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Ue: trovato l’accordo per la Direttiva Efficienza Energetica.

By : Aldo |Marzo 12, 2023 |Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, menoconsumi |Commenti disabilitati su Ue: trovato l’accordo per la Direttiva Efficienza Energetica.

Dopo mesi di proposte, l’Unione europea ha finalmente trovato la quadra per quanto riguarda l’efficienza energetica.

    

La modifica

Il 10 marzo, il Parlamento e il Consiglio europeo sono arrivati ad un accordo rispetto ai nuovi obiettivi sulla direttiva efficienza energetica.

Dopo una lunga trattativa con l’Esecutivo, è stato posto un nuovo target che gli stati membri dovranno seguire e raggiungere entro il 2030.

Perciò le nazioni dovranno garantire una riduzione collettiva del consumo energetico finale dell’11,7% in più, rispetto al livello prefissato precedentemente.

      

In concreto

Questa come tante altre norme, è parte del pacchetto “Fit for 55”, che
“si riferisce all’obiettivo dell’UE di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Il pacchetto proposto mira ad allineare la normativa dell’UE all’obiettivo per il 2030.” (www.consilium.europa.eu/it/)

Pertanto, si mira ad aumentare il risparmio energetico, limitandone l’uso e lo spreco.

La normativa, aveva fissato il target di risparmio al 32,5% sull’energia impiegata, ma la modifica da poco accordata, alza il livello della stessa.

Questo sarà possibile grazie a linee e contributi nazionali stabiliti dai Paesi nei nuovi PNIEC (Piani nazionali integrati energia e clima).

Gli stati terranno conto della formula di calcolo fornita nella direttiva, puntando sulle caratteristiche di ciascun paese. Per di più, si considerano il Pil pro capite, l’intensità energetica, lo sviluppo delle rinnovabili e il potenziale di risparmio.

       

Cambio delle cifre

Tale modifica nella Direttiva efficienza energetica, determina un nuovo limite massimo al consumo finale di 763 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio).

Mentre per il consumo primario (incluso quello per produzione e fornitura) si parla di 993 milioni di tep: tuttavia solo il primo è vincolante.

E comunque, la normativa prevede la possibilità di discostarsi dal target del 2,5%.

Quindi l’Esecutivo avrà il compito di analizzare tutti i contributi nazionali dei paesi. Questi ultimi dovranno assicurare tagli dei consumi finali dell’1,3% entro il 2025 e poi passare al 1,9% nel 2030.

In più si dovrà applicare delle soluzioni in caso di gap con il risultato previsto, per via del “meccanismo di riempimento del divario”.

      

A chi è riferita?

La normativa verrà applicata negli stati membri dell’Unione europea a tutti i livelli amministrativi, da quello locale al nazionale.

I settori compresi sono quelli delle imprese, edifici, data center e quello della pubblica amministrazione. Nello specifico, proprio l’ambito pubblico dovrà tagliare il consumo finale dell’1,9% ogni anno.

Diversamente, gli immobili pubblici dovranno garantire che almeno il 3% di essi, venga riconvertito in edifici a zero consumo e emissioni.

      

Dunque, a breve verrà approvata la nuova stretta europea sul consumo energetico. Seppur sia rigida, potrà favorire lo sviluppo sostenibile se verranno raggiunti complessivamente i target decisi.

Bisogna solo impegnarsi agendo per via delle nuove soluzioni e vedere il risultato.

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Biometano: da Vicenza più di 200 camion si spostano grazie agli scarti agricoli.

By : Aldo |Febbraio 27, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, menoconsumi |0 Comment

Ridurre l’inquinamento causato dai mezzi di trasporto è un’impresa abbastanza difficile ma non impossibile.

Le soluzioni valide sono svariate e tra l’ibrido e l’elettrico di ultima generazione spicca anche il biometano.

L’eccezione italiana

A Vicenza, le aziende agricole più lungimiranti hanno usufruito del servizio degli impianti, Motta Energia e EBS per la produzione di biometano. Si tratta della produzione di 7 mila tonnellate all’anno, grazie al rifornimento di scarti agricoli di ben 120 aziende locali.

Sebbene il nuovo carburante sia sostenibile per la sua natura organica, lo è anche per quanto riguarda i trasporti della materia prima.  Infatti, le imprese che consegnano i loro “rifiuti” naturali si trovano nei pressi degli impianti, creando così un combustibile a km0.

La produzione del biometano a km0 è possibile grazie alla raccolta di scarti ed effluenti zootecnici quali letame e liquami bovini, pollina.

AB e la cooperazione

AB è l’impresa di riferimento “globale” come riportato nel sito web, in merito alle soluzioni di sostenibilità energetica, impianti, competenze, tecnologie e altri servizi.

Non a caso l’azienda ha fornito le migliori tecnologie agli stabilimenti al fine di contraddistinguerli per l’efficienza e per l’offerta di servizi unici nel settore.

