Efficienza energetica

Ue: trovato l’accordo per la Direttiva Efficienza Energetica.

By : Aldo |Marzo 12, 2023 |Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, menoconsumi |Commenti disabilitati su Ue: trovato l’accordo per la Direttiva Efficienza Energetica.

Dopo mesi di proposte, l’Unione europea ha finalmente trovato la quadra per quanto riguarda l’efficienza energetica.

    

La modifica

Il 10 marzo, il Parlamento e il Consiglio europeo sono arrivati ad un accordo rispetto ai nuovi obiettivi sulla direttiva efficienza energetica.

Dopo una lunga trattativa con l’Esecutivo, è stato posto un nuovo target che gli stati membri dovranno seguire e raggiungere entro il 2030.

Perciò le nazioni dovranno garantire una riduzione collettiva del consumo energetico finale dell’11,7% in più, rispetto al livello prefissato precedentemente.

      

In concreto

Questa come tante altre norme, è parte del pacchetto “Fit for 55”, che
“si riferisce all’obiettivo dell’UE di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Il pacchetto proposto mira ad allineare la normativa dell’UE all’obiettivo per il 2030.” (www.consilium.europa.eu/it/)

Pertanto, si mira ad aumentare il risparmio energetico, limitandone l’uso e lo spreco.

La normativa, aveva fissato il target di risparmio al 32,5% sull’energia impiegata, ma la modifica da poco accordata, alza il livello della stessa.

Questo sarà possibile grazie a linee e contributi nazionali stabiliti dai Paesi nei nuovi PNIEC (Piani nazionali integrati energia e clima).

Gli stati terranno conto della formula di calcolo fornita nella direttiva, puntando sulle caratteristiche di ciascun paese. Per di più, si considerano il Pil pro capite, l’intensità energetica, lo sviluppo delle rinnovabili e il potenziale di risparmio.

       

Cambio delle cifre

Tale modifica nella Direttiva efficienza energetica, determina un nuovo limite massimo al consumo finale di 763 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio).

Mentre per il consumo primario (incluso quello per produzione e fornitura) si parla di 993 milioni di tep: tuttavia solo il primo è vincolante.

E comunque, la normativa prevede la possibilità di discostarsi dal target del 2,5%.

Quindi l’Esecutivo avrà il compito di analizzare tutti i contributi nazionali dei paesi. Questi ultimi dovranno assicurare tagli dei consumi finali dell’1,3% entro il 2025 e poi passare al 1,9% nel 2030.

In più si dovrà applicare delle soluzioni in caso di gap con il risultato previsto, per via del “meccanismo di riempimento del divario”.

      

A chi è riferita?

La normativa verrà applicata negli stati membri dell’Unione europea a tutti i livelli amministrativi, da quello locale al nazionale.

I settori compresi sono quelli delle imprese, edifici, data center e quello della pubblica amministrazione. Nello specifico, proprio l’ambito pubblico dovrà tagliare il consumo finale dell’1,9% ogni anno.

Diversamente, gli immobili pubblici dovranno garantire che almeno il 3% di essi, venga riconvertito in edifici a zero consumo e emissioni.

      

Dunque, a breve verrà approvata la nuova stretta europea sul consumo energetico. Seppur sia rigida, potrà favorire lo sviluppo sostenibile se verranno raggiunti complessivamente i target decisi.

Bisogna solo impegnarsi agendo per via delle nuove soluzioni e vedere il risultato.

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Grazie all’agrivoltaico, è possibile produrre energia su un terreno coltivato.

By : Aldo |Febbraio 22, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |0 Comment

Il dissenso generale nei confronti del solare è ancora presente soprattutto in Italia.

Ma la ricerca di nuove tecnologie non si ferma mai e l’agrivoltaico è una delle recenti scoperte sostenibili che potrebbe cambiare il parere della società.

 

L’agrivoltaico

L’argivoltaico è una tecnologia che unisce l’agricoltura al fotovoltaico permettendo una duplice fruizione di un solo terreno, riducendo l’abbandono dei suoli.  Il sistema è stato studiato in modo dettagliato al punto che i vantaggi offerti sono alquanto rilevanti per la sostenibilità a breve termine.

Non a caso l’Europa ha promosso un progetto nel programma Horizon Europe, al quale collaborano 18 realtà (centri di ricerca e imprese) . Lo scopo dell’iniziativa è esattamente quello di cambiare l’idea che il solare possa sottrarre suoli all’agricoltura, quando in realtà può solo raddoppiare i suoi benefici.

Infatti, il messaggio che vuole essere diffuso è che l’agrivoltaico possa aiutare in maniera concreta l’ambiente ma soprattutto anche le piccole aziende.

