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Il CONOU registra un primato: raccolte 181 mila tonnellate di olio.

By : Aldo |Giugno 01, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Il CONOU registra un primato: raccolte 181 mila tonnellate di olio.

Nel 2023 i rifiuti o i materiali di scarto non dovrebbero essere più considerati come tali ma dovrebbero avere un’altra importanza.

Pertanto, le nuove tecnologie permettono di convertire tanti dei nostri rifiuti in materie pronte al riutilizzo, quindi consentono lo sviluppo di una grande economia circolare.

     

Il primato

Di recente è stato pubblicato il Rapporto Sostenibilità 2022 di CONOU ossia il Consorzio degli Oli Usati, il quale ha riportato un nuovo primato italiano.

Nel 2022 infatti, sono state raccolte 181mila tonnellate di olio lubrificante usato di cui più del 98% è stato rigenerato e quindi reintrodotto nell’economia.

Tali cifre rappresentano un record italiano che accresce nuovamente il valore e la virtuosità dell’economia circolare italiana.

    

Il consorzio resta quindi un ente di rilievo; attivo dal 1984 è proprio il primo ente italiano di raccolta e riciclo di oli minerali usati.

La nostra eccellenza nel settore circolare è una caratteristica che si riconduce alla realtà dell’Italia; un Paese povero di materie prime.

Quindi nella storia i suoi cittadini hanno sempre trovato il modo di risparmiare, riciclare e ricreare nuovi prodotti con dei materiali di scarto.

     

Olio lubrificante e rigenerazione

L’olio trattato dal CONOU, una volta usato diventa un rifiuto altamente inquinante che se disperso nell’ambiente può causare gravi danni.

Mentre con raccolta e smaltimento adeguato, può diventare una risorsa di alto valore, con effetti positivi per la natura e per la salute dell’uomo.

Perciò è fondamentale il processo di rigenerazione: un processo che dallo scarto crea un nuovo prodotto di qualità.

Come descritto nel report sono state prodotte 118mila tonnellate di nuove basi lubrificanti, oltre a più di 38mila tonnellate di bitumi e gasoli.

    

Come funziona il consorzio

Il CONOU è presente in tutta la Penisola ed è strutturato come una rete capillare. Prima di tutto è importate ricordare che l’ente raccoglie gratuitamente l’olio direttamente da chi deve smaltirlo, instaurando un vero rapporto con le persone affiliate.

Si tratta di meccanici, concessionari, officine che entrano in contatto personalmente con l’autista che svolge il ruolo di consulente.

Il suo compito è quello di informare il cliente su tutte le pratiche necessarie, anche per evitare di compromettere l’intera filiera di raccolta.

Per quanto riguarda la composizione, il consorzio conta 103mila siti tra officine e industrie (arrivando ovunque nel territorio nazionale) e due aziende di rigenerazione.

    

La sostenibilità del settore

Inoltre, la nostra filiera non solo supera la media europea (si ricicla solo il 61% dell’olio usato) ma rappresenta anche un ottimo modello di sostenibilità.

Questa qualità però è determinata dalle richieste dei cittadini; infatti, l’88% delle domande di raccolta arriva dalle officine, seguita dal 12% dell’industria. Numeri elevati se pensiamo che la media di accumulo è pari a 3kg per abitante (registrati maggiormente al Nord).

Tale attività rappresenta anche un vantaggio economico, come in tutti i casi di economia circolare. Infatti, secondo i dati riportati del documento, si risparmiano 130 milioni di euro sulla bolletta per le mancate importazioni di greggio.

    

Mentre a livello ambientale determina una serie di riduzioni rilevanti in vari ambiti:

  • -86% di utilizzo dei combustibili fossili,
  • -29% di consumo di acqua,
  • -77% di sfruttamento del suolo,
  • -78% di eutrofizzazione,
  • -84% di emissione di anidride solforosa,
  • -90% di emissioni di clorofluorocarburo11 (il gas responsabile dei danni allo strato di ozono),
  • -84% di unità tossiche con effetti cancerogeni,
  • -93% di unità tossiche con effetti non cancerogeni,
  • – 64 mila tonnellate di CO2 in atmosfera.

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Startup “greentech”: crescono anche in Italia sebbene più lentamente di altri paesi.

By : Aldo |Maggio 30, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, obiettivomeno emissioni |Commenti disabilitati su Startup “greentech”: crescono anche in Italia sebbene più lentamente di altri paesi.

Nel settore della sostenibilità sono incluse ogni tipo di innovazioni che possano migliorare la vita e il nostro impatto sul pianeta.

Spesso in questo ambito gli attori principali sono i progetti delle startup che pongono le basi per nuovi passi in avanti.

   

B-PlanNow

Si tratta di un acceleratore di startup adatto a tutti i progetti in fase si avvio con un potenziale successo. Aiuta gli imprenditori a gestire problemi di management e a coesistere nel mare competitivo delle startup.

