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Europei di calcio 2024: la UEFA mira alla sostenibilità.

By : Aldo |Giugno 17, 2024 |Arte sostenibile, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Europei di calcio 2024: la UEFA mira alla sostenibilità.

La sostenibilità è un principio da seguire ormai in ogni ambito, e al quale dobbiamo aspirare, in primis noi cittadini. Grazie alle nuove direttive europee è diventato anche un obiettivo, quasi un dovere per le grandi imprese, per mezzo della CSRD. Da poco anche la UEFA ha pensato si imporsi degli obiettivi in questo senso proprio durante gli Europei 2024 in Germania.

UEFA

La UEFA (Union of European Football Associations) è l’organismo amministrativo e organizzativo che governa il calcio in Europa. Fondata nel 1954, la UEFA è responsabile della supervisione e della regolamentazione del calcio in tutta Europa, organizzando competizioni sia per squadre nazionali che per club, come la Champions League, l’Europa League e il Campionato Europeo di Calcio (euro). La missione della UEFA è promuovere, proteggere e sviluppare il calcio europeo a tutti i livelli, mantenendo alti standard di integrità e fair play.

Quest’anno gli Europei si svolgeranno in Germania dal 14 giugno al 14 luglio 2024. Per la sedicesima edizione, sono state scelte le città di Berlino, Monaco di Baviera e Dortmund nelle quali si sfideranno ben 24 squadre nazionali.  Per questo grande evento, la UEFA ha di grandi obiettivi non solo calcistici ma anche ecologici. Infatti, ha comunicato il suo impegno nel ridurre l’impronta ecologica dell’intero evento sportivo.

Germania 2024

I Campionati Europei di Calcio in Germania mirano a diventare l’evento sportivo più sostenibile di sempre, grazie a una serie di misure ambientali, sociali e di governance adottate dalla UEFA e dal Paese ospitante. Queste includono un calendario che minimizza gli spostamenti delle squadre, biglietti ferroviari scontati per tifosi e giornalisti, trasporti pubblici gratuiti per il personale accreditato e una gestione dei rifiuti basata sul principio “riduci-riusa-ricicla-ripara”.

Sono previsti anche un fondo per compensare le emissioni di CO2 inevitabili, accessibilità per tutti i tifosi (con più di 15.000 biglietti venduti per persone disabili) inclusi servizi di audiodescrizione (per le persone non vedenti) e una valutazione del rischio per i diritti umani. Michele Uva, direttore di Social & Environmental Sustainability della UEFA, ha dichiarato che queste misure, frutto di un investimento di 32 milioni di euro, dovrebbero ridurre del 20% l’impronta carbonica del torneo. Ogni stadio avrà un Sustainability Venue Manager e 500 volontari dedicati ad ambiente, diritti umani.  Inoltre, sarà pubblicato un ESG Event Report entro 90 giorni per garantire la massima trasparenza.

La vera partita

Per raggiungere tale obiettivo, la UEFA ha introdotto il “carbon footprint calculator” per misurare l’impronta ecologica del calcio. Tuttavia, l’impegno per la sostenibilità non è stato pienamente accolto dalle squadre nazionali partecipanti. Se queste avessero adottato comportamenti sostenibili, come l’uso dei treni invece degli aerei per gli spostamenti, si potrebbero risparmiare fino a 1.100 tonnellate di CO2, equivalenti a 200 volte l’impronta di carbonio di un cittadino europeo medio in un anno. Questo è quanto emerge da uno studio di Transport & Environment (T&E), la Federazione europea dei trasporti e dell’ambiente, che ha calcolato le emissioni di ciascuna squadra per il torneo in Germania.

Il report sottolinea che “gli sforzi della UEFA e di alcune squadre per ridurre l’impronta ecologica non dovrebbero essere un’eccezione”. Erin Vera, responsabile della campagna, ha dichiarato: “Gli organizzatori hanno lavorato duramente per ridurre le emissioni di trasporto durante il torneo, rendendolo il campionato europeo più verde di sempre, dimostrando che è possibile”. Tuttavia, ha lamentato che le squadre non hanno ancora seguito l’esempio.

Infatti, secondo il T&E e insieme alla campagna “Travel smart” e altre 18 organizzazioni, ha richiesto a 13 federazioni calcistiche europee di condividere i loro piani di viaggio per il torneo, incoraggiandole a ridurre l’impronta ecologica. A fine maggio, solo tre squadre hanno risposto: la Germania, che non userà l’aereo durante i gironi, il Portogallo, che lo userà una volta e la Svizzera, che utilizzerà treni e autobus per tutta la competizione. L’Italia purtoppo non ha risposto. Di certo la scelta ecologica è più facile per alcune nazioni, come Belgio e Svizzera, rispetto ad altre, d’altra parte, sarebbe opportuno che ogni nazione si unisca a questa partita a modo suo, cercando di cooperare per raggiungere l’obiettivo comune.

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CALL4INNOVIT: le migliori startup voleranno nel cuore della Silicon Valley.

By : Aldo |Giugno 13, 2024 |Emissioni, Home |Commenti disabilitati su CALL4INNOVIT: le migliori startup voleranno nel cuore della Silicon Valley.

Quando si pensa al futuro è facile pensare a dei cambiamenti tecnologici, all’innovazione e a qualcosa che mai ci potremmo aspettare. In effetti questo pensiero non è totalmente sbagliato, soprattutto se ci sofferma sull’aspetto della ricerca che non si ferma mai. In questo ambito possiamo includere anche tutti quei progetti legati alle startup che portano sempre una ventata di aria fresca e di innovazione al mondo.

INNOVIT

Innovit è un progetto promosso dalla Direzione Generale Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con il supporto dell’Ambasciata d’Italia a Washington e del Consolato Generale a San Francisco. Si tratta di un’iniziativa gestita con il sostegno di ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane e dell’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco.

CALL 4 INNOVIT è un programma rivolto a PMI e startup italiane che lavorano nell’ambito dell’innovazione tecnologica e della promozione della cultura italiana a livello internazionale.

