Efficienza energetica

È possibile usare l’energia talassotermica per produrre elettricità?

By : Aldo |Agosto 20, 2023 |Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, mare |Commenti disabilitati su È possibile usare l’energia talassotermica per produrre elettricità?

Le energie rinnovabili non sono più un tabù, ce ne sono molteplici e si sviluppano in vari ambiti.

Spesso si parla anche dell’energia idroelettrica e dell’offshore, ma in pochi ricordano l’esistenza dell’energia termica oceanica.

   

Energia talassotermica

È una fonte affidabile e costante di energia rinnovabile, più rispettosa dell’ambiente rispetto alle fonti energetiche tradizionali. Nasce come una risorsa di energia che non distruggesse l’ambiente che la produce o la possiede ed è legata al mare e agli oceani del mondo.

  

Energia termica oceanica, talassotermica o mareotermica, questi sono i termini che la definiscono, oltre alla sigla OTEC che sta per Ocean Thermal Eneegy Conversion. Quest’ultima comprende l’apparato inerente, l’impianto dedicato alla produzione di energia.  Tale fonte usufruisce delle diverse temperature misurabili tra i vari livelli di mari e oceani (ossia tra la superficie e le profondità). Questa è la sua più importante caratteristica, una peculiarità che la rende completamente differente dalle altre rinnovabili. 

   

Il primo a studiarla fu l’ingegnere francese Jacques Arsene d’Arsonval, mentre il suo allievo George Claude costruì la prima stazione. Questo discreto successo risale al 1881, dopodiché non si sentì più parlare di tale tecnologia, fino agli anni ’70.  Il Giappone in quel periodo costruì degli impianti con una potenza di circa 120 kW nelle isole Hawaii, dove ancora oggi è utilizzato questo meccanismo.

    

Come funziona

La tecnologia alla base dell’energia talassotermica è sviluppata sulla differenza delle temperature che esistono tra i diversi livelli di oceani e mari.

Si tratta di un prototipo che può generare elettricità 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, senza emissioni di CO2. Tale variazione (o “gradiente termico”) determina la produzione di una buona quantità di energia. Per esempio, per 60 Km2 di mare esposto al sole, si può produrre tanta energia quanto quella fornita da 250 miliardi di barili di petrolio. *

 

Ma come funziona un OTEC? Un impianto per l’energia talassotermica è attivo grazie ad un ciclo chiuso, aperto o ibrido a seconda della tecnologia scelta.

  

  • Ciclo chiuso: l’acqua calda consente l’evaporazione di un liquido interno, creando un aumento di pressione che fa girare una turbina collegata ad un generatore. Successivamente l’acqua fredda permette di ricominciare il ciclo da capo, quando l’ammoniaca (il liquido interno) torna allo stato liquido.
  • Ciclo aperto: in questo caso, il liquido utilizzato è la stessa acqua calda, che viene espulsa una volta desalinizzata e raffreddata alla fine del processo.
  • Ciclo ibrido: mescola i due cicli in modo efficace; pertanto, risulta il più complesso.

In generale sia l’acqua calda raffreddata, che l’acqua fredda riscaldata, vengono scaricate nell’oceano dopo essere passate attraverso gli scambiatori di calore. Per far sì che un OTEC funzioni è necessario un gap di temperatura di almeno 20°C tra le profondità delle acque e la loro superficie.

   

Tra i vantaggi di tale tecnologia, si riscontra la capacità di poter contribuire all’alimentazione elettrica di base grazie ad una disponibilità stabile e costante. Questo perchè il suo potenziale è molto più elevato di altre forme di energia oceanica. Addirittura, si potrebbero produrre fino 10.000 TWh /anno di elettricità con l’OTEC, senza danneggiare la struttura dell’oceano. Di certo, questo valore è raggiungibile solamente in alcune aree, come per esempio quelle tropicali, dove il gradiente termico è maggiore di 20°C durante tutto l’anno.

Un secondo ed importante vantaggio è la sua multifunzionalità: un OTEC può essere integrato nella dissalazione dell’acqua, nella sua produzione o in quella dell’aria fredda.

   

*(Stime del National renewable energy laboratory – Nrel)

    

La situazione odierna

Oggi nel mondo esistono vari impianti in attività, alcuni dei quali sono esclusivamente delle installazioni dimostrative. Come è stato già riportato, il Giappone possiede degli impianti; attualmente conta due OTEC sperimentali da 30 e 100 kW. Tuttavia, ne sta ultimando un terzo da 1 MW di potenza.

Altre installazioni attive si trovano nell’isola della Reunion (da 15 kW) e nelle Hawaii (da 105 kW) connesse alla rete elettrica. I progetti però non sono finiti qui perchè ne sono stati pianificati altri in India, Bahamas, Filippine, Maldive e Sri Lanka.

    

Tra questi è presente anche il progetto di ricerca europeo denominato PLOTEC, finanziato con oltre 1 milione di euro dall’Unione Europea. Il programma prevede la pianificazione di una piattaforma in grado di resistere agli effetti meteorologici estremi degli oceani tropicali.  Tale progetto ha l’obiettivo di definire un modello di costo accessibile per quei luoghi e una convalida del sistema in scala reale.