In questo caso entrambi sono di proprietà di Iniziative Biometano ma si differenziano per le loro origini. Motta Energia è un cosiddetto “greenfield” quindi un impianto totalmente nuovo adibito a questo tipo di produzioni, al contrario dell’EBS. Quest’ultimo è definito “brownfield”, poichè è uno stabilimento di biogas riconvertito

Proprio grazie a tale cooperazione, si è raggiunto l’obiettivo prefissato ovvero quello di coprire l’intera filiera di trasformazione del biogas in biometano. 

         

Le tecnologie AB

La trasformazione da biogas a biometano possibile per mezzo di sistemi di depurazione a membrane BIOCH4NGE®, in grado di produrre 1200 Sm³/h di biometano.

Sono attivi anche due liquefattori CH4LNG®, che sfruttano la tecnologia Stirling capace di convertire il biometano purificato in biometano liquido.

Per ultimi, i due cogeneratori ECOMAX®, alimentati da biogas o gas naturale, per la produzione di energia impiegata in altri processi.  Ed è proprio con questa tecnologia che gli impianti si rendono portavoce di una produzione al massimo della sostenibilità.

             

Impieghi 

Il bioo-GNL prodotto a Vicenza è attualmente usato come carburante da più di 200 camion che percorrono complessivamente 100 mila km all’anno.

Ma in alternativa può essere impiegato come fertilizzante e quindi perchè no, ritornare nelle imprese agricole che forniscono gli scarti.  Anche questa produzione è realizzabile per via delle nuove tecnologie, le quali permettono un’ulteriore trasformazione rilevante.

Concretamente il digestato (residuo della digestione anaerobica) può diventare concime di ottima qualità, capace si arricchire il terreno e non solo. In questo modo il nuovo fertilizzante potrebbe contribuire notevolmente al sequestro e stoccaggio del carbonio nel suolo.

           

Piano europeo 

Se si sviluppassero attivamente altre realtà simili a quella descritta, si potrebbero cambiare le sorti della transizione energetica.

Anche perchè da poco è stato pubblicato il decreto da parte del MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica). Nel documento sono riportate le regole per accedere agli incentivi per l’immissione del biometano nella rete del gas naturale.

Inoltre, il piano REPowerEU mira alla produzione di 35 miliardi di m3 di biometano al 2030, un’opportunità di crescita e sviluppo del settore. Una chance che l’Italia dovrebbe cogliere poiché dovrebbe arrivare a 6 miliardi di m3, raggiungendo i primi posti europei per gas “verde”.

Col passare degli anni la richiesta di servizi di questo tipo cresce, come cresce anche la necessità di trovare soluzioni per salvare il pianeta.

L’obiettivo del Governo è quello di sostituire il  30% del gas importato con il biometano nazionale entro il 2030; che sia solo un punto di partenza per una futura Italia verde?

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In Europa vincono le rinnovabili, ma l’Italia segue a fatica la nuova transizione.

By : Aldo |Febbraio 13, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, menoconsumi, plasticfree |0 Comment

L’Europa ha schiacciato l’acceleratore e punta al sostenibile senza guardarsi indietro
L’Italia è pronta a fare lo stesso?

L’Italia cresce nel solare

Il bel Paese, sempre baciato dal sole, potrebbe fare molto di più per quanto riguarda la produzione di energia pulita.   Nel 2022 infatti, l’Italia ha raggiunto il sesto posto della classifica europea, ma manca ancora tanto lavoro per realizzare il piano dell’Unione.

La crescita registrata durante l’anno scorso (+2,6 GW) è dovuta maggiormente al Superbonus 110%, quindi al solare su piccola scala.  Ma un ulteriore fattore che ha incrementato la scelta del fotovoltaico è stato il caro prezzi. Senz’altro la crisi ha permesso un’attenta riflessione da parte dei cittadini che hanno scelto consapevolmente il rinnovabile.

Nell’eolico invece, si riscontrano ancora delle difficoltà, non a caso nel 2022 sono stati installati appena 456 MG di potenza, raggiungendo gli 11,7 GW totali.

Previsioni

Secondo uno studio di Ember, l’Italia potrebbe migliorare nell’arco di pochi anni con delle scelte volte al rinnovabile.

Tra il 2023 e il 2026, il Paese potrebbe installare dai 16,4 GW ai 34 GW. Se questa previsione si verificasse, l’Italia potrebbe puntare ancora più in alto raggiungendo a tutti gli effetti i target del piano RePowerEu.

La meta sono gli 85 GW entro il 2030, che garantirebbero un 84% di energia pulita per il mix dell’energia elettrica, attualmente del 36%.  Non c’è da dire che una transizione di tale portata avrebbe una grande risonanza in molteplici settori.

Elettricità Futura, ha analizzato proprio gli effetti di un cambiamento come quello descritto, in funzione dell’economia e dell’ambiente.  Ci potrebbero essere fino a 309 miliardi di investimenti e un beneficio che varrebbe il 2,2% del Pil. In più si ridurrebbero le emissioni di CO2 del 75% nel settore elettrico e sarebbero garantiti 470000 nuovi posti di lavoro.