Il programma è diviso in 3 fasi principali che sono:

  • Readiness: attività online di orientamento, analisi dei fabbisogni, mentorship e tutoring.
  • Experience: batch di accelerazione nella Silicon Valley, con appuntamenti istituzionali, workshop, mentoring session, networking con Startup, big tech, venture capital ed esperti.
  • Follow up: un accompagnamento nei processi di consolidamento delle relazioni e delle attività avviate in Silicon Valley nel corso della Fase 2.

Al programma possono partecipare PMI e startup correlate a molteplici settori quali: Generative AI, Robotics hardware Advanced material, Life science and Digital health, Green Energy, Clean Tech, Climate Tech e AgriFood Tech. E ancora Startup bootcamp, Fintech e Insurtech a Space Economy. INNOVIT è situato in un edificio storico nel quartiere finanziario di San Francisco, con un design diviso in 2 livelli adibiti alle varie attività previste dal programma.

CALL4INNOVIT

La CALL4INNOVIT, invita le PMI italiane a presentare progetti innovativi nei settori Green Energy, Clean Tech, Climate Tech e AgriFood Tech entro il 14 giugno. In questo modo mira a rispondere alle sfide climatiche e ambientali, con investimenti crescenti nel settore cruciali per garantire un futuro sostenibile. Inoltre questi progetti non solo aiutano a mitigare gli effetti del cambiamento climatico, ma contribuiscono anche a proteggere la biodiversità e a rafforzare la resilienza delle comunità. Inoltre, l’adozione di tecnologie innovative stimola la crescita economica, crea posti di lavoro e favorisce lo sviluppo di nuove competenze. Investire in queste aree è fondamentale per affrontare le sfide ambientali contemporanee e per costruire un’economia verde che possa sostenere le generazioni future.

 Dopo la candidatura, 25 PMI saranno selezionate per un programma di mentorship online di due settimane. Le 15 PMI migliori parteciperanno a un percorso intensivo presso INNOVIT a San Francisco, con una settimana di attività interattive e mentorship. Il programma si concluderà con un DemoDay, dove le imprese presenteranno i loro progetti agli investitori.

Innovit in numeri

Finora, CALL4INNOVIT ha ricevuto 641 candidature, selezionando oltre 360 realtà per programmi online di pre-accelerazione. A San Francisco sono andati 278 giovani imprenditori di startup e PMI italiane, partecipando a oltre 300 sessioni di confronto e formazione con 220 professionisti di grandi aziende tecnologiche e università prestigiose come Stanford e UC Berkeley. Questi imprenditori hanno avuto l’opportunità di creare relazioni di business e finanziamento con l’ecosistema della Silicon Valley. Nel primo anno, l’hub ha accolto oltre 4.500 visitatori, organizzando 68 eventi e più di 100 meeting con enti, università e centri di ricerca.

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Le isole Eolie puntano al geotermico offshore, per l’indipendenza energetica.

By : Aldo |Giugno 10, 2024 |Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Le isole Eolie puntano al geotermico offshore, per l’indipendenza energetica.
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L’indipendenza energetica delle isole è essenziale per ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili e per garantire una maggiore sicurezza energetica. Per le isole italiane, questo è particolarmente importante a causa del loro isolamento geografico e della dipendenza energetica dal continente. Pertanto, la promozione del rinnovabile locale può migliorare la resilienza energetica, supportare lo sviluppo economico locale e preservare l’ambiente, facendo delle isole esempi di sostenibilità e innovazione. Ecco l’idea delle Eolie.

La potenza italiana

La produzione di energia geotermica consiste nello sfruttare il calore presente nel sottosuolo terrestre per generare energia elettrica e termica. Questo processo è fondamentale poiché fornisce una fonte di energia rinnovabile, continua e a basso impatto ambientale, contribuendo a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e le emissioni di gas serra.

L’Italia vanta una lunga storia di attività geotermica, scoperta per la prima volta nel 1904 a Larderello, in Toscana, dove venne installato il primo impianto geotermico al mondo. Non a caso l’Italia ha continuato a sviluppare questa tecnologia con nuovi progetti di esplorazione e sfruttamento del potenziale geotermico. Questo è vero soprattutto nelle regioni con maggiore attività vulcanica come la Toscana, il Lazio e la Sicilia. Nonostante l’Italia sia leader mondiale nella geotermia, è ferma da qualche anno su questo fronte.

Proprio lo studio dell’European House Ambrosetti, afferma che con solo il 2% del potenziale geotermico e nei primi 5 km di profondità l’Italia potrebbe generare a emissioni nulle il 10% della produzione elettrica al 2050. In pratica potremmo fare molto di più, ma siamo in una situazione di stallo.

Novità ai Green Salina Energy Days

I “Green Salina Energy Days” organizzati dall’associazione Isole sostenibili ed il sostegno di ANCE Sicilia, sono un evento dedicato alla sostenibilità energetica, con una particolare attenzione sull’energia geotermica. L’ evento si svolge ogni anno sull’isola di Salina, nelle Eolie, con la partecipazione di esperti internazionali, rappresentanti di istituzioni europee, e aziende del settore energetico. Ovviamente i temi trattati riguardano il settore delle politiche energetiche, delle tecnologie innovative e delle iniziative pubbliche volte alla transizione energetica dell’arcipelago.

Durante l’edizione 2024 svoltasi dal 5 al 7 giugno, sono arrivate nuove proposte ed iniziative che potrebbero incentivare l’indipendenza energetica delle isole. In primo luogo, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) con il progetto IRGIE ha iniziato ad aggiornare la mappatura delle fonti geotermiche presenti attorno alle isole minori siciliane. Il lavoro è guidato da Fabio Di Felice, coordinatore INGV con Monia Procesi del progetto che consiste nella creazione di un Inventario delle Risorse Geotermiche delle Isole Eolie, da qui IRGIE. L’obiettivo di tale programma è quello di garantire in maniera sostenibile l’autonomia energetica delle Piccole isole, ad oggi estremamente dipendenti da soluzioni energetiche fossili e non sostenibili.  Alla ricognizione di tali risorse geotermiche seguirà la realizzazione di di un pozzo geotermico sperimentale sui fondali al largo di Panarea.

