Emissioni

Nuove cassette per la vendita di pesce: il WWF sarà portavoce dell’iniziativa.

By : Aldo |Giugno 22, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Nuove cassette per la vendita di pesce: il WWF sarà portavoce dell’iniziativa.
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L’inquinamento marino è una tematica tanto grane quanto delicata e la plastica è la sua principale protagonista.

L’obiettivo è quello di ridurre la quantità di plastica e cambiarne la composizione, per risanare le acque di tutto il mondo.

     

Il polistirolo in mare

Le cassette di polistirolo, una volta in mare possono produrre oltre un milione di microplastiche che, come sappiamo, entrano facilmente nella catena alimentare.

Gli studi condotti nel 2021 affermano che ogni anno vengono consumati 10 milioni di cassette di polistirolo, in modalità “usa e getta”. E solo tra Ancona e San Benedetto se ne usano almeno 750.000 (secondo Marevivo)

Per tali impieghi il polistirolo presenta delle caratteristiche e delle qualità strategiche che lo rendono il materiale migliore in questo ambito.

È un materiale espanso rigido, economico, molto resistente con ottime proprietà meccaniche, molto leggero e quindi facilmente trasportabile, forse anche troppo. Inoltre, ha un’enorme capacità di isolamento termico grazie all’espansione che permette di inglobare tanta aria da poter isolare il contenuto.

Tuttavia, per quanto possa essere vantaggioso, resta comunque uno dei principali inquinanti del mare e perciò da anni si cercano soluzioni alternative e meno dannose.

     

L’iniziativa

Il programma nominato “Lotta all’inquinamento marino da cassette per il pesce in Italia” intende contrastare l’inquinamento dalla pesca e della plastica.

Per risolvere il problema gli studiosi hanno pensato a delle variabili del polistirolo che possano essere ecocompatibili, sicure per l’ambiente e per la salute umana.

Nello specifico si parla delle cassette del pesce: usate in quantità industriali, col modello “usa e getta”. Spesso ne sono pieni i pescherecci in modo da confezionare il pescato, ancora in mare aperto, portandolo al molo in ottime condizioni (soprattutto igienico-sanitarie).

Essendo una delle prime cause di inquinamento del mare, gli studi si sono concentrati proprio sulla sostituzione del polistirolo espanso (EPS), per tale impiego.

       

Il nuovo prototipo

Dunque, sono state create delle cassette per il pesce con 2 componenti separabili dividendo il prodotto tra una parte interna e una esterna.

La parte interna è composta da un vassoio di polistirolo monouso estruso riciclato (al 50%) e riciclabile. Invece, la parte esterna è fatta da legno FSC (un componente riutilizzabile), perciò il prodotto può essere separato in 2 componenti, consentendone il riciclo.

Il prototipo gode di un ottimo ecodesign pensato dopo un’attenta analisi di LCA di oggetti simili per l’imballaggio di pane fresco in Europa.

Il prodotto sarà utilizzato da parte di vari attori della filiera ittica: dai pescatori alle PMI, dai laboratori di ricerca ai centri di raccolta rifiuti. Nello specifico l’esperimento inizierà in Sicilia, dai pescatori di Spadafora con il supporto WWF Italia (catalizzatore della prova) che valuterà la validità del prodotto.

A fine sperimentazione, il progetto verrà presentato alla conferenza internazionale “Sustainability in Packaging Europe” (Barcellona, 16-18 ottobre 2023).

        

I molteplici obiettivi

Sicuramente il sostegno del WWF consente di mettere in pratica (e nel migliore dei modi) un’economia circolare mirata alla salute dei mari.

Nonostante si tratti dell’ambiente marino, la creazione di nuovi prodotti coinvolge molteplici professionisti anche del design, delle imprese e amministrazioni volte alla conservazione dell’ambiente.

Con tale proposta di mira anche all’idea di un prodotto net-zero che comporti una ridefinizione dell’intera filiera e dei vari stakeholders.

Tutte queste pratiche, se unite e poi amplificate possono effettivamente creare un movimento che favorisca la salvaguardia del mare e dell’ambiente.

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CircularCity Innovation Lab, l’iniziativa di Deloitte a favore della circolarità.

By : Aldo |Giugno 20, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, menomissioni |Commenti disabilitati su CircularCity Innovation Lab, l’iniziativa di Deloitte a favore della circolarità.

Ogni giorno è buono per incentivare il cambiamento, ogni azione può fare la differenza soprattutto in questo periodo.

Passo dopo passo sempre più persone sono attente al settore sostenibile e pertanto sono coinvolte nel processo di transizione green.

Deloitte

Deloitte è un’azienda che offre servizi di revisione e consulenza in più di 150 paesi del mondo. É riconosciuta come una delle 4 aziende di revisione più grandi e importanti del mondo.

Anche in Italia è un’impresa rilevante non solo nel suo campo ma anche per quanto riguarda l’impegno nella transizione ecologica.