 

I vantaggi

Come affermato nel paragrafo precedente, i pro di tali innovazioni sono tanti e soddisfano le nuove necessità delle imprese agricole.

Sicuramente il primo beneficio è la riduzione del consumo del suolo, poichè gli impianti sono situati anche a 3 metri di altezza sopra le colture.  Proprio in questo modo è possibile fruire dei terreni duplicemente, garantendo anche la riduzione del loro abbandono, in modo specifico quelli a rischio desertificazione.

Possono anche integrare e migliorare l’agricoltura poiché aumentando l’ombra sul suolo, sono capaci di diminuire l’evapotraspirazione senza, perciò, ridurre la radiazione solare. In aggiunta, il fotovoltaico può stimolare nuove professionalità, creando nuovi posti di lavoro, migliorando le competenze tecnologiche e anche l’economia locale.

Ci sono degli ottimi vantaggi anche nel settore energetico. Sebbene sia ancora poco sviluppato, l’agrivoltaico conta 32MW di serre fotovoltaiche che possono generare all’anno oltre 44 mln di kWh.  Analogamente, questo tipo di integrazione può essere estesa anche agli allevamenti, come agrivoltaico zootecnico, già in sperimentazione in Cina.

La burocrazia

Come in tanti altri casi, la burocrazia resta un grande ostacolo per le realizzazioni di opere più grandi, o semplicemente per la diffusione dell’installazione.  Nello specifico, mancano dei decreti attuativi che non sono stati emessi nel 2022 e delle linee guida nazionali.

Un ulteriore questione da risanare è la mancanza di una rete tra regioni e di comunicazione tra paesi vicini per la cooperazione. Questo anche in virtù degli obiettivi del PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030), per i quali serve una struttura organica.

Il progetto

L’entourage di imprese e centri di ricerca mira a sviluppare delle tecnologie adattabili a vari assetti colturali e a migliorare la standardizzazione dell’opera.  

Sicuramente è un piano che prevede un’attenta cura ai dettagli per i fattori determinanti l’efficienza dell’installazione. Tra questi l’altezza, la distanza tra pannelli, il posizionamento rispetto alle piante, le strutture usate ed altro.

Quindi per avere un programma vincente, oltre ai finanziamenti ed alle tecnologie, servono aiuti e contatti dunque connessioni tra città, province e regioni. Dove la rete non serve solo a scopo di marketing e di organizzazione ma anche per il repowering di impianti esterni.  Acnor di più delle connessioni servirebbero delle regole, in modo tale che il paese possa cambiare allo stesso modo, nello stesso tempo, ovunque.

L’intero progetto finanziato dall’Ue con 5 milioni di euro include l’ENEA e la EF Solare, collaboratori spagnoli, olandesi e belgi. Tali paesi hanno avviato delle sperimentazioni con caratteristiche diverse per poi raccogliere tutti i dati che serviranno per sviluppare una seconda tecnologia.

L’idea è di creare un algoritmo che possa in futuro ottimizzare la produzione elettrica e agricola della coltura in esame.

Se l’Europa ha da poco celebrato il sorpasso delle rinnovabili rispetto al gas, l’Italia non può dire lo stesso. Servirebbe infatti, una volontà comune che consenta un cambiamento rilevante nel settore burocratico e in quello finanziario.
Fortunatamente esistono i progetti europei che fanno da apripista a future iniziative locali, che si attendono con grande curiosità.

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Stop a diesel e benzina entro il 2035: la legge del Parlamento Europeo per una maggiore sostenibilità.

By : Aldo |Febbraio 20, 2023 |Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, menomissioni, obiettivomeno emissioni |0 Comment

Il Parlamento Europeo punta al raggiungimento dei vari obiettivi sostenibili dell’Unione e di conseguenza è sempre più attento ad ogni particolare.

   

Il provvedimento


Il parlamento di Strasburgo ha finalmente approvato la nuova legge per raggiungere un obiettivo fondamentale, ossia quello delle auto ad emissioni zero.

Si parla della nuova direttiva per la quale la vendita di macchine a diesel e benzina si fermerà nel 2035; tra queste sono incluse anche le ibride.

Tale decreto ha lo scopo di eliminare le emissioni di CO2 scaturite dall’uso delle automobili, ma di seguito saranno compresi anche furgoni e autobus.

    

In cosa consiste

Con il regolamento 2019/631/CE l’Unione Europea dichiara che dal 1° gennaio 2035 non sarà possibile la vendita di auto a benzina o diesel. Da quella data, infatti, tutti i veicoli leggeri che verranno messi in commercio dovranno essere a zero emissioni.

La scelta della direttiva mira al raggiungimento degli obiettivi nel quadro delle misure previste dal piano “Fitfor55” (un insieme di riforme per ridurre l’impatto ambientale).

