Consumi

EMB3Rs: l’Uber che consente il recupero di energia termica.

By : Aldo |Giugno 06, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su EMB3Rs: l’Uber che consente il recupero di energia termica.

Il mondo delle rinnovabili cresce ogni giorno, cambiano piani e si sviluppano nuovi programmi.

Ma c’è una situazione che viene affrontata di rado ovvero quella del surplus di energia. Un ambito tanto particolare quanto proficuo su cui investire maggiormente.

    

EMB3Rs

Si chiama così la prima piattaforma digitale (open-source) che permette di gestire in maniera efficiente e sostenibile il surplus energetico di industrie e aziende.

Inizialmente si trattava di un progetto finanziato dall’Unione Europea (del 2019) per il quale hanno collaborato ben 16 compagnie e istituti europei.

Lo scopo del programma era quello di dare maggiore valore all’eccesso di energia termica e di usare in maniera efficiente le risorse di energie rinnovabili.

     

Il via libera è arrivato dopo lo sviluppo di 7 casi studio che hanno fornito al team di ricerca, dati, informazioni e feedback.

Tra gli enti che hanno permesso lo studio, un produttore di cemento, una società di fusione di metalli, un parco industriale e supermercati nelle reti di teleriscaldamento.

Una volta analizzate le varie opzioni, la squadra ha ideato uno strumento che consentisse proprio di riusare il surplus di caldo e freddo.

    

La piattaforma

Dunque, grazie alla collaborazione di più enti, il progetto è stato concretizzato ed è stata realizzata la piattaforma online in funzione proprio da maggio 2023.

Questa consente alle industrie ad alta intensità energetica o ad altre sorgenti di caldo o freddo, di riusare questo eccesso nel miglior modo possibile.

Tale processo è utile per molteplici punti e caratteristiche, in primis la sua sostenibilità. Infatti, con la piattaforma si affronta il tema del riuso o della riduzione degli sprechi, migliorando le prestazioni energetiche dell’ente in discussione.   

    

La piattaforma prevede che l’utente (es. industria) inserisca i dati essenziali quali la sua sede e l’eccesso di energia termica disponibile.

A quel punto l’algoritmo calcola le capacità, la mappa della domanda e dell’offerta identificando le soluzioni più conveniente per lo scambio tra fornitore e consumatore.

Gli utenti finali, quali aziende, comunità energetiche, altre industrie o famiglie determineranno i costi e i benefici, definendo anche delle soluzioni più promettenti.

Quindi, grazie a questa nuovo scambio nascono partnership che recano vantaggi ad entrambe le parti e benefici per il pianeta.

      

Benefici e vantaggi

Il programma non soddisfa solo i bisogni delle industrie ma garantisce benefici e vantaggi in più ambiti.

In primo luogo, alle industrie è consentito recuperare, trasportare e riutilizzare l’energia termica con delle soluzioni innovative. Questo gli permette di raggiungere anche obiettivi sostenibili, di ridurre gli sprechi e ridurre i costi di approvvigionamento.

   

Di conseguenza, se le industrie ad alta intensità energetica migliorano in tale settore, cambiano anche il loro impatto sull’ambiente e sulla salute umana. 

Read More

Coibentare gli edifici: le nanotecnologie superano i classici interventi.

By : Aldo |Maggio 24, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Coibentare gli edifici: le nanotecnologie superano i classici interventi.

Tra mini-case, edifici autonomi, nuovi programmi energetici, anche nel campo dell’edilizia si fanno passi avanti.

La sostenibilità in questo settore riserba tante eccezioni che potrebbero accelerare la transizione ecologica nel nostro paese.

    

La norma europea.

La richiesta dell’ultima direttiva europea è chiara e mira all’azzeramento delle emissioni in tale settore, entro il 2050.

Gli edifici devono raggiungere la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e la classe D entro il 1° gennaio 2033.

Tutto sarebbe perfetto se solo il 60% degli edifici non arrivasse a malapena alla classe F o addirittura G. Questo risulta essere un grave problema che non favorisce un cambiamento necessario e rapido.

   

Senza dubbio non si può mettere in discussione la necessità di tali lavori, ma gli ostacoli ci sono e sono abbastanza rilevanti.

Rispetto ad altri ambiti, è uno dei più difficili da affrontare a seguito dei costi e delle difficoltà degli interventi.

    

Coibentazioni classiche

Le tecniche di coibentazione degli edifici sono varie e consentono di rendere efficienti a livello energetico case e uffici.

Ad oggi però, i tetti coibentati in modo scarso aumentano la dispersione di energia del 30%, mentre un condominio può raggiungere anche il 65%.

Molte sono tecniche che prevedono mesi di lavori, impalcature, accordi di interi condomini e normative molto restrittive.