Si lavora quindi sulla valutazione in dettaglio delle potenzialità geotermiche delle sette isole dell’Arcipelago delle Eolie. L’obiettivo è quello di usare la risorsa geotermica sia bassa (30°C-100°C), che media (100°C-150°C) e alta temperatura (>150°C). Inoltre, si lavora per definire i possibili usi diretti come il raffrescamento e riscaldamento di ambienti o indiretti come la produzione di elettricità.

Dissalatore ed “living lab”

Durante i Green Salina Energy Days, il Comune di Malfa ha lanciato l’idea di creare un “living lab” e un Energy Center per promuovere progetti pilota sull’efficientamento energetico degli edifici, fornendo assistenza a professionisti e imprese locali, oltre a formare giovani e trasferire competenze. Questa iniziativa, supportata dall’associazione Isole Sostenibili con l’assistenza tecnica di ANCE Sicilia e CNA, sarà finanziata tramite i fondi della misura “Isole Verdi” del PNRR.

Parallelamente, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e il Dipartimento regionale Siciliano Energia stanno esplorando la possibilità di utilizzare, circa 200 mila euro, per realizzare un pozzo geotermico sperimentale per l’alimentazione di un mini-dissalatore per fornire acqua potabile all’isola.

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“Planetaria- Discorsi con la Terra”: il cambiamento climatico arriva a teatro.

By : Aldo |Giugno 06, 2024 |Emissioni, Home |Commenti disabilitati su “Planetaria- Discorsi con la Terra”: il cambiamento climatico arriva a teatro.

La lotta al cambiamento climatico è un tema semrpe più importante e presente nei nostri pensieri. È declinato in ogni ambito della vita e ora più che mai anche nel settore dell’intrattenimento, dei social e della cinematografia. Questo consente di poter diffondere dei messaggi delicati quanto rilevanti ad un’ampia gamma di persone e proprio per tale motivo nasce “Planetaria”.

“Planetaria”

Dal 7 al 9 giugno, al Teatro della Pergola di Firenze, Stefano Accorsi sarà il direttore artistico e protagonista di “Planetaria – Discorsi con la Terra”. Insieme a Vittoria Puccini, Valentina Bellè e due scienziati, salirà sul palco per esplorare alternative nella lotta al cambiamento climatico.  L’evento, ideato da Accorsi e Filippo Gentili, unisce arte e scienza in un format innovativo che include spettacoli teatrali, workshop esperienziali per bambini, dialoghi con il pubblico e l’intelligenza artificiale Sibilla.

L’idea nasce dall’amore dell’attore per la natura. Accorsi afferma di amare la montagna e di aerla vissuta sotto tanti aspetti. Quindi ha assistito alla riduzione dei ghiacciai e agli sconvolgimenti climatici, come piogge torrenziali e inondazioni che si manifestano da anni. Tali avvenimenti lo hanno colpito al punto di voler fare di più, di portare un cambiamento attraverso il suo lavoro, basato quindi sulla comunicazione.

La scelta del teatro

La scelta di portare tutto a teatro di certo non è casuale, poiché è considerato il luogo dell’empatia, dove le persone riescono a percepire in modo peculiare l’importanza dei temi affrontati sul palco. Inoltre, è stato scelto perché poteva coinvolgere a pieno le famiglie, un nucleo fondamentale per la vita di tutti, in primis per i figli che vengono educati. In secondo luogo, per i più grandi che possono sempre imparare dai giovani.  A questo proposito, sono previste sia attività e workshop durante la mattina per i ragazzi, sia incontri istituzionali il pomeriggio, così possono essere coinvolti tutti, senza distinzioni, ma con dei programmi adeguati.

I ragazzi al primo posto

Come già annunciato l’iniziativa prevede una grande partecipazione di bimbi e ragazzi. Questo perché l’attenzione verso le nuove generazioni è fondamentale per il cambiamento radicale di cui abbiamo bisogno. Si tratta comunque di un modo per responsabilizzare sin da subito i più piccoli con nuove abitudini e nuove consapevolezze. Così facendo si possono aiutare le famiglie a prendere una nuova direzione per il futuro.

Anche perché gli adulti di oggi, hanno commesso molti errori in passato, quindi nella loro gioventù. Si tratta di sbagli legati ad una conoscenza superficiale della questione, o correlati alla mancanza di abitudini virtuose. È quindi di fondamentale importanza che sin da subito, con le opportune tecniche di insegnamento e con il giusto approccio, i ragazzi conoscano il loro potere e il loro ruolo nel mondo, per evitare di ripetere la storia.

È importante che i ragazzi sappiano quali abitudini devono cambiare e la ragione per cui bisogna farlo. Nonostante ciò, ci sono modi e modi di spiegare ai più piccoli come possono portare un impatto positivo nel mondo. Per esempio, Stefano Accorsi afferma che ai suoi figli non chiede di non sprecare l’acqua, ma essendo piccoli gli racconta una storia che possa attrarre la loro attenzione.  Da qui si spiegano i laboratori fisici a sfondo ambientale dove recepiranno delle informazioni, ma all’interno di una storia che lascia un ricordo.

Gli ospiti

Il programma prevede che l’attore e direttore artistico Stefano Accorsi, si accompagnato da due colleghe ossia Vittoria Puccini e Valentina Bellè. Insieme i 3 artisti attueranno uno spettacolo costruito come una lettura a tre.

Gli attori collaboreranno con scienziati noti al panorama italiano tra cui:

  • Claudia Pasquero, professoressa di Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera all’Università di Milano Bicocca e Direttrice Scientifica di Planetaria;
  • Stefano Mancuso, divulgatore scientifico, botanico, Direttore del laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale;
  • Giulio Boccaletti, oceanografo e direttore del centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici nel ruolo di Consulenti Scientifici del progetto.

Un’ospite particolare e inaspettato invece è l’intelligenza artificiale Sibilla, creata da Engineering. Quest’ultima interagirà da uno schermo di sette metri per due e risponderà con una serie di dati scientifici inconfutabili, riconosciuti a livello mondiale. Il direttore artistico interagirà con il pubblico portando le loro domande alla Sibilla.

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Releaf Bag: dalle foglie cadute ai sacchetti di carta.

By : Aldo |Giugno 03, 2024 |Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Releaf Bag: dalle foglie cadute ai sacchetti di carta.