La questione burocratica

Peccato che in questo bellissimo sogno, ci sia di mezzo la burocrazia che sveglia l’Italia.  Per colpa della burocrazia lenta e a volte troppo articolata, il Paese perde tante occasioni per progredire.

Si parla di una vera e propria barriera culturale contro le rinnovabili. Purtoppo in molti credono ai falsi miti che non permettono un pieno sviluppo delle tecnologie: uno tra tanti il fotovoltaico che toglie suolo all’agricoltura.  Un falso mito più volte smentito, vista la crescente tecnica dell’agrivoltaico che prevede un’azione congiunta tra l’agricoltura e il solare.


Il colpo basso

Seppur ci siano delle ottime premesse per una buona crescita, il governo italiano ha deciso di guardare altrove.

L’Italia ha stretto da poco accordi con Algeria e Libia, garantendo un investimento italiano da 8 miliardi per estrazione e produzione di gas. Tale patto garantisce 8,7 miliardi di metri cubi di gas all’anno per i prossimi 25 anni. Inoltre, si parla anche della costruzione di un impianto di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica.

Questo succede, perchè si pensa ancora che il gas sia l’unica fonte di energia che possa soddisfare in tempi brevi il fabbisogno energetico del Paese.  Peccato che dalle statistiche, il gas è una risorsa in perdita poiché è insostenibile sia a livello ambientale che economico.

Nonostante problemi burocratici e scelte poco comprensibili del governo, l’Italia continua a migliorare passo dopo passo. La speranza è quella di una transizione vera e propria, anche se non in tempi record.

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Rinnovabili spiccano il volo in Europa: nel 2022 hanno superato il gas.

By : Aldo |Febbraio 09, 2023 |Acqua, Arte sostenibile, Clima, Consumi, Emissioni, Home, menoconsumi |0 Comment

É iniziata la vera transizione ecologica dell’Europa. I dati parlano chiaro, possiamo solo aspettarci una grande rivoluzione.

La rivincita

Secondo lo studio “More renewables, Less inflation” di E3G ed Ember, le rinnovabili hanno fatto un grande passo in avanti! I dati affermano che nel 2022, eolico e solare hanno superato la generazione di energia per mezzo del gas, con un gap minimo ma essenziale.

Le energie verdi hanno prodotto il 22% dell’energia consumata a fronte del 20% del gas; un evento che segna una grande vittoria.

Il segno che lascia questo sviluppo mette in luce anche le prospettive di crollo delle fonti fossili nel 2023. Si pensa che il gas potrebbe scendere del 20% nel nuovo anno, il doppio rispetto al 2020.

Fattori vincenti

Sicuramente la guerra in Ucraina ha accelerato lo sviluppo e la produzione di energia sostenibile permettendo un’importante transizione energetica.

Un altro fondamentale fattore che ha reso possibile l’impennata delle rinnovabili è stato il clima. Sembra assurdo dirlo ma proprio le temperature miti protratte negli ultimi mesi dell’anno, hanno permesso agli europei di risparmiare in riscaldamenti.

Ma è importante anche sottolineare la volontà dei cittadini di muoversi nella stessa direzione, riducendo la domanda di energia a causa della crisi. 

 

Il solare

Il solare è uno dei principali protagonisti di questa storia, registrando l’aumento più rapido mai visto. La crescita del 24% nel 2022 ha evitato l’importazione di 70 miliardi di metri cubi di gas, consentendo di risparmiare 10 miliardi di euro.

Le cifre di cui parliamo hanno una grande rilevanza, dato che il vantaggio è stato possibile grazie all’azione di 20 paesi dell’Unione. Si tratta di 41 GW di nuova potenza fotovoltaica in Europa. Solar Power Europe pensa che questo sia solo l’inizio di una grande avanzata.

«Siamo fiduciosi che un’ulteriore crescita annuale del settore supererà tutte le aspettative, andando oltre i 50 gigawatt di nuova capacità nel 2023 e raggiungendo gli 85 GW nel 2026».

La Germania è in cima alla classifica, con una crescita di 8 GW, seguita da Spagna (7.5), Polonia (4.9), Paesi Bassi (4) e Francia (2,7).

 

L’eolico

Anche l’eolico è aumentato grazie a 15 GW di nuovi impianti eolici che determinano una crescita di 1/3 rispetto al 2021.  Troviamo nuovamente la Germania è in testa seguita da Svezia, Finlandia, Spagna e Francia, secondo il rapporto Wind Europe.

Di fatto questo è un grande passo in avanti che tuttavia risulta insufficiente per centrare gli obiettivi europei: ma è un buon punto di partenza.