Tuttavia, sono stati sviluppati interventi senza cappotto, che hanno lo stesso fine.

  • Intonaco termico interno: solitamente se lo stabile si trova in un centro storico, quindi è difficile rifare la facciata. Non è efficace come un vero cappotto ma ha i suoi vantaggi, tra i quali anche la prevenzione di muffe e condense sulle pareti
  • Insufflaggio in intercapedine: valida tecnica che prevede l’iniezione dell’isolante all’interno di tetti, muri e facciate. Di norma vengono usati i fiocchi di cellulosa o la lana di vetro e isolano anche a livello acustico.
  • Pannelli isolanti a basso spessore: sia per interni che per esterni. Sono pannelli spessi meno di 15 mm.
  • Mattoni in laterizio termoisolanti: che garantiscono un’ottima conducibilità termica in poco spazio. Dotati di un alveolo formato da intercapedini sottili, riducono gli strati di malta tra i mattoni, eliminando i ponti termici.

 

SWISS THERMO

L’idea di un metodo di coibentazione alternativo nasce in Polonia ma viene perfezionato nella nostra penisola.

Si tratta di un prodotto isolante liquido che serve per migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Protegge dal caldo e dal freddo e può essere usato nelle pareti interne e in quelle esterne.

     

Il prototipo si basa su nanotecnologie messe a punto da Tecnoindustries Srl (brevettate dalla NASA), attualmente il rivenditore esclusivo del prodotto.

Infatti, al contrario dei classici metodi è molto più comodo da applicare ed è più semplice il suo utilizzo in termini burocratici.

In breve, viene applicato con un macchinario spray su una superficie, che viene coibentata senza costi eccessivi e in pochissimo tempo.

     

Questo è possibile grazie all’ampia possibilità d’intervento: non c’è bisogno di impalcature o ponteggi e si può spruzzare ovunque.

Pertanto, è possibile mettere mano anche nei palazzi storici, nelle “tower” con vetrate o edifici con vincoli urbanistici (edifici solitamente difficili da trattare).

      

Risparmi e benefici

Le solite tecnologie proposte per questo tipo di interventi comportano un risparmio energetico intorno al 25%. Al contrario con il nuovo prodotto si va oltre il 50% e si risparmia anche in tempo.

Infatti, se di solito, per la realizzazione di un cappotto si necessitano almeno 6 mesi, con lo SWISS THERMO si parla di massimo 30 giorni.

     

A tutti, offre anche una possibilità più concreta di cambiare rotta: questo metodo permette a chiunque di fare il suo passo verso la sostenibilità.

Quindi se in un condominio non tutti fossero d’accordo per procedere con la coibentazione, un singolo potrebbe scegliere rendere efficiente la propria casa ugualmente.

Sarà possibile semplicemente perchè si lavora dall’interno dell’appartamento, lungo i muri perimetrali.

Read More

Mico materiali: quando la natura è una soluzione per il futuro.

By : Aldo |Maggio 22, 2023 |Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Mico materiali: quando la natura è una soluzione per il futuro.

Studi, ricerche, finanziamenti e speranze per trovare le migliori soluzioni per il pianeta sono tantissime.

Ma come spesso accade, l’uomo non si rende conto che la scelta migliore, il luogo più adatto e meno pericoloso in cui cercare è proprio la natura.

    

Funghi per il futuro

I funghi sono i protagonisti di un mondo peculiare, pieno di curiosità, insidie ma anche di ottime qualità.

Sono un alimento ma possono essere usati in medicina, sono allucinogeni ma anche un buon rimedio per l’ambiente.

E bene si, secondo vari studi e applicazioni messe in atto da alcune aziende, i funghi possono aiutarci nella lotta contro l’inquinamento da plastica.

Aziende americane e l’Università di Sydney hanno trovato il modo più sostenibile di usare delle caratteristiche della natura, proprio per salvaguardarla.

       

La nuova sostenibilità

È bastato studiare il ciclo vitale dei funghi per carpire dei dettagli che avrebbero potuto fare la differenza in questo mondo.

Infatti, aziende come Ecovative o l’Università di Sydney hanno osservato la riproduzione e le qualità dell’organismo per ricavarne un rimedio.

   

L’apparato vegetativo dei funghi, il micelio, si compone di un intreccio di cellule filamentose (le ife) che creano una rete nel suolo.

Quest’ultima ha la capacità di legarsi alla materia organica presente nel substrato e viene usata per accrescere il proprio corpo vegetativo.

    

Seguendo questo processo, gli studiosi hanno dedotto che la materia organica del suolo poteva essere sostituita da altre matrici, pertanto si sono sbizzarriti.

Ci sono molteplici scelte come materiale organico su cui far crescere il micelio: fondi di caffè, frammenti di cartone, trucioli e gusci d’uovo.