Questo è possibile grazie all’offerta di tutoraggio, formazione e di finanziamenti iniziali per far partire le attività e seguirle in questa scalata.

    

Di recente il gruppo ha svolto una ricerca per quanto riguarda il mondo delle startup “greentech”, le sue potenzialità e i miglioramenti da apportare.

Lo studio concerne la situazione italiana concentrandosi sulla crescita, le aree più virtuose e i temi sviluppati.

     

In Italia

Partendo dal primo punto, sappiamo che a fine del 2022, secondi i dati InfoCamere, le startup innovative erano 14.262.  

Le aziende “greentech” si trovano principalmente in Lombardia (22%), nel Lazio (12%) e in Piemonte (11%) (prevalentemente nei capoluoghi).

      

Per quanto riguarda le aree tematiche, attualmente si contano circa 370 startup green divisi in vari rami. In fondo alla classifica abbiamo imprese per il Real Estate e Climate Monitoring, alle quali seguono il riciclo (11%) e la mobilità sostenibile (12%).

Nel podio invece si trovano “Agritech & Food” (20%), “Energia” (19%) e industria (15%): non sorprende il primo posto vista la cultura italiana.

      

Queste cifre rispecchiano non solo lo stile di vita, la cultura e le necessità della penisola, ma soprattutto coincidono con i finanziamenti stanziati.

Come si vede infatti, negli ultimi anni sono stati raccolti €700 milioni, di cui il 29% per l’Agritech e il 23% per rinnovabili. Infine, e il 15% per la mobilità sostenibile.

Tali finanziamenti hanno consentito una rapida crescita rispetto al 2021, pari al +42%, tuttavia la vocazione sostenibile non arriva al 3% del totale.

 

Economia e finanziamenti

Le nostre startup “greentech” oltre ad essere ben improntate su determinati ambiti, sono decise sul campo di reinvestimento.

Non a caso, la maggior parte finanzia la ricerca e lo sviluppo (58%) ossia, le basi sui cui esse stesse si sorreggono. In secondo piano ma sempre con un’alta percentuale, troviamo il Marketing (21%).

      

Senza dubbio, questa nuova ondata di finanziamenti è dovuta anche alle nuove regole delle banche legate agli ESG.

Molte rilasciano finanziamenti ai richiedenti, solo se rispettano i criteri di sostenibilità, gli ESG, di modo che ci sia un cambiamento più rapido e sicuro.

A rafforzare tale concetto, si riscontrano le richieste del 69% degli investitori. Questi ultimi, nel 2022 hanno chiesto specificamente i dettagli sulla sostenibilità delle imprese in cui avrebbero investito.

      

Nonostante ciò, generalmente i fondi arrivano da risorse nazionali per l’87%, mentre sono ancora pochi i capitali stranieri.

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Mosaico verde: la riqualifica delle regioni comincia nelle aree verdi.

By : Aldo |Maggio 29, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Mosaico verde: la riqualifica delle regioni comincia nelle aree verdi.

Il verde sempre stato il colore della speranza, ma da tempo è associato alla terminologia legata alla sostenibilità, forse nella speranza di un futuro migliore.

      

Riqualifica per l’avvenire

Da anni si parla di riforestazione, di cura del territorio e sensibilizzazione e vari enti pubblici e privati si sono impegnati in questo senso.

Chi lo fa per compensare le attività della propria azienda, chi per amore della natura o con il solo scopo di affrontare la crisi climatica.

I progetti di riqualifica del territorio (che sia di provincia, regionale o nazionale) comprendono varie iniziative ed aree naturali. 

     

Mosaico Verde

Tra i vari progetti, la Campagna Mosaico Verde promossa da AzzeroCO2 e Legambiente ha spiccato sul territorio italiano.

Per ora ben 40 aziende sostengono il programma, per migliorare i territori in cui operano o nei quali vivono i propri dipendenti o stakeholder.

Il 25 maggio durante l’evento “I grandi cambiamenti cominciano da piccoli alberi” sono stati mostrati i risultati di 5 anni di lavoro (2018-2023).

       

Le due realtà hanno piantato oltre 322.000 alberi, con i quali si dovrebbero assorbire circa 226.000 tonnellate di CO2*.

Riqualificato più di 3 milioni di m2 di aree verdi, comprendendo più di 100 Comuni, 20 Enti Parco in quasi tutta Italia (17 regioni).

(*Valore calcolato considerando il potere di assorbimento medio di un albero nel suo ciclo di vita di 100 anni).

       

Obiettivi e risultati

I due enti sono riusciti a rendere più verdi e resilienti le città, ripristinando le aree verdi urbane e quelle naturali in abbandono.

Inoltre, hanno ricreato delle oasi naturali mirate ad ospitare e nutrire gli insetti impollinatori e le api, attori protagonisti del ciclo della vita.

È anche opportuno ricordare che il progetto si è evoluto durante i 5 anni con adeguamenti e aggiunte a seconda delle necessità del pianeta.