Quando si dice che la natura ci regala una miriade di risorse è proprio vero. Purtoppo non riusciamo sempre a trovarne i vantaggi, e tuttavia quando li troviamo ne facciamo un uso smodato senza renderci conto delle possibili conseguenze. A volte però c’è chi studia sia i benefici di una risorsa, sia la possibilità di usufruirne in maniera sostenibile: un esempio è quello di Releaf Bag.

Le foglie in autunno

Le foglie che in autunno cadono dagli alberi hanno un’importanza rilevante a livello ecosistemico, poiché contribuiscono al ciclo naturale dei nutrienti. Quando cadono al suolo, si decompongono gradualmente, rilasciando sostanze nutritive essenziali che arricchiscono il terreno e favoriscono la crescita di nuove piante. Questo processo è fondamentale per mantenere la fertilità del suolo e per sostenere una varietà di forme di vita, dai microrganismi ai funghi, che a loro volta supportano l’intera rete alimentare del bosco.

Al contrario, quando si tratta di un contesto urbano la situazione è differente, poiché spesso, creano problemi. Il principale è l’ostruzione dei i tombini delle strade impedendo il corretto deflusso dell’acqua piovana, aumentando il rischio di allagamenti urbani e danni alle infrastrutture.

Per mitigare questo problema, molte città italiane implementano programmi di pulizia e raccolta delle foglie, che tuttavia vengono bruciate, rilasciando nell’atmosfera emissioni di monossido di carbonio e di altri gas nocivi, danneggiando, di conseguenza, la salute umana e l’ambiente. Attualmente in Italia, ogni anno si raccolgono circa 1,5 milioni di tonnellate di foglie cadute.

Releaf Bag

A proposito di foglie, esiste una startup nata in Ucraina nel 2021 con sede a Kiev, che si occupa della loro raccolta per la creazione di un prodotto di consumo quotidiano. Releaf Technology Research and Production Enterprise conosciuta come Releaf bag, è un’azienda Dal 2022, Releaf produce oltre 100 tonnellate di carta al mese, dimostrando il successo della sua visione sostenibile. La caratteristica di questo business è che la carta che produce deriva dalle foglie cadute dagli alberi.

Tutto è iniziato quando Valentin Frechka (founder), a 16 anni, decise di studiare dei processi alternativi alla produzione di cellulosa per ridurne la deforestazione. Durante un’uscita nella foresta dei Carpazi tuttavia, si rese conto del potenziale delle foglie sul terreno e studiandole scoprì che da esse si potevano ottenere le stesse fibre del legno.

Sfortunatamente i suoi primi tentativi non funzionarono finché nel 2018 riuscì a testare il suo primo prototipo, partecipando e vincendo svariati concorsi quali:

  • l’Ukrainian ecology Olympia,
  • l’Intel Eco Ukraine Scientific and Technical Competition,
  • l’I fest International Olympiad,
  • il Climate Olympiad in Kenya.

Attualmente, l’azienda fondata da Valentin Frechka e Aleksandr Sobolenko potrebbe aiutare a preservare le foreste del nostro pianeta, grazie allo sviluppo di un metodo innovativo per la produzione della carta che utilizza come materia prima le foglie. Ricordiamo infatti che ogni anno, oltre 7,3 milioni di ettari di foreste vengono abbattuti per la produzione di carta, il che significa distruggere l’equivalente di 20 campi da calcio al minuto.

La produzione e il prototipo

Per produrre la carta ecologica, Releaf Bag segue una serie di passaggi. Infatti, dopo averle raccolte, le foglie vengono pulite e granulate, così da poter essere stoccate per lunghi periodi. In questo modo si assicura anche la stabilità del prodotto. Successivamente le foglie vengono trasformate in una fibra speciale che è la base per la creazione della nostra carta. Ed infine viene fustellata.

La carta che produce l’azienda sé impiegata poi nella produzione di sacchetti, definendo una vasta gamma di vantaggi nella sostituzione della carta con le foglie. Sicuramente una tale tecnologia elimina la necessità di abbattere alberi per ottenere la materia prima necessaria. Così facendo si preservano le foreste e i loro ecosistemi. Successivamente si parla anche dei tempi di degradazione 9 volte inferiori rispetto a quelli della solita carta. In tal caso si riducono anche i rifiuti.

Per di più, nella creazione della carta ecologica non sono impiegati composti chimici dannosi come zolfo e cloro, garantendo garantisce una produzione ecologica e una carta più sicura per l’ambiente e la salute umana. Senz’altro questa tecnologia innovativa è in grado di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 78% rispetto alla produzione di carta tradizionale.

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Arriva a Modena la “School of Sustainability”, volta ai protagonisti del futuro.

By : Aldo |Maggio 30, 2024 |Arte sostenibile, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Arriva a Modena la “School of Sustainability”, volta ai protagonisti del futuro.

La scuola di ogni grado è un luogo in cui i ragazzi passano la maggior parte del loro tempo e pertanto deve essere un posto in cui devono crescere sotto vari punti di vista. Negli ultimi anni infatti sembra che oltre alle solite materie, importanti per la cultura di ognuno, siano stati introdotti progetti volti all’acquisizione di nuove conoscenze. Un esempio è la crescita dei progetti di educazione civica ed ambientale, che rendono i giovani consapevoli del loro ruolo nel mondo e nel futuro.

L’importanza della scuola

La scuola ha un ruolo cruciale nell’attività di sensibilizzazione su temi fondamentali della vita tra cui anche il cambiamento climatico e la sostenibilità. Educare i ragazzi fin dalla tenera età all’educazione civica ed ambientale non solo contribuisce a formare cittadini consapevoli e responsabili, ma favorisce anche lo sviluppo di comportamenti virtuosi e sostenibili. L’importanza di una buona educazione ambientale è tangibile quando si riesce a trasmettere il messaggio delle sfide ecologiche attuali e delle loro implicazioni future, in modo comprensibile a tutti.

Attraverso programmi scolastici mirati e attività didattiche coinvolgenti, gli studenti apprendono l’importanza della conservazione delle risorse, della riduzione dei rifiuti e dell’adozione di stili di vita eco-compatibili. Questo tipo di sensibilizzazione non solo promuove un senso di responsabilità individuale e collettiva verso l’ambiente, ma prepara anche le nuove generazioni a diventare agenti di cambiamento, capaci di influenzare positivamente le politiche e le pratiche ambientali. Inoltre, una formazione adeguata in questi ambiti può stimolare l’innovazione e l’impegno nella ricerca di soluzioni sostenibili, contribuendo a costruire un futuro più verde e più sano per tutti.