Tale scoperta rappresenta un grande traguardo, poiché in questo modo si possono generare materiali 100% biodegradabili, resistenti e duraturi.

       

Natura e tecnologia

Si parla di biomateriali compostabili, oppure di “mico materiali” (quindi derivati dai funghi) che rendono la materia prima sostenibile, un concetto alla portata di tutti.

Rappresentano una risorsa per i paesi più poveri, visto che possono essere impiegati in vari settori e sono efficienti anche dal punto di vista energetico.

Per ora ci sono due programmi noti, che riguardano tale innovazione.

   

L’università australiana ha puntato tutto sull’utilizzo dei funghi su calchi stampati in 3D con la materia organica.

Si tratta di un metodo che comprende anche le applicazioni in strutture con componenti elettroniche. Per esempio, è stato inventato un vaso, che monitora le condizioni del suolo (tramite un dispositivo), che si decompone quando la pianta deve essere travasata.

   

Mentre l’azienda Ecovative fondata nel 2007 è riuscita a convertire il micelio in una sorta di polistirolo naturale. L’impresa ha già avviato collaborazioni con Ikea, Dell e Biomason per rendere le grandi catene più sostenibili.

Il loro composto si chiama Mycosomposite, e comprende un mix di micelio e sostanza organica che viene inserito in uno stampo.

Al suo interno il micelio cresce, formando una colla attorno alla forma; di seguito viene inserito in forno per uccidere le spore ed è pronto. È dunque composto dal 95% di substrato e 5% di micelio.

Mentre il Mycoflex è fatto interamente di micelio ed è impiegato in prodotti morbidi, non a caso potrebbe sostituire la gomma piuma.

        

Altri prodotti

Nello specifico Ecovative produce allo stesso modo packaging, componenti per mobili, schiuma modellabile, tavole da surf e altri oggetti.

Inoltre, l’azienda produce materiali da cantiere (pannelli, blocchi, mattoni) e tessuti di lusso.

     

Perciò si può affermare che la natura comprende risorse di ogni tipo, basta studiarla attentamente, per usufruirne nel modo più adeguato e sostenibile.

Read More

Relicta: la bioplastica creata con gli scarti della produzione ittica

By : Aldo |Aprile 24, 2023 |Consumi, Emissioni, Home, menomissioni, Rifiuti |Commenti disabilitati su Relicta: la bioplastica creata con gli scarti della produzione ittica

L’economia circolare non ha segreti, ma solo tanto potenziale da scoprire soprattutto per proteggere il nostro futuro.

Spesso, in questo settore, il mare è una base esemplare per molteplici progetti di sostenibilità e salvaguardia della natura.

Dai laboratori universitari

Ancora una volta le startup fondate da giovani studenti hanno la meglio.  Nello specifico Relicta è formata da 5 studenti sardi legati dall’amore per il mare e da competenze acquisite nei loro percorsi di studio.

Si sono conosciuti nel 2017, durante il concorso universitario Contamination Lab, dopo il quale hanno unito idee e studi per il grande risultato. Successivamente nel 2020 è stata fondato il gruppo.

L’impresa, infatti, ha creato un materiale che potrebbe cambiare le sorti del mondo o almeno quelle del Mar Mediterraneo.

Si tratta di una bioplastica, che deriva dal mare nel quale può scomparire: è stata chiamata Relicta come l’azienda ed ha riscosso un grande successo.

La bioplastica

Il prototipo di bioplastica ideato da Davide e Matteo Sanna, Andrea Farina, Giovanni Conti e Mariangela Melino si compone di materiali di scarto.

In particolare, sono stati scelti gli rifiuti della produzione ittica quali scaglie e lische di pesce per produrre plastica di due tipi diversi.

Il gruppo ha infatti sviluppato due modelli, uno flessibile e uno rigido per poterli applicare a vari e molteplici impieghi.

Non a caso Relicta può essere è usata come film per il packaging di alimenti, cosmetici e dispositivi elettronici ma anche col sottovuoto.

In quel caso, si applica per prodotti delicati come mascherine chirurgiche, cibi da conservare e medicinali, poiché le proprietà isolanti restano intatte per 12 mesi.

Inoltre, la pellicola è inodore e solubile in acqua, grazie alla sua base naturale e ai processi a cui viene sottoposta la materia prima.

L’economia circolare

Anche Relicta, come tanti altri progetti, nasce dal recupero di “rifiuti”, in questo caso scarti di produzione ittica. Il gruppo di studenti ha pensato di produrre la pellicola con materie derivanti dall’acquacultura che garantisce un grande quantitativo di scarti utili all’azienda.

Pertanto, si rifornisce da una multinazionale di salmone, che utilizza la stessa biopellicola per il suo packaging. Al momento, l’impresa può ottenere 300 g di bioplastica da 1 kg di scarti che vale tra i 0,20 € a 1,5 €, quindi i margini di guadagno sono elevati.