L’investimento del quinquennio è finalizzato a:

  • promozione della biodiversità vegetale
  • creazione di habitat per animali e insetti
  • messa in sicurezza di aree colpite da calamità
  • creazione di spazi di aggregazione sociale

Pertanto, il progetto è sostenibile non solo per quanto riguarda l’ambiente ma anche il settore sociale.

    

Completezza

Un progetto simile ha degli aspetti fondamentali che non tutti colgono all’istante. La presenza di aree verdi bonificate comporta lo sviluppo di habitat sani, la fruibilità di patrimoni ambientali e culturali.

Quindi si tratta di un miglioramento della vita naturale e dell’uomo, della sua salute fisica, mentale ma anche di una protezione nei confronti di disastri ambientali.

    

Le piante riducono eventi di dissesto idrogeologico, consolidano terreni e ne evitano l’allagamento, purificano l’aria e fungono da climatizzatori naturali.

Analogamente sono fondamentali le api e gli insetti impollinatori. Da loro dipende il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali esistenti, ossia la maggior parte del cibo.

Perciò è importante salvaguardare questo gruppo, poiché attualmente in Europa 1 specie su 10 è a rischio di estinzione.

Dunque, riqualificare le aree verdi con piante aromatiche e mellifere risulta la combinazione migliore per raggiungere gli obiettivi sopra citati.

      

Questo patrimonio naturale ha anche un alto valore economico. Basti pensare che un bosco sano genera beni e servizi ecosistemici.

Proprio AzzeroCO2 ha creato un sistema di calcolo per verificare il valore delle sue opere ed ha pubblicato i suoi dati.

Le attività dal 2018 ad oggi hanno un valore stimato tra 1 milione,  1 milione e 700 mila euro l’anno, per un totale di €8.5 milioni.

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Coibentare gli edifici: le nanotecnologie superano i classici interventi.

By : Aldo |Maggio 24, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Coibentare gli edifici: le nanotecnologie superano i classici interventi.

Tra mini-case, edifici autonomi, nuovi programmi energetici, anche nel campo dell’edilizia si fanno passi avanti.

La sostenibilità in questo settore riserba tante eccezioni che potrebbero accelerare la transizione ecologica nel nostro paese.

    

La norma europea.

La richiesta dell’ultima direttiva europea è chiara e mira all’azzeramento delle emissioni in tale settore, entro il 2050.

Gli edifici devono raggiungere la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e la classe D entro il 1° gennaio 2033.

Tutto sarebbe perfetto se solo il 60% degli edifici non arrivasse a malapena alla classe F o addirittura G. Questo risulta essere un grave problema che non favorisce un cambiamento necessario e rapido.

   

Senza dubbio non si può mettere in discussione la necessità di tali lavori, ma gli ostacoli ci sono e sono abbastanza rilevanti.

Rispetto ad altri ambiti, è uno dei più difficili da affrontare a seguito dei costi e delle difficoltà degli interventi.

    

Coibentazioni classiche

Le tecniche di coibentazione degli edifici sono varie e consentono di rendere efficienti a livello energetico case e uffici.

Ad oggi però, i tetti coibentati in modo scarso aumentano la dispersione di energia del 30%, mentre un condominio può raggiungere anche il 65%.

Molte sono tecniche che prevedono mesi di lavori, impalcature, accordi di interi condomini e normative molto restrittive.

Tuttavia, sono stati sviluppati interventi senza cappotto, che hanno lo stesso fine.

  • Intonaco termico interno: solitamente se lo stabile si trova in un centro storico, quindi è difficile rifare la facciata. Non è efficace come un vero cappotto ma ha i suoi vantaggi, tra i quali anche la prevenzione di muffe e condense sulle pareti
  • Insufflaggio in intercapedine: valida tecnica che prevede l’iniezione dell’isolante all’interno di tetti, muri e facciate. Di norma vengono usati i fiocchi di cellulosa o la lana di vetro e isolano anche a livello acustico.
  • Pannelli isolanti a basso spessore: sia per interni che per esterni. Sono pannelli spessi meno di 15 mm.
  • Mattoni in laterizio termoisolanti: che garantiscono un’ottima conducibilità termica in poco spazio. Dotati di un alveolo formato da intercapedini sottili, riducono gli strati di malta tra i mattoni, eliminando i ponti termici.

 

SWISS THERMO

L’idea di un metodo di coibentazione alternativo nasce in Polonia ma viene perfezionato nella nostra penisola.

Si tratta di un prodotto isolante liquido che serve per migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Protegge dal caldo e dal freddo e può essere usato nelle pareti interne e in quelle esterne.

     

Il prototipo si basa su nanotecnologie messe a punto da Tecnoindustries Srl (brevettate dalla NASA), attualmente il rivenditore esclusivo del prodotto.

Infatti, al contrario dei classici metodi è molto più comodo da applicare ed è più semplice il suo utilizzo in termini burocratici.