   

Sicuramente delle strutture simili avranno bisogno di maggiori manutenzioni a causa dell’azione dell’acqua e del sale disciolto in essa. Pertanto l’Università delle Hawaii e dal Pacific International Center for High Technology Research ha rilasciato dei dati per quanto riguardano i costi dell’impianto. La stima per un OTEC di 5MW va dagli 80 ai 100 milioni di dollari in cinque anni.

    

Ovviamente sono installazioni esposte a molti rischi ed è per questo che finora gli investimenti sono stati indirizzati altrove. Purtroppo, non c’è un ampio margine di manovra, d’altro canto si possono migliorare quotidianamente le caratteristiche di un OTEC, soprattutto se possono portare ulteriori benefici.

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L’Europa approva la Nature Restoration Law: obiettivi, target e disaccordi.

By : Aldo |Luglio 14, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su L’Europa approva la Nature Restoration Law: obiettivi, target e disaccordi.

L’Unione Europea è una delle comunità più virtuose per quanto riguarda la sostenibilità e l’ambiente. A volte però in Parlamento, non sono tutti d’accordo e degli obiettivi importanti faticano ad essere raggiunti.

    

L’atteso “SI”

Finalmente dopo vari tentativi, è stata approvata la legge per il ripristino della natura (Nature Restoration Law). La norma è passata al voto più volte ma mercoledì 12 luglio il parlamento europeo l’ha approvata con ben 366 voti favorevoli.

Questa vittoria, raggiunta con fatica, determina un punto di svolta per la salvaguardia della natura, dei suoi habitat e non solo.

Già a maggio 2020 venne pubblicata la strategia europea per la biodiversità (per il 2030). Durante il 2021 ci sono stati vari incontri per definire i punti della nuova norma proposta poi a giugno 2022.

La legge è stata approvata con 366 voti favorevoli e 300 contrari. Purtoppo questo risultato dimostra come ancora molti governi non abbiano capito l’importanza della proposta, che porterebbe benefici sia al pianeta che all’uomo.

   

Cosa prevede la legge

Gli obiettivi della legge mirano al ripristino degli ecosistemi, degli habitat e delle specie delle terre e dei mari dell’unione europea.

Questo per consentire il recupero duraturo e sostenibile della biodiversità e della natura resiliente. In più è necessaria per contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’UE in materia di mitigazione e clima adattamento al clima.

Un ulteriore motivo per il quale era opportuno approvare questa legge è quello di rispettare gli impegni internazionali. Questi obiettivi saranno supportati da svariati target che determinano la riuscita di tale “sfida” con il cambiamento climatico.

  

I target

Lo scopo generale è quello di proteggere almeno il 20% delle aree marine e terrestri dell’UE entro il 2030. Con esse tutti gli ecosistemi che hanno bisogno di un ripristino entro il 2050. Questo sarà possibile per mezzo di tante azioni specifiche sviluppate in ogni paese dell’Unione, descritte di seguito.

Un primo ambito è quello legato alla legislazione esistente, (per zone umide, foreste, praterie, fiumi e laghi, brughiera e macchia, habitat rocciosi e dune). Si intende migliorare e ripristinare gli habitat su larga scala e le popolazioni di specie migliorando e ampliando i loro habitat.

    

Nello specifico verranno sviluppati progetti di salvaguardia di habitat e specie, tra questi programmi per:

   

  • gli insetti impollinatori, fondamentali per l’agricoltura e quindi anche per l’uomo. Per questo, servirà un’inversione del declino delle loro popolazioni entro il 2030, anche grazie alla riduzione dei pesticidi chimici del 50% entro il 2030;
  • il settore agricolo, per il quale la legge la legge mira all’aumento delle farfalle dei pascoli e degli uccelli dei terreni agricoli. Si parla inoltre di un aumento dello stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati e di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche di elevata diversità. Infine, si punta alla riumidificazione delle torbiere prosciugate per un maggiore assorbimento di carbonio;
  • gli ecosistemi forestali, per i quali si ripristineranno la connettività forestale, l’abbondanza di uccelli forestali comuni e non solo. Saranno inclusi progetti per lo stock di carbonio organico e il ripristino di foreste irregolari e invecchiate.
  • gli ecosistemi urbani, che non dovranno subire alcun tipo di perdita netta di spazio urbano verde entro il 2030. In più si richiede un aumento (minimo del 10%) della superficie totale coperta da spazio urbano verde entro il 2040 e il 2050.

Passando invece all’ambito marino e acquatico, sono previsti altri piani (più o meno simili a quelli della terra ferma. Si parla quindi di:

   

  • ripristino di habitat marini. Tra questi fondali marini o fondali sedimentari che definiscono grandi benefici anche per mitigare il cambiamento climatico. Tuttavia, c’è una maggiore attenzione per le specie marine ioniche come delfini e focene, squali e uccelli marini.
  • connettività fluviale. In questo campo, si vuole identificare e rimuovere le barriere che impediscono la connettività delle acque di superficie. Questo serve affinché almeno 25 000 km di fiumi siano ripristinati in uno stato di flusso libero entro il 2030.