Purtoppo un notevole problema resta sempre la burocrazia, nello specifico le autorizzazioni, che rallentano l’innovazione.  In Europa, infatti, sono bloccati 80 GW di progetti eolici e Giles Dickson, Ceo di WindEurope afferma che:

L’aumento del 33% delle nuove installazioni dimostra che l’industria eolica europea è all’altezza della sfida. Ma bisogna semplificare le procedure di autorizzazione e agevolare gli investimenti nella catena di approvvigionamento: fabbriche, lavoratori qualificati, reti, materie prime e navi.”

 

Carbone e gas

Arrivati a questo punto, si può pensare di abbandonare il carbone, poiché non ha aiutato a risanare il deficit energetico come ci si aspettava.  Effettivamente ha coperto 1/6 della lacuna energetica, con un aumento del 7%, che poteva essere maggiore se non fossero entrate in gioco le rinnovabili.

Nell’Unione l’uso del carbone è diminuito del 6% su base annua, soprattutto negli ultimi mesi del 2022, nonostante la grande importazione. In realtà l’Europa aveva acquistato 22 milioni di tonnellate di carbone in più nel 2022, ma ha usufruito solo di 1/3 di esse.

Mentre, a fronte del caro prezzi, sorprende che la produzione di gas sia rimasta invariata, producendo il 20% dell’elettricità europea nel 2022.  Nonostante Ember stimi un crollo del 20% della produzione elettrica da fossili, afferma che il gas potrebbe restare il materiale più costoso fino al 2025.

Come dimostrato dai dati, l’Europa ha ingranato la marcia ed è diretta alla sostenibilità.
Senza dubbio in questo nuovo anno, la transizione energetica europea accelererà senza precedenti verso un futuro più “verde”.

Secondo Dave Jones, head of data insights di Ember:

“La transizione energetica dell’Europa emerge da questa crisi più forte che mai”.

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RECO2 recupera scarti industriali per una bioedilizia a basso impatto ambientale.

By : Aldo |Gennaio 29, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, menoconsumi |0 Comment

Non mancano idee ai giovani italiani che creano sempre più startup per migliorare il futuro e il pianeta.

RECO2

RECO2 è una realtà nata dall’idea di 4 giovani della provincia di Frosinone, che di fronte ad uno scenario di degrado hanno deciso di agire.
Un giorno Desirè Farletti (COO di RECO2) tornando a casa, si trova davanti una discarica a cielo aperto: era piena di copertoni bruciati illegalmente. Da quel momento, ha deciso di agire concretamente per migliorare la situazione ed aiutare il pianeta.

Nel 2017, nasce RECO2 che prende piede tra le startup italiane, tanto da partecipare a convegni nazionali e programmi internazionali, vincendo premi di grande prestigio.

L’impresa innovativa lavora nel campo della bioedilizia, con la missione di renderlo più sostenibile e di sviluppare maggiormente il concetto di economia circolare.

Già il nome rappresenta a pieno l’idea di una realtà “green”: con l’incipit R, che riprende i processi di riciclo, riuso e riduzione. Poi abbiamo la CO2, problematica e/o argomento non centrale del gruppo ma importante per gli sviluppi delle loro produzioni. 

L’autenticità della startup

Le fondamenta della società si basano sull’idea di recuperare e trasformare materie prime seconde inorganiche per creare nuovi prodotti per la bioedilizia.

L’intero piano è infatti correlato all’evento che ha condotto alla nascita della startup. I giovani hanno pensato di lavorare proprio con quei materiali che trovarono nella “discarica”; quindi scarti di varie produzioni industriali e pneumatici usati.

Infatti, dall’uso di scarti minerari, dell’acciaio, del vetro, degli pneumatici usati e lavorazioni di ceramiche, sono riusciti a creare nuovi prodotti per l’edilizia green.

L’operazione è possibile grazie ad un processo di attivazione chimica e una conseguente produzione a basso impatto ambientale.

  

Prodotti

Il principale prodotto, nato dalle menti dei 4 fondatori, è il Vytreum.

Un materiale ceramico-cementizio, composto per il 95% da materie prime seconde divise per il 50% da scarti minerari e 50% da scarti metallurgici.

Inoltre, è un prodotto resistente e con bassi valori di porosità, creato con una tecnologia brevettata dall’impresa stessa.

Si tratta di una “clean technology” che permette di ridurre costi di produzione, consumi ed emissioni di CO2 rispetto ai soliti metodi.

Al contrario delle altre produzioni, il Vytreum viene realizzato con temperature inferiori ai 100°C per mezzo dell’attivazione chimica a freddo (brevettata da RECO2). Dopodiché si ha una fase di betonaggio che spesso avviene in impianti di terzi esterni, che mettono a disposizione i loro stabilimenti.

L’nnovazione garantisce un risparmio dell’80% sui costi energetici e una riduzione del 95% del consumo d’acqua paragonato ai processi di pavimentazioni in ceramica.

Il prodotto si adatta a varie applicazioni, civili, industriali, di pavimentazione esterna e interna, soprattutto perchè con la stampa in 3D possono scegliere qualsiasi forma.

I prossimi passi.

Dopo Vytreum, RECO2 pensa al futuro e porta avanti programmi di ricerca e sviluppo per nuove creazioni.