In breve, viene applicato con un macchinario spray su una superficie, che viene coibentata senza costi eccessivi e in pochissimo tempo.

     

Questo è possibile grazie all’ampia possibilità d’intervento: non c’è bisogno di impalcature o ponteggi e si può spruzzare ovunque.

Pertanto, è possibile mettere mano anche nei palazzi storici, nelle “tower” con vetrate o edifici con vincoli urbanistici (edifici solitamente difficili da trattare).

      

Risparmi e benefici

Le solite tecnologie proposte per questo tipo di interventi comportano un risparmio energetico intorno al 25%. Al contrario con il nuovo prodotto si va oltre il 50% e si risparmia anche in tempo.

Infatti, se di solito, per la realizzazione di un cappotto si necessitano almeno 6 mesi, con lo SWISS THERMO si parla di massimo 30 giorni.

     

A tutti, offre anche una possibilità più concreta di cambiare rotta: questo metodo permette a chiunque di fare il suo passo verso la sostenibilità.

Quindi se in un condominio non tutti fossero d’accordo per procedere con la coibentazione, un singolo potrebbe scegliere rendere efficiente la propria casa ugualmente.

Sarà possibile semplicemente perchè si lavora dall’interno dell’appartamento, lungo i muri perimetrali.

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Idrogeno e carburante prodotto dalle foglie artificiali: la nuova sfida.

By : Aldo |Maggio 23, 2023 |Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, menomissioni |Commenti disabilitati su Idrogeno e carburante prodotto dalle foglie artificiali: la nuova sfida.

Gli obiettivi degli ultimi anni legati alla sostenibilità sono considerati delle vere e proprie sfide all’ultima tecnologia.

Abbiamo visto brevetti di tanti tipi ma evidentemente c’è tanto altro da scoprire e ancora tanti progetti da sviluppare.

     

Le “foglie” artificiali

L’Europa definisce la cosiddetta A-LEAF, come un dispositivo in grado di replicare a fotosintesi in modo da produrre combustibili solari, senza sostanze chimiche.

Al momento il prototipo assomiglia ad una bibita in lattina, che funziona come una foglia di un albero qualunque.

La differenza si incontra nell’aggiunta di acqua e CO2, grazie alle quali il dispositivo produce formiato, composto utilizzabile come combustibile solare.
       

Tale tecnologia potrebbe essere utile per stoccare l’energia solare in eccesso oppure per sostituire gradualmente i combustibili fossili. Trattandosi poi di fotosintesi, si ridurrebbe anche la CO2 o comunque si può immaginare un processo carbon neutral.

Inoltre i materiali usati non sono esattamente i migliori nel campo, ma in questo modo la tecnologia può essere distribuita più facilmente in aiuto alla società.

 

La produzione di idrogeno

Il primo passo in tale campo è stato fatto per la produzione di idrogeno. Il programma sviluppato da un gruppo di scienziati del Politecnico Federale di Losanna ha visto la realizzazione di un nuovo elettrodo per celle fotoelettrochimiche.

Questo dispositivo, trasparente e poroso sfrutta il sole e l’umidità atmosferica per generare idrogeno. Il tutto avviene in celle solari che uniscono la raccolta di fotoni (nei semiconduttori) all’elettrolisi dell’acqua nell’aria.  

Le celle fotochimiche (PEC) sono una grande risorsa per la scienza, poiché consentono di perseguire, migliorare ed incrementare gli studi nell’ambito descritto.

        

Al principio però le celle utilizzavano semiconduttori immersi in liquidi; quindi, erano necessari passaggi più complessi per il loro riscaldamento.

Pertanto, il team di Losanna ha pensato bene si sostituire i liquidi con i gas, nello specifico con l’aria e quindi hanno modificato gli elettrodi.

Solitamente sono composti in carbonio grafitico o materiali opachi che limitano la raccolta della luce, al contrario di quelli nuovi.

Si chiamano elettrodi a diffusione di gas, sono trasparenti e porosi, assorbono più luce solare e massimizzano il contatto con le molecole d’acqua contenute nell’aria.

 

Il combustibile solare

Analogamente l’Università di Cambridge ha portato avanti la sua ricerca fino al raggiungimento dell’obiettivo: creare combustibili liquidi dalla luce solare.

Come riportato nel primo paragrafo, si tratta di un processo che non include composti chimici tra gli “ingredienti”: solo acqua, luce del sole e CO2.

Loro, gli attori per la realizzazione di etanolo puro da aggiungere alla benzina per un pieno delle auto: è la prima generazione di combustioni solari.

     

La peculiarità di questo progetto sta nella produzione di carburanti liquidi multi-carbonio, saltando la fase intermedia in cui si crea syngas.

Questo salto è possibile grazie al catalizzatore a base di rame e palladio, in modo che la foglia produca sostanze più complesse. Tra queste, etanolo e n-propanolo.

 

In conclusione

Entrambi i processi devono essere messi alla prova in altre condizioni, soprattutto se si pensa ad un processo impiegato a livello industriale.

