mettere mano anche nei palazzi storici, nelle “tower” con vetrate o edifici con vincoli urbanistici (edifici solitamente difficili da trattare).

      

Risparmi e benefici

Le solite tecnologie proposte per questo tipo di interventi comportano un risparmio energetico intorno al 25%. Al contrario con il nuovo prodotto si va oltre il 50% e si risparmia anche in tempo.

Infatti, se di solito, per la realizzazione di un cappotto si necessitano almeno 6 mesi, con lo SWISS THERMO si parla di massimo 30 giorni.

     

A tutti, offre anche una possibilità più concreta di cambiare rotta: questo metodo permette a chiunque di fare il suo passo verso la sostenibilità.

Quindi se in un condominio non tutti fossero d’accordo per procedere con la coibentazione, un singolo potrebbe scegliere rendere efficiente la propria casa ugualmente.

Sarà possibile semplicemente perchè si lavora dall’interno dell’appartamento, lungo i muri perimetrali.

Read More

Idrogeno e carburante prodotto dalle foglie artificiali: la nuova sfida.

By : Aldo |Maggio 23, 2023 |Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, menomissioni |Commenti disabilitati su Idrogeno e carburante prodotto dalle foglie artificiali: la nuova sfida.

Gli obiettivi degli ultimi anni legati alla sostenibilità sono considerati delle vere e proprie sfide all’ultima tecnologia.

Abbiamo visto brevetti di tanti tipi ma evidentemente c’è tanto altro da scoprire e ancora tanti progetti da sviluppare.

     

Le “foglie” artificiali

L’Europa definisce la cosiddetta A-LEAF, come un dispositivo in grado di replicare a fotosintesi in modo da produrre combustibili solari, senza sostanze chimiche.

Al momento il prototipo assomiglia ad una bibita in lattina, che funziona come una foglia di un albero qualunque.

La differenza si incontra nell’aggiunta di acqua e CO2, grazie alle quali il dispositivo produce formiato, composto utilizzabile come combustibile solare.
       

Tale tecnologia potrebbe essere utile per stoccare l’energia solare in eccesso oppure per sostituire gradualmente i combustibili fossili. Trattandosi poi di fotosintesi, si ridurrebbe anche la CO2 o comunque si può immaginare un processo carbon neutral.

Inoltre i materiali usati non sono esattamente i migliori nel campo, ma in questo modo la tecnologia può essere distribuita più facilmente in aiuto alla società.

 

La produzione di idrogeno

Il primo passo in tale campo è stato fatto per la produzione di idrogeno. Il programma sviluppato da un gruppo di scienziati del Politecnico Federale di Losanna ha visto la realizzazione di un nuovo elettrodo per celle fotoelettrochimiche.

Questo dispositivo, trasparente e poroso sfrutta il sole e l’umidità atmosferica per generare idrogeno. Il tutto avviene in celle solari che uniscono la raccolta di fotoni (nei semiconduttori) all’elettrolisi dell’acqua nell’aria.  

Le celle fotochimiche (PEC) sono una grande risorsa per la scienza, poiché consentono di perseguire, migliorare ed incrementare gli studi nell’ambito descritto.

        

Al principio però le celle utilizzavano semiconduttori immersi in liquidi; quindi, erano necessari passaggi più complessi per il loro riscaldamento.

Pertanto, il team di Losanna ha pensato bene si sostituire i liquidi con i gas, nello specifico con l’aria e quindi hanno modificato gli elettrodi.

Solitamente sono composti in carbonio grafitico o materiali opachi che limitano la raccolta della luce, al contrario di quelli nuovi.

Si chiamano elettrodi a diffusione di gas, sono trasparenti e porosi, assorbono più luce solare e massimizzano il contatto con le molecole d’acqua contenute nell’aria.

 

Il combustibile solare

Analogamente l’Università di Cambridge ha portato avanti la sua ricerca fino al raggiungimento dell’obiettivo: creare combustibili liquidi dalla luce solare.

Come riportato nel primo paragrafo, si tratta di un processo che non include composti chimici tra gli “ingredienti”: solo acqua, luce del sole e CO2.

Loro, gli attori per la realizzazione di etanolo puro da aggiungere alla benzina per un pieno delle auto: è la prima generazione di combustioni solari.