Il piano è quello di produrre rivestimenti o prodotti per l’isolamento termoacustico, sempre con il 100% di materiali riciclati e il 90% di emissioni di CO2 in meno.

Quello che sicuramente non manca alla startup sono le idee innovative, per dare valore agli scarti ed incrementare l’economia circolare.   

Con una lista piena di premi nazionali, locali, per programmi di innovazione e finanziamenti, RECO2 può solo crescere aiutando la Terra.

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pet riciclo

Con il riciclaggio enzimatico è possibile scomporre il PET cristallino.

By : Aldo |Gennaio 08, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, menorifiuti |0 Comment

Dopo anni di studi, sembra che i ricercatori siano arrivati ad una soluzione per il riciclo del PET.
Si parla di riciclaggio enzimatico, una tecnica che potrebbe ridurre rifiuti del polimero ed emissioni.

 

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Il PET

Il PET (o polietilene tereftalato) venne inventato negli anni ’40, come una resina termoplastica, creata con petrolio, gas naturale o materie prime vegetali.  Ad oggi, più del 60% del PET è destinato alla produzione di fibre e fiocchi, mentre il 30% per le bottiglie ed altro.

Questi impieghi sono possibili grazie alle sue caratteristiche uniche, come la lunga durata e la versatilità.
È riciclabile al 100% e non perde le sue proprietà fondamentali, nella fase di recupero.‏‏‎

L’invenzione di questa plastica fu una grande svolta in vari ambiti, ma oggi, proprio le caratteristiche che l’hanno resa vincente, hanno un impatto negativo sull’ambiente.

Per questa ragione si cercano quotidianamente delle soluzioni per un riciclo con il minor impatto ambientale.

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La scoperta

L’azienda francese Carbios, da anni nel settore della biochimica, ha sviluppato la tecnologia C-Zyme.
L’innovazione è basata sulla possibilità di rendere compostabili i rifiuti legati ad alcuni polimeri della plastica, per mezzo di enzimi.

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La questione del riciclo del PET è studiata da anni, soprattutto per trovare delle soluzioni meno dispendiose sia a livello economico, che di emissioni.

Perciò sono partite delle indagini dedicate agli enzimi decompositori che hanno portato ad una scoperta importantissima.  La rivelazione, afferma che alcuni enzimi possono scomporre anche il PET più duro, evitando di conseguenza, tecniche costose.

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Il processo, inoltre, renderebbe la materia riciclata più economica del prodotto vergine, trasformando le scelte e i costi di mercato.

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Le nuove tecnologie

La tecnologia C-Zyme comprende l’uso del batterio Ideonella sakaiensis il quale secerne enzimi che degradano il PET ed è i suoi legami chimici. Lo riporta così ai monomeri di partenza (acido tereftalico e glicole etilenico) che saranno impiegati in nuovi prodotti, con la stessa qualità del materiale vergine.
Questo è possibile grazie ad un bioreattore che in 48 ore può depolimerizzare fino a 2 tonnellate di rifiuti (circa 100 mila bottiglie).

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Il problema è che questo processo non può essere utilizzato con il PET cristallino (più durevole e diffuso), né tantomeno a livelli industriali.
Tuttavia, grazie agli studi sulla bioinformatica e all’apprendimento automatico gli studiosi hanno trovato le sequenze enzimatiche necessarie per la degradazione del PET.
Inoltre i modelli statistici scoperti, possono prevedere come gli enzimi agiranno e romperanno i legami del polimero.

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Sostenibilità

I nuovi processi studiati includono anche un impatto diverso sull’ambiente sull’economia.

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La caratteristica sostenibile è quella di escludere i passaggi di preprocessing della plastica per i quali essa veniva ammorbidita col calore, prima di essere degradata.

In questo modo, un processo di riciclo può ridurre in maniera significativa sia i costi, che le emissioni di CO2 legate alla depolimerizzazione del PET.

Infatti, i dati acquisiti da una ricerca del 2021, confermano che ci sarebbe un taglio della domanda energetica (da parte delle di riciclo) del 45%. Mentre le emissioni verrebbero ridotte del 38%; una cifra non indifferente.

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L’affermazione di Erika Erickson, un ex ricercatrice post-dottorato NREL:

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“La nostra piattaforma enzimatica crea un incentivo economico per ripulire i nostri oceani”.

racchiude tutto il potenziale di questa fantastica scoperta che comprende molteplici settori e anche una grande collaborazione tra ricercatori.
La tecnologia potrebbe cambiare le sorti della plastica e del suo impatto sull’ambiente, quindi anche il suo ruolo nella vita di tutti i giorni. 

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natale sostenibile

Natale sostenibile: come affrontare il caro prezzi senza rinunciare alla magia delle feste.

