Ogni persona ha il suo impatto sul mondo anche quando meno se ne rende conto, o con attività quotidiane e naturali. Ogni città, infatti, si confronta quotidianamente con le attività di depurazione delle acque reflue urbane ed extraurbane, un processo tanto importante quanto delicato. Questo perché le acque reflue raccolgono tantissimi elementi diversi, tra cui anche materiali pericolosi e patogeni. Pertanto, è necessario che i depuratori funzionino alla perfezione per garantire la salute dei cittadini. È per questo che c’è chi ha concentrato il proprio studio sui rifiuti legati a tale processo, ai loro effetti e ai loro vantaggi.
ㅤ
I fanghi da depurazione
I fanghi da depurazione sono una sospensione liquida, più o meno ricca di solidi di natura organica e inorganica, che si forma durante i trattamenti di depurazione delle acque reflue urbane ed extraurbane. Sono composti per circa il 75% da acqua e per il 25% da rifiuti, tra cui sostanze organiche facilmente degradabili come cellulosa, zuccheri, lipidi e proteine, e sostanze inorganiche inerti come sabbia e ossidi.
ㅤ
Tali fanghi contengono anche microrganismi, che possono includere agenti patogeni come Salmonella e Streptococchi provenienti da deiezioni di soggetti malati. Nonostante il loro riutilizzo in agricoltura come fertilizzante sia una valida soluzione per lo smaltimento, esso presenta alcune criticità dovute alla possibile presenza di composti organici nocivi, metalli pesanti e potenziali agenti patogeni. Infatti, l’uso eccessivo di fanghi in agricoltura può portare a fenomeni di tossicità e inquinamento rilevanti per la catena alimentare e per la qualità delle acque superficiali e sotterranee.
ㅤ
L’Italia, con una produzione annuale di 3.2 milioni di tonnellate di fanghi di depurazione nel 2021, è il terzo paese europeo in questo settore. Circa la metà viene smaltita in discarica o incenerita senza recupero, mentre la maggior parte, del resto, viene utilizzata in agricoltura senza decontaminazione da materiali pericolosi, come metalli pesanti, e senza recupero di risorse come fosforo e magnesio. Inoltre, circa 480.000 tonnellate di fanghi sono esportate dal Centro e Sud Italia verso il Nord. Per questo l’Unione Europea ha avviato procedure di infrazione contro l’Italia per inadempienze nel trattamento dei fanghi, con costi per la collettività che superano i 60 milioni di euro all’anno.
ㅤ
La tecnologia HBI
Per rimediare a tale problema la startup innovativa fondata a Bolzano nel 2016, HBI, ha sviluppato una tecnologia che offre una soluzione sostenibile per il trattamento dei fanghi di depurazione in Italia. Adottata su scala nazionale, questa tecnologia consentirebbe di generare un risparmio stimato tra i 120 e i 150 milioni di euro annui per imprese e collettività. Nello specifico, HBI permette di chiudere il ciclo idrico integrato, recuperando l’acqua contenuta nei fanghi ed estraendo materie critiche e strategiche come fosforo e magnesio, utilizzabili come basi rinnovabili per la produzione di fertilizzanti agricoli sostenibili, per i quali l’Europa dipende attualmente da forniture extra-UE.
ㅤ
La tecnologia, autonoma dal punto di vista energetico in quanto reimpiega l’energia contenuta nei fanghi stessi, è perfettamente integrabile agli impianti di digestione anaerobica esistenti. Inoltre, consente di trasformare i comuni depuratori delle acque in bioraffinerie poligenerative, in grado di recuperare acqua, materiali strategici critici e energia rinnovabile pulita. In tal modo si recupera e ricicla oltre il 90% della materia contenuta nei fanghi di depurazione e riducendo in modo consistente i costi di gestione e trattamento. Proprio grazie a tale tecnologia e all’intensa attività di ricerca e sviluppo, HBI ha ottenuto certificazioni ISO 9001 e ISO 14001 e la maturità tecnologica dei suoi impianti è stata certificata al livello TRL9 nel 2023.
ㅤ
La sostenibilità dell’innovazione HBI
Il sistema HBI utilizza un processo di separazione molecolare per estrarre dai fanghi materiali sostenibili ad alto valore aggiunto, come ammoniaca, idrogeno e nutrienti per l’agricoltura, producendo al contempo energia pulita e rinnovabile, rendendo l’impianto energeticamente autosufficiente. Questa tecnologia modulare e scalabile rappresenta un esempio concreto di economia circolare, contribuendo a ridurre i rifiuti destinati a discarica o incenerimento. Grazie all’applicazione della tecnologia HBI, i costi operativi per la gestione dei fanghi di depurazione possono diminuire di almeno il 15%, grazie a una riduzione dei rifiuti fino al 90%, al recupero di materiali preziosi e all’estrazione dell’acqua contenuta nei fanghi fino all’85%.
ㅤ
Inoltre, se applicata ai fanghi digestati, HBI può aumentare la produzione di biogas fino al 40%. Installata presso il depuratore di Bolzano e successivamente al sito GP Lab di Fusina, la tecnologia ha ottenuto nel novembre 2022 il certificato ETV (Environmental Technology Verification) da Rina, riconosciuta come la migliore disponibile sul mercato. La startup trevigiana stima che il mercato delle soluzioni innovative per il trattamento dei fanghi di depurazione in Italia possa generare oltre 500 milioni di euro all’anno, mentre la commercializzazione di materie prime recuperate dai fanghi potrebbe aggiungere ulteriori 200-300 milioni di euro.
ㅤ