Non è semplice diffondere su larga scala dei dispositivi e delle procedure simili, ma sono sicuramente la prova che c’è ancora tanto da studiare.

Intanto, questo come tanti altri è un passo in avanti per un mondo più verde.

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Mico materiali: quando la natura è una soluzione per il futuro.

By : Aldo |Maggio 22, 2023 |Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Mico materiali: quando la natura è una soluzione per il futuro.

Studi, ricerche, finanziamenti e speranze per trovare le migliori soluzioni per il pianeta sono tantissime.

Ma come spesso accade, l’uomo non si rende conto che la scelta migliore, il luogo più adatto e meno pericoloso in cui cercare è proprio la natura.

    

Funghi per il futuro

I funghi sono i protagonisti di un mondo peculiare, pieno di curiosità, insidie ma anche di ottime qualità.

Sono un alimento ma possono essere usati in medicina, sono allucinogeni ma anche un buon rimedio per l’ambiente.

E bene si, secondo vari studi e applicazioni messe in atto da alcune aziende, i funghi possono aiutarci nella lotta contro l’inquinamento da plastica.

Aziende americane e l’Università di Sydney hanno trovato il modo più sostenibile di usare delle caratteristiche della natura, proprio per salvaguardarla.

       

La nuova sostenibilità

È bastato studiare il ciclo vitale dei funghi per carpire dei dettagli che avrebbero potuto fare la differenza in questo mondo.

Infatti, aziende come Ecovative o l’Università di Sydney hanno osservato la riproduzione e le qualità dell’organismo per ricavarne un rimedio.

   

L’apparato vegetativo dei funghi, il micelio, si compone di un intreccio di cellule filamentose (le ife) che creano una rete nel suolo.

Quest’ultima ha la capacità di legarsi alla materia organica presente nel substrato e viene usata per accrescere il proprio corpo vegetativo.

    

Seguendo questo processo, gli studiosi hanno dedotto che la materia organica del suolo poteva essere sostituita da altre matrici, pertanto si sono sbizzarriti.

Ci sono molteplici scelte come materiale organico su cui far crescere il micelio: fondi di caffè, frammenti di cartone, trucioli e gusci d’uovo.

Tale scoperta rappresenta un grande traguardo, poiché in questo modo si possono generare materiali 100% biodegradabili, resistenti e duraturi.

       

Natura e tecnologia

Si parla di biomateriali compostabili, oppure di “mico materiali” (quindi derivati dai funghi) che rendono la materia prima sostenibile, un concetto alla portata di tutti.

Rappresentano una risorsa per i paesi più poveri, visto che possono essere impiegati in vari settori e sono efficienti anche dal punto di vista energetico.

Per ora ci sono due programmi noti, che riguardano tale innovazione.

   

L’università australiana ha puntato tutto sull’utilizzo dei funghi su calchi stampati in 3D con la materia organica.

Si tratta di un metodo che comprende anche le applicazioni in strutture con componenti elettroniche. Per esempio, è stato inventato un vaso, che monitora le condizioni del suolo (tramite un dispositivo), che si decompone quando la pianta deve essere travasata.

   

Mentre l’azienda Ecovative fondata nel 2007 è riuscita a convertire il micelio in una sorta di polistirolo naturale. L’impresa ha già avviato collaborazioni con Ikea, Dell e Biomason per rendere le grandi catene più sostenibili.

Il loro composto si chiama Mycosomposite, e comprende un mix di micelio e sostanza organica che viene inserito in uno stampo.

Al suo interno il micelio cresce, formando una colla attorno alla forma; di seguito viene inserito in forno per uccidere le spore ed è pronto. È dunque composto dal 95% di substrato e 5% di micelio.

Mentre il Mycoflex è fatto interamente di micelio ed è impiegato in prodotti morbidi, non a caso potrebbe sostituire la gomma piuma.

        

Altri prodotti

Nello specifico Ecovative produce allo stesso modo packaging, componenti per mobili, schiuma modellabile, tavole da surf e altri oggetti.

Inoltre, l’azienda produce materiali da cantiere (pannelli, blocchi, mattoni) e tessuti di lusso.

     

Perciò si può affermare che la natura comprende risorse di ogni tipo, basta studiarla attentamente, per usufruirne nel modo più adeguato e sostenibile.

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La filiera italiana dell’idrogeno: gli investimenti dell’innovazione.

By : Aldo |Maggio 18, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, menomissioni, obiettivomeno rifiuti |Commenti disabilitati su La filiera italiana dell’idrogeno: gli investimenti dell’innovazione.

Il cambiamento verso il futuro, l’innovazione e la sostenibilità condividono un obiettivo comune, quello di migliorare la vita di tutti.

Le risorse e le vie per attuare dei processi di transizione ci sono, ma ci vuole la mentalità giusta per cambiare concretamente il presente.
     