 

La legge fondamentale per il recupero di biodiversità, garantendo una maggiore sicurezza alimentare e che porterà benefici anche economici…. Non poteva non essere approvata. Si stima infatti che gli investimenti in tali progetti porteranno fra gli 8 e i 38 euro in benefici, per ogni euro speso.

     

È una vittoria che dimostra anche quanto si sia ampliata la consapevolezza delle persone. Infatti, oltre alle associazioni ambientaliste d’Europa, i giovani dei movimenti verdi si sono schierati 6000 scienziati europei. Oltre a loro numerosi accademici e oltre 1 milione di cittadini che hanno firmato un appello per il “sì”.

    

Gli investimenti dell’UE ammontano a 10 milioni di euro. A questi si aggiungeranno i cofinanziamenti di 16 Paesi europei, che metteranno a disposizione i propri mezzi per le attività di ricostruzione del capitale naturale.

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I contenziosi climatici possono effettivamente contrastare il cambiamento climatico?

By : Aldo |Luglio 06, 2023 |Acqua, Efficienza energetica, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su I contenziosi climatici possono effettivamente contrastare il cambiamento climatico?
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Negli ultimi anni l’attenzione verso la questione climatica è cresciuta per via di una maggiore informazione, nuovi studi e corsi universitari.

Contemporaneamente si è ampliato il campo dell’attivismo che cerca quotidianamente di cambiare le cose… Ma gli attivisti riusciranno davvero a fare la differenza?

   

Gli esiti positivi

Secondo il monitoraggio annuale della London School of Economics, i casi positivi di processi per il clima contro governi e imprese sono in crescita.

L’analisi presenta cifre rilevanti di cui però si parla poco. Questi dati dovrebbero essere resi noti ad una maggior parte della popolazione, di modo che tutti capiscano quanto sia importante l’attivismo al giorno d’oggi.

Infatti, lo studio afferma che in tribunale gli esiti positivi sono più del 50% e di solito le aziende sono gli enti più accusati.

    

Nonostante ciò, a prescindere dall’esito del contenzioso, portare in tribunale un’impresa o un governo, ha sempre un grande impatto nel mondo.

L’analisi, infatti, riporta che le cause sul clima hanno comunque degli effetti indiretti significativi, anche per chi viene accusato. Questo perchè, un contenzioso, anche se climatico, può diventare un precedente per processi futuri. A quel punto l’accusato è obbligato a correggere il tiro delle sue azioni, per non incappare nuovamente in un caso simile, partendo però svantaggiato.

    

I numeri dell’attivismo

La crescita di tali pratiche ha registrato un picco di 2.341 casi totali nel 2021: di questi 1.557 (ossia i 2/3) risalgono a dopo il 2015.  

Nell’arco di un anno, tra maggio del 2022 e maggio del 2023 sono stati avviati altri 190 contenziosi, di cui 7 in paesi ancora “intonsi”.  Tra questi Bulgaria, Cina, Finlandia, Romania, Russia, Thailandia e Turchia.

Seppur le cause contro i governi sono diminuite dal 70% al 54%, le imprese continuano ad essere condannate maggiormente per quanto riguarda il climate washing.

   

Le aziende nel mirino

Le cifre parlano chiaro: negli ultimi 7 anni sono state intentate 81 cause di cui 27 nel 2021 e 26 nel 2022.

Solitamente le aziende vengono chiamate in giudizio proprio per le loro pubblicità ingannevoli (che si tratti di climate o green washing). Precisamente vengono contestati i contenuti, la comunicazione e la veridicità degli impegni climatici delle aziende, poiché spesso sono falsi o si basano su programmi inappropriati.

    

Un ulteriore dissenso riguarda l’enorme potere che tali realtà hanno, con il quale influenzano il mondo, ma in maniera negativa. Se invece tale potere venisse usato opportunamente, si potrebbe contrastare il cambiamento climatico più facilmente e rapidamente.

Ma la poca trasparenza e coerenza delle azioni delle imprese non consentono tale opposizione ed è per questo che le aziende vengono portate in tribunale.

Gli accusatori sono generalmente enti amministrativi o grandi associazioni di attivismo e non dei singoli. Così facendo si è più sicuri che la causa venga presa in considerazione vista l’importanza di chi si espone in primo luogo.

    

Dallo studio si percepisce quanto sia importante la collettività e la collaborazione tra enti, associazioni e cittadini per dare una svolta al futuro.

Nuovamente si ripresenta l’idea che il singolo ha un potere ben specifico che, se unito a quello di tanti altri individui, può effettivamente fare la differenza.

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Mini fotovoltaico da balcone: le soluzioni per l’accumulo di energia domestica.

By : Aldo |Luglio 03, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Mini fotovoltaico da balcone: le soluzioni per l’accumulo di energia domestica.

L’aumento dei prezzi degli ultimi mesi ha consentito una crescita di richieste del fotovoltaico in vari ambiti.

Di conseguenza sono incrementate anche le ricerche per agevolarne l’utilizzo domestico, in modo tale che anche nei condomini, le persone potessero scegliere un’alternativa sostenibile.