By : Aldo |Dicembre 22, 2022 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, obiettivomeno rifiuti, plasticfree, Rifiuti |0 Comment

Mancano poche ore a Natale e qualche giorno a Capodanno, i prezzi sono alle stelle ma non si vuole rinunciare a nulla. La sostenibilità ci aiuterà anche in questo caso.

natale sostenibile

Regali

Il Natale è la festa più consumistica al giorno d’oggi e il simbolo di questa ricorrenza è senza dubbio il regalo. I dati della Coldiretti parlano chiaro: la crisi ha determinato un calo del 7% (rispetto al 2021) per quanto riguarda la spesa natalizia. Quest’ultima, infatti, ammonterà all’incirca a 177 euro a testa.

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Tuttavia, il 31% degli italiani hanno cambiato il genere di regali, puntando molto più su idee originali e artigianali, tipiche dei mercatini di Natale. Questa scelta rientra tra le tante soluzioni sostenibili, che contemplano l’acquisto di prodotti locali, di qualità evitando la grande distribuzione.

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Un’altra attenzione riguarda l’imballaggio, per il quale si può usare carta di altri regali o di giornale, garantendo una produzione minima di rifiuti.

Invece, se proprio non si può fare altrimenti dello shopping online, è preferibile scegliere i vestiti con cura per evitare la richiesta di un reso. Sicuramente anche una spedizione ecologica sarebbe meglio di quella tradizionale, per ridurre le emissioni.

Illuminazioni


Le luci di tutti i colori creano l’atmosfera tipica delle feste, ma quest’anno terrazzi e giardini potrebbero restare spenti a causa della crisi.

É stato calcolato che tutte le illuminazioni emettono 651 tonnellate di CO2 (pari alle emissioni di 6.000 automobili in un anno). In Italia, si tratta di una somma totale di 30 milioni di euro per l’intero periodo natalizio. La spesa per ogni famiglia sarà all’incirca di 1,70 euro in bolletta della luce, un euro in più rispetto al 2021.
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Per evitare una bolletta salata, esistono le luci a LED che consumano fino all’80% in meno di quelle tradizionali. Meglio ancora i LED ad energia solare che sono più sicuri, consumano meno e hanno una durata superiore di ¼ rispetto alle altre.

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Cibo

Secondo Assoutenti:

“Imbandire le tavole quest’anno costerà agli italiani 340 milioni di euro in più”

Il Codacons ha dimostrato che proprio pandori e panettoni, hanno visto aumenti dal 37% al 59%, forse i dati più significanti. Non sono di meno il burro (+41,7%), l’olio di semi (+52,3%), il sale (+49%) e il riso (+35,3%). Nonostante i prezzi alle stelle, sembra che il problema più grande resti quello del cibo sprecato.

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Si, per quanto riportato dalle analisi tra Natale e Capodanno, in Italia, 440 mila tonnellate di cibo vengono buttate. Una cifra surreale che corrisponde ad una perdita di 50 euro per famiglia, secondo la campagna “Food We Want” dell’Unione europea, promossa dall’Istituto Oikos.

Teniamo a mente che 1 tonnellata di rifiuti alimentari produce 4,2 tonnellate di CO2.

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Per tutte queste ragioni, sarebbe opportuno pensare in modo sostenibile il menu di ogni “CENONE”, per evitare le perdite descritte sopra.  Partendo dalla spesa, è fondamentale scegliere prodotti locali e di stagione, in quantità giuste, preferendo prodotti sfusi (evitando quindi la plastica).

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In cucina invece la regola è non buttare nulla, scegliendo ricette antispreco, conservando gli alimenti nel modo giusto. L’ultimo consiglio (e non per importanza), è quello di dividere il cibo e portarlo a casa dopo una serata tra amici o parenti.

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Per concludere

Il Natale è diventato con gli anni una festività più consumistica che religiosa, ma non per questo siamo legittimati a inquinare di più.

Quindi oltre alle soluzioni presentate, sarebbe notevole spostarsi senza macchina, visto il traffico automatico di queste giornate. Le illuminazioni a casa dovrebbero essere accese solo in determinati lassi di tempo, per poter risparmiare energia.  I regali possono essere oggetti, vestiti, libri di seconda mano.

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La sostenibilità permette all’uomo di risparmiare in tanti ambiti, con la garanzia di non inquinare ulteriormente il pianeta: ricordarlo anche a Natale è opportuno.

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roma vetro

“Acqua di Roma” il progetto di Ama e CoReVe per ridurre la plastica.

By : Aldo |Dicembre 15, 2022 |Acqua, Arte sostenibile, bastaplastica, Consumi, Emissioni, Home, menorifiuti, plasticfree, Rifiuti |0 Comment

Mercoledì 14 dicembre in Campidoglio, AMA e CoReVe hanno presentato la campagna “Acqua di Roma”

La campagna

La campagna attiva da giovedì 15 dicembre, ha due grandi missioni: la riduzione dei rifiuti e l’incentivo al consumo dell’acqua pubblica.

 

“L’acqua di Roma bevila nel vetro. Una buona abitudine che fa bene all’ambiente”.