La “School of Sustainability”

L’importanza dell’educazione civica e quindi anche ambientale è ormai chiara a tutti e pertanto sono sempre più le iniziative che portano tali argomenti nelle scuole. Una tra queste è la “School of Sustainability”, promossa da “Bolton Hope Foundation” (Fondazione specializzata sui temi dell’educazione) e “Future Education Modena” (Centro internazionale per l’innovazione in campo educativo). Si tratta di un programma che trasforma l’apprendimento puntando tutto sul futuro dei giovani, parlando quindi di sostenibilità e ambiente.

Il progetto è stato creato a seguito della pubblicazione del nuovo Quadro di competenze per l’educazione alla sostenibilità dell’Unione Europea, il “GreenComp”. Tale convenzione è diventata un vero e proprio riferimento per il lavoro in ambito educativo e alla base della transizione ecologica. È un programma rivolto alle scuole secondarie di primo grado, le medie, del territorio, nelle quali le lezioni su tali argomenti sono solitamente ascoltate in maniera passiva. Invece l’obiettivo di questa iniziativa è quello di far partecipare i ragazzi nella progettazione del presente e del futuro.

L’idea di Solda e Lanfrey

Donatella Solda e Damien Lanfrey, cofondatore di ‘Future Education Modena’, insieme alla Bolton Hope Foundation, hanno creato la ‘School of Sustainability’ mettendo gli studenti al centro del progetto come motore della trasformazione dei territori. L’iniziativa riconosce l’importanza di affrontare l’eco-ansia tra i giovani, promuovendo un’educazione ambientale che vada oltre la semplice rappresentazione dei fenomeni naturali per abbracciare la complessità della transizione ecologica. Un approccio interdisciplinare, che integra conoscenze scientifiche, tecnologiche e socio-culturali, è fondamentale per avere un impatto significativo.

Il progetto si avvale di strumenti digitali avanzati per l’educazione ambientale, come immagini satellitari e modelli matematici per l’analisi del territorio. Questo approccio permette agli studenti di comprendere e sperimentare direttamente le possibilità di trasformazione del loro ambiente. Inoltre, il ‘future thinking’, o la capacità di immaginare scenari futuri, è considerato cruciale per stimolare innovazione e soluzioni sostenibili.

La scuola applica il ‘challenge-based learning’ per affrontare sfide concrete come la riqualificazione urbana e la riduzione delle emissioni climalteranti, coinvolgendo gli studenti in progetti di citizen science e altre attività pratiche. In questo modo, gli studenti non solo acquisiscono nuove competenze, ma contribuiscono attivamente alla creazione di soluzioni realistiche per la transizione ecologica. Secondo Solda e Lanfrey, sono proprio gli studenti a poter fornire il motore cognitivo, sociale ed emotivo necessario per spingere il cambiamento di cui abbiamo bisogno.

In conclusione

Il programma della “School of sustainability”, punta oltre ad un nuovo modello di insegnamento, teorico e pratico ma anche all’incremento del problem solving tra i ragazzi. Il tutto è effettuato attraverso l’uso del rigore scientifico e metodologico, intelligenza collettiva e uno scenario di riflessione basato sulle opportunità di cambiamento e sulla ricerca di soluzioni possibili. I temi che verranno intrapresi in questo percorso sono la transizione energetica degli edifici, le città verdi e la valorizzazione degli ecosistemi urbani, la pianificazione, il clima locale e il miglioramento della qualità dell’aria.

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Cuppy Clean riduce i rifiuti legati alla pausa caffè degli uffici.

By : Aldo |Maggio 27, 2024 |Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Cuppy Clean riduce i rifiuti legati alla pausa caffè degli uffici.

Spesso e volentieri si discute sulle abitudini da cambiare per vivere una vita migliore anche sotto il profilo della sostenibilità. Solitamente ci si concentra sull’alimentazione, sui trasporti o al proprio abbigliamento ma ci sono tanti altri ambiti in cui possiamo fare la differenza ai quali non pensiamo. Tra questi troviamo anche la nostra vita in ufficio che non riguarda solo le ore passate al pc ma anche la pausa caffè.

Gli uffici

In Italia, si stima che ci siano circa 4,5 milioni di aziende attive, molte delle quali operano tramite un totale di circa 10 milioni di uffici (considerando quelli aziendali che quelli degli enti pubblici). Questi uffici, per l’insieme delle loro attività producono una quantità significativa di rifiuti, stimata in circa 800.000 tonnellate all’anno. Di questi, il 40% è costituito da carta e cartone, mentre la plastica il 20% e i materiali elettronici il 10%.  

I consumi e i rifiuti dettati dalla vita degli uffici hanno un impatto di circa 1,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalente ogni anno. Non a caso la riduzione dei rifiuti e l’adozione di pratiche sostenibili negli uffici sono cruciali per diminuire l’impatto ambientale e contribuire agli obiettivi di sostenibilità del paese. Questo è possibile migliorando operativa l’efficienza nell’uso delle risorse e la soddisfazione dei dipendenti.

Per affrontare queste problematiche, molte aziende stanno implementando soluzioni innovative. Ad esempio, la digitalizzazione dei documenti e l’introduzione di sistemi di raccolta differenziata più efficienti. Inoltre, si punta alla riduzione dei consumi energetici per mezzo di sensori di movimento per l’illuminazione e i termostati intelligenti ha contribuito a un uso più efficiente dell’energia.

Pausa caffè

Nella vita di un dipendente in ufficio è di fondamentale importanza la pausa caffè. Che sia al bar, o in una stanza con i distributori automatici, si tratta di una pausa sacra, per distrarsi e riprendere il ritmo di lavoro. Anche in questo caso però, possiamo essere più sostenibili o forse dovrebbero essere le aziende per prime a definire nuove regole e a investire su macchinari e approvvigionamenti più “green”.  