Non a caso l’azienda (di recente) ha dato vita alla Deloitte Climate & Sustainability (DCS), una società Benefit italiana dedicata alla sostenibilità.

Da tale realtà saranno incentivati progetti volti alla rivoluzione green grazie alle migliori tecnologie seguite e controllate da massimi esperti della materia.

    

CircularCity Innovation Lab

Questo è uno tra i molteplici progetti dell’impresa, nato per accelerare il percorso delle città italiane verso una vita più sostenibile.

Il programma è nato dalla collaborazione con Officine Innovazione e mira a trovare le migliori soluzioni per una stabile economia circolare nei centri urbani.

Questa iniziativa offre la possibilità di ripensare ai modelli di produzione e consumo, dei servizi e delle infrastrutture con una strategia innovativa.

Dunque, i temi scelti per questo progetto spaziano tra il ciclo dei materiali, dell’acqua, delle risorse e della mobilità.

Così facendo si analizzano ostacoli e possibili soluzioni a processi, abitudini e consumi non sostenibili ma diffusi in Italia, che devono essere cambiati o almeno regolamentati.

    

Ciclo dei materiali

Tale ambito ha bisogno di una grande innovazione, poichè passano gli anni ma non aumenta l’utilizzo di materiali riciclati o di materie prime seconde.

Questo andamento negativo è dato soprattutto dai movimenti degli ultimi anni. Successivamente alla pandemia sono cresciuti i bonus per la ristrutturazione e l’edilizia, i quali hanno ridotto del 2,2% l’utilizzo di materiali riciclati rispetto al 2020.

Nonostante ciò, proprio Deloitte ricorda come può cambiare questo trend se si opta per una costruzione efficiente. E non si tratta solo delle materie scelte, ma della loro gestione e del loro riciclo a fine vita degli edifici.

    

Ciclo delle risorse

Sempre sullo stesso piano del riciclo di parla di rifiuti urbani. L’Italia sta operando nel miglior modo affinché possa raggiungere l’obiettivo della Commissione europea, ma c’è ancora molto da fare.

Il goal è quello di limitare al 10% la quantità di rifiuti solidi in discarica entro il 2035. Tuttavia in Italia (nel 2021) il 19% dei rifiuti ha raggiunto la discarica.

Questo vuol dire che servono nuove tecnologie ed incentivi in modo tale da dimezzare i rifiuti urbani, attraverso il riuso e il riciclo. Un esempio fondamentale è quello di ridurre gli sprechi, in qualsiasi ambito.

    

Ciclo dell’acqua

L’Italia attualmente al primo posto o per meglio dire, detiene un record tutt’altro che positivo.

Tra i 27 paesi dell’UE è il primo stato per il totale delle acque dolci prelevate per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. La cifra? 161 metri cubi di acqua per abitante.

Tale situazione è riconducibile alla grande problematica della rete idrica nazionale che presenta delle perdite pari al 42,2% del volume totale di approvvigionamento.

Anche in questo caso, delle tecnologie avanzate per riparare le tubature oppure dei meccanismi per sfruttare in maniera sostenibile l’acqua sarebbero un’importante soluzione.

     

Ciclo di trasporti e mobilità

Una tendenza diversa è quella presentata dal settore dei trasporti, che in Italia cresce positivamente.  Si parla di mobilità condivisa che è aumentata del 20% nel 2022, decretando l’Italia come secondo Paese europeo (12 servizi di mobilità condivisa per città).

Questo podio si riferisce a tutto quello che concerne carsharing, bike sharing, scooter sharing, carpooling e aggregatori, monitorati da enti quali:

  • Osservatorio Nazionale Sharing Mobility
  • Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e dei Trasporti
  • Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile
         

L’obiettivo dell’iniziativa è quello di rendere le città come hub di soluzioni da poter estendere in tutto il territorio italiano e renderlo uno stato all’avanguardia.

In questo modo, le istituzioni sarebbero più facilitate a cambiare rotta o a prendere provvedimenti tecnologici e finanziari per sostenere la transizione, poichè si rifarebbero su meccanismi e nuovi concetti messi alla prova da nuclei più piccoli quali i centri abitati.

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Greenhushing: quando le aziende più virtuose si nascondono.

By : Aldo |Giugno 19, 2023 |Arte sostenibile, Clima, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Greenhushing: quando le aziende più virtuose si nascondono.

La sostenibilità è un concetto che appartiene sempre di più alla quotidianità, al quale non si possono voltare le spalle.

Analogamente a tanti altri processi non sono mancate le truffe come quelle del greenwashing, ma ultimamente sta emergendo un comportamento opposto, abbastanza peculiare.

     

Greenhushing

Con il termine greenhushing si intende una forma di omissione (da parte di aziende, enti o società) delle buone pratiche sostenibili svolte da essa svolte.

Concretamente si tratta di aziende che sono realmente sostenibili, probabilmente anche tra le più virtuose, che decidono di non comunicare questo loro impegno. Tale comportamento definito “silenzio verde” si sviluppa dal timore che la loro comunicazione possa essere fraintesa.