L’idrogeno in Italia

Il settore dell’idrogeno viene considerato con un crescente interesse dall’Italia e pertanto rientra nei vettori energetici che rappresenta un modello di energia pulita.

Al momento è l’unico combustibile che brucia producendo vapore acqueo, perciò è definito “green” e sarà uno dei principali protagonisti della transizione energetica.
     

In primo luogo, l’Unione Europea ha deciso di puntare su questo elemento per ridurre le emissioni di CO2 entro il 2050.

Di seguito anche l’Italia ha accelerato gli studi su tale risorsa per poi avviare finanziamenti importanti per sviluppare una filiera tutta sua. Si tratta di un investimento di ben 3.64 miliardi di euro.

        

Lo studio H2IT

L’osservatorio H2IT ha pubblicato i nuovi dati riguardanti i movimenti di questo nuovo settore italiano, confermando la sua crescita positiva.

L’analisi è stata sviluppata in collaborazione con Associazione italiana idrogeno, la Direzione Studi e Ricerche e l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo. Alla base 55 imprese, maggiormente PMI tra le quali spiccano anche grandi nomi.

               

Lo studio riporta che la filiera è abbastanza eterogenea per quanto riguarda le dimensioni delle imprese coinvolte.

Tra queste spicca un gruppo con una mission dalle alte potenzialità di innovazione in grado di collaborare in molteplici settori anche a livello internazionale.

La situazione è simile anche per quanto riguarda i brevetti: la metà delle nostre aziende è pronta per l’industrializzazione dei loro progetti.

          

Settori

Come anticipato, i settori in cui l’idrogeno è stato considerato come risorsa verde sono vari, alla pari delle collaborazioni che risultano una tecnica vincente.

In Italia l’idrogeno spazia tra:

 

  • produzione (campo in cui è attivo il 53% del campione);
  • servizi (49%);
  • mobilità (45%);
  • utilizzo (31%),
  • integrazione dei sistemi (29%);
  • Energy Company (29%),
  • trasporto e stoccaggio (25%);
  • sicurezza e certificazione (15%).

Inoltre, per il 71% di tali realtà, un centro di ricerca interno per l’idrogeno è praticamente necessario per l’innovazione; ovviamente si tratta maggiormente di privati.

Negli ultimi 5 anni, 1 azienda su 3 ha ottenuto il brevetto e si è registrato un aumento di occupazione nelle tecnologie produttive dell’H2 all’85%.

           

Collaborazioni

In questo sistema la collaborazione tra 2 o più realtà sembra essere il punto vincente per spingere il più possibile la filiera.

Lo studio infatti dichiara che per il 64% delle imprese, questo modello ha funzionato; ottima anche la partnership con le Università (60%). Per chi va oltre e sceglie collaborazioni con tavoli di lavoro nazionali / internazionali ha avuto un successo del 49%. 

               

Come ogni nuovo settore in crescita, si prospetta anche un aumento dei posti di lavoro altamente specializzati e di una nuova formazione per i giovani.

Per concludere, è lecito ricordare che il nord Italia registra la gran parte dei brevetti, delle aziende e dell’occupazione nel settore.  Ma non per questo, è esclusa la crescita di tali tecnologie anche al sud nei prossimi anni.

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Vaporetti e battelli ibridi o elettrici: la transizione ecologica di Venezia.

By : Aldo |Maggio 16, 2023 |Clima, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Vaporetti e battelli ibridi o elettrici: la transizione ecologica di Venezia.

In un precedente articolo abbiamo parlato delle iniziative della città di Venezia per quanto riguarda la cura dell’ambiente.

Oggi torniamo nello stesso comune, perchè oltre ai gondolieri subacquei che puliscono i canali, a Venezia arriva la transizione elettrica.

Il contorno di Venezia

La città sospesa sull’acqua è unica al mondo e con lei, lo stile di vita intrapreso dai suoi abitanti durante la storia.

Ovviamente con gli anni, passano le mode e aumentano le tecnologie ma Venezia sembra sempre rimasta in un mondo diverso.

Questa è forse una delle tante caratteristiche che la rende autentica e fortunatamente gli studiosi sono riusciti a non modificarla per mezzo dell’innovazione.

Dunque, privati, aziende pubbliche e poli universitari hanno collaborato per limitare i danni legati all’attività più diffusa a tra i canali: gli spostamenti.

           

L’elettrico, l’ibrido e il green

In una città qualsiasi, gli spostamenti emettono tonnellate di CO2, inquinando l’ambiente e creando traffico.

Analogamente succede nella città di Piazza San Marco, dove battelli e vaporetti con motori desueti, continuano le loro attività senza alcun freno.

Quotidianamente circolano 160 battelli molto pesanti, di cui la maggior parte presenta ancora un motore poco avanzato a livello tecnologico.

         

Le analisi degli ultimi anni confermano che inquinano ed emettono oltre a tonnellate di CO2, anche ossido di azoto, idrocarburi e pm10.