    

Mini fotovoltaico da balcone

I pannelli fotovoltaici non sono più una sorpresa: possono essere installati ovunque se sono presenti le opportune condizioni e possono creare tanti vantaggi.

Ad oggi è possibile installarli nei condomini e nei balconi, affinché ognuno abbia la possibilità di scegliere la fonte di energia che più preferisce.

Per questo sono stati creati ed è cresciuta l’attenzione verso i mini-fotovoltaici da balcone, piccoli sistemi di produzione energetica pulita ad uso domestico.

Si tratta di una soluzione contenuta che garantisce dei vantaggi diversi rispetto al solito fotovoltaico installato sul tetto. Tra questi possiamo elencare subito la facilità di installazione tramite dei ganci da montare sulla ringhiera o sulla muratura.

Questo sistema definito “plug-and-play” rende possibile la rimozione del dispositivo in caso fosse necessario, poichè dotato di struttura autoportanti.

    

Questione energetica

Un secondo vantaggio riguarda la possibilità di impiegare direttamente l’energia generata nella rete domestica, grazie ad un micro-invertitore.

Anche se si tratta di una potenza contenuta, il dispositivo permette l’uso immediato dell’energia rinnovabile grazie all’inserimento della spina. Nello specifico il kit venduto prevede moduli da 300-400 watt (a testa).

Inoltre, è semplice anche il procedimento burocratico e autorizzativo, poiché bastano 2 passaggi che coinvolgono due enti.

Bisogna comunicare preventivamente la modifica al condominio e inviare la Comunicazione unica al distributore elettrico di zona.

 

La ricerca per la batteria

Il sistema è sicuramente efficiente per un utilizzo immediato dell’energia ma al momento non è previsto un metodo di accumulo di energia dal dispositivo.

Per questo un gruppo di scienziati dell’Offenburg University of Applied Sciences in Germania ha iniziato una ricerca per integrare una batteria d’accumulo.

La squadra ha ideato 2 strategie per riservare l’energia prodotta dal pannello in una batteria a litio di medie dimensioni, simile a quella delle biciclette elettriche.

I due piani puntano ad ottimizzare l’autoconsumo e la copertura del carico di base per raggiungere l’obiettivo finale.

Nello specifico, lo studio cerca di far lavorare la batteria e il pannello insieme, senza modificare il sistema o aumentarne il costo.

Tuttavia, si tratta di un’operazione difficile a livello tecnico, dunque, sarà necessario impiegare delle misure di accoppiamento tra i 3 moduli (fotovoltaico, micro-inverter e batteria)

La prima misura, l’ibridazione passiva, definita “diretta” vista la connessione parallela tra pannello e batteria. La seconda invece, l’ibridazione attiva, è detta attiva perchè prevede un controller tra la batteria e il dispositivo fotovoltaico.

 

Le prove

Attualmente questi sistemi sono stati testati per un arco temporale continuo di 3 giorni, in condizioni reali di irraggiamento solare.

I risultati dimostrano un funzionamento stabile che prevede il passaggio dell’energia fotovoltaica dal giorno alla notte.  

La ricerca può continuare per far sì che, anche gli appartamenti che godono di un’ottima condizione di irraggiamento durante l’anno, possano usufruire di tale tecnologia.

Inoltre, un dispositivo del genere potrebbe essere un ulteriore incentivo per il miglioramento delle prestazioni di un appartamento. Di conseguenza non solo i proprietari delle ville, ma anche chi vive in condomini e appartamenti potrà servirsi di nuovi sistemi e vantaggi economici.

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Comunità energetiche rinnovabili: la sfida da €100 mln di Ener2Crowd.

By : Aldo |Giugno 15, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Comunità energetiche rinnovabili: la sfida da €100 mln di Ener2Crowd.

La transizione ecologica e quella energetica sono nominate quotidianamente da più enti, associazioni e istituzioni.

Sono due macro-argomenti che si diramano in tanti settori più piccoli che a breve tutti dovranno conoscere, almeno in maniera generica. Per questo oggi parliamo di CER.

    

CER

Con l’acronimo CER si intendono le Comunità Energetiche Rinnovabili. Si tratta di un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e PMI che si uniscono con un obiettivo preciso.

Tutti insieme mirano alla produzione, allo scambio e al consumo di energia da fonti rinnovabili su scala locale.

Inizialmente si costituisce l’entità legale tra i futuri soci della comunità che per legge, non può ricavare un profitto da tali attività.

    

Quindi una volta istituita l’associazione si procede con l’istallazione dell’impianto di produzione che deve necessariamente trovarsi in prossimità dei consumatori.

Per esempio, una pubblica amministrazione potrebbe installare un impianto fotovoltaico direttamente in una scuola per poi produrre e distribuire l’energia ai soci. In questo modo, la comunità può richiedere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa, al Gestore dei Servizi Energetici (GSE).

    

Gli incentivi sono riconosciuti solo per l’energia condivisa, inoltre qualora ci fosse un eccesso di energia, si può raccogliere ed usare in un secondo momento.

    
Vantaggi e benefici

L’energia prodotta viene ripartita secondo le regole della comunità (ognuna definisce le proprie con un contratto di diritto privato).