     

Tuttavia, i  veicoli immatricolati prima del 2035 non cambierà nulla; pertanto, sono stati fissati dei target per arrivare al traguardo finale. Si tratta di tagli della CO2 entro il 2030 al 55% per le auto e al 50% per i furgoni.

Poi nel 2025, come passo intermedio, la Commissione presenterà una nuova tecnica di analisi dei dati.  Servirà per esaminare e comunicare i valori sulla CO2 che viene emessa durante tutto il ciclo di vita dai velivoli presenti nella comunità europea.

   

Invece entro il 2026, sarà supervisionata la differenza tra i limiti di emissione e i dati reali del consumo di carburante ed energia. In questo modo la commissione potrà consigliare dei metodi ai costruttori, per adeguare le emissioni di CO2 proponendo delle misure per migliorare la produzione.  

Inoltre, proprio i costruttori di piccoli volumi godranno di una deroga di un anno. Questa è riferita quindi a chi produce dalle 100 alle 10 mila auto o dai mille ai 22 mila furgoni.  Tutti coloro che sono al di sotto di tali valori saranno esclusi dal decreto.

     

L’iter burocratico

Sebbene sia servito molto tempo per pensare dettagliatamente a tale direttiva, il parlamento l’ha approvata con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astensioni.

Effettivamente i vincoli erano stati già discussi nel Consiglio di ottobre 2022 e solo dopo una lunghissima trafila legislativa sono stati concordati con l’intera Unione. Secondo Jan Huitema (Renew, NL)


“il regolamento incoraggia la produzione di veicoli a emissioni zero e basse. Contiene un’ambiziosa revisione degli obiettivi per il 2030 e un obiettivo di zero emissioni per il 2035, che è fondamentale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.”

         

Ulteriori cambiamenti

Ulteriori proposte saranno presentate prossimamente per incorporarle nel nuovo regolamento. Oltre alle automobili saranno inclusi autobus e camion, che dovranno ridurre le emissioni del 90% entro il 2040 per rispettare il target delle emissioni zero.

Nello specifico la riduzione avverrà in maniera graduale del 45% nel 2030, del 65% al 2030 e del 90% al 2040.

Il fatto che la Commissione europea stia promuovendo e approvando leggi come questa, dimostra la forte volontà dell’Unione di cambiare il futuro.

   

Sebbene i dati affermino che i trasporti producano l’1% delle emissioni di CO2, le auto sono responsabili del 71% della piccola cifra. Di conseguenza direttive che mirano a ridurre vertiginosamente questo trend, sono fondamentali anche se il tempo previsto per concretizzarle sia ristretto.

Anche in questo caso si tratta di passi in avanti di grande importanza.

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RECO2 recupera scarti industriali per una bioedilizia a basso impatto ambientale.

By : Aldo |Gennaio 29, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, menoconsumi |0 Comment

Non mancano idee ai giovani italiani che creano sempre più startup per migliorare il futuro e il pianeta.

RECO2

RECO2 è una realtà nata dall’idea di 4 giovani della provincia di Frosinone, che di fronte ad uno scenario di degrado hanno deciso di agire.
Un giorno Desirè Farletti (COO di RECO2) tornando a casa, si trova davanti una discarica a cielo aperto: era piena di copertoni bruciati illegalmente. Da quel momento, ha deciso di agire concretamente per migliorare la situazione ed aiutare il pianeta.

Nel 2017, nasce RECO2 che prende piede tra le startup italiane, tanto da partecipare a convegni nazionali e programmi internazionali, vincendo premi di grande prestigio.

L’impresa innovativa lavora nel campo della bioedilizia, con la missione di renderlo più sostenibile e di sviluppare maggiormente il concetto di economia circolare.

Già il nome rappresenta a pieno l’idea di una realtà “green”: con l’incipit R, che riprende i processi di riciclo, riuso e riduzione. Poi abbiamo la CO2, problematica e/o argomento non centrale del gruppo ma importante per gli sviluppi delle loro produzioni. 

L’autenticità della startup

Le fondamenta della società si basano sull’idea di recuperare e trasformare materie prime seconde inorganiche per creare nuovi prodotti per la bioedilizia.

L’intero piano è infatti correlato all’evento che ha condotto alla nascita della startup. I giovani hanno pensato di lavorare proprio con quei materiali che trovarono nella “discarica”; quindi scarti di varie produzioni industriali e pneumatici usati.

Infatti, dall’uso di scarti minerari, dell’acciaio, del vetro, degli pneumatici usati e lavorazioni di ceramiche, sono riusciti a creare nuovi prodotti per l’edilizia green.

L’operazione è possibile grazie ad un processo di attivazione chimica e una conseguente produzione a basso impatto ambientale.