 

Con tale iniziativa, si rivendica la qualità dell’acqua di Roma, sempre a nostra disposizione per mezzo di nasoni e fontane. Tuttavia, durante la conferenza è stata ricordata la siccità estiva e l’importanza di un consumo adeguato della risorsa più importante al mondo.

Per questo AMA e CoReVe hanno riproposto “l’acqua in vetro”: un’idea che riporta al passato pensando al futuro.

 

Il prodotto

La bottiglia, protagonista della campagna, è un mix di design, sostenibilità e praticità.

Il design vintage ci riporta indietro nel tempo, quando il latte veniva distribuito porta a porta. Cambia sicuramente il colore, in questo caso un verde… bottiglia, perchè composta da vetro riciclato.

La praticità invece, deriva dalla sua particolare leggerezza combinata ad una maggiore resistenza agli urti. La chicca è il collo largo, pensato per poterla lavare correttamente e riusare all’infinito anche per altre bevande o conserve.

 

La scelta del vetro

Gianni Scotti (Presidente di CoReVe) afferma che “Il vetro è principe della sostenibilità”, perchè può essere riciclato all’infinito riducendo le emissioni di CO2. Se non altro il suo riciclo diminuisce l’uso di materie prime vergini, un passo importante per un consumo efficiente delle risorse.

È senza dubbio un materiale sicuro per la conservazione degli alimenti e il mantenimento delle loro caratteristiche organolettiche.

Il settore della ristorazione è invece una certezza poiché comporta il 5% del suo riciclo, grazie alle aziende fornitrici che recuperano le bottiglie usate nei locali, settimanalmente.

Possiamo constatare anche il fatto che la bottiglia di vetro è un ottimo mezzo di marketing, usata come immagine pubblicitaria. In Italia, per esempio ogni azienda ha il suo produttore, proprio per rendere la bottiglia “iconica”.

Non a caso il Bel Paese è al terzo posto nella produzione di vetro, a livello mondiale.

 

L’investimento su Roma

Il progetto prevede la distribuzione di 100’000 bottiglie (donate da CoReVe) nel comune di Roma, partendo dai dipendenti comunali e municipali. Poi verranno rilasciate nei centri di raccolta, nelle biblioteche e nelle scuole per mezzo di lezioni di sensibilizzazione al tema.
Il pezzo è accompagnato da un sacchetto di carta riciclata, in cui sono riportati dati sul riciclo del vetro e lo slogan della campagna.

Con un investimento di 426’000 euro adibito al miglioramento della raccolta stradale del vetro, Roma aggiungerà 1200 campane alle 5000 già presenti.

Insomma, il vetro, usato in primo luogo dai Fenici, è un prodotto dalle mille risorse, ed è il perfetto rappresentante della sostenibilità. Attenzione però alla sua produzione e al suo trasporto: se questi ultimi hanno un impatto ambientale elevato, il vetro perde la sua qualità principale.

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rolls royce easyjet

I primi test sui motori aerei ad idrogeno hanno dato esito positivo: decarbonizzazione dei voli entro il 2050.

By : Aldo |Dicembre 11, 2022 |Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, menomissioni, obiettivomeno emissioni |0 Comment

In tutti settori c’è una nuova attenzione e ricerca alla sostenibilità; ora anche nell’ambito dell’aviazione.


L’inquinamento dei voli

Gli aerei come ogni altro mezzo di locomozione inquinano l’atmosfera: nello specifico il traffico aereo comporta il 2,4% dell’emissioni globali.

Secondo l’ICCT (International Council on Clean Transportation), volare produce 285 g di CO2 per passeggero (la media: 88 persone a volo) per chilometro percorso.

L’ascesa del low cost poi, ha sdoganato l’idea del viaggio come un’esclusiva per ricchi, permettendo a tutti di volare a poche decine di euro.

Con questa “innovazione” le emissioni sono duplicate negli ultimi anni e si calcola che nel 2050 saranno 7 o 10 volte maggiori rispetto al 1990.

Il carburante sostenibile

Rolls Royce e EasyJet stanno lavorando insieme al programma Race to Zero, delle Nazioni Unite, per raggiungere un obiettivo considerevole. I due grandi nomi hanno testato un motore alimentato da idrogeno verde a terra, su un aereo dimostrativo.

Il test è stato effettuati in un impianto di prova all’aperto, nell’aeroporto militare MoD Boscombe Down (UK). Il motore utilizzato è un Rolls-Royce AE 2100-A ed è alimentato dal cosiddetto “idrogeno verde”.

Questo carburante sostenibile è fornito dall’EMEC (European Marine Energy Centre), che produce energia pulita nelle isole Orcadi (UK).

 

Il successo dello studio

Lo studio ha confermato che l’idrogeno, potrebbe rappresentare una rivoluzione nell’ambito dell’aviazione sostenibile.
Le 2 grandi società, quindi, continueranno a testare il carburante “pulito” anche sui motori Rolls-Royce Pearl 15, per poi provarli in volo.