Per esempio, in Italia un dipendente consuma una media di 3 caffè al giorno. Quindi con i dati citati prima capiamo quanto caffè viene consumato quotidianamente in ufficio, ma soprattutto quanti rifiuti si creano. Per l’esattezza, vengono buttati ogni giorno 30 milioni di bicchieri al giorno, ossia bicchierini di carta ma anche in plastica che vengono consumati per qualche minuto che diventano una quantità enorme di rifiuti.

Le aziende stanno quindi iniziando a promuovere l’uso di alternative più ecologiche, come bicchieri riutilizzabili o compostabili, per ridurre l’impatto ambientale delle pause caffè negli uffici. Ma c’è chi si è spinto oltre.

Cuppy Clean

Per rimediare a tale problematica il CEO di Lamec Cablaggi, ha fondato la startup Cuppy Clean. Si tratta di un’impresa che produce un dispositivo che consente di sostituire i bicchierini di carta usa-e-getta per il caffè, con tazzine di ceramica. La caratteristica principale è quella di non produrre rifiuti, assicurando un minore impatto ambientale, comodità ed igiene, un’opera non facile da portare a termine.

Il macchinario creato sembra un mobiletto da cucina che contiene in meno di 1 m2 sia l’impianto di igienizzazione che 4 cassetti per le 24 tazzine. Il suo successo, proprio negli uffici dell’azienda di cablaggi, è determinato dall’efficienza e la sostenibilità del prodotto, nato dopo quattro anni di sviluppo di un complesso sistema.

Di preciso il macchinario è composto da un impianto di igienizzazione basato sul vapore capace di eliminare fino al 99,997% dei microrganismi (virus, germi, batteri, funghi, spore e lieviti). I getti di vapore a 140° usano solamente 15 ml di acqua, per un lavaggio a 360° nell’arco di 18 secondi. Il vapore durate l’azione viene aspirato sia per preservare gli ambienti che per recuperare una parte di acqua da riutilizzare (quella della condensa). Il serbatoio del macchinario è di 5L i quali assicurano 300 lavaggi per mezzo di un detergente naturale a base di acido citrico.

L’impatto ambientale

Grazie alle sue caratteristiche, Cuppy Clean ha un ridotto impatto ambientale, minore anche a tutte quelle pratiche portate avanti quotidianamente da tutti noi. Il sistema che oggi è un vero e proprio prodotto commerciale ha un consumo di 5W per singolo lavaggio a vapore (simile ad una lampadina a led). Inoltre, secondo uno studio della Carbon Foot Print, un caffè servito con tazzina lavata in lavastoviglie professionale ha un impatto di 4 mg di CO2, mentre con Cuppy Clean addirittura si scende a soli 2,5 mg di CO2. Mentre se si trattasse di un bicchiere di carta, i mg di CO2 emessi sarebbero 22.

Sembra proprio che Cuppy Clean sia un’ottima soluzione ad una questione di cui si parla poco. Solamente scegliendo un’alternativa del genere si risparmiano chili di rifiuti ed altrettante emissioni di CO2 e si migliora anche l’esperienza del caffè in ufficio.

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“Oasi urbane di biodiversità”: il progetto per la protezione degli insetti impollinatori.

By : Aldo |Maggio 23, 2024 |Emissioni, Home |Commenti disabilitati su “Oasi urbane di biodiversità”: il progetto per la protezione degli insetti impollinatori.

Anche se il tempo non promette bene, la primavera è arrivata e con essa sono arrivati i profumi e i colori delle piante in fiore. Ogni anno sembra una magia, un colpo di scena che cambia tutti i nostri paesaggi; una trasformazione che mai dobbiamo dare per scontata e che dovremmo proteggere ad ogni costo. Questo perchè si tratta di un processo che è alla base della nostra vita senza il quale non potremmo mangiare e quindi vivere. Per questo è fondamentale la salvaguardia degli insetti impollinatori.   

Maggio e la biodiversità

Il 22 maggio si celebra La Giornata Mondiale della Biodiversità, per riflettere sull’importanza della diversità biologica per il nostro pianeta. Venne istituita il 22 maggio del 1992, in coincidenza con l’adozione della Convenzione sulla Diversità Biologica, durante la Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo (UNCED) di Rio de Janeiro. Il testo approvato è ancora oggi uno degli accordi internazionali più importanti per la conservazione della biodiversità che evidenzia il bisogno di azioni coordinate a livello globale per proteggere gli ecosistemi terrestri e marini.

Tale ricorrenza, rappresenta un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della biodiversità delle specie ed il suo ruolo vitale per il mantenimento dell’equilibrio ecologico. Inoltre, è un momento per promuovere nuove politiche, abitudini volte alla salvaguardia di tale caratteristica quindi di tutte le specie animali e vegetali esistenti sul nostro Pianeta.

Tuttavia, è significativo notare che la Giornata Mondiale della Biodiversità segue di poco la Giornata Mondiale delle Api, celebrata il 20 maggio. La vicinanza di queste due ricorrenze sottolinea proprio la rilevanza di tali argomenti, la loro correlazione ed insieme sono un inno alla Terra e alla sua protezione. Questo perché le api, come tutti gli insetti impollinatori, sono cruciali per l’ecosistema globale poiché è grazie a loro che tantissime piante possono fiorire e darci i frutti di cui ci cibiamo quotidianamente.

La biodiversità degli impollinatori

La Giornata Mondiale delle Api venne istituita nel 2017 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite su richiesta della Slovenia, nel giorno che corrisponde alla nascita di Anton Janša, un pioniere delle tecniche di apicoltura moderna. Anche in questo caso la ricorrenza è volta alla sensibilizzazione dei cittadini, dei governi e degli Stati sul tema, attraverso attività, convegni, manifestazioni e tanto altro.

Queste sono giornate necessarie anche per ricordare e descrivere il rischio di estinzione che molte specie di insetti impollinatori stanno vivendo. Nello specifico il WWF dichiara che ci sono oltre 20 mila specie che garantiscono l’indispensabile servizio di impollinazione da cui dipende quasi il 90% di tutte le piante selvatiche con fiore. Nello specifico, l’80% di queste producono cibo e prodotti per il consumo umano, pari al 35% della produzione agricola mondiale, per un valore economico annuo globale stimato di oltre 153 miliardi e 22 miliardi di euro in Europa. Nonostante ciò, per l’impatto umano, il 9,2% delle 1.965 specie di api presenti in Europa sta per sparire mentre un altro 5,2% potrebbe essere minacciato nel prossimo futuro (dati della Red List IUCN).