Quindi la suddivisione specifica dei benefici varia per ogni caso. Di norma però, ogni socio, paga le solite bollette ricevendo dalla stessa un importo per la condivisione dei benefici garantiti alla comunità.

Dunque, si può affermare che il cittadino socio, gode di una riduzione della propria bolletta.

    

Pertanto, i benefici di una CER sono economici (produzione di un “reddito energetico”), ambientali (per la scelta del rinnovabile) e sociali.

Questi ultimi comprendono l’aggregazione della cittadinanza, una sensibilizzazione e formazione alla sostenibilità urbana e alla cultura della transizione.

     

La sfida di Ener2Crowd

Visti gli obiettivi e i benefici di questa innovazione, Ener2Crowd ha deciso di puntare tutto sulle CER con il progetto «Generazione CER».

Si tratta più di una sfida, ovvero quella di raccogliere €100 milioni entro il 2024 a sostegno della transizione energetica e non solo.

L’idea è proprio quella di istruire la popolazione sull’importanza di una CER e sull’innovazione tecnologica del settore “green”.

Per questo Ener2Crowd ospiterà la nuova piattaforma dedicata agli investimenti condividendo un documento di consultazione pubblica. con i principali stakeholder del mondo della transizione energetica,

Questo è legato al modello di finanza alternativa dell’ente che vuole lanciare per un equo e opportuno sviluppo di CER in Italia.

     

Ulteriori sviluppi

L’impresa non parla solo di sostenibilità a livello economico ed ambientale ma anche sociale (come riportato nel paragrafo precedente).

Infatti, uno dei vari obiettivi imposti è quello di rendere le CER uno strumento che mitiga le disuguaglianze di progresso e sviluppo nei territori italiani.

Poiché il divario tecnologico tra nord e sud Italia, o quello tra centro e periferia, che noi consideriamo la normalità, non dovrebbe essere tale.

Così Ener2Crowd, sviluppa i propri progetti secondo dei programmi sostenibili al 100%, perchè si rivolgono a tutti seguendo i 3 pilastri del concetto “green”.

    

Quindi si persegue il fine ambientale, economico e sociale per far abbracciare a più persone possibili questo grande e necessario cambiamento.

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Apulia Regenerative Cotton Project: la moda italiana diventa più sostenibile.

By : Aldo |Giugno 11, 2023 |Consumi, Efficienza energetica, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, obiettivomeno rifiuti, plasticfree |Commenti disabilitati su Apulia Regenerative Cotton Project: la moda italiana diventa più sostenibile.

Il settore della moda e quindi quello tessile sono tra gli ambiti con un impatto maggiore sulle risorse del pianeta.

Pertanto, negli ultimi anni è cresciuta la richiesta di materie e processi sostenibili da parte dei consumatori.

    

Partnership

Il 5 giugno si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Ambiente e l’EFI ha colto al balzo l’occasione per lanciare un innovativo progetto green.

É nata una collaborazione con la Circular Bioeconomy Alliance (CBA) il Gruppo Armani e la Sustainable Markets Initiative’s Fashion Task Force.

Questo programma si chiama Apulia Regenerative Cotton Project e i suoi lavori sono coordinati dall’EFI*, il CREA** e PRETATERRA.

Tale attività è parte dell’iniziativa Biocities dell’EFI di Roma con la quale si promuovono pratiche sostenibili applicate all’ambiente e la vita urbana.

 

*Istituto Forestale Europeo
**Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e per l’analisi dell’Economia Agraria

   

L’etica del manifesto

Il progetto è incluso nel Regenerative Fashion Manifesto, una realtà che garantisce un impegno dei brand associati, verso la moda rigenerativa.

Questa è un’industria biobased e “climate and nature positive” ossia basata su un cambiamento concettuale a monte della filiera del prodotto.

   

Dunque, le marche che aderiscono al Manifesto si impegnano nella scelta di materiali provenienti da territori precedentemente degenerati. Così facendo riqualificano l’armonia delle popolazioni locali e la loro natura.

In altri casi si parla di pratiche di bioeconomia per potenziare le comunità locali sostenendone la prosperità.

Pertanto, il Gruppo Armani integrerà e rafforzerà la sua strategia di sostenibilità basata su tre pilastri principali “Persone, Pianeta, Prosperità”.

   
Il programma pilota

Il programma si basa sullo sviluppo della produzione di cotone agroforestale e sarà un piano pilota in questo settore.

L’obiettivo è quello di sviluppare il primo sito di cotone rigenerativo agroforestale sperimentale (in Europa), per aumentare la sostenibilità della moda italiana.

Di certo non si tratta di semplice moda ma di tecnologie e metodi scientifici che garantiscono valori tracciabili, resilienti e la sicurezza delle risorse. 

   

In pratica si vuole dimostrare come la sostenibilità possa portare svariati vantaggi nei suoi 3 punti cardine. Dunque, con tale progetto si possono migliorare i servizi ecosistemici, migliorando in primo luogo diversità del paesaggio, il risparmio idrico e la fertilità del suolo.

Di conseguenza si riduce l’impronta di carbonio del processo in esame, quindi il suo impatto ambientale.