  

Prodotti

Il principale prodotto, nato dalle menti dei 4 fondatori, è il Vytreum.

Un materiale ceramico-cementizio, composto per il 95% da materie prime seconde divise per il 50% da scarti minerari e 50% da scarti metallurgici.

Inoltre, è un prodotto resistente e con bassi valori di porosità, creato con una tecnologia brevettata dall’impresa stessa.

Si tratta di una “clean technology” che permette di ridurre costi di produzione, consumi ed emissioni di CO2 rispetto ai soliti metodi.

Al contrario delle altre produzioni, il Vytreum viene realizzato con temperature inferiori ai 100°C per mezzo dell’attivazione chimica a freddo (brevettata da RECO2). Dopodiché si ha una fase di betonaggio che spesso avviene in impianti di terzi esterni, che mettono a disposizione i loro stabilimenti.

L’nnovazione garantisce un risparmio dell’80% sui costi energetici e una riduzione del 95% del consumo d’acqua paragonato ai processi di pavimentazioni in ceramica.

Il prodotto si adatta a varie applicazioni, civili, industriali, di pavimentazione esterna e interna, soprattutto perchè con la stampa in 3D possono scegliere qualsiasi forma.

I prossimi passi.

Dopo Vytreum, RECO2 pensa al futuro e porta avanti programmi di ricerca e sviluppo per nuove creazioni.

Il piano è quello di produrre rivestimenti o prodotti per l’isolamento termoacustico, sempre con il 100% di materiali riciclati e il 90% di emissioni di CO2 in meno.

Quello che sicuramente non manca alla startup sono le idee innovative, per dare valore agli scarti ed incrementare l’economia circolare.   

Con una lista piena di premi nazionali, locali, per programmi di innovazione e finanziamenti, RECO2 può solo crescere aiutando la Terra.

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natale sostenibile

Natale sostenibile: come affrontare il caro prezzi senza rinunciare alla magia delle feste.

By : Aldo |Dicembre 22, 2022 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, obiettivomeno rifiuti, plasticfree, Rifiuti |0 Comment

Mancano poche ore a Natale e qualche giorno a Capodanno, i prezzi sono alle stelle ma non si vuole rinunciare a nulla. La sostenibilità ci aiuterà anche in questo caso.

natale sostenibile

Regali

Il Natale è la festa più consumistica al giorno d’oggi e il simbolo di questa ricorrenza è senza dubbio il regalo. I dati della Coldiretti parlano chiaro: la crisi ha determinato un calo del 7% (rispetto al 2021) per quanto riguarda la spesa natalizia. Quest’ultima, infatti, ammonterà all’incirca a 177 euro a testa.

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Tuttavia, il 31% degli italiani hanno cambiato il genere di regali, puntando molto più su idee originali e artigianali, tipiche dei mercatini di Natale. Questa scelta rientra tra le tante soluzioni sostenibili, che contemplano l’acquisto di prodotti locali, di qualità evitando la grande distribuzione.

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Un’altra attenzione riguarda l’imballaggio, per il quale si può usare carta di altri regali o di giornale, garantendo una produzione minima di rifiuti.

Invece, se proprio non si può fare altrimenti dello shopping online, è preferibile scegliere i vestiti con cura per evitare la richiesta di un reso. Sicuramente anche una spedizione ecologica sarebbe meglio di quella tradizionale, per ridurre le emissioni.

Illuminazioni


Le luci di tutti i colori creano l’atmosfera tipica delle feste, ma quest’anno terrazzi e giardini potrebbero restare spenti a causa della crisi.

É stato calcolato che tutte le illuminazioni emettono 651 tonnellate di CO2 (pari alle emissioni di 6.000 automobili in un anno). In Italia, si tratta di una somma totale di 30 milioni di euro per l’intero periodo natalizio. La spesa per ogni famiglia sarà all’incirca di 1,70 euro in bolletta della luce, un euro in più rispetto al 2021.
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Per evitare una bolletta salata, esistono le luci a LED che consumano fino all’80% in meno di quelle tradizionali. Meglio ancora i LED ad energia solare che sono più sicuri, consumano meno e hanno una durata superiore di ¼ rispetto alle altre.

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Cibo

Secondo Assoutenti:

“Imbandire le tavole quest’anno costerà agli italiani 340 milioni di euro in più”

Il Codacons ha dimostrato che proprio pandori e panettoni, hanno visto aumenti dal 37% al 59%, forse i dati più significanti. Non sono di meno il burro (+41,7%), l’olio di semi (+52,3%), il sale (+49%) e il riso (+35,3%). Nonostante i prezzi alle stelle, sembra che il problema più grande resti quello del cibo sprecato.