Pertanto il trasporto pubblico Actv ha un piano di investimenti per dotare di motori ibridi ben 50 mezzi della propria flotta.

Di pari passo sono stati brevettati motori elettrici anche per le imbarcazioni per il trasporto merci, come nel caso del nuovo mezzo Coop.

 

“Emilio” impatto zero

Si chiama così la nuova imbarcazione targata Coop Alleanza 3.0 che trasporterà le merci della grande catena in 2 punti vendita nel centro storico.

L’azienda bolognese ha annunciato il progetto Coop per le consegne fossil-free la settimana scorsa e ha mostrato “Emilio”.

      

Progettato e studiato da S.ca Snc Trasporti Marittimi Veneziani, si tratta di un battello a propulsione completamente elettrica (alimentata da un pacco di batterie).

Bastano solo 30/ 40 minuti per una carica completa ed un’autonomia di 3 ore, poi una volta scariche recuperano energia grazie al motore endotermico.

Quindi il mezzo autocaricabile al 100% potrebbe essere il primo di una lunga serie di cambiamenti della laguna veneta.

           

Innanzitutto, perchè con tale tecnologia la catena di supermercati, sarà in grado di risparmiare circa 40 tonnellate di CO2 all’anno. Ma l’obiettivo quello di risparmiare totalmente 200 tonnellate di emissioni, con almeno 5 mezzi.

Detto ciò, è necessario ricordare che “Emilio” trasporterebbe ben 50 tonnellate di merce ed è grande al punto poter passare solo nei canali più larghi.

   

Altre innovazioni 

Questa è solo la prima di tante innovazioni di Venezia che si prepara anche alle colonnine per la ricarica elettrica. Forse una mossa azzardata per le scarse imbarcazioni (specialmente private) dotate di motore elettrico, ma sempre un incentivo al cambiamento.

Si prospettano addirittura delle “paline” ovvero delle colonnine uguali per forma e colori ai pali di legno tipici della città.
             

Per ogni movimento o transizione serviranno sempre dei piccoli o grandi passi per ingranare il processo di cambiamento. Venezia ha fatto il suo.

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La Spagna investe 2,2 miliardi di euro per affrontare l’emergenza climatica.

By : Aldo |Maggio 15, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, menoconsumi |Commenti disabilitati su La Spagna investe 2,2 miliardi di euro per affrontare l’emergenza climatica.

La primavera è iniziata da tempo e con essa sono arrivati anche cambi repentini del tempo, soprattutto le precoci ondate di caldo.

Quest’ultime hanno già creato problemi e sono solo le prime avvisaglie della siccità di cui tanto si parlerà nei prossimi mesi.

       

Il Pacchetto della Spagna

La Spagna dopo il primo mese di primavera ha già registrato delle temperature elevate che fanno preoccupare tutti.

In primis il governo che ha scelto di firmare e attivare una strategia da 2,2 miliardi di euro per affrontare l’emergenza siccità.

Tale pacchetto è stato studiato dopo aver seguito i cambiamenti climatici nel tempo e i loro effetti.

          

Infatti, dal 1° ottobre 2022 alla seconda settimana di maggio, le precipitazioni nella penisola iberica sono state inferiori alla media del 27,5%.

Questo, un dato allarmante che preoccupa il governo ma soprattutto i settori primari che ne risentono maggiormente e l’intera economia.

        

Siccità precoce

I cittadini spagnoli sono già abituati alle alte temperature estive, soprattutto chi abita nel sud del Paese, ma non a questi livelli.

A marzo il deficit era del 36% e il mese successivo si è aggravato, raggiungendo il record come “aprile” più caldo della storia della nazione.

Oggi le riserve idriche del territorio sono in rosso (-48,9%) e non è ancora arrivata l’estate; si tratta di livelli più bassi dell’anno scorso.

      

Come riportato dalla ministra per la Transizione ecologica, Teresa Ribera, la Spagna si sta preparando ad effetti sempre più forti legati ai cambiamenti climatici.

Pertanto, si è pensato ad un piano d’azione che possa essere attivato velocemente con aiuti diretti e concreti senza precedenti.

Oltre agli aiuti finanziari saranno sviluppati veri e propri interventi come l’installazione di dissalatori o altri lavori più leggeri e di rapida attuazione.

        

I finanziamenti

Il ministero dell’Ambiente ha quindi messo a disposizione ben 1,4 miliardi di euro, che verranno divisi e impiegati in vari settori.

636 milioni saranno impiegati nel settore dell’agricoltura e dell’allevamento, secondo il piano del ministro dell’agricoltura, allevamento e pesca Luis Planas.

Questi aiuteranno anche il finanziamento delle polizze assicurative, fondamentali per coprire le contingenze di siccità.

   

Quindi saranno divisi 355 milioni per gli allevatori e 276,7 per il settore agricolo. in modo da finanziare le misure previste in funzione delle incidenze atmosferiche.

In più 5 milioni andranno agli apicoltori.