Campus X per le api

Di fronte a tali problemi, non si può restare indifferenti e a proposito Campus X ha deciso di dimostrare il suo impegno con un progetto volto alla protezione della natura. CX Campus & Hotel è una società leader nello student housing e short stay, una nuova imprenditoria con lo scopo di rinnovare i campus studenteschi in Italia. La loro idea si ispira ai modelli dei campus nordici, soprattutto per il tipo di strutture, di servizi, comfort e per la loro avanguardia in temi come quello della sostenibilità.

Ed è proprio su questo punto che Campus X vuole migliorare, sia per una questione aziendale, che per una maggiore sensibilizzazione degli studenti che abitano i suoi studentati. La società ha lanciato un progetto insieme alla Fondazione Experience (ente filantropico attivo nelle questioni di mobilità studentesca e del diritto allo studio) e a 3Bee (startup agri-tech specializzata nella salvaguardia e la protezione delle api) per la salvaguardia delle api.

“Creare città a misura di api: oasi urbane di biodiversità” è il nome dell’iniziativa che prevede l’installazione di casette per gli insetti impollinatori. Farfalle, coccinelle, api e altri insetti potranno quindi rifugiarsi e completare i loro cicli vitali in queste piccole scatole in legno composte da canne di bambù. Tali “oasi” si trovano proprio all’interno dei Campus di Roma, Bari, Chieti, Firenze e Torino Belfiore e successivamente arriveranno anche a Trieste, Milano Bicocca e Milano Novate.

Il connubio tra la protezione dell’ambiente e i giovani sembra ormai un tema scontato, forse però è l’incontro più importante per un futuro migliore. Che il progetto sia stato lanciato proprio nei campus degli studenti non è una casualità e sicuramente i ragazzi potranno giovare di tale iniziativa dimostrando che anche queste “piccole” scelte fanno la differenza nel loro futuro.

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Overshoot Day: il 19 maggio l’Italia ha esaurito tutte le sue risorse per il 2024.  

By : Aldo |Maggio 19, 2024 |Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Overshoot Day: il 19 maggio l’Italia ha esaurito tutte le sue risorse per il 2024.  

Cambiare le nostre abitudini è cruciale per ridurre il nostro impatto sul mondo, poiché le azioni quotidiane di ciascuno di noi contribuiscono significativamente alla crisi ambientale globale. Adottare comportamenti sostenibili, quindi uno stile di vita più consapevole, non solo aiuta a preservare l’ecosistema, ma promuove anche una cultura di responsabilità ambientale che può essere condivisa da tutti. Dunque, fare un passo indietro per dare una svolta alle nostre abitudini è un passo fondamentale per garantire un futuro più sostenibile e sano per le generazioni future.

Overshoot Day

L’Overshoot Day, è una data simbolica che segna il punto dell’anno in cui la popolazione mondiale ha consumato tutte le risorse naturali che il pianeta è in grado di rigenerare in dodici mesi. Venne istituita dal Global Footprint Network negli anni ’70, per studiare il crescente squilibrio tra il consumo umano e la capacità della Terra di rigenerare le sue risorse.

Negli ultimi decenni, l’Overshoot Day è stato anticipato progressivamente, evidenziando l’aumento del consumo eccessivo delle risorse da parte dell’uomo.  Per esempio, nel 1987 cadeva il 19 dicembre, mentre nel 2023 è stato il 2 agosto. Questo trend allarmante sottolinea la necessità urgente di adottare pratiche più sostenibili per invertire la tendenza.

In Italia, l’Overshoot Day è stato calcolato per la prima volta nel 2015. Anche nel nostro caso, il giorno retrocede in maniera progressiva. Pertanto, sarebbe fondamentale sensibilizzare tutti, dai governi alle aziende, compresi i cittadini, sull’importanza di ridurre l’impronta ecologica e promuovere uno sviluppo sostenibile.

19 maggio 2024

Per il 2024 l’Italia ha dato il meglio di sé. Il 19 maggio si registra l’Overshoot Day italiano, quindi da questo giorno in poi siamo in deficit con la terra. Precisamente, fa notare il WWF, se tutti vivessero e consumassero come noi, servirebbero le risorse di quasi 3 Pianeti.  O in termini più vicini, oggi per soddisfare i consumi annui degli italiani sarebbero necessarie più di 4 Italie.

Il limite superato dalla Penisola è stato segnalato come di consuetudine dal Global Footprint Network che misura annualmente la domanda di risorse e servizi da parte di una popolazione e l’offerta di risorse e servizi da parte dei loro ecosistemi. Infatti, da domenica gli italiani sono in “deficit ecologico” quindi spendiamo più risorse di quelle che abbiamo e immettiamo in atmosfera più CO2 della capacità che hanno gli ecosistemi di assorbirla.

L’impronta dell’Italia è determinata principalmente dai trasporti e dal consumo alimentare. Pertanto, sarebbe necessario che il governo attui delle politiche in tal senso, provando a incrementare gli incentivi e delle nuove abitudini riguardanti il consumo alimentare e l’utilizzo dei trasporti. Potremmo quindi mangiare meno carne, pesce e derivati, scegliere cibo fresco e di stagione per contribuire ad una maggiore sostenibilità, favorendo il mercato locale. Dopodiché sarebbe opportuno limitare lo spreco alimentare, sia in fase di preparazione dei cibi che dopo il loro consumo, poiché ad oggi buttiamo quasi 30 kg di cibo a testa l’anno.

Per quanto riguarda i trasporti sarebbe adeguato scegliere i mezzi pubblici, la bicicletta se la città in cui si vive e si lavora lo consente o in generale ridurre quanto possibile l’uso delle proprie autovetture. Da anni sono stati investiti grandi premi per incentivare l’acquisto di mezzi elettrici, ibridi e la scelta di ricariche da energie rinnovabili.