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Si, per quanto riportato dalle analisi tra Natale e Capodanno, in Italia, 440 mila tonnellate di cibo vengono buttate. Una cifra surreale che corrisponde ad una perdita di 50 euro per famiglia, secondo la campagna “Food We Want” dell’Unione europea, promossa dall’Istituto Oikos.

Teniamo a mente che 1 tonnellata di rifiuti alimentari produce 4,2 tonnellate di CO2.

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Per tutte queste ragioni, sarebbe opportuno pensare in modo sostenibile il menu di ogni “CENONE”, per evitare le perdite descritte sopra.  Partendo dalla spesa, è fondamentale scegliere prodotti locali e di stagione, in quantità giuste, preferendo prodotti sfusi (evitando quindi la plastica).

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In cucina invece la regola è non buttare nulla, scegliendo ricette antispreco, conservando gli alimenti nel modo giusto. L’ultimo consiglio (e non per importanza), è quello di dividere il cibo e portarlo a casa dopo una serata tra amici o parenti.

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Per concludere

Il Natale è diventato con gli anni una festività più consumistica che religiosa, ma non per questo siamo legittimati a inquinare di più.

Quindi oltre alle soluzioni presentate, sarebbe notevole spostarsi senza macchina, visto il traffico automatico di queste giornate. Le illuminazioni a casa dovrebbero essere accese solo in determinati lassi di tempo, per poter risparmiare energia.  I regali possono essere oggetti, vestiti, libri di seconda mano.

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La sostenibilità permette all’uomo di risparmiare in tanti ambiti, con la garanzia di non inquinare ulteriormente il pianeta: ricordarlo anche a Natale è opportuno.

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terreni

Terreni inutilizzati censiti per la sostenibilità grazie a Cererly e Urban Farmer.

By : Aldo |Dicembre 21, 2022 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, menomissioni |0 Comment
Urban-Farmer

Andrea Guarassi e Aren Hoxha creatori di Cererly e Urban Farmer

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Dall’informatica all’agricoltura

Andrea Guarrasi e Aren Hoxha, amici di una vita con un passato nel campo dell’informatica hanno cambiato vita scegliendo l’agricoltura e la sostenibilità.

Rendendosi conto dell’elevato livello di abbandono di terreni nella loro Puglia hanno sviluppato Cererly e Urban Farmer.  

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‎‎Urban Farmer

É una startup nata dall’intuizione di Andrea Guarrasi sull’uso di terreni incolti e il desiderio di Aren Hoxha di creare FarmVille nella vita reale.
Da lì è nato un progetto rivolto ad agricoltori e consumatori attenti alla sostenibilità ed ai proprietari di terreni incolti.

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Hanno creato una realtà per la quale il proprietario del terreno può coltivare prodotti nel rispetto dell’ambiente ed incrementare l’economia locale. Come? Dal sito, può vendere i suoi prodotti di stagione e a km 0, ed offrire anche una “Farming experience” ai suoi clienti.

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Cererly

È la piattaforma online che affianca Urban Farmer e permette di mappare i terreni incolti che possono essere riutilizzati per l’agricoltura o per il fotovoltaico.

L’iniziativa è volta al recupero del suolo, per combattere i cambiamenti climatici e allo stesso tempo riqualificare il loro paese.

Tale censimento offre un servizio minuzioso volto alla collaborazione tra cliente e proprietario del terreno (che siano enti, aziende o privati).

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Chiara Scialdone, advisor di Urban Farmer, spiega:

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“Il proprietario del terreno può inserire gratuitamente nella piattaforma i dati relativi al suo appezzamento […] Dopodiché un algoritmo di Cererly incrocia queste informazioni con i dati catastali, le processa e restituisce un report di fattibilità per progetti sostenibili su quel terreno con il vantaggio anche di snellire l’iter burocratico”.

Si mira infatti a colture di alberi da frutto, foreste urbane, piante per la fitodepurazione di suolo e aria.

Tuttavia, i terreni sono adibiti ad impianti fotovoltaici nel caso in cui non avessero le caratteristiche per la coltivazione.

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Si stima che con meno dell’1% di questi appezzamenti, si potrebbe raggiungere l’obiettivo dell’Agenda 2030 italiana: i 70 GW di energia rinnovabile.

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Risultati

Gli inventori hanno già registrato 75 ettari di terreni solo in Puglia e per questo hanno fatto un appello alle autorità regionali:

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“Il nostro portale è a vostra disposizione, gratuitamente: incontriamoci”.

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I due tarantini collaborano anche con l’Università di Bari, per un progetto su biogas e fertilizzante bio ed economico.

Per quanto analizzato, un cambio d’uso di 3,5 milioni gli ettari di terre inattive, creerebbe un valore di 3 miliardi di euro all’agricoltura. 5,3 miliardi di energia rinnovabile.