Ossia, la paura è basata sul fatto che i clienti possano percepire la comunicazione del loro impegno nella sostenibilità, come greenwashing, perdendo quindi credibilità.

 

Sicuramente le truffe e le attività di facciata degli ultimi anni hanno reso i clienti molto più sensibili e attenti alla questione.

I consumatori sono molto più preparati e critici sul tema, dunque, aumentano sempre più le loro aspettative in tal senso.

    

Stime e sondaggi

Il centro di ricerca Up2You Insight, che aiuta le aziende a decarbonizzarsi ha svolto uno studio proprio su questo nuovo fenomeno.

Dalle analisi si evince che il 50% dei consumatori crede di poter fare la differenza anche singolarmente. Mentre l’80% si aspetta che siano le aziende cambino in virtù di una maggiore sostenibilità. Invece il dato che preoccupa di più è quello dei consumatori che sospettano che le aziende facciano greenwashing che ammonta al 60%.

   

In altro modo, il Global Sustainable Investment Review 2020 ha analizzato i cambiamenti relativi agli investimenti verdi e all’attenzione dei consumatori.

Lo studio ha riportato che gli investimenti tra il 2018-2020 sia cresciuto del 18% toccando i 35.300 miliardi di dollari in tutto il mondo).

Tuttavia, il report del 2022 spiega come solo il 19% degli acquirenti di prodotti di largo consumo sappia quali aziende siano concretamente impegnate nella sostenibilità.

    

Altre informazioni sono raccolte nello studio South Pole Net Zero and Beyond: A Deep-dive on Climate Leaders and What’s Driving Them.

L’analisi dichiara che nell’ultimo anno ¾ delle aziende intervistate hanno implementato i finanziamenti per azzerare le emissioni.

Oltretutto la maggior parte è rappresentata da aziende che non sono sulla retta via, ma hanno comunque ampliato il proprio team di sostenibilità.

Nonostante ciò, molte imprese non comunicano o pubblicano questo impegno. Precisamente quasi ¼, del 76% delle realtà con obiettivi net zero, ha deciso di non pubblicare i propri traguardi.

     

L’effetto negativo

Questo processo di omissione di informazioni, obiettivi e impegni delle varie realtà determina comunque un effetto negativo sul progresso di tale settore.

Infatti, come il greenwashing ha portato ad una maggiore diffidenza o ad una maggiore selettività dei clienti, anche il greenhushing rallenta la transizione verde. Così facendo si creano dei problemi nel confronto fra obiettivi imposti, quelli raggiunti, i vari impegni e attività volti al cambiamento, tra aziende.

   

Pertanto, nascondendo un punto di forza nel settore, non emergono le aziende sane e realmente sostenibili.

In tal modo è più difficile monitorare la sostenibilità delle filiere produttive e dei consumi, impedendo una sana comparazione tra le aziende. 

Inoltre non si incentiva la transizione necessaria, nè tantomeno gli obiettivi giusti da perseguire.

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Comunità energetiche rinnovabili: la sfida da €100 mln di Ener2Crowd.

By : Aldo |Giugno 15, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Comunità energetiche rinnovabili: la sfida da €100 mln di Ener2Crowd.

La transizione ecologica e quella energetica sono nominate quotidianamente da più enti, associazioni e istituzioni.

Sono due macro-argomenti che si diramano in tanti settori più piccoli che a breve tutti dovranno conoscere, almeno in maniera generica. Per questo oggi parliamo di CER.

    

CER

Con l’acronimo CER si intendono le Comunità Energetiche Rinnovabili. Si tratta di un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e PMI che si uniscono con un obiettivo preciso.

Tutti insieme mirano alla produzione, allo scambio e al consumo di energia da fonti rinnovabili su scala locale.

Inizialmente si costituisce l’entità legale tra i futuri soci della comunità che per legge, non può ricavare un profitto da tali attività.

    

Quindi una volta istituita l’associazione si procede con l’istallazione dell’impianto di produzione che deve necessariamente trovarsi in prossimità dei consumatori.

Per esempio, una pubblica amministrazione potrebbe installare un impianto fotovoltaico direttamente in una scuola per poi produrre e distribuire l’energia ai soci. In questo modo, la comunità può richiedere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa, al Gestore dei Servizi Energetici (GSE).

    

Gli incentivi sono riconosciuti solo per l’energia condivisa, inoltre qualora ci fosse un eccesso di energia, si può raccogliere ed usare in un secondo momento.

    
Vantaggi e benefici

L’energia prodotta viene ripartita secondo le regole della comunità (ognuna definisce le proprie con un contratto di diritto privato).

Quindi la suddivisione specifica dei benefici varia per ogni caso. Di norma però, ogni socio, paga le solite bollette ricevendo dalla stessa un importo per la condivisione dei benefici garantiti alla comunità.

Dunque, si può affermare che il cittadino socio, gode di una riduzione della propria bolletta.