Il resto del mondo 

Ovviamente l’Italia non è l’unica Nazione ad aver superato i propri limiti. Senza dubbio è un traguardo tutt’altro che positivo, ma di certo ci sono Paesi che hanno fatto di peggio. Questo non vuol dire che si possa restare indifferenti alla questione, anzi, dovrebbe essere una spinta a fare sempre meglio. Tuttavia, come anticipato, paesi come il Qatar e il Lussemburgo hanno esaurito tutte le loro scorte a febbraio. Mentre Emirati Arabi, Stati Uniti, Canada, Danimarca e Belgio sono riusciti a raggiungere il mese di marzo.

Al contrario il Belpaese che ha un’impronta ecologica di 4 ettari globali (gha) pro capite, si trova in condizioni peggiori rispetto la Spagna che ne registra 3,9 gha pro capite. In ogni caso, l’impronta italiana è più bassa della media europea.

È necessario che tale situazione migliori e per far si che ci sia una maggiore sostenibilità nel nostro pianeta servono azioni concrete in breve tempo. In effetti non possiamo aspettare ancora troppo tempo poiché il cambiamento climatico non aspetta i cambiamenti dell’uomo. Ne tantomeno la Terra cambierà i suoi tempi per favorire la popolazione mondiale.

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“Archeoplastica”: il museo virtuale sulla plastica raccolta in mare e in spiaggia.

By : Aldo |Maggio 16, 2024 |Emissioni, Home |Commenti disabilitati su “Archeoplastica”: il museo virtuale sulla plastica raccolta in mare e in spiaggia.

Quando si parla di rifiuti è scontato che si arrivi a discutere della plastica: del suo ruolo nelle nostre vite, della sua comodità, ma anche dei problemi che sta causando al pianeta. C’è poi chi pensa che debba essere eliminata totalmente, chi è favorevole ad una graduale riduzione e chi invece non si fa problemi nell’utilizzarla in modo spropositato. Oggi però si parla di chi ha fatto della plastica, un ricordo, un cimelio storico da osservare e studiare in un museo innovativo.

Il fondatore

Enzo Suma è una guida naturalistica di Ostuni, laureato Scienze ambientali all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha sempre nutrito una forte passione per la natura, pertanto dopo la laurea ha iniziato una carriera dedita alla sua protezione. Tornato in Puglia, intraprende dei percorsi lavorativi nelle aree protette pugliesi specializzandosi nell’educazione ambientale, diventando così una guida naturalistica professionale. Successivamente, la sua attenzione viene catturata dai cosiddetti “ulivi monumentali” tipici della sua terra natia, Ostuni.

L’interesse verso questi esemplari fu tale da far nascere creare un progetto apposito chiamato “MILLENARI DI PUGLIA” volto alla valorizzazione degli ulivi monumentali pugliesi. In questo modo ha sensibilizzato la popolazione sul valore di questi alberi, che senza guida molti non avrebbero avuto modo di conoscere.

Il fondatore di Archeoplastica non si è fermato a questo; infatti, ha continuato a lavorare nell’ambito, per la protezione del fratino e della tartaruga marina. Insomma, si tratta di una persona totalmente dedicata alla salvaguardia della natura, che spazia dal settore botanico a quello zoologico. Ma dal 2018, ha investito il suo tempo anche in un’altra iniziativa che in breve tempo è diventata rilevante sotto vari punti di vista ed anche virale.

Le origini del museo

Nel 2018 decide di impegnarsi anche in un altro fronte e si attiva organizzando giornate di pulizia delle spiagge. Ed è proprio durante tali attività che si rende conto di aver raccolto dei rifiuti di plastica che risalivano addirittura alla fine degli anni ’60. Da quel momento ha fatto sì che la gente controllasse bene i rifiuti che trovava in modo da sensibilizzare “sul campo” i volontari dell’iniziativa.


Raccolta dopo raccolta, Enzo aveva tenuto da parte ben 200 reperti di questo genere ed ha avuto l’idea che lo ha reso virale in poco tempo. Si tratta del suo museo interattivo sui “cimeli” di plastica raccolti durante le pulizie delle spiagge. Così nasce Archeoplastica, un progetto che prevede la creazione di un museo virtuale e mostre fisiche mirati alla sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento marino e dell’impatto della plastica sul mondo. Questo messaggio sarà veicolato proprio grazie alla mostra degli oggetti recuperati.

Il progetto è stato ufficializzato poi nel 2021, quando, dopo aver raccolto ben 200 rifiuti “antichi”, è stato possibile creare un museo digitale. Questo vuol dire che Musa, con dei collabatori si è impegnato a ricostruire la storia di ogni oggetto, proprio come in una mostra o in un museo storico.

“Archeoplastica”

Da qualche raccolta in spiaggia al museo digitale, fino ad una vera e propria mostra; Arecheoplastica p diventata il simbolo della sensibilizzazione sul tema, soprattutto online. Partiamo dal museo virtuale, che occupa una sezione del sito dell’ente. Questa è dedicata totalmente ai reperti catalogati: ognuno riporta un’immagine, un nome (solitamente correlato al marchio che lo ha prodotto), una breve descrizione sul suo utilizzo e l’anno di riferimento. Sono anche divisi per annate dagli anni ’60 fino agli ’80. Inoltre è possibile avere un’esperienza diversa nella sezione 3D, nella quale si possono guardare a 360° solo alcuni dei reperti in mostra.


Successivamente è stata allestita una mostra itinerante, un progetto espositivo che racconta la storia senza fine della plastica accumulata nei nostri mari. Si tratta di un’esperienza educativa rivolta a cittadini, turisti e studenti che sottolinea tanti aspetti di questo tema tra cui:

  • l’importanza della sostenibilità
  • l’impatto umano
  • l’impatto della plastica e la sua durata.

Nel tempo poi sia il museo che la mostra sono sbarcati sui social tanto da rendere il progetto virale tanto da poter dire che esiste una vera e propria community sui social. Le cifre toccano il mezzo milione di follower, un numero enorme per il tema di cui si parla e per i messaggi che si diffondono.

Il lavoro di Enzo Suma è stato meticoloso e innovativo ed ha permesso la sensibilizzazione di un grandissimo bacino di persone, cosa non semplice da attuare e di grande rilevanza per il nostro futuro.

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