     

La peculiarità di questo progetto sta nella produzione di carburanti liquidi multi-carbonio, saltando la fase intermedia in cui si crea syngas.

Questo salto è possibile grazie al catalizzatore a base di rame e palladio, in modo che la foglia produca sostanze più complesse. Tra queste, etanolo e n-propanolo.

 

In conclusione

Entrambi i processi devono essere messi alla prova in altre condizioni, soprattutto se si pensa ad un processo impiegato a livello industriale.

Non è semplice diffondere su larga scala dei dispositivi e delle procedure simili, ma sono sicuramente la prova che c’è ancora tanto da studiare.

Intanto, questo come tanti altri è un passo in avanti per un mondo più verde.

Read More

Vaporetti e battelli ibridi o elettrici: la transizione ecologica di Venezia.

By : Aldo |Maggio 16, 2023 |Clima, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Vaporetti e battelli ibridi o elettrici: la transizione ecologica di Venezia.

In un precedente articolo abbiamo parlato delle iniziative della città di Venezia per quanto riguarda la cura dell’ambiente.

Oggi torniamo nello stesso comune, perchè oltre ai gondolieri subacquei che puliscono i canali, a Venezia arriva la transizione elettrica.

Il contorno di Venezia

La città sospesa sull’acqua è unica al mondo e con lei, lo stile di vita intrapreso dai suoi abitanti durante la storia.

Ovviamente con gli anni, passano le mode e aumentano le tecnologie ma Venezia sembra sempre rimasta in un mondo diverso.

Questa è forse una delle tante caratteristiche che la rende autentica e fortunatamente gli studiosi sono riusciti a non modificarla per mezzo dell’innovazione.

Dunque, privati, aziende pubbliche e poli universitari hanno collaborato per limitare i danni legati all’attività più diffusa a tra i canali: gli spostamenti.

           

L’elettrico, l’ibrido e il green

In una città qualsiasi, gli spostamenti emettono tonnellate di CO2, inquinando l’ambiente e creando traffico.

Analogamente succede nella città di Piazza San Marco, dove battelli e vaporetti con motori desueti, continuano le loro attività senza alcun freno.

Quotidianamente circolano 160 battelli molto pesanti, di cui la maggior parte presenta ancora un motore poco avanzato a livello tecnologico.

         

Le analisi degli ultimi anni confermano che inquinano ed emettono oltre a tonnellate di CO2, anche ossido di azoto, idrocarburi e pm10.

Pertanto il trasporto pubblico Actv ha un piano di investimenti per dotare di motori ibridi ben 50 mezzi della propria flotta.

Di pari passo sono stati brevettati motori elettrici anche per le imbarcazioni per il trasporto merci, come nel caso del nuovo mezzo Coop.

 

“Emilio” impatto zero

Si chiama così la nuova imbarcazione targata Coop Alleanza 3.0 che trasporterà le merci della grande catena in 2 punti vendita nel centro storico.

L’azienda bolognese ha annunciato il progetto Coop per le consegne fossil-free la settimana scorsa e ha mostrato “Emilio”.

      

Progettato e studiato da S.ca Snc Trasporti Marittimi Veneziani, si tratta di un battello a propulsione completamente elettrica (alimentata da un pacco di batterie).

Bastano solo 30/ 40 minuti per una carica completa ed un’autonomia di 3 ore, poi una volta scariche recuperano energia grazie al motore endotermico.

Quindi il mezzo autocaricabile al 100% potrebbe essere il primo di una lunga serie di cambiamenti della laguna veneta.

           

Innanzitutto, perchè con tale tecnologia la catena di supermercati, sarà in grado di risparmiare circa 40 tonnellate di CO2 all’anno. Ma l’obiettivo quello di risparmiare totalmente 200 tonnellate di emissioni, con almeno 5 mezzi.

Detto ciò, è necessario ricordare che “Emilio” trasporterebbe ben 50 tonnellate di merce ed è grande al punto poter passare solo nei canali più larghi.

   

Altre innovazioni 

Questa è solo la prima di tante innovazioni di Venezia che si prepara anche alle colonnine per la ricarica elettrica. Forse una mossa azzardata per le scarse imbarcazioni (specialmente private) dotate di motore elettrico, ma sempre un incentivo al cambiamento.