   

Fasi di sviluppo

Il piano si sviluppa in più fasi, intraprese a maggio (2023) con la creazione di una piantagione iniziale di 1 ettaro.  Successivamente, dal 2024, è prevista l’espansione graduale che mira alla copertura complessiva di 5 ettari.

Di seguito, i primi 5 anni del progetto saranno seguiti per mezzo di monitoraggi scientifici con i quali saranno valutate le proprietà del cotone.

Ovviamente si verificherà con regolarità l’impatto ambientale di tale produzione, tenendo conto che si tratta di un primo esperimento europeo.

   

Infine, si può affermare che non sia casuale la scelta dei territori pugliesi per un progetto simile. Infatti, la regione gode di un clima mite, di terreni che ospitano più varietà di colture agricole e di importante storia nel settore.

Inoltre, è opportuno ricordare che il cotone sarà reintrodotto, perchè la Puglia vanta una lunga tradizione risalente al XII secolo, abbandonata negli ultimi 50 anni.

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EMB3Rs: l’Uber che consente il recupero di energia termica.

By : Aldo |Giugno 06, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su EMB3Rs: l’Uber che consente il recupero di energia termica.

Il mondo delle rinnovabili cresce ogni giorno, cambiano piani e si sviluppano nuovi programmi.

Ma c’è una situazione che viene affrontata di rado ovvero quella del surplus di energia. Un ambito tanto particolare quanto proficuo su cui investire maggiormente.

    

EMB3Rs

Si chiama così la prima piattaforma digitale (open-source) che permette di gestire in maniera efficiente e sostenibile il surplus energetico di industrie e aziende.

Inizialmente si trattava di un progetto finanziato dall’Unione Europea (del 2019) per il quale hanno collaborato ben 16 compagnie e istituti europei.

Lo scopo del programma era quello di dare maggiore valore all’eccesso di energia termica e di usare in maniera efficiente le risorse di energie rinnovabili.

     

Il via libera è arrivato dopo lo sviluppo di 7 casi studio che hanno fornito al team di ricerca, dati, informazioni e feedback.

Tra gli enti che hanno permesso lo studio, un produttore di cemento, una società di fusione di metalli, un parco industriale e supermercati nelle reti di teleriscaldamento.

Una volta analizzate le varie opzioni, la squadra ha ideato uno strumento che consentisse proprio di riusare il surplus di caldo e freddo.

    

La piattaforma

Dunque, grazie alla collaborazione di più enti, il progetto è stato concretizzato ed è stata realizzata la piattaforma online in funzione proprio da maggio 2023.

Questa consente alle industrie ad alta intensità energetica o ad altre sorgenti di caldo o freddo, di riusare questo eccesso nel miglior modo possibile.

Tale processo è utile per molteplici punti e caratteristiche, in primis la sua sostenibilità. Infatti, con la piattaforma si affronta il tema del riuso o della riduzione degli sprechi, migliorando le prestazioni energetiche dell’ente in discussione.   

    

La piattaforma prevede che l’utente (es. industria) inserisca i dati essenziali quali la sua sede e l’eccesso di energia termica disponibile.

A quel punto l’algoritmo calcola le capacità, la mappa della domanda e dell’offerta identificando le soluzioni più conveniente per lo scambio tra fornitore e consumatore.

Gli utenti finali, quali aziende, comunità energetiche, altre industrie o famiglie determineranno i costi e i benefici, definendo anche delle soluzioni più promettenti.

Quindi, grazie a questa nuovo scambio nascono partnership che recano vantaggi ad entrambe le parti e benefici per il pianeta.

      

Benefici e vantaggi

Il programma non soddisfa solo i bisogni delle industrie ma garantisce benefici e vantaggi in più ambiti.

In primo luogo, alle industrie è consentito recuperare, trasportare e riutilizzare l’energia termica con delle soluzioni innovative. Questo gli permette di raggiungere anche obiettivi sostenibili, di ridurre gli sprechi e ridurre i costi di approvvigionamento.

   

Di conseguenza, se le industrie ad alta intensità energetica migliorano in tale settore, cambiano anche il loro impatto sull’ambiente e sulla salute umana. 

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Edifici Net Zero: le nuove soluzioni dalla Korea agli USA

By : Aldo |Giugno 05, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Edifici Net Zero: le nuove soluzioni dalla Korea agli USA

Ogni settimana si scopre una nuova tecnologia, una particolare soluzione ai problemi quotidiani nel campo della sostenibilità.

In ambito edilizio abbiamo già parlato di coibentazione, mattonelle compostabili ed edifici di basso impatto ambientale. Oggi parliamo di una nuova curiosità.

     

La Korea Net Zero

Il Korea Institute of Civil Engineering and Building Technology (KICT) ha studiato un sistema costruttivo con 13 elementi chiavi puntando al target Net Zero.

Si tratta di vari principi e tecnologie con le quali realizzare un edificio che elimina le emissioni di creazione e quelle legate al suo utilizzo. In pratica le emissioni incorporate ed operative.

Il Net Zero Carbon Building (NZCB) System è il primo in cui si considerano le emissioni e il consumo di energia anche del processo costruttivo.