    

Pertanto, i benefici di una CER sono economici (produzione di un “reddito energetico”), ambientali (per la scelta del rinnovabile) e sociali.

Questi ultimi comprendono l’aggregazione della cittadinanza, una sensibilizzazione e formazione alla sostenibilità urbana e alla cultura della transizione.

     

La sfida di Ener2Crowd

Visti gli obiettivi e i benefici di questa innovazione, Ener2Crowd ha deciso di puntare tutto sulle CER con il progetto «Generazione CER».

Si tratta più di una sfida, ovvero quella di raccogliere €100 milioni entro il 2024 a sostegno della transizione energetica e non solo.

L’idea è proprio quella di istruire la popolazione sull’importanza di una CER e sull’innovazione tecnologica del settore “green”.

Per questo Ener2Crowd ospiterà la nuova piattaforma dedicata agli investimenti condividendo un documento di consultazione pubblica. con i principali stakeholder del mondo della transizione energetica,

Questo è legato al modello di finanza alternativa dell’ente che vuole lanciare per un equo e opportuno sviluppo di CER in Italia.

     

Ulteriori sviluppi

L’impresa non parla solo di sostenibilità a livello economico ed ambientale ma anche sociale (come riportato nel paragrafo precedente).

Infatti, uno dei vari obiettivi imposti è quello di rendere le CER uno strumento che mitiga le disuguaglianze di progresso e sviluppo nei territori italiani.

Poiché il divario tecnologico tra nord e sud Italia, o quello tra centro e periferia, che noi consideriamo la normalità, non dovrebbe essere tale.

Così Ener2Crowd, sviluppa i propri progetti secondo dei programmi sostenibili al 100%, perchè si rivolgono a tutti seguendo i 3 pilastri del concetto “green”.

    

Quindi si persegue il fine ambientale, economico e sociale per far abbracciare a più persone possibili questo grande e necessario cambiamento.

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Samsung lancia il nuovo filtro, per salvare gli oceani dalle microplastiche.

By : Aldo |Giugno 13, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Samsung lancia il nuovo filtro, per salvare gli oceani dalle microplastiche.

Nell’ultimo articolo abbiamo parlato del forte impatto che ha il settore tessile sull’ambiente e della crescente richiesta di una moda sostenibile.

Ma anche la fase successiva all’acquisto di un capo deve essere più green e per questo i grandi brand innovativi.    

     

L’innovazione Samsung

L’azienda multinazionale sudcoreana è sinonimo di certezze nel campo della tecnologia da ben 85 anni: dai telefoni alle fotocamere, dai televisori alle lavatrici.

Il colosso porta avanti la ricerca nel campo delle innovazioni tecnologiche e digitali creando ogni anno nuovi prototipi da offrire al mondo.
Che si tratti di elettrodomestici, dispositivi elettronici, accessori o altro, è sempre al top e ora anche nel campo della sostenibilità.

Per questo il 7 giugno 2023 ha lanciato il suo innovativo filtro per lavatrici che cattura le microfibre rilasciate dai vestiti durante i lavaggi.

      

Less Microfiber™

Less Microfiber™ è il nome del nuovo filtro Samsung Electronics, creato in collaborazione con collaborazione con l’organizzazione mondiale Ocean Wise e Patagonia.

L’idea nasce come risposta al quesito che il mondo si fa da anni: “come possiamo salvare gli oceani dalla plastica?”. Senza dubbio la domanda include una serie infinita di risposte e soluzioni, tra le quali anche quella considerata in questo caso.

Infatti, i 3 enti hanno inquadrato il problema delle microplastiche o microfibre di plastica che vengono rilasciate dagli abiti durante un lavaggio.

Il loro progetto si basa su un filtro esterno per lavatrici che riduce fino al 98% la dispersione di microfibre sintetiche durante i cicli di detersione.

Questo processo eviterà che una grande quantità di microplastici arrivi nel mare, aiutando quindi a preservare la salute dei mari e quella umana.
     

Come funziona?

Il filtro è un piccolo dispositivo che viene collegato allo scarico della lavatrice ed è dotato di una scocca di plastica riciclata.

All’interno si compone di una trama che cattura le microfibre con una maglia larga 65-70 micrometri, comprimendole su una parete del dispositivo.

    

Inoltre, è importante sottolineare che il filtro è stato studiato con grande attenzione all’ecodesign al fine di garantire una lunga vita e una facile manutenzione.

Questa è una caratteristica di grande valore e attenzione verso la sostenibilità, al contrario dell’ormai ovvia obsolescenza programmata. Un processo legato al consumismo e una delle cause dell’aumento di rifiuti nel mondo.

Un’altra qualità del Less Microfiber™ è la sua connessione alla piattaforma Samsung SmartThings, con la quale il dispositivo segnala problemi o la sua saturazione.

    

Infinte è un prototipo adatto ad ogni lavatrice, da pulire una sola volta al mese, secondo gli studi svolti. Al momento è in vendita in Corea del Sud e nel Regno Unito ma entrerà a breve anche in altri mercati.