Si prospettano addirittura delle “paline” ovvero delle colonnine uguali per forma e colori ai pali di legno tipici della città.
             

Per ogni movimento o transizione serviranno sempre dei piccoli o grandi passi per ingranare il processo di cambiamento. Venezia ha fatto il suo.

Read More

ChatGpt ha sete: per l’addestramento servono 700 mila litri di acqua.

By : Aldo |Aprile 20, 2023 |Acqua, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, menoacqua |Commenti disabilitati su ChatGpt ha sete: per l’addestramento servono 700 mila litri di acqua.

Sappiamo che per i server e i data centre serve tanta energia elettrica ma anche acqua e suolo. Tali risorse sono necessarie per specifiche funzioni e sono quindi fondamentali in questo settore.

É importante ricordare però che più server, servizi e tecnologie ci sono e più risorse serviranno.
      

Il fenomeno attuale

È stata bloccata in Italia (dal Garante della Privacy) Chat Gpt, l’intelligenza artificiale conversazionale con grande un successo negli ultimi mesi.

Il suo nome deriva dall’acronimo Generative Pretrained Transformer, ossia uno strumento che elabora il linguaggio naturale con algoritmi avanzati di apprendimento automatico.

Tale caratteristica serve per poter generare risposte simili a quelle di una persona vera, in un discorso qualsiasi, dal più semplice al più tecnico.

L’AI funziona molto semplicemente: l’utente inserisce un messaggio, Chat GPT lo elabora e genera una risposta. Più è dettagliato l’input e più sarà specifica e pertinente la risposta.

    

Al momento in Italia è stata bloccata per revisionare la sicurezza dei dati sensibili degli utenti. Tuttavia, potrebbe essere sbloccata il 30 aprile, se rispetta i criteri di privacy.

      

La sete di Chat GPT

Il caso Chat GPT è diventato subito un fenomeno, un particolare soggetto di discussioni e ricerca su vari temi, dalla sicurezza dati, alla sostenibilità.

Tra i tanti, l’Università del Colorado Riverside e quella del Texas ad Arlington hanno svolto uno studio sul consumo di acqua da parte della piattaforma.

La ricerca “Making Ai Less Thirsty” (Rendere l’Ai meno assetata) ha l’obiettivo di diffondere informazioni riguardo l’utilizzo di acqua da parte dei suoi data centre.

Nello specifico affronta la questione dei sistemi di raffreddamento che utilizzano grandi quantità di oro blu per svolgere le loro funzioni.

Il problema sta nel fatto che per raffreddare i server e addestrare le AI serve un volume d’acqua pari a quello di un reattore nucleare.

Precisamente per l’apprendimento di Gpt-3 ne sono stati usati 700 mila litri.

     

Il problema nascosto

Un ulteriore obiettivo della ricerca è quello di evidenziare la serietà del problema, spesso oscurato dalla questione energetica.

Sicuramente il consumo di energia elettrica e le emissioni sono un grande tema da tenere sorvegliare, ma l’impronta idrica dei server non è da meno.

Sia chiaro, questo appunto non è riferito solo alle intelligenze artificiali, ma a tutto il settore che riguarda servizi di cloud, streaming e altro.

Soffermandosi su Chat GPT, la ricerca ha portato dati inequivocabili. Per una conversazione media, l’intelligenza artificiale preleva un volume pari ad una bottiglia d’acqua.

     

In numeri

Per rendere l’idea della quantità d’acqua usata in questi ambiti, i ricercatori hanno fatto dei paragoni chiari e semplici.

I 700 mila litri usati per addestrare la terza versione dell’AI, sono pari ai litri impiegati per la produzione di 370 auto o 320 Tesla

Inoltre, è da sottolineare il fatto che tali dati, sono riferiti agli edifici Microsoft in negli USA. Infatti, se si prendessero in considerazione i data centre asiatici, avremmo dei dati triplicati poiché meno ottimizzati e meno all’avanguardia.

La situazione descritta nello studio delle Università americane è delicata ma fondamentale per poter migliorare le tecnologie del futuro.

Soprattutto se ci si sofferma sulla rilevanza delle risorse idriche nel mondo ma anche alla loro carenza.

        

La domanda di potenza di calcolo aumenta esponenzialmente, raddoppiando ogni 2,3 mesi solo per le AI. Esclusivamente i server di Google hanno assorbito 12,7 miliardi di litri per il raffreddamento nel 2021 di cui il 90% potabile.