Queste ultime ammontano al 40% delle emissioni totali prodotte poiché includono il rifornimento di materia prima, il trasporto fino allo smaltimento dei materiali.

    

Soluzioni

Il prototipo in scala reale si trova all’interno del campus di Jinju City e tra le 13 innovazioni si possono citare:

  • la scelta cemento ecologico;
  • l’utilizzo di un polimero termoplastico per esterni.

Nel primo caso, il dipartimento di ricerca ha identificato come soluzione l’High Sulfated Calcium Silicate Cement, un materiale più sostenibile del comune cemento portland.

Grazie a tale innovazione si risparmia oltre il 90% di emissioni minimizzando l’impatto ambientale dell’edificio (si tratta di solo 0,07 kg di carbonio per kg).

Mentre per quanto riguarda il polimero, si tratta della prima applicazione mondiale del Cellulose X-linked Polymer (CXP), costituito da legno e resina naturale.

     

Monitoraggio

Ovviamente per valutare concretamente l’impatto di tali tecnologie e strutture nell’ambiente è necessario un monitoraggio costante.

Pertanto, è stata scelta la guida europea Product Environmental Footprint (PEF) per confrontare le prestazioni del nuovo prototipo con quelle di uno stabile tradizionale.

E sulla base di 16 categorie di impatto è stato confermato il successo del Net Zero Carbon Building System. La sua compatibilità ambientale è superiore alle comuni costruzioni e il carbonio incorporato è inferiore del 56,3% rispetto alla norma. Si tratta di ben 25 tonnellate di CO2 risparmiate!

Analogamente il consumo di energia è dimezzato con un risparmio di circa 2,2 tonnellate.

 

New York

Una situazione simile si riscontrerà a New York, dove grazie a 2 mesi di raccolta fondi, si realizzerà il “Brooklyn, 28 Herber”.

Si tratta di un edificio prevalentemente residenziale e in piccola parte commerciale che si svilupperà su ben 2.600 mq La struttura sarà dotata di tecnologia e materiali scelti proprio per rispettare l’obiettivo di azzerare le emissioni e ridurre drasticamente i consumi energetici.

Il termine dei lavori e la vendita degli appartamenti sono previsti per il 2025.

    

L’attività è anche un’innovazione sul fronte economico e gode di un investimento pari a € 5.092.700. Attualmente è un piano finanziato per il 53% dal gruppo italiano Maskenada e al 46% dal crowdfunding immobiliare.

Inoltre, sarà il primo progetto della metropoli ad avere la certificazione Carbon Neutral. Tale certificato sarà rilasciato anche agli acquirenti come NFT (in modo da essere protetto e legato dall’unità immobiliare).

 

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Il CONOU registra un primato: raccolte 181 mila tonnellate di olio.

By : Aldo |Giugno 01, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Il CONOU registra un primato: raccolte 181 mila tonnellate di olio.

Nel 2023 i rifiuti o i materiali di scarto non dovrebbero essere più considerati come tali ma dovrebbero avere un’altra importanza.

Pertanto, le nuove tecnologie permettono di convertire tanti dei nostri rifiuti in materie pronte al riutilizzo, quindi consentono lo sviluppo di una grande economia circolare.

     

Il primato

Di recente è stato pubblicato il Rapporto Sostenibilità 2022 di CONOU ossia il Consorzio degli Oli Usati, il quale ha riportato un nuovo primato italiano.

Nel 2022 infatti, sono state raccolte 181mila tonnellate di olio lubrificante usato di cui più del 98% è stato rigenerato e quindi reintrodotto nell’economia.

Tali cifre rappresentano un record italiano che accresce nuovamente il valore e la virtuosità dell’economia circolare italiana.

    

Il consorzio resta quindi un ente di rilievo; attivo dal 1984 è proprio il primo ente italiano di raccolta e riciclo di oli minerali usati.

La nostra eccellenza nel settore circolare è una caratteristica che si riconduce alla realtà dell’Italia; un Paese povero di materie prime.

Quindi nella storia i suoi cittadini hanno sempre trovato il modo di risparmiare, riciclare e ricreare nuovi prodotti con dei materiali di scarto.

     

Olio lubrificante e rigenerazione

L’olio trattato dal CONOU, una volta usato diventa un rifiuto altamente inquinante che se disperso nell’ambiente può causare gravi danni.

Mentre con raccolta e smaltimento adeguato, può diventare una risorsa di alto valore, con effetti positivi per la natura e per la salute dell’uomo.

Perciò è fondamentale il processo di rigenerazione: un processo che dallo scarto crea un nuovo prodotto di qualità.

Come descritto nel report sono state prodotte 118mila tonnellate di nuove basi lubrificanti, oltre a più di 38mila tonnellate di bitumi e gasoli.

    

Come funziona il consorzio

Il CONOU è presente in tutta la Penisola ed è strutturato come una rete capillare. Prima di tutto è importate ricordare che l’ente raccoglie gratuitamente l’olio direttamente da chi deve smaltirlo, instaurando un vero rapporto con le persone affiliate.

Si tratta di meccanici, concessionari, officine che entrano in contatto personalmente con l’autista che svolge il ruolo di consulente.