     

Ecobubble™

Non è la prima volta che Samsung si concentri sull’efficienza dei suoi prodotti per una maggiore sostenibilità.

Non a caso, da tempo le sue lavatrici hanno varie opzioni di lavaggio, tra le quali “Ecobubble” ossia un ciclo “generatore di bolle”.

Il processo prevede un’introduzione di aria nella soluzione di acqua e detersivo che consenta una completa detersine dei panni anche a basse temperature.

In tal modo, si riduce l’abrasione dei vestiti e la dispersione di microfibre del 54%, si consuma meno energia e si salvano gli oceani.

     

Che i grandi brand internazionali abbiano un enorme potere nell’intero mondo non è una novità, ma proprio grazie a queste azioni possono avere un impatto positivo.

La scelta di materiali e programmi duraturi, di puntare alla salvaguardia dell’ambiente e non solo al fatturato, dimostra che le cose stanno cambiando.

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Giornata mondiale degli oceani 2023: le condizioni attuali e gli obiettivi per il futuro.

By : Aldo |Giugno 08, 2023 |Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, mare, plasticfree |Commenti disabilitati su Giornata mondiale degli oceani 2023: le condizioni attuali e gli obiettivi per il futuro.

Le così dette “giornate mondiali” sono giornate intente a celebrare, ricordare e sensibilizzare gli abitanti di tutto il mondo ad un determinato tema.

Per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente ne sono state istituite varie tra cui quella di oggi.

      

Giornata mondiale degli oceani

L’idea di celebrare una giornata dedicata agli oceani venne proposta durante il Summit della Terra di Rio de Janeiro nel 1992.

Venne presentata per la prima volta dal Centro Internazionale Canadese per lo Sviluppo Oceanico (ICOD) e l’Ocean Institute of Canada (OIC).

Purtoppo però, ci vollero ben 16 anni prima del suo riconoscimento e della sua approvazione da parte dell’ONU che avvenne nel 2008.

Oltre ad essere l’anniversario del Summit, è un’occasione per riflettere sull’importanza degli oceani, la loro salvaguardia e sul potere che abbiamo per cambiare l’attuale situazione.

Per questo motivo si organizzano eventi di attivismo dediti alle azioni concrete e alla sensibilizzazione delle persone su questo tema.

        

2023

Lo slogan di quest’anno è “Le maree stanno cambiando”, una frase concisa che tuttavia descrive il grande cambiamento che sta avvenendo o quello di cui avremmo bisogno.

Per oggi l’ONU ha organizzato degli eventi online con grandi ospiti, esperti, istituzioni internazionali e ovviamente Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite.

Inoltre, l’ente ha messo a disposizione del materiale digitale per partecipare alla campagna di sensibilizzazione creata per l’occasione.

    

Le minacce per gli oceani vanno dall’aumento delle temperature alla pesca, dall’estrazione mineraria alla scomparsa della barriera corallina, l’inquinamento generico e la plastica.

 

La pesca

Al momento la situazione non è delle migliori e tutti conosciamo il responsabile dei danni recati agli oceani.

Il sovrasfruttamento delle risorse (qualsiasi esse siano) risulta sempre un’azione negativa per l’ambiente e per il nostro futuro.  
Per questo serve un cambio di rotta dell’industria ittica, specialmente della pesca intensiva, industriale e illegale (bycacth o catture accessorie). Infatti, a causa di tali attività oggi consumiamo 19kg di pesce a testa, il doppio rispetto a 50 anni.

    

In aggiunta, cresce il numero di specie a rischio di estinzione o in pericolo; attualmente il numero di specie minacciate è raddoppiato dal 2014.

Mentre le specie in pericolo sono triplicate: 3 sono “probabilmente estinte” (secondo la classifica IUCN).

 

L’estrazione mineraria

L’altra grande minaccia è il Deep Sea Mining, ovvero l’estrazione mineraria in mare aperto: un’attività in aumento che crea ulteriori danni all’ecosistema marino.

La scelta del mare aperto conviene alle grandi industri per molteplici motivi, tra i quali il grande e crescente mercato delle materie prime.

Un altro vantaggio è quello di evitare denunce e inchieste correlate alle condizioni dei lavoratori e il rispetto dei diritti umani delle miniere su terra.

Scegliere il mare come pozzo di minerali preziosi per la nostra quotidianità, quali cobalto e manganese potrebbe avere un impatto irreversibile sul mondo.

 

Cosa possiamo fare?

Proprio in virtù di queste attività che crescono a vista d’occhio sulla base delle nostre necessità, siamo sempre noi che possiamo fare la differenza.

Senz’altro ci deve essere un supporto o una spinta iniziale dagli enti governativi che a tal proposito hanno deciso di apportare delle migliorie burocratiche.

    

Infatti, durante la COP 15 dello scorso dicembre, è stato approvato l’obiettivo “30×30, con il quale si punta a proteggere il 30% del pianeta entro il 2030.