Per l’addestramento della piattaforma, ne sono serviti altri 2,8 milioni legati al consumo di elettricità. Per un totale di 3,5 milioni di litri negli USA e 4,9 milioni di litri in Asia.

      

Sicuramente Chat-GPT non è il colpevole assoluto della carenza d’acqua nel mondo, ma gran parte del settore digitale incrementa tale problema.

Sarebbe opportuno trovare nuovi metodi e meccanismi per svolgere le stesse funzioni, senza però togliere acqua potabile alla popolazione umana.

Read More

La zizania sostituisce il riso: come adattarsi al cambiamento climatico.

By : Aldo |Aprile 16, 2023 |Consumi, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, plasticfree |Commenti disabilitati su La zizania sostituisce il riso: come adattarsi al cambiamento climatico.
Rebel-Grains

Il cambiamento climatico è in grado di creare fenomeni estremi ma anche di modificare pian piano attività abituali come l’agricoltura.

Di conseguenza è fondamentale capire come adattarsi ai cambiamenti trasformando colture, abitudini e tecnologie.

    

La zizania

La zizania è proprio uno dei cosiddetti “cibi del futuro” poiché dotata di caratteristiche che rendono la sua coltivazione e il consumo più sostenibile.

Questo significa che la pianta potrebbe sostituire uno tra i cereali più consumati al giorno d’oggi, garantendo la sicurezza alimentare nei prossimi anni.

    

Nello specifico la zizania è una pianta tipica delle coste atlantiche degli USA e appartiene alla tribù delle Oryzeae (a cui appartiene il comune riso).

Effettivamente sembra riso, ma differisce per il suo colore rosso-bruno se non nero, dalla forma allungata e dal suo sapore (tè misto alla nocciola).

     

Caratteristiche ambientali e nutrizionali

La zizania cresce in ambienti freddi e per questo viene seminata inverno al contrario del comune cereale, che necessita di temperature più calde.

Infatti, la zizania, crescendo in inverno non ha bisogno di ulteriori irrigazioni (viste le abbondanti precipitazioni), al contrario del riso. Quest’ultimo ha un elevato fabbisogno idrico che si concentra in un periodo di forte siccità quale l’estate.

In tal modo, la pianta non deve “lottare” per i nutrienti e lo spazio, poiché cresce prima delle piante infestanti e si riossigena il terreno.

Inoltre, l’antico cereale non ha bisogno di particolari pesticidi e la sua introduzione ridurrebbe la monocoltura, tecnica che crea molteplici danni all’ambiente.  Uno di questi è l’incremento della resistenza, che necessita un aumento delle dosi di pesticidi; non a caso, trovare il riso biologico è quasi impossibile.

     

Anche per quanto riguarda la nutrizione, la zizania resta un ottimo sostituto del riso se si guarda al futuro e ad una possibile crisi alimentare.

Sempre sulla base di questo confronto, la zizania ha il 100% di proteine e il 300% di fibre in più rispetto al riso. Pertanto, gode di un elevato potere saziante e un basso indice glicemico.

    

La novità con Rebel grains

L’impresa “Rebel grains” creata da Giovanni Giuseppe Savini e Alessandro Bossi, mira all’introduzione di cereali sconosciuti ma vincenti a livello nutrizionale e produttivo.

In aggiunta, lo scopo dei due imprenditori è quello di salvaguardare la biodiversità delle colture italiane e non solo. Per questo il WWF l’ha inserito tra i 50 cibi del futuro.

L’impresa ha già intrapreso un progetto di coltivazione a Pavia, accompagnato dall’introduzione del cereale nel mercato nazionale.

Attualmente è distribuito da Esselunga, Famila, Conad, Cortilia e Iper Tosano, in confezioni sostenibili e senza plastica.

     

Tuttavia…

La zizania è sostenibile anche perchè, sazia più dei soliti cereali consumati, i suoi 50 g equivalgono a 80 g si riso.  Di questo modo, con la stessa quantità, la zizania, come altri cereali ignoti. potrebbe sfamare più persone nel mondo.

L’unico problema riguarda il prezzo di 16 euro al kg, giustificati ovviamente dalle caratteristiche ambientali, nutrizionali e dal costo di introduzione in Italia.