Resta comunque la caratteristica migliore, la sua capacità di decomposizione in acqua nell’arco di 20 giorni. Di questo passo, la bioplastica creata dal mare può scomparire nel mare senza lasciare traccia o produrre danni, favorendo l’economia circolare di cui abbiamo bisogno.   

La startup ha una missione, quella di essere parte della soluzione al grande problema dell’inquinamento scaturito dalla plastica.

Senza dubbio, Relicta può raggiungere il suo obiettivo anche grazie al finanziamento di 500 mila euro. L’investimento arriva dalla Scientifica Venture Capital insieme all’acceleratore di startup Terra Next (nell’ambito della Bioeconomia) e Vertis SGR attraverso il fondo Venture 3 Technology Transfer.

Read More

La zizania sostituisce il riso: come adattarsi al cambiamento climatico.

By : Aldo |Aprile 16, 2023 |Consumi, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, plasticfree |Commenti disabilitati su La zizania sostituisce il riso: come adattarsi al cambiamento climatico.
Rebel-Grains

Il cambiamento climatico è in grado di creare fenomeni estremi ma anche di modificare pian piano attività abituali come l’agricoltura.

Di conseguenza è fondamentale capire come adattarsi ai cambiamenti trasformando colture, abitudini e tecnologie.

    

La zizania

La zizania è proprio uno dei cosiddetti “cibi del futuro” poiché dotata di caratteristiche che rendono la sua coltivazione e il consumo più sostenibile.

Questo significa che la pianta potrebbe sostituire uno tra i cereali più consumati al giorno d’oggi, garantendo la sicurezza alimentare nei prossimi anni.

    

Nello specifico la zizania è una pianta tipica delle coste atlantiche degli USA e appartiene alla tribù delle Oryzeae (a cui appartiene il comune riso).

Effettivamente sembra riso, ma differisce per il suo colore rosso-bruno se non nero, dalla forma allungata e dal suo sapore (tè misto alla nocciola).

     

Caratteristiche ambientali e nutrizionali

La zizania cresce in ambienti freddi e per questo viene seminata inverno al contrario del comune cereale, che necessita di temperature più calde.

Infatti, la zizania, crescendo in inverno non ha bisogno di ulteriori irrigazioni (viste le abbondanti precipitazioni), al contrario del riso. Quest’ultimo ha un elevato fabbisogno idrico che si concentra in un periodo di forte siccità quale l’estate.

In tal modo, la pianta non deve “lottare” per i nutrienti e lo spazio, poiché cresce prima delle piante infestanti e si riossigena il terreno.

Inoltre, l’antico cereale non ha bisogno di particolari pesticidi e la sua introduzione ridurrebbe la monocoltura, tecnica che crea molteplici danni all’ambiente.  Uno di questi è l’incremento della resistenza, che necessita un aumento delle dosi di pesticidi; non a caso, trovare il riso biologico è quasi impossibile.

     

Anche per quanto riguarda la nutrizione, la zizania resta un ottimo sostituto del riso se si guarda al futuro e ad una possibile crisi alimentare.

Sempre sulla base di questo confronto, la zizania ha il 100% di proteine e il 300% di fibre in più rispetto al riso. Pertanto, gode di un elevato potere saziante e un basso indice glicemico.

    

La novità con Rebel grains

L’impresa “Rebel grains” creata da Giovanni Giuseppe Savini e Alessandro Bossi, mira all’introduzione di cereali sconosciuti ma vincenti a livello nutrizionale e produttivo.

In aggiunta, lo scopo dei due imprenditori è quello di salvaguardare la biodiversità delle colture italiane e non solo. Per questo il WWF l’ha inserito tra i 50 cibi del futuro.

L’impresa ha già intrapreso un progetto di coltivazione a Pavia, accompagnato dall’introduzione del cereale nel mercato nazionale.

Attualmente è distribuito da Esselunga, Famila, Conad, Cortilia e Iper Tosano, in confezioni sostenibili e senza plastica.

     

Tuttavia…

La zizania è sostenibile anche perchè, sazia più dei soliti cereali consumati, i suoi 50 g equivalgono a 80 g si riso.  Di questo modo, con la stessa quantità, la zizania, come altri cereali ignoti. potrebbe sfamare più persone nel mondo.

L’unico problema riguarda il prezzo di 16 euro al kg, giustificati ovviamente dalle caratteristiche ambientali, nutrizionali e dal costo di introduzione in Italia.

    

Il cambiamento climatico sicuramente non può essere fermato, ma con nuovi studi e tecnologie possiamo trovare i modi con cui adattarci.

Colture diverse possono solo aumentare la possibilità di prendere in mano la situazione senza danneggiare ancora il pianeta.