       

Dissalatori

Come anticipato prima, l’investimento riguarda anche infrastrutture e installazioni. Tra questi impianti di desalinizzazione, impianti per raddoppiare il riutilizzo delle acque urbane e ridurre tasse e costi delle aziende agricole interessate.

L’impianto di desalinizzazione verrà costruito a Blanes (foce del fiume Tordera), come lavoro fondamentale per migliorare l’approvvigionamento nella regione di Barcellona e Girona.

Altre strutture verranno instituite nei bacini colpiti dalla penuria di riserve, seguite da interventi come pompaggi di emergenza. Il bilancio stimato è di 35,5 milioni.

    

Ulteriori dissalatori saranno costruiti nella costa mediterranea a Malaga e Almeria e con altri 224 milioni di euro si intensificherà il riutilizzo ad Alicante. 

          

Altre misure

Il governo è pronto a promuovere l’utilizzo delle acque urbane per passare dagli attuali 400 hm3 all’anno a circa 1.000 Hm3 nel 2027.

Questi coprirebbero il 20% del volume delle risorse idriche destinate all’approvvigionamento delle popolazioni.

Infine, si riportano nuove misure e finanziamenti correlati al Guadalquivir, per gli acquiferi del Parco Nazionale di Doñana e per la sicurezza dei lavoratori.

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Da rifiuto a materia prima: pneumatici esausti e scorie d’acciaio creano una nuova gomma.

By : Aldo |Maggio 11, 2023 |Efficienza energetica, Home, menomissioni, menorifiuti, Rifiuti |Commenti disabilitati su Da rifiuto a materia prima: pneumatici esausti e scorie d’acciaio creano una nuova gomma.

Un mondo basato sull’economia circolare dovrebbe essere l’obiettivo da raggiungere in tempi più o meno brevi.

La transizione ad un sistema simile non è semplice, ma come sempre ci sono dei piccoli passi che ci aiutano ad ottenere un buon risultato.

         

Una nuova gomma

Un progetto sviluppato dall’ENEA in collaborazione con l’Università di Brescia propone lo sviluppo di una nuova gomma riciclata adatta alle produzioni industriali.

Si tratta di un prodotto creato per via dell’unione di pneumatici fuori uso e scorie di acciaio: un nuovo esempio di economia circolare.

Nello specifico la gomma derivata dal connubio di questi scarti è adeguata alla creazione di tappetini per l’isolamento acustico o antivibranti.

Dai PFU (pneumatici fuori uso) si può ricavare gomma, acciaio e fibra tessile che possono essere utilizzati nel settore delle infrastrutture, strade ed edilizia.

        

Lavorazione

Il processo pensato per ottenere questo nuovo materiale è costituito da passaggi specifici che garantiscono alla gomma delle caratteristiche uniche.

Per prima cosa, si tratta di una lavorazione a freddo che non prevede l’aggiunta di additivi. I PFU vengono ridotti in polvere, che viene integrata con quantità crescenti di scorie di acciaio.

Così aumenta il coefficiente di rigidità, garantendo una buona compattezza e coesione del prodotto che ottiene anche una maggiore conducibilità termica e buone proprietà magnetiche.

In tal modo si rende utile il materiale per applicazioni in cui è necessaria la dissipazione di calore.

         

Vantaggi ambientali e salutari

Questi fogli di gomma con spessore di 1 millimetro possono migliorare le condizioni dell’ambiente che ci circonda e della nostra salute.

Infatti, oltre ad unire due settori lontani, aiuta il riciclo delle scorie soprattutto in Lombardia, dove coesistono molteplici industrie di acciaio per forno elettrico.

Questo è un settore che ogni anno produce 20.4 milioni di tonnellate di acciaio, di cui il 10-15% è composto da scorie nere. Quindi grazie a tale progetto si riduce il rilascio di metalli pesanti e potenzialmente tossici per l’uomo come il cromo, il molibdeno e il vanadio.

In aggiunta si rende sostenibile il settore degli pneumatici, che produce 435 mila tonnellate di rifiuti l’anno, di cui solo il 20% viene rigenerato.

      

Un problema all’orizzonte

Il riciclo di pneumatici è una delle eccellenze dell’economia circolare italiana che porta alla creazione di gomma per impianti sportivi, strade, infrastrutture ed altro.

Purtroppo, l’Europa ha votato per il bando dell’intaso polimerico nelle superfici sportive quindi, gli impieghi prima citati potrebbero venire meno.

Tale decisione deriva dal fatto che il 90% dei campi da calcio in Europa sono stabilizzati con questa gomma.

Tuttavia, Ecopnenus (consorzio che trasforma 200 mila tonnellate di pfu) dichiara che una legge simile potrebbe creare un grande problema, ambientale economico e sociale.

Pertanto, richiede, insieme a Legambiente di rivedere la normativa approvata, poichè il non utilizzo del prodotto, porterebbe ad una maggiore dispersione di pfu nell’ambiente.

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