    

Il cambiamento climatico sicuramente non può essere fermato, ma con nuovi studi e tecnologie possiamo trovare i modi con cui adattarci.

Colture diverse possono solo aumentare la possibilità di prendere in mano la situazione senza danneggiare ancora il pianeta.

Read More

4 tonnellate di legno riciclate per una installazione e la regola delle tre R.

By : Aldo |Aprile 11, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su 4 tonnellate di legno riciclate per una installazione e la regola delle tre R.

Ridurre, riusare, riciclare: la regola delle “tre R” è la base della sostenibilità. In pratica permette di creare meno rifiuti, consumando meno materie prime, salvaguardando l’ambiente.

       

Al Salone del Mobile si ricicla.

Tra il 18 e il 23 aprile si terrà a Milano la Design Week che include l’apertura del Salone del Mobile.

A questo evento parteciperanno i più importanti nomi dell’arredamento tra i quali anche grandi gruppi impegnati nel settore della sostenibilità.

Il padiglione “Wood you believe?” accoglie gli ospiti in un’area dedicata al Gruppo Saviola con un’entrata del tutto innovativa.

L’opera d’arte (nel Padiglione 10, C04) è un insieme di 4 tonnellate di legno post-consumo ideata da Carlo Ratti Associati e Italo Rota.

L’intenzione era quella di dimostrare le potenzialità del legno riciclato e della stampa digitalizzata grazie all’installazione creata appositamente per l’evento.

Inoltre, con la Fiera si celebreranno i 60 anni di attività del Gruppo Saviola, leader nazionale se non precursore nella produzione di pannelli ecologici.

    

L’installazione

L’opera si compone di una facciata esterna, formata da materiali in legno “di scarto”: cassette della frutta, sedie, pallet, scrivanie e altri oggetti in legno.

In tal modo gli architetti dimostrano quanto sia utilizzato il legno nel nostro paese ma anche la grande quantità di rifiuti prodotti dall’industria del mobile.

Quindi l’installazione rispetta tutti i valori dell’economia circolare, con l’intento di salvaguardare il pianeta e le sue preziose risorse.

Non a caso, Alessandro Saviola, Presidente di Gruppo Saviola afferma che il gruppo salva diecimila alberi ogni giorno grazie all’utilizzo di legno post consumo.

All’interno del padiglione, invece, i visitatori potranno osservare uno spazio composto da oltre cento pannelli del marchio (in legno riciclato al 100%).

Tali unità sono caratterizzate da finiture particolari definite grazie al trattamento digitale del legno stesso, per riportare più design.

          

Produzione del legno

Il legno è quotidianamente lavorato per la produzione di migliaia di oggetti, accessori e mobili di arredamento.  Fondamentalmente anche per i trasporti (pallet), il riscaldamento (pellet) e l’edilizia.

Rappresenta una risorsa importantissima che può essere riusata quasi all’infinito e per questo ha un valore rilevante (anche dal punto di vista economico).

L’Italia si impegna quotidianamente sul fronte del riciclo tanto da riportare cifre eccezionali che definiscono anche un’ottima filiera del riuso.

         

Il legno in cifre

Le analisi descrivono una realtà ben precisa: nel 2021 sono stati immessi al consumo 3.394.066 tonnellate di imballaggi di legno. Di queste, 1.951.251 tonnellate sono state recuperate e riciclate, contando il 64,75% di imballaggi riusati.

Anche nei trasporti invece cresce anche l’attività di rigenerazione: infatti sono state rigenerate 908.066 tonnellate di pallet, pari a circa 70 milioni di pezzi.

In Italia poi, esistono 70.000 aziende che danno lavoro a 294 mila persone. Le loro attività hanno determinato un fatturato di 49,3 miliardi di euro nel 2021 (un aumento del 14% rispetto il 2019).

Il dato è diviso in 2 sezioni: 18 miliardi derivano dalle esportazioni (tra cui Francia, Germania e USA sul podio) e 31 dalle vendite nazionali.

Questo significa che l’industria del legno comprende il 4,7% del fatturato manifatturiero nazionale, il 15% delle imprese e il 7,7% degli occupati.

Read More

Troppi voli e jet privati: in Europa le tendenze sono totalmente diverse.  