Read More

Con Wiseair tutti possono monitorare la qualità dell’aria in Italia.

By : Aldo |Aprile 13, 2023 |Acqua, Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Con Wiseair tutti possono monitorare la qualità dell’aria in Italia.

Per quanto bella e piena di natura, l’Italia registra livelli di inquinamento atmosferico più alti della media.

Per questo c’è chi ha pensato a delle soluzioni concrete per limitare i danni.

La questione nord

Secondo il rapporto di Legambiente “MalAria di città” l’Italia presenta delle forti criticità legate all’inquinamento atmosferico soprattutto tra le regioni settentrionali.

Nello specifico si afferma che il 76% dei centri urbani italiani supera i limiti delle polveri sottili definiti dall’Unione Europea.

Secondo i dati del 2022, 29 città su 95 hanno registrato livelli giornalieri di PM10 superiori alla norma europea, perciò è difficile risolvere il problema.

La direttiva 2008/50/CE e il D. Lgs 155/2010 determinano un valore limite annuale di 40 µg/m³ e uno giornaliero di 50 µg/m³.

Tali valori sono disposti affinché si protegga la salute umana ed in particolare il secondo non può essere superato più di 35 volte in un anno.

Con i dati rilevati, è stata stilata una classifica delle città che superano giornalmente i livelli limite:

1° posto: Torino con 98 giorni di sforamento;

2° posto: Milano con 84;

3° posto: Asti con 79,

A seguire Modena 75, Padova e Venezia con 70 giorni.

Il seguente problema dovrebbe essere arginato in tempi brevi, ma vista l’attuale condizione è necessario più tempo del previsto.

Il primo step

Per limitare i danni dell’inquinamento, monitorare i valori limite e accelerare il cambiamento c’è una soluzione: la tecnologia di Wiseair.

L’azienda composta da 4 ragazzi romani mira al controllo della qualità dell’aria italiana per mezzo di sensori studiati e progettati con le università.

Paolo Barbato, Carlo Alberto Gaetaniello, Andrea Bassi e Fulvio BambusiI, dopo aver studiato ingegneria del Politecnico di Milano si sono interessati alla questione.

Il loro progetto inizia quindi dallo studio trasformato in una possibilità concreta di cambiare le cose: una tecnologia per monitorare la qualità dell’aria.

Un piano fondamentale, basato su dei sensori che servono per raccogliere dati senza i quali è impossibile pensare e trovare una soluzione vincente.

La soluzione

Vista l’entità del problema, Wiseair afferma che non si può continuare affidandosi solo alle centraline governative, pertanto, hanno coinvolto anche i cittadini.

Per questo l’azienda ha distribuito sensori e dati direttamente alla popolazione, per poter diffondere dati e dialogare più facilmente anche con le amministrazioni.

Il principio che li guida ricorda che più sensori sono attivi e più dati ci saranno e il monitoraggio dell’inquinamento sarà migliore.

Dunque, un secondo step è stata la creazione di una community di cittadini attivi e appassionati, divisi in 50 comuni che lavorano con l’impresa. Tra loro Milano, Torino, Roma e Bari.

 

MG_3169web

Il kit

L’azienda vende alle amministrazioni un kit specifico per il monitoraggio della qualità dell’aria. Il prodotto si adatta ad ogni ambiente ed è installabile in qualsiasi posizione.

Sono dotati di un pannello solare che garantisce l’autonomia energetica in modo da garantire anche la trasmissione di dati costante (anche grazie alle tecnologie wireless).

Aziende e progetti di questo genere sono fondamentali al giorno d’oggi per due motivi.

Spesso agiscono in modo più diretto e veloce rispetto alle amministrazioni e soprattutto possono godere di una maggiore fiducia dei cittadini.

In questo caso poi, si tratta di un problema da risolvere anche per la salute della popolazione che risente del forte inquinamento atmosferico.

Read More

4 tonnellate di legno riciclate per una installazione e la regola delle tre R.

By : Aldo |Aprile 11, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su 4 tonnellate di legno riciclate per una installazione e la regola delle tre R.

Ridurre, riusare, riciclare: la regola delle “tre R” è la base della sostenibilità. In pratica permette di creare meno rifiuti, consumando meno materie prime, salvaguardando l’ambiente.

       

Al Salone del Mobile si ricicla.

Tra il 18 e il 23 aprile si terrà a Milano la Design Week che include l’apertura del Salone del Mobile.

A questo evento parteciperanno i più importanti nomi dell’arredamento tra i quali anche grandi gruppi impegnati nel settore della sostenibilità.

Il padiglione “Wood you believe?” accoglie gli ospiti in un’area dedicata al Gruppo Saviola con un’entrata del tutto innovativa.