Di conseguenza tutto ciò che riguarda quelle aree sarà sorvegliato attentamente e pertanto si pongono le basi per una maggior cura degli habitat.

Questo vuol dire che in quelle aree potrebbe essere vietata la pesca e in alcuni casi anche il passaggio di imbarcazioni di vari tipi.

    

Inoltre, si fortifica la prevenzione contro l’inquinamento da parte delle città adiacenti a tali aree, proprio per creare un contesto che possa proteggere effettivamente l’ambiente.

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EMB3Rs: l’Uber che consente il recupero di energia termica.

By : Aldo |Giugno 06, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su EMB3Rs: l’Uber che consente il recupero di energia termica.

Il mondo delle rinnovabili cresce ogni giorno, cambiano piani e si sviluppano nuovi programmi.

Ma c’è una situazione che viene affrontata di rado ovvero quella del surplus di energia. Un ambito tanto particolare quanto proficuo su cui investire maggiormente.

    

EMB3Rs

Si chiama così la prima piattaforma digitale (open-source) che permette di gestire in maniera efficiente e sostenibile il surplus energetico di industrie e aziende.

Inizialmente si trattava di un progetto finanziato dall’Unione Europea (del 2019) per il quale hanno collaborato ben 16 compagnie e istituti europei.

Lo scopo del programma era quello di dare maggiore valore all’eccesso di energia termica e di usare in maniera efficiente le risorse di energie rinnovabili.

     

Il via libera è arrivato dopo lo sviluppo di 7 casi studio che hanno fornito al team di ricerca, dati, informazioni e feedback.

Tra gli enti che hanno permesso lo studio, un produttore di cemento, una società di fusione di metalli, un parco industriale e supermercati nelle reti di teleriscaldamento.

Una volta analizzate le varie opzioni, la squadra ha ideato uno strumento che consentisse proprio di riusare il surplus di caldo e freddo.

    

La piattaforma

Dunque, grazie alla collaborazione di più enti, il progetto è stato concretizzato ed è stata realizzata la piattaforma online in funzione proprio da maggio 2023.

Questa consente alle industrie ad alta intensità energetica o ad altre sorgenti di caldo o freddo, di riusare questo eccesso nel miglior modo possibile.

Tale processo è utile per molteplici punti e caratteristiche, in primis la sua sostenibilità. Infatti, con la piattaforma si affronta il tema del riuso o della riduzione degli sprechi, migliorando le prestazioni energetiche dell’ente in discussione.   

    

La piattaforma prevede che l’utente (es. industria) inserisca i dati essenziali quali la sua sede e l’eccesso di energia termica disponibile.

A quel punto l’algoritmo calcola le capacità, la mappa della domanda e dell’offerta identificando le soluzioni più conveniente per lo scambio tra fornitore e consumatore.

Gli utenti finali, quali aziende, comunità energetiche, altre industrie o famiglie determineranno i costi e i benefici, definendo anche delle soluzioni più promettenti.

Quindi, grazie a questa nuovo scambio nascono partnership che recano vantaggi ad entrambe le parti e benefici per il pianeta.

      

Benefici e vantaggi

Il programma non soddisfa solo i bisogni delle industrie ma garantisce benefici e vantaggi in più ambiti.

In primo luogo, alle industrie è consentito recuperare, trasportare e riutilizzare l’energia termica con delle soluzioni innovative. Questo gli permette di raggiungere anche obiettivi sostenibili, di ridurre gli sprechi e ridurre i costi di approvvigionamento.

   

Di conseguenza, se le industrie ad alta intensità energetica migliorano in tale settore, cambiano anche il loro impatto sull’ambiente e sulla salute umana. 

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Edifici Net Zero: le nuove soluzioni dalla Korea agli USA

By : Aldo |Giugno 05, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Edifici Net Zero: le nuove soluzioni dalla Korea agli USA

Ogni settimana si scopre una nuova tecnologia, una particolare soluzione ai problemi quotidiani nel campo della sostenibilità.

In ambito edilizio abbiamo già parlato di coibentazione, mattonelle compostabili ed edifici di basso impatto ambientale. Oggi parliamo di una nuova curiosità.

     

La Korea Net Zero

Il Korea Institute of Civil Engineering and Building Technology (KICT) ha studiato un sistema costruttivo con 13 elementi chiavi puntando al target Net Zero.

Si tratta di vari principi e tecnologie con le quali realizzare un edificio che elimina le emissioni di creazione e quelle legate al suo utilizzo. In pratica le emissioni incorporate ed operative.

Il Net Zero Carbon Building (NZCB) System è il primo in cui si considerano le emissioni e il consumo di energia anche del processo costruttivo.

Queste ultime ammontano al 40% delle emissioni totali prodotte poiché includono il rifornimento di materia prima, il trasporto fino allo smaltimento dei materiali.

    

Soluzioni

Il prototipo in scala reale si trova all’interno del campus di Jinju City e tra le 13 innovazioni si possono citare:

  • la scelta cemento ecologico;
  • l’utilizzo di un polimero termoplastico per esterni.