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Le cifre parlano da sole e portano in alto la scelta interdisciplinare di Cererly e Urban Farmer in nome della sostenibilità. 

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fusione nucleare

Fusione nucleare: la scoperta attesa per anni dalla scienza, non è proprio come viene descritta.

By : Aldo |Dicembre 19, 2022 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, menomissioni |0 Comment

Il 13 dicembre il Washington Post annuncia una svolta nel campo energetico.
In realtà si tratta di una possibile soluzione futura ma solo in alcuni ambiti.

 

La scoperta

Si aspettava questo momento da anni. Il 13 dicembre gli scienziati della National Ignition Facility nei Lawrence Livermore National Laboratory sono riusciti a produrre energia in eccesso da una fusione nucleare.

Non era mai successo prima e la notizia è risuonata nel mondo intero come la concretizzazione di un evento impossibile agli occhi di tutti.

In questo esperimento infatti sono stati prodotti 2,5 MJ di energia attraverso un processo di fusione a confinamento inerziale, alimentato da 2,1 MJ. Questo significa che è stato ottenuto il 19% di energia in eccesso.

Il meccanismo delle stelle

Il meccanismo è lo stesso che agisce all’interno delle stelle: due atomi di idrogeno si fondono per crearne uno di elio, generando energia.

Nel caso specifico, si tratta di fusione a confinamento inerziale, un insieme di microesplosioni ottenute dal bombardamento di piccole sfere di deuterio e trizio. Le sfere sono colpite da fasci di laser ad alta energia che le riscaldano attivando l’implosione del combustibile (deuterio e trizio).
Di conseguenza la temperatura permettere di raggiungere la condizione iniziale della fusione.

In laboratorio sono stati usati 192 raggi laser ad altissima energia ed una sfera piccola quanto un grano di pepe, in cui la fusione ha raggiunto 3 milioni di gradi.
La grande scoperta è proprio quello di essere riusciti a produrre più energia di quella consumata nella reazione, in un laboratorio.

 

Il futuro

Questa scoperta è senza dubbio un raggiungimento incredibile della storia della scienza (soprattutto quella americana), ma non è esattamente quello che hanno riportato i giornali.

É stata raccontata come una soluzione sostenibile, il Washington Post la considera “il Sacro Graal” dell’energia senza emissioni di carbonio ed è presentata come soluzione più ecologica per varie caratteristiche. Tra queste una minore produzione di radiazioni, scorie più facili da gestire e un minor costo di produzione.

Tuttavia, l’esperimento ha lasciato qualche dubbio per quanto riguarda tempi, step e l’utilizzo del processo.

 

Gli inconvenienti

La fusione non potrà essere usata per produrre energia a scopo civile, perchè mancano dei passaggi fondamentali.  Come dichiarato da Kim Budil, direttrice del Lawrence Livermore National Laboratory:

«Questa è stata l’accensione, una volta, di una capsula ma per ottenere l’energia commerciale da fusione […] Bisogna essere in grado di produrre molti eventi di accensione per fusione per minuto e bisogna avere un robusto sistema di elementi di trasmissione per realizzarli».

Infatti, anche il tempo è un fattore limitante, poiché l’esperimento prevede una preparazione di 15 giorni, per ottenere una quantità di energia pari a 0.1 Wh.

Infine, il trizio non è facilmente reperibile ed è anche costoso. Per poter produrre un’ingente quantità di energia servirebbe una grande risorsa dell’isotopo, attualmente non disponibile.

L’ultima perplessità è correlata al fatto che l’esperimento è stato finanziato maggiormente dal Dipartimento della Difesa USA. L’obiettivo era lo sviluppo di armi che rispettino il trattato internazionale, che pone un limite alla potenza di un ordigno nucleare sperimentale.

 

In conclusione.

Il test rappresenta senz’altro un passo in avanti per la scienza, una tappa attesa dagli anni 50 che finalmente è diventata realtà.

Purtoppo però, non potremmo godere di tale scoperta in termini di energia pulita per tutti, di sostenibilità o scelta ecologica. C’è chi spera in uno sviluppo nell’arco di vari decenni, chi pensa che non si arriverà mai all’utilizzo commerciale.

Senza dubbio dobbiamo riconoscere il grande lavoro compiuto dagli scienziati.

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rolls royce easyjet

I primi test sui motori aerei ad idrogeno hanno dato esito positivo: decarbonizzazione dei voli entro il 2050.

By : Aldo |Dicembre 11, 2022 |Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, menomissioni, obiettivomeno emissioni |0 Comment

In tutti settori c’è una nuova attenzione e ricerca alla sostenibilità; ora anche nell’ambito dell’aviazione.