L’opera d’arte (nel Padiglione 10, C04) è un insieme di 4 tonnellate di legno post-consumo ideata da Carlo Ratti Associati e Italo Rota.

L’intenzione era quella di dimostrare le potenzialità del legno riciclato e della stampa digitalizzata grazie all’installazione creata appositamente per l’evento.

Inoltre, con la Fiera si celebreranno i 60 anni di attività del Gruppo Saviola, leader nazionale se non precursore nella produzione di pannelli ecologici.

    

L’installazione

L’opera si compone di una facciata esterna, formata da materiali in legno “di scarto”: cassette della frutta, sedie, pallet, scrivanie e altri oggetti in legno.

In tal modo gli architetti dimostrano quanto sia utilizzato il legno nel nostro paese ma anche la grande quantità di rifiuti prodotti dall’industria del mobile.

Quindi l’installazione rispetta tutti i valori dell’economia circolare, con l’intento di salvaguardare il pianeta e le sue preziose risorse.

Non a caso, Alessandro Saviola, Presidente di Gruppo Saviola afferma che il gruppo salva diecimila alberi ogni giorno grazie all’utilizzo di legno post consumo.

All’interno del padiglione, invece, i visitatori potranno osservare uno spazio composto da oltre cento pannelli del marchio (in legno riciclato al 100%).

Tali unità sono caratterizzate da finiture particolari definite grazie al trattamento digitale del legno stesso, per riportare più design.

          

Produzione del legno

Il legno è quotidianamente lavorato per la produzione di migliaia di oggetti, accessori e mobili di arredamento.  Fondamentalmente anche per i trasporti (pallet), il riscaldamento (pellet) e l’edilizia.

Rappresenta una risorsa importantissima che può essere riusata quasi all’infinito e per questo ha un valore rilevante (anche dal punto di vista economico).

L’Italia si impegna quotidianamente sul fronte del riciclo tanto da riportare cifre eccezionali che definiscono anche un’ottima filiera del riuso.

         

Il legno in cifre

Le analisi descrivono una realtà ben precisa: nel 2021 sono stati immessi al consumo 3.394.066 tonnellate di imballaggi di legno. Di queste, 1.951.251 tonnellate sono state recuperate e riciclate, contando il 64,75% di imballaggi riusati.

Anche nei trasporti invece cresce anche l’attività di rigenerazione: infatti sono state rigenerate 908.066 tonnellate di pallet, pari a circa 70 milioni di pezzi.

In Italia poi, esistono 70.000 aziende che danno lavoro a 294 mila persone. Le loro attività hanno determinato un fatturato di 49,3 miliardi di euro nel 2021 (un aumento del 14% rispetto il 2019).

Il dato è diviso in 2 sezioni: 18 miliardi derivano dalle esportazioni (tra cui Francia, Germania e USA sul podio) e 31 dalle vendite nazionali.

Questo significa che l’industria del legno comprende il 4,7% del fatturato manifatturiero nazionale, il 15% delle imprese e il 7,7% degli occupati.

Read More

Troppi voli e jet privati: in Europa le tendenze sono totalmente diverse.  

By : Aldo |Aprile 06, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Troppi voli e jet privati: in Europa le tendenze sono totalmente diverse.  

L’estate 2022 è stata segnata da scioperi continui, voli in ritardo e malcontento dei passeggeri.

Tale situazione ha aperto un dibattito più grande legato alle emissioni prodotte dal traffico aereo.

    

Situazione europea

A seguito di studi commissionati dall’ufficio per l’Europa centrale e orientale di Greenpeace, la situazione è chiara.

L’Europa ha incrementato a dismisura il suo traffico aereo (specialmente legato ai jet privati) nel 2022 e di conseguenza il suo impatto negativo sul pianeta.

Infatti, nell’arco di 12 mesi i voli privati sono aumentati da 340 mila ai 572 mila, raddoppiando così anche le emissioni di gas serra.

Nello specifico la CO2 prodotta è duplicata, passando da 1,6 milioni di tonnellate CO2 a 3,3 CO2.

     

Tuttavia, l’origine della salita vertiginosa di questi numeri dipende solitamente da voli di breve durata, quindi di piccole tratte.

Si tratta di 60 mila voli per tratte inferiori ai 250 km, quindi un viaggio di un’ora ad alta velocità e di 90 mila che raggiungono i 500 km. 

      

Il caso Amsterdam

Proprio per rimediare a questi problemi, l’aeroporto Shiphol, il 3° scalo europeo per volumi di traffico cambia strategia per aiutare l’ambiente.

La nuova direttiva è stata diffusa per mezzo di un annuncio nell’aeroporto, che proclama nuove regole per i voli di tutti i tipi.

Le linee guida sono molto rigide e non fanno sconti a nessuno in modo da migliorare la vita di tutti, in primis i cittadini olandesi.