Nel primo caso, il dipartimento di ricerca ha identificato come soluzione l’High Sulfated Calcium Silicate Cement, un materiale più sostenibile del comune cemento portland.

Grazie a tale innovazione si risparmia oltre il 90% di emissioni minimizzando l’impatto ambientale dell’edificio (si tratta di solo 0,07 kg di carbonio per kg).

Mentre per quanto riguarda il polimero, si tratta della prima applicazione mondiale del Cellulose X-linked Polymer (CXP), costituito da legno e resina naturale.

     

Monitoraggio

Ovviamente per valutare concretamente l’impatto di tali tecnologie e strutture nell’ambiente è necessario un monitoraggio costante.

Pertanto, è stata scelta la guida europea Product Environmental Footprint (PEF) per confrontare le prestazioni del nuovo prototipo con quelle di uno stabile tradizionale.

E sulla base di 16 categorie di impatto è stato confermato il successo del Net Zero Carbon Building System. La sua compatibilità ambientale è superiore alle comuni costruzioni e il carbonio incorporato è inferiore del 56,3% rispetto alla norma. Si tratta di ben 25 tonnellate di CO2 risparmiate!

Analogamente il consumo di energia è dimezzato con un risparmio di circa 2,2 tonnellate.

 

New York

Una situazione simile si riscontrerà a New York, dove grazie a 2 mesi di raccolta fondi, si realizzerà il “Brooklyn, 28 Herber”.

Si tratta di un edificio prevalentemente residenziale e in piccola parte commerciale che si svilupperà su ben 2.600 mq La struttura sarà dotata di tecnologia e materiali scelti proprio per rispettare l’obiettivo di azzerare le emissioni e ridurre drasticamente i consumi energetici.

Il termine dei lavori e la vendita degli appartamenti sono previsti per il 2025.

    

L’attività è anche un’innovazione sul fronte economico e gode di un investimento pari a € 5.092.700. Attualmente è un piano finanziato per il 53% dal gruppo italiano Maskenada e al 46% dal crowdfunding immobiliare.

Inoltre, sarà il primo progetto della metropoli ad avere la certificazione Carbon Neutral. Tale certificato sarà rilasciato anche agli acquirenti come NFT (in modo da essere protetto e legato dall’unità immobiliare).

 

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Il CONOU registra un primato: raccolte 181 mila tonnellate di olio.

By : Aldo |Giugno 01, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Il CONOU registra un primato: raccolte 181 mila tonnellate di olio.

Nel 2023 i rifiuti o i materiali di scarto non dovrebbero essere più considerati come tali ma dovrebbero avere un’altra importanza.

Pertanto, le nuove tecnologie permettono di convertire tanti dei nostri rifiuti in materie pronte al riutilizzo, quindi consentono lo sviluppo di una grande economia circolare.

     

Il primato

Di recente è stato pubblicato il Rapporto Sostenibilità 2022 di CONOU ossia il Consorzio degli Oli Usati, il quale ha riportato un nuovo primato italiano.

Nel 2022 infatti, sono state raccolte 181mila tonnellate di olio lubrificante usato di cui più del 98% è stato rigenerato e quindi reintrodotto nell’economia.

Tali cifre rappresentano un record italiano che accresce nuovamente il valore e la virtuosità dell’economia circolare italiana.

    

Il consorzio resta quindi un ente di rilievo; attivo dal 1984 è proprio il primo ente italiano di raccolta e riciclo di oli minerali usati.

La nostra eccellenza nel settore circolare è una caratteristica che si riconduce alla realtà dell’Italia; un Paese povero di materie prime.

Quindi nella storia i suoi cittadini hanno sempre trovato il modo di risparmiare, riciclare e ricreare nuovi prodotti con dei materiali di scarto.

     

Olio lubrificante e rigenerazione

L’olio trattato dal CONOU, una volta usato diventa un rifiuto altamente inquinante che se disperso nell’ambiente può causare gravi danni.

Mentre con raccolta e smaltimento adeguato, può diventare una risorsa di alto valore, con effetti positivi per la natura e per la salute dell’uomo.

Perciò è fondamentale il processo di rigenerazione: un processo che dallo scarto crea un nuovo prodotto di qualità.

Come descritto nel report sono state prodotte 118mila tonnellate di nuove basi lubrificanti, oltre a più di 38mila tonnellate di bitumi e gasoli.

    

Come funziona il consorzio

Il CONOU è presente in tutta la Penisola ed è strutturato come una rete capillare. Prima di tutto è importate ricordare che l’ente raccoglie gratuitamente l’olio direttamente da chi deve smaltirlo, instaurando un vero rapporto con le persone affiliate.

Si tratta di meccanici, concessionari, officine che entrano in contatto personalmente con l’autista che svolge il ruolo di consulente.

Il suo compito è quello di informare il cliente su tutte le pratiche necessarie, anche per evitare di compromettere l’intera filiera di raccolta.