 

Grazia Vittadini, direttore tecnico di Rolls-Royce afferma:

“…Stiamo superando i limiti per scoprire le possibilità dell’idrogeno a zero emissioni di carbonio, che potrebbero contribuire a rimodellare il futuro del volo”

Mentre Johan Lundgren, CEO di easyJet dichiara:

“…Sarà un enorme passo avanti nell’affrontare la sfida dello zero emissioni nette entro il 2050“.

Tuttavia sarebbero sorti dei dubbi per quanto riguarda le difficoltà tecniche di produzione e disponibilità di idrogeno, lo stoccaggio e le modifiche da apportare all’aereo.

Ma dati gli ottimi risultati, questa rivoluzione si presenta come una soluzione con la quale cambiare le sorti dell’aviazione e renderla più sostenibile.

Intanto le compagnie o addirittura gli stati cercano soluzioni per rimediare all’inquinamento dei voli. Per esempio, la WizzAir sta optando per il biodiesel, mentre la Francia vieterà voli nazionali se la destinazione è raggiungibile con il treno

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L’Italia ottiene il primato europeo con un tasso di riciclo dell’83%.

By : Aldo |Novembre 30, 2022 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, menorifiuti, obiettivomeno rifiuti |0 Comment

“L’Italia che ricicla”, il report annuale dell’Assoambiente conferma il nostro primato a livello europeo per quanto riguarda il riciclo.

Sono presenti delle lacune da colmare, ma la direzione è una delle migliori.

Il primato europeo

L’Italia si posiziona al primo posto in Europa per avvio al riciclo dei rifiuti (urbani e speciali), con un tasso dell’83,2% (secondo i dati del 2020). Con tale cifra, andiamo oltre la media UE del 39,2% e sorpassiamo i grandi paesi come Spagna (60,5%), Francia (54,4%) e Germania (44%).

Il record è correlato anche al tasso di utilizzo di metalli riciclati del 47,2%, seguiti nuovamente da Francia (39,3%), Germania (27,3%) e Spagna (18,5%).

Per quanto riguarda la circolarità dei materiali, siamo secondi per pochissimo, dopo la Francia (22.2%), con un tasso del 21,6%. Anche in questo caso siamo ben sopra la media europea del 12,8%.

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Le lacune italiane

L’Italia occupa il secondo posto per quanto riguarda l’impiantistica con 6.456 strutture attive per il recupero della materia, preceduta dalla Germania che ne presenta 10.497.

Tuttavia, questa ulteriore vittoria cela delle lacune non indifferenti sul territorio nazionale. Come riportato da Assoambiente (Associazione Imprese Servizi Ambientali ed Economia Circolare) gli impianti in Italia sono principalmente di medio-piccola dimensione, localizzati maggiormente nel centro-nord.

Le regioni più attive sono quelle in cui il settore manifatturiero è più sviluppato, come la Lombardia, che ha il 22% delle strutture nazionali.  Inoltre, risulta essere la regione che ricicla di più, con un totale di 31.018.381 tonnellate, seguita da Veneto ed Emilia-Romagna.

 

 

Le innovazioni necessarie

Nel 2020 abbiamo esportato 4,2 milioni di tonnellate di rifiuti, che avrebbero potuto essere nuovi prodotti all’interno della nostra economia.

AssoAmbiente afferma:

“Un paradosso che, nel medio-lungo termine, andrà colmato, attivando le opportune leve incentivanti e di investimento impiantistico, affinché maggiori volumi di rifiuti riciclabili vengano recuperati nel nostro Paese contribuendo ad accrescere la capacità del sistema produttivo di ovviare alla cronica mancanza di materie prime, così come a creare sbocchi occupazionali verso la transizione ecologica.”

In aggiunta alle innovazioni necessarie per sviluppare la nostra economia circolare, servirebbe un rinnovamento dei processi burocratici, perchè bloccano la crescita economica del Paese.

Un iter di cambiamento come quello della transizione ecologica serve anche per ammortizzare il caro prezzi, oggi più che mai.

Paolo Barberi (Vicepresidente di Assoambiente) esalta la necessita di miglioramenti in vari settori.   

“Il riciclo dei rifiuti, oltre alla valenza centrale che riveste per la transizione ecologica, risulta oggi ancor più strategico per accrescere la resilienza economica del nostro Paese […] particolarmente in questa fase di emergenza economica-energetica maturata nel post pandemia.”

Potremmo rendere competitivi i materiali riciclati rispetto alle materie prime, creando poi un mercato stabile e trasparente con Certificati del Riciclo e altri strumenti fiscali efficaci.

Il nostro primato europeo in vari settori rappresenta la forza e la determinazione di ridurre il nostro impatto sull’ambiente. Ma per rispettare obiettivi come quelli del PNRR, per aiutare l’economia e la popolazione proprio oggi con i prezzi alle stelle, bisogna cambiare rotta.

Non bastano dei piccoli gesti, serve un cambiamento repentino ed efficace delle istituzioni e un efficiente uso dei soldi investiti per questo ambito.

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