By : Aldo |Aprile 06, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Troppi voli e jet privati: in Europa le tendenze sono totalmente diverse.  

L’estate 2022 è stata segnata da scioperi continui, voli in ritardo e malcontento dei passeggeri.

Tale situazione ha aperto un dibattito più grande legato alle emissioni prodotte dal traffico aereo.

    

Situazione europea

A seguito di studi commissionati dall’ufficio per l’Europa centrale e orientale di Greenpeace, la situazione è chiara.

L’Europa ha incrementato a dismisura il suo traffico aereo (specialmente legato ai jet privati) nel 2022 e di conseguenza il suo impatto negativo sul pianeta.

Infatti, nell’arco di 12 mesi i voli privati sono aumentati da 340 mila ai 572 mila, raddoppiando così anche le emissioni di gas serra.

Nello specifico la CO2 prodotta è duplicata, passando da 1,6 milioni di tonnellate CO2 a 3,3 CO2.

     

Tuttavia, l’origine della salita vertiginosa di questi numeri dipende solitamente da voli di breve durata, quindi di piccole tratte.

Si tratta di 60 mila voli per tratte inferiori ai 250 km, quindi un viaggio di un’ora ad alta velocità e di 90 mila che raggiungono i 500 km. 

      

Il caso Amsterdam

Proprio per rimediare a questi problemi, l’aeroporto Shiphol, il 3° scalo europeo per volumi di traffico cambia strategia per aiutare l’ambiente.

La nuova direttiva è stata diffusa per mezzo di un annuncio nell’aeroporto, che proclama nuove regole per i voli di tutti i tipi.

Le linee guida sono molto rigide e non fanno sconti a nessuno in modo da migliorare la vita di tutti, in primis i cittadini olandesi.

     

Dunque, dalla fine del 2025 lo scalo chiuderà da mezzanotte fino alle 6 di mattina vietando scali, partenze e arrivi per i jet privati.

Questa decisione deriva da studi che riguardano non sono l’emissione di CO2 (8 milioni di ton. l’anno da solo) ma anche l’inquinamento acustico.

Di conseguenza, l’obiettivo è quello di azzerare i 7 mila voli privati l’anno, poiché generano 20 volte più emissioni rispetto ad un volo di linea. Inoltre, provocano un rumore 7 volte superiore.

     

Benefici per la salute

Spesso non viene considerato ma l’inquinamento acustico crea danni a volte irreversibili. Questo è quello che gli studiosi hanno evidenziato nelle analisi e che i direttori dello Shiphol hanno tenuto in conto.

Purtoppo gli abitanti delle zone limitrofe che risultano gravemente disturbati (di giorno) sono 114.000. Tuttavia, con la nuova direttiva, il numero dovrebbe diminuire fino a 17.500 persone (una riduzione del 16%).

    

L’Italia al contrario

Se Amsterdam dimostra di voler salvaguardare l’ambiente, nonostante il grande traffico aereo e il suo mercato, non è dello stesso parere l’Italia.

Al momento rappresenta il 4° paese in Europa per voli super-inquinanti: passando da 350 mila nel 2021 a oltre 570 mila nel 2022.

La crescita che ammonta al 62% riguarda principalmente i voli di jet privati in o dall’Italia: tali tratte sono cresciute dal 34.500 a 55mila.

Di questo passo sono aumentate del 100% le emissioni totali: da 133 mila a 266 mila tonnellate di CO2.

Purtoppo, la questione più importante riguarda le tratte percorse dai jet privati che sono di norma brevi. Voli per 45 km di distanza che emettono 25 tonnellate di gas serra, quando in treno ci si impiegano 40 minuti e si emettono meno di 2 kg di CO2.

    

Le tappe più comuni sono tra Brescia e Milano, Roma-Milano-Londra e lo scalo più gettonato (dopo Linate e Ciampino) è Olbia. Per la vicinanza con la Costa Smeralda, è la meta di 5 mila voli l’anno. (quasi il 10% del totale).

Read More

Anche le ferrovie possono produrre energia elettrica: il caso svizzero Sun-Ways

By : Aldo |Aprile 03, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, energia, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Anche le ferrovie possono produrre energia elettrica: il caso svizzero Sun-Ways

Un ulteriore impiego del solare è stato ideato in Svizzera.