Per quanto riguarda la composizione, il consorzio conta 103mila siti tra officine e industrie (arrivando ovunque nel territorio nazionale) e due aziende di rigenerazione.

    

La sostenibilità del settore

Inoltre, la nostra filiera non solo supera la media europea (si ricicla solo il 61% dell’olio usato) ma rappresenta anche un ottimo modello di sostenibilità.

Questa qualità però è determinata dalle richieste dei cittadini; infatti, l’88% delle domande di raccolta arriva dalle officine, seguita dal 12% dell’industria. Numeri elevati se pensiamo che la media di accumulo è pari a 3kg per abitante (registrati maggiormente al Nord).

Tale attività rappresenta anche un vantaggio economico, come in tutti i casi di economia circolare. Infatti, secondo i dati riportati del documento, si risparmiano 130 milioni di euro sulla bolletta per le mancate importazioni di greggio.

    

Mentre a livello ambientale determina una serie di riduzioni rilevanti in vari ambiti:

  • -86% di utilizzo dei combustibili fossili,
  • -29% di consumo di acqua,
  • -77% di sfruttamento del suolo,
  • -78% di eutrofizzazione,
  • -84% di emissione di anidride solforosa,
  • -90% di emissioni di clorofluorocarburo11 (il gas responsabile dei danni allo strato di ozono),
  • -84% di unità tossiche con effetti cancerogeni,
  • -93% di unità tossiche con effetti non cancerogeni,
  • – 64 mila tonnellate di CO2 in atmosfera.

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Startup “greentech”: crescono anche in Italia sebbene più lentamente di altri paesi.

By : Aldo |Maggio 30, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, obiettivomeno emissioni |Commenti disabilitati su Startup “greentech”: crescono anche in Italia sebbene più lentamente di altri paesi.

Nel settore della sostenibilità sono incluse ogni tipo di innovazioni che possano migliorare la vita e il nostro impatto sul pianeta.

Spesso in questo ambito gli attori principali sono i progetti delle startup che pongono le basi per nuovi passi in avanti.

   

B-PlanNow

Si tratta di un acceleratore di startup adatto a tutti i progetti in fase si avvio con un potenziale successo. Aiuta gli imprenditori a gestire problemi di management e a coesistere nel mare competitivo delle startup.

Questo è possibile grazie all’offerta di tutoraggio, formazione e di finanziamenti iniziali per far partire le attività e seguirle in questa scalata.

    

Di recente il gruppo ha svolto una ricerca per quanto riguarda il mondo delle startup “greentech”, le sue potenzialità e i miglioramenti da apportare.

Lo studio concerne la situazione italiana concentrandosi sulla crescita, le aree più virtuose e i temi sviluppati.

     

In Italia

Partendo dal primo punto, sappiamo che a fine del 2022, secondi i dati InfoCamere, le startup innovative erano 14.262.  

Le aziende “greentech” si trovano principalmente in Lombardia (22%), nel Lazio (12%) e in Piemonte (11%) (prevalentemente nei capoluoghi).

      

Per quanto riguarda le aree tematiche, attualmente si contano circa 370 startup green divisi in vari rami. In fondo alla classifica abbiamo imprese per il Real Estate e Climate Monitoring, alle quali seguono il riciclo (11%) e la mobilità sostenibile (12%).

Nel podio invece si trovano “Agritech & Food” (20%), “Energia” (19%) e industria (15%): non sorprende il primo posto vista la cultura italiana.

      

Queste cifre rispecchiano non solo lo stile di vita, la cultura e le necessità della penisola, ma soprattutto coincidono con i finanziamenti stanziati.

Come si vede infatti, negli ultimi anni sono stati raccolti €700 milioni, di cui il 29% per l’Agritech e il 23% per rinnovabili. Infine, e il 15% per la mobilità sostenibile.

Tali finanziamenti hanno consentito una rapida crescita rispetto al 2021, pari al +42%, tuttavia la vocazione sostenibile non arriva al 3% del totale.

 

Economia e finanziamenti

Le nostre startup “greentech” oltre ad essere ben improntate su determinati ambiti, sono decise sul campo di reinvestimento.

Non a caso, la maggior parte finanzia la ricerca e lo sviluppo (58%) ossia, le basi sui cui esse stesse si sorreggono. In secondo piano ma sempre con un’alta percentuale, troviamo il Marketing (21%).

      

Senza dubbio, questa nuova ondata di finanziamenti è dovuta anche alle nuove regole delle banche legate agli ESG.

Molte rilasciano finanziamenti ai richiedenti, solo se rispettano i criteri di sostenibilità, gli ESG, di modo che ci sia un cambiamento più rapido e sicuro.

A rafforzare tale concetto, si riscontrano le richieste del 69% degli investitori. Questi ultimi, nel 2022 hanno chiesto specificamente i dettagli sulla sostenibilità delle imprese in cui avrebbero investito.

      

Nonostante ciò, generalmente i fondi arrivano da risorse nazionali per l’87%, mentre sono ancora pochi i capitali stranieri.

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