Il suo compito è quello di informare il cliente su tutte le pratiche necessarie, anche per evitare di compromettere l’intera filiera di raccolta.

Per quanto riguarda la composizione, il consorzio conta 103mila siti tra officine e industrie (arrivando ovunque nel territorio nazionale) e due aziende di rigenerazione.

    

La sostenibilità del settore

Inoltre, la nostra filiera non solo supera la media europea (si ricicla solo il 61% dell’olio usato) ma rappresenta anche un ottimo modello di sostenibilità.

Questa qualità però è determinata dalle richieste dei cittadini; infatti, l’88% delle domande di raccolta arriva dalle officine, seguita dal 12% dell’industria. Numeri elevati se pensiamo che la media di accumulo è pari a 3kg per abitante (registrati maggiormente al Nord).

Tale attività rappresenta anche un vantaggio economico, come in tutti i casi di economia circolare. Infatti, secondo i dati riportati del documento, si risparmiano 130 milioni di euro sulla bolletta per le mancate importazioni di greggio.

    

Mentre a livello ambientale determina una serie di riduzioni rilevanti in vari ambiti:

  • -86% di utilizzo dei combustibili fossili,
  • -29% di consumo di acqua,
  • -77% di sfruttamento del suolo,
  • -78% di eutrofizzazione,
  • -84% di emissione di anidride solforosa,
  • -90% di emissioni di clorofluorocarburo11 (il gas responsabile dei danni allo strato di ozono),
  • -84% di unità tossiche con effetti cancerogeni,
  • -93% di unità tossiche con effetti non cancerogeni,
  • – 64 mila tonnellate di CO2 in atmosfera.

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Startup “greentech”: crescono anche in Italia sebbene più lentamente di altri paesi.

By : Aldo |Maggio 30, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, obiettivomeno emissioni |Commenti disabilitati su Startup “greentech”: crescono anche in Italia sebbene più lentamente di altri paesi.

Nel settore della sostenibilità sono incluse ogni tipo di innovazioni che possano migliorare la vita e il nostro impatto sul pianeta.

Spesso in questo ambito gli attori principali sono i progetti delle startup che pongono le basi per nuovi passi in avanti.

   

B-PlanNow

Si tratta di un acceleratore di startup adatto a tutti i progetti in fase si avvio con un potenziale successo. Aiuta gli imprenditori a gestire problemi di management e a coesistere nel mare competitivo delle startup.

Questo è possibile grazie all’offerta di tutoraggio, formazione e di finanziamenti iniziali per far partire le attività e seguirle in questa scalata.

    

Di recente il gruppo ha svolto una ricerca per quanto riguarda il mondo delle startup “greentech”, le sue potenzialità e i miglioramenti da apportare.

Lo studio concerne la situazione italiana concentrandosi sulla crescita, le aree più virtuose e i temi sviluppati.

     

In Italia

Partendo dal primo punto, sappiamo che a fine del 2022, secondi i dati InfoCamere, le startup innovative erano 14.262.  

Le aziende “greentech” si trovano principalmente in Lombardia (22%), nel Lazio (12%) e in Piemonte (11%) (prevalentemente nei capoluoghi).

      

Per quanto riguarda le aree tematiche, attualmente si contano circa 370 startup green divisi in vari rami. In fondo alla classifica abbiamo imprese per il Real Estate e Climate Monitoring, alle quali seguono il riciclo (11%) e la mobilità sostenibile (12%).

Nel podio invece si trovano “Agritech & Food” (20%), “Energia” (19%) e industria (15%): non sorprende il primo posto vista la cultura italiana.

      

Queste cifre rispecchiano non solo lo stile di vita, la cultura e le necessità della penisola, ma soprattutto coincidono con i finanziamenti stanziati.

Come si vede infatti, negli ultimi anni sono stati raccolti €700 milioni, di cui il 29% per l’Agritech e il 23% per rinnovabili. Infine, e il 15% per la mobilità sostenibile.

Tali finanziamenti hanno consentito una rapida crescita rispetto al 2021, pari al +42%, tuttavia la vocazione sostenibile non arriva al 3% del totale.

 

Economia e finanziamenti

Le nostre startup “greentech” oltre ad essere ben improntate su determinati ambiti, sono decise sul campo di reinvestimento.

Non a caso, la maggior parte finanzia la ricerca e lo sviluppo (58%) ossia, le basi sui cui esse stesse si sorreggono. In secondo piano ma sempre con un’alta percentuale, troviamo il Marketing (21%).

      

Senza dubbio, questa nuova ondata di finanziamenti è dovuta anche alle nuove regole delle banche legate agli ESG.

Molte rilasciano finanziamenti ai richiedenti, solo se rispettano i criteri di sostenibilità, gli ESG, di modo che ci sia un cambiamento più rapido e sicuro.

A rafforzare tale concetto, si riscontrano le richieste del 69% degli investitori. Questi ultimi, nel 2022 hanno chiesto specificamente i dettagli sulla sostenibilità delle imprese in cui avrebbero investito.

      

Nonostante ciò, generalmente i fondi arrivano da risorse nazionali per l’87%, mentre sono ancora pochi i capitali stranieri.

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