È probabile che tra qualche anno, anche le nostre ferrovie potranno produrre energia elettrica grazie alla luce solare.

Sun-Ways

Sun-Ways è una startup svizzera con sede a Ecublens, nel Canton Vaud (Svizzera occidentale) che vuole superare i limiti del solare.

La scommessa fatta dalla startup (e condivisa dallo stato) ha trovato una disposizione che promette molteplici benefici ambientali ed economici.

Fondata nel 2021, Sun-Ways ha come obiettivo quello di cambiare l’attuale modo di produrre energia elettrica con il solare, installandolo nelle ferrovie.

Lo studio

L’idea di posizionare pannelli fotovoltaici nello spazio tra le rotaie dei binari ferroviari deriva dall’ osservazione accurata del sistema tranviario.

Il fondatore dell’attività, Joseph Scuderi e il co-fondatore Baptiste Danichert hanno trovato una chiave innovativa per incrementare la sostenibilità energetica nazionale e mondiale.

Non a caso, affermano che questo piano potrebbe essere usato nella maggior parte delle linee ferroviarie del pianeta. I primi a credere nel loro progetto sono proprio i tecnici del l’EPFL, l’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Losanna.

Pannelli e treni

Il progetto è stato avviato sulla base dall’analisi dettagliata delle rotaie, dei loro spazi e delle misure, della velocità dei treni e via dicendo.

Questa affermò che lo spazio tra le rotaie dei binari era adeguato all’installazione di pannelli standard che non avrebbero ostacolato il movimento dei treni.

I pannelli larghi 1 m vengono posizionati facilmente nell’area descritta per poi essere fissati con un meccanismo a pistone. Mentre l’installazione vera e propria viene eseguita da un treno adibito alla manutenzione dei binari che dispone il fotovoltaico lungo le rotaie.

La caratteristica che differenzia il progetto di Sun-Ways da quello italiano di Greenrail o l’inglese Bankset Energy, è l’amovibilità del sistema.

Tale qualità garantisce la possibilità di svolgere lavori di manutenzione in totale semplicità, assicurando l’efficienza sia delle attività che del prodotto.

Il sistema potrebbe coprire i 5.317 km della rete ferroviaria svizzera, per un totale di 760 campi da calcio. In tal caso si produrrebbe 1 TWh di energia solare all’anno, dunque, il 2% dell’elettricità consumata nel Paese.

 

Cosa riserva il futuro

La startup ha l’obiettivo di espandersi in Europa toccando l’Italia, la Germania e l’Austria, ma guarda anche oltre oceano, verso l’Asia e gli USA.

Questo perchè ci sono 1 milione di km di ferrovie nel mondo; quindi, aumenta la possibilità di produrre energia rinnovabile con il nuovo sistema. Infatti, molti hanno già dichiarato il loro interesse verso il programma svizzero.

Ovviamente come ogni nuovo progetto sono stati sollevati molteplici critiche e dubbi, chiariti subito dai fondatori per via dei loro studi e della loro professionalità.

Le preoccupazioni riguardavano le possibili microfessure dei pannelli, il maggiore rischio di incendi nelle aree verdi e i probabili riflessi di luce sui macchinisti.

Tuttavia, Sun-Ways ha assicurato che i pannelli sono più resistenti degli altri e godono di un filtro antiriflesso per non distrarre i macchinisti. Inoltre, le spazzole all’estremità del treno sono in grado di rimuovere sporcizia dai pannelli che sono controllati per mezzo di sensori integrati.

Insomma, l’impresa è supportata dall’Agenzia svizzera per la promozione dell’innovazione, da una decina di partner attuali e chissà quanti futuri. Il sistema verrà lanciato il primo maggio, nell’area della stazione ferroviaria di Buttes, nella Svizzera occidentale, grazie all’investimento di 400.000 franchi svizzeri (circa 400.000 euro).

Read More

Pompei si riscopre sostenibile: la cittadinanza attiva è la chiave.

By : Aldo |Marzo 30, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, obiettivomeno rifiuti |Commenti disabilitati su Pompei si riscopre sostenibile: la cittadinanza attiva è la chiave.
Parco Archeologico di Pompei

Pompei, città teatro di uno degli eventi più ricordati nella storia italiana e non solo, oggi è anche un caso di eco turismo.

Da anni è uno dei siti archeologici più importanti al mondo, ed ora da una lezione di sostenibilità italotedesca.