L’inquinamento dei voli

Gli aerei come ogni altro mezzo di locomozione inquinano l’atmosfera: nello specifico il traffico aereo comporta il 2,4% dell’emissioni globali.

Secondo l’ICCT (International Council on Clean Transportation), volare produce 285 g di CO2 per passeggero (la media: 88 persone a volo) per chilometro percorso.

L’ascesa del low cost poi, ha sdoganato l’idea del viaggio come un’esclusiva per ricchi, permettendo a tutti di volare a poche decine di euro.

Con questa “innovazione” le emissioni sono duplicate negli ultimi anni e si calcola che nel 2050 saranno 7 o 10 volte maggiori rispetto al 1990.

Il carburante sostenibile

Rolls Royce e EasyJet stanno lavorando insieme al programma Race to Zero, delle Nazioni Unite, per raggiungere un obiettivo considerevole. I due grandi nomi hanno testato un motore alimentato da idrogeno verde a terra, su un aereo dimostrativo.

Il test è stato effettuati in un impianto di prova all’aperto, nell’aeroporto militare MoD Boscombe Down (UK). Il motore utilizzato è un Rolls-Royce AE 2100-A ed è alimentato dal cosiddetto “idrogeno verde”.

Questo carburante sostenibile è fornito dall’EMEC (European Marine Energy Centre), che produce energia pulita nelle isole Orcadi (UK).

 

Il successo dello studio

Lo studio ha confermato che l’idrogeno, potrebbe rappresentare una rivoluzione nell’ambito dell’aviazione sostenibile.
Le 2 grandi società, quindi, continueranno a testare il carburante “pulito” anche sui motori Rolls-Royce Pearl 15, per poi provarli in volo.

 

Grazia Vittadini, direttore tecnico di Rolls-Royce afferma:

“…Stiamo superando i limiti per scoprire le possibilità dell’idrogeno a zero emissioni di carbonio, che potrebbero contribuire a rimodellare il futuro del volo”

Mentre Johan Lundgren, CEO di easyJet dichiara:

“…Sarà un enorme passo avanti nell’affrontare la sfida dello zero emissioni nette entro il 2050“.

Tuttavia sarebbero sorti dei dubbi per quanto riguarda le difficoltà tecniche di produzione e disponibilità di idrogeno, lo stoccaggio e le modifiche da apportare all’aereo.

Ma dati gli ottimi risultati, questa rivoluzione si presenta come una soluzione con la quale cambiare le sorti dell’aviazione e renderla più sostenibile.

Intanto le compagnie o addirittura gli stati cercano soluzioni per rimediare all’inquinamento dei voli. Per esempio, la WizzAir sta optando per il biodiesel, mentre la Francia vieterà voli nazionali se la destinazione è raggiungibile con il treno

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deforestazione

L’Unione Europea blocca l’import di chi deforesta.

By : Aldo |Dicembre 06, 2022 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, menomissioni |0 Comment

Un accordo definito “storico” dal Parlamento Europeo, che segna la fine di un’era di indifferenza.

deforestazione

La norma

L’iter legislativo, iniziato a novembre 2021, ha imposto un nuovo piano d’attacco: il blocco dell’import.


Si tratta di un freno al commercio di alimenti, prodotti con processi che coinvolgono terreni disboscati da dicembre 2020 in poi.

Cacao, caffè, soia, carne bovina, cioccolato, olio di palma entreranno nell’UE solo se le loro aziende rispetteranno i criteri imposti dal Parlamento europeo. La gomma è stata aggiunta a settembre, nella lista di prodotti, per volontà degli eurodeputati, che hanno deciso di rafforzare il provvedimento.

Tuttavia, la versione finale darà la possibilità di allargare i vincoli ad altri terreni (entro e non oltre un anno dall’entrata in vigore).

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Termini e condizioni

Come ogni accordo che si rispetti, sono state discusse regole e criteri per garantire un risultato efficiente, ma anche multe per chi trasgredirà la norma.

In primo luogo, verrà stilata una classifica sul livello di rischio di deforestazione delle nazioni, per adeguare le regole che vi saranno applicate. Le aziende invece, dovranno dichiarare l’origine delle loro merci, ovviamente non dovranno essere collegate a processi di disboscamento. In questo caso però, i livelli di controllo sono elevati, basti pensare che la vigilanza usufruirà di sistemi di geolocalizzazione delle colture tramite satellite.

Il testo, inoltre, riporta gravi sanzioni nei confronti dei trasgressori, che potrebbero pagare fino al 4% del fatturato totale annuo.

In futuro

É stabilito che dopo due anni dall’entrata in vigore, la Commissione dovrà valutare vari aspetti dell’operato.
Per esempio, potrebbe decidere di allargare i vincoli ad altri prodotti come il mais, torbiere e ecosistemi ricchi di stoccaggio del carbonio. O ancora obbligare le istituzioni finanziarie a rifiutare crediti o servizi che possono associarli ad attività di deforestazione.