     

Dunque, dalla fine del 2025 lo scalo chiuderà da mezzanotte fino alle 6 di mattina vietando scali, partenze e arrivi per i jet privati.

Questa decisione deriva da studi che riguardano non sono l’emissione di CO2 (8 milioni di ton. l’anno da solo) ma anche l’inquinamento acustico.

Di conseguenza, l’obiettivo è quello di azzerare i 7 mila voli privati l’anno, poiché generano 20 volte più emissioni rispetto ad un volo di linea. Inoltre, provocano un rumore 7 volte superiore.

     

Benefici per la salute

Spesso non viene considerato ma l’inquinamento acustico crea danni a volte irreversibili. Questo è quello che gli studiosi hanno evidenziato nelle analisi e che i direttori dello Shiphol hanno tenuto in conto.

Purtoppo gli abitanti delle zone limitrofe che risultano gravemente disturbati (di giorno) sono 114.000. Tuttavia, con la nuova direttiva, il numero dovrebbe diminuire fino a 17.500 persone (una riduzione del 16%).

    

L’Italia al contrario

Se Amsterdam dimostra di voler salvaguardare l’ambiente, nonostante il grande traffico aereo e il suo mercato, non è dello stesso parere l’Italia.

Al momento rappresenta il 4° paese in Europa per voli super-inquinanti: passando da 350 mila nel 2021 a oltre 570 mila nel 2022.

La crescita che ammonta al 62% riguarda principalmente i voli di jet privati in o dall’Italia: tali tratte sono cresciute dal 34.500 a 55mila.

Di questo passo sono aumentate del 100% le emissioni totali: da 133 mila a 266 mila tonnellate di CO2.

Purtoppo, la questione più importante riguarda le tratte percorse dai jet privati che sono di norma brevi. Voli per 45 km di distanza che emettono 25 tonnellate di gas serra, quando in treno ci si impiegano 40 minuti e si emettono meno di 2 kg di CO2.

    

Le tappe più comuni sono tra Brescia e Milano, Roma-Milano-Londra e lo scalo più gettonato (dopo Linate e Ciampino) è Olbia. Per la vicinanza con la Costa Smeralda, è la meta di 5 mila voli l’anno. (quasi il 10% del totale).

Read More

“The Circle”: la startup romana più grande in Europa per l’acquaponica.

By : Aldo |Aprile 04, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, menoconsumi, plasticfree |Commenti disabilitati su “The Circle”: la startup romana più grande in Europa per l’acquaponica.

É vero che un minor consumo di carne rappresenta una scelta sostenibile, a suo modo anche l’agricoltura ha qualche punto da rivedere.

A Roma un gruppo di giovani ha pensato al proprio futuro e ha ideato un progetto innovativo.

 

The Circle

The Circle è una startup romana “ad elevata concentrazione tecnologica capace di produrre contemporaneamente cibo e proteine di altissima qualità” come riportato nel sito web.

L’azienda creata da 4 giovani esperti in biotecnologie industriali, ha l’obiettivo di rappresentare un nuovo tipo di impresa sostenibile.

In pratica, si sono impegnati ad andare oltre gli stereotipi del biologico e dell’impatto zero, aggiungendo valore all’ambiente.  

Al momento l’impresa ha piantato 450mila piante, che variano tra insalata e piante da condimento su un terreno di “solo” mezzo ettaro.

Con questo traguardo sono i più grandi in Europa nel settore dell’acquaponica, poiché hanno superato tutti i limiti di sostenibilità.

Le serre

Le serre di The Circle hanno delle caratteristiche particolari che rendono la loro produzione unica.

Iniziando dalla tecnica, l’acquaponica, si arriva a parlare di pesci rossi, alghe e erbe consumate nei ristoranti degli hotel.

L’impresa è famosa per le sue serre che ospitano coltivazioni distribuite su filari verticali fatti di tubi bianchi dai quali escono vari tipi di erbe.

Con tale disposizione e innovazione, l’azienda riesce ad usare il 10% dell’acqua e 1/5 del suolo in meno rispetto all’agricoltura tradizionale.

Un elemento caratteristico però sono le vasche interrate che ospitano dei pesci rossi i quali contribuiscono all’alimentazione delle piante.

Proprio così, hanno unito l’acquacoltura, l’allevamento di pesci e l’idroponica, i risultati? Massima resa nel minimo spazio.

Da questo connubio di tecniche crescono rughetta, senape, santoreggia, erba cipollina, basilico rosso, timo, bietola e un’altra trentina di piante da insalata o per condimento.

L’acquaponica

Come descritto prima, le piante crescono in maniera diversa dalla norma e sono legate ad altri tipi di colture.

Nelle vasche sono installate delle pompe a bassa intensità che trasportano l’acqua in altre vasche di legno con filtri naturali: i batteri.