     

Il sito

Pompei, fondata intorno all’VIII secolo a.C.  venne conquistata dai Romani nel III secolo a.C. che contribuirono allo sviluppo della città.

Nei secoli cresce sempre più con una conseguente urbanizzazione, passando da municipium a colonia nell’89 a.C.. Poi nel 79 a.C. con l’eruzione del Vesuvio, la grande città venne “cancellata” lasciando una zona arida che non venne ritrovata per 1700 anni.

Proprio nel 1748 iniziarono i primi scavi per volere di Carlo III di Borbone e nonostante i lavori poco costanti, negli anni si riscoprì la città.

Così nel 1997 diventa uno dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO insieme ai siti di Ercolano e Oplonti, registrando oltre 3 milioni di visite nel 2016.

     

L’evoluzione

Dal 2021, il sito è in mano all’archeologo Gabriel Zuchtriegel,  italotedesco, che ha trovato la chiave per valorizzare sotto vari aspetti gli scavi.

Precisamente, il direttore del parco ha studiato la comunità e il territorio circostante per poter massimizzare l’esperienza turistica e quotidiana nella città romana.

Allo stesso modo però deve affrontare i problemi legati ai cambiamenti climatici e quindi gestire un piano di tutela dell’intera area.

Così, da secoli Pompei vive alla ricerca di un equilibrio tra la conservazione delle opere e la tutela dell’ambiente circostante ad esse.

     

La novità sostenibile

Per quanto detto, il direttore ha scelto di rendere  la città antica più sostenibile per via della cittadinanza attiva e delle nuove tecnologie.

L’idea è proprio quella di coinvolgere non solo i turisti, ma i cittadini della comunità che vive intorno ai 50 ettari dell’area in esame.

Si tratta di vari progetti che includono temi quali risparmio energetico, riduzione degli sprechi, agricoltura e laboratori per bimbi e adulti.

A differenza di altri direttori, Zuchtriegel si chiese cosa potesse fare lui per il territorio che lo ospitava e da quel punto sviluppò il programma.

     

I progetti

I piani sono molteplici e di vario tipo ma vertono tutti sul rendere “verde” il sito archeologico.

Per quanto riguarda il risparmio energetico, si parla di pannelli solari invisibili installati negli scavi.
Ossia, i prodotti della Ahlux Italia, hanno la forma dei coppi di terracotta, ma producono energia elettrica per illuminare gli affreschi.

Nello specifico, questa tecnologia permette di generare luce “rinnovabile” senza danneggiare l’aspetto paesaggistico dell’area. Per ora questi pannelli sono installati sulla Casa dei Vettii, su un thermopolium e sulla Casa di Cerere.

    

Un altro programma è quello dell’eco pascolo di ovini per la bonifica dei prati. Si tratta di un accordo sperimentale che vede partecipe un gregge di 150 pecore di una cooperativa agricola della zona.

In pratica pascolando, le pecore mangiano l’erba (bonificando l’area) e successivamente fertilizzano lo stesso prato con le loro feci. Tale processo consente un’ottima crescita della vegetazione e allo stesso tempo evita la produzione di rifiuti.

     

Sempre sul piano agricolo, è stato pensato un programma per la coltivazione di 60 ettari di spazi verdi con vitigni coltivati con metodi pompeiani.

La sua caratteristica è legata alla collaborazione con le scuole limitrofi al sito che hanno aderito ad attività didattiche all’interno degli scavi. Infatti, i bambini possono creare e curare orti proprio in mezzo alla città antica e sotto gli occhi sorpresi dei turisti.

Inoltre, la collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell’università di Salerno, garantisce un monitoraggio continuo dell’area per mezzo di droni.

     

Il sistema accurato permette di creare un database specifico legato alla manutenzione del parco ma soprattutto di segnalare danni o pericoli ove presenti.

Questo metodo serve proprio per intervenire nel minor tempo possibile e mantenere l’intero sito in sicurezza, anche in vista dei cambiamenti climatici.

     

La storia presente nel nostro Paese non deve frenarci dalla creazione di programmi innovativi e sostenibili. Il caso di Pompei rappresenta esattamente la volontà di una popolazione di migliorare la propria città includendo anche uno scavo di 2000 anni.

Read More