Christophe Hansen (Ppe), negoziatore per il Parlamento afferma che:

«…il testo include anche garanzie per proteggere i diritti delle popolazioni indigene, i nostri migliori alleati contro la deforestazione».

Anche il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, conferma l’importanza della normativa e aggiunge:

“Occorre garantire che le importazioni di prodotti da Paesi terzi, rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee”

Ricorda anche la validità del principio di reciprocità, e i livelli di sicurezza alimentare in Europa.

“…ben l’80% degli allarmi alimentari scattati in Italia sono stati causati dai cibi importati dall’estero. In testa alla classifica […]c’è la Turchia responsabile del 13% degli allarmi alimentari scattati in Europa”.

In conclusione

La nuova legge non riguarda solo l’ambiente, come spiegato da altri enti, ma concerne vari aspetti dall’economia alla salute, dai diritti civili al biologico.

Tale normativa è anche legata all’impatto negativo che le importazioni dell’Unione hanno sull’ambiente. Purtoppo è definita come secondo distruttore di foreste tropicali, dopo la Cina, soprattutto per l’import di soia e olio di palma.

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ape

100 mila api contro l’inquinamento nell’aeroporto Marconi di Bologna.

By : Aldo |Novembre 28, 2022 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home |0 Comment

La tecnologia ci permette di avanzare sempre più nel campo della scienza, soprattutto quando si parla di un aeroporto.

In questo caso però, la tecnologia più innovativa è la natura.

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Le api

Le api, insetti nell’ordine degli imenotteri, svolgono molteplici attività in natura, come la produzione di miele e l’impollinazione.

Tuttavia, hanno un ruolo particolare, ovvero sono considerate bioindicatori della qualità ambientale, quindi, possono essere studiate e impiegate in attività di biomonitoraggio.

Il biomonitoraggio è un insieme di tecniche utilizzate per monitorare le alterazioni di un ambiente, per mezzo di organismi definiti bioindicatori o bioaccumulatori

Proprio grazie a tale caratteristica, le api sono le protagoniste di una nuovo programma di sostenibiltà.

 

L’iniziativa sostenibile

É iniziato il progetto che rientra nel più ampio Piano di sostenibilità dell’aeroporto Marconi di Bologna, riguardante il biomonitoraggio delle aree circostanti lo scalo.

L’iniziativa è in collaborazione con ERGO Consulting srl, il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari – DISTAL dell’Alma Mater, Conapi – Mielizia e Consorzio Nazionale Apicoltori.

Il programma affianca dei sistemi tradizionali di rilevamento dati, analizzati da ARPAE (Agenzia Prevenzione Ambiente Energia Emilia-Romagna) a seguito di campionamenti effettuati tra aprile e fine ottobre.

L’obiettivo del monitoraggio è quello di verificare la presenza di 10 diversi metalli pesanti e di idrocarburi policiclici aromatici nella matrici ambientali.

 

I dettagli

In un raggio di 7 km intorno allo scalo, sono disposte 8 arnie (alveari artificiali) tra i quali vivono i 100mila imenotteri.

Ogni mese vengono eseguiti prelievi di alveari, api, di miele e polline prodotti: nello specifico del miele giovane che contiene maggiori informazioni.

Claudio Porrini dell’Università di Bologna spiega infatti che:

“Ogni alveare comporta circa 10 milioni di microprelievi; è uno strumento molto potente di indagine ambientale per individuare gli inquinanti”

In tutto ciò Conapi-Mielizia mettono a disposizione le proprie arnie e le api, mentre Ergo Consulting eseguono le analisi di laboratorio.

Questi studi serviranno a creare un rapporto di sintesi che fornirà una mappa della qualità dell’aria, intorno all’aeroporto.

 

Altre iniziative

Il responsabile Sostenibilità del Marconi Tommaso Barilli dichiara:

“Proseguiremo quest’attività e decideremo quali ulteriori azioni di miglioramento della qualità dell’aria promuovere”.

Tanto è vero che è attivo un piano di sensibilizzazione all’interno dell’aeroporto, per mezzo di questionari sulla conoscenza degli insetti impollinatori.

Questo progetto è sostenuto dagli studenti universitari dell’Alma Mater di Bologna, con l’obiettivo di sensibilizzare passeggeri e lavoratori dell’aeroporto.

I dati raccolti in questi mesi sono in fase di analisi e si pensa che i primi risultati arriveranno a fine 2022.

Il piano di monitoraggio già attivo in altri scali europei e a Milano Malpensa così potrebbe rappresentare una nuova frontiera per l’azione ambientale.

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