Successivamente, l’acqua depurata confluisce in botti interrate dove si aggiungono elementi necessari per la crescita di piante.

Infine è presente una tecnica di riciclo e di consumo sostenibile legato al rilascio dell’acqua: quella in eccesso viene raccolta e rimessa in circolo.

Valore economico

Con tali peculiarità e 6 anni di attività, The Circle oggi vale oltre dieci milioni di euro.

Il gruppo dall’idea vincente ha raggiunto a Roma una capacità di 450 mila piante destinate a 250 ristoranti e alberghi.

Tuttavia, a breve arriveranno anche a Milano dove gestiranno un ettaro di terreno e ne prenderanno un altro sempre a Roma.

La startup si tiene aggiornata per quanto riguardano le nuove tecnologie e l’agricoltura, in modo tale da risultare sempre più efficienti e sostenibili.

Sicuramente hanno capito che serve cambiare mentalità anche per quanto riguarda i costi di queste produzioni e i prezzi del mercato.

“Se si è disposti a spendere 1200 euro per un iPhone, perché rifiutarsi di pagare due euro al chilo delle zucchine cresciute in maniera sostenibile?”

Una domanda sulla quale riflettere relativamente anche alla crisi economica e climatica che stiamo vivendo.

Read More

Residui di pomodoro sostituiscono il BPA: una soluzione più sicura per noi e per l’ambiente.

By : Aldo |Marzo 28, 2023 |Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, Rifiuti |Commenti disabilitati su Residui di pomodoro sostituiscono il BPA: una soluzione più sicura per noi e per l’ambiente.

Bucce di arancia per la pelle sostenibile, canapa per i tessuti e ora tocca ai residui di pomodoro per sostituire un composto derivato dal petrolio.

       

La novità

La notizia arriva dalla Spagna, dove si sta testando un nuovo materiale protettivo per gli interni dei packaging in alluminio e metallo.

Lo studio è stato svolto dall’Instituto de Hortofruticultura Subtropical y Mediterránea “La Mayora” di Malaga e dall’Instituto de Ciencia de los Materiales de Sevilla.

Il team di scienziati ha trovato una soluzione sostenibile e più sicura a livello sanitario per la resina interna di lattine e altri imballaggi.

Si tratta dei residui di pomodoro che vengono utilizzati per rivestire l’interno di tali imballaggi, sostituendo una plastica meno sicura per l’ambiente e per l’uomo.

     

I residui delle zuppe

Lo studio si basa sugli scarti legati alla produzione di zuppe come il gazpacho, salse e succhi, quindi un mix di semi, bucce e piccioli.

Di solito, questi scarti vengono bruciati o usati come mangime per animali se non smaltiti come rifiuti.

Mentre con la lavorazione di tale materiale si ricava una sostanza idrorepellente, aderente al contenitore in grado di non essere corroso da liquidi acidi o sali.

        

Lavorazione

Il materiale viene lasciato asciugare e per mezzo di idrolisi si rimuove l’acqua per mantenere i lipidi (in questo caso vegetali).

Il grasso vegetale ricavato sarà unito ad una quantità minima di etanolo, rispettivamente l’80% e il 20%. Poi questa soluzione viene spruzzata sulla superficie metallica, di modo che aderisca alla forma e resista ai tagli successivi del contenitore.

      

Contaminazione

L’innovazione sostenibile diventa anche più sicura a livello sanitario poiché mira a sostituire l’attuale resina epossidica con una naturale.

Il rivestimento è una plastica ricavata dal petrolio contenente BPA (bisfenolo A), un composto chimico potenzialmente pericoloso per la salute.

Inizialmente venne scelto per proteggere gli alimenti dalle possibili contaminazioni dei metalli che costituivano il packaging, poi negli anni si verificò un fenomeno contrario.

Ossia, gli studi hanno confermarono la presenza di particelle dannose di BPA negli alimenti. Quindi il rivestimento proteggeva dai metalli, ma rilasciava a sua volta sostanze nocive per l’uomo, associate alla comparsa di diabete o cancro.

Non a caso la Spagna ne ha vietato l’uso.

         

Impatto ambientale

La nuova resina è altrettanto sicura per l’ambiente poiché formata da materiale di scarto e soprattutto prodotta con un processo a basso impatto ambientale.

Infatti, la sua produzione emette meno anidride carbonica rispetto a quella del bisfenolo A.

         

Insomma, ancora una volta la soluzione sostenibile si conferma sicura per l’ambiente e per la salute umana.
La transizione ecologica stanno evidenziando queste novità che probabilmente potrebbero essere lo slogan per accelerare il cambiamento di cui abbiamo bisogno.

Forse sottolineando i benefici per la nostra salute sarà più semplice diffondere l’importanza della sostenibilità.

Read More