Arte sostenibile

Gli italiani sostengono il cambio di vita per risolvere la questione climatica.

By : Aldo |Maggio 04, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, plasticfree |Commenti disabilitati su Gli italiani sostengono il cambio di vita per risolvere la questione climatica.

Ogni giorno nel mondo vengono vagliate leggi, nuove misure e direttive per poter cambiare rotta rispetto alla crisi climatica.

Senza dubbio si tratta di iter spesso lenti e non del tutto pratici, ma risultano sempre più necessari col passare del tempo.

 

YouGov

YouGov, la società britannica internazionale di ricerche di mercato e analisi dati ha svolto uno studio ben preciso per determinare le idee vari paesi.

Il sondaggio riguardava la crisi climatica e mirava a determinare quanto le persone siano favorevoli a cambiare la loro vita per risolvere la questione climatica.

Per questo studio sono state intervistate oltre 1000 persone per ciascuno dei 7 stati coinvolti, quali Regno Unito, Italia, Francia, Germania, Spagna, Danimarca e Svezia.

I risultati dell’analisi (svolta tra il 5 e il 24 aprile) dimostrano come gli italiani siano i più propensi a cambiare le proprie abitudini.

Gli italiani

Dopo aver elaborato i dati, è stato pubblicato il sondaggio in esclusiva sul “The Guardian”: le informazioni parlano chiaro e gli italiani sembrano pronti.

Innanzitutto, risultano i più preoccupati per la crisi climatica e i suoi effetti, probabilmente anche per la conformazione della penisola stessa.

Abbiamo una moltitudine di paesaggi, ambienti e caratteristiche uniche al mondo. La salvaguardia dell’ambiente e un’attenta vita sostenibile, proteggerebbero non solo la natura, ma anche la nostra economia e i tesori della storia che conserviamo.

Tale pensiero tocca l’81% degli intervistati italiani, mentre gli altri paesi arrivano a cifre inferiori fino alla Svezia che conta solo il 60%.

Siamo i più favorevoli a passare ai veicoli elettrici (+40%), a rinunciare a carne e latticini nelle nostre diete (anche con una legge, al 48%). Occupiamo il primo posto anche per la scelta di avere meno figli.

Inoltre, dopo gli spagnoli siamo i più propensi ad evitare l’automobile, scegliendo biciclette, trasporti pubblici e le camminate.  

Contemporaneamente siamo i meno inclini a pagare di più i voli per compensare le emissioni.

 

L’insieme

In generale tra 75% e l’85% degli intervistati è d’accordo sulla necessità di un lavoro di gruppo per poter cambiare effettivamente il futuro.

Allo stesso tempo però non sono tutti convinti sulle pratiche da mettere in atto per poter concretizzare tale trasformazione. In pratica si vuole risolvere attenuare la crisi climatica ma più una misura cambia lo stile di vita e meno viene sostenuta.

Per quanto riguarda la plastica il 40% (Danimarca) e il 56% (Regno Unito, Spagna e Italia) non acquisterebbe più prodotti monouso. Mentre tra il 63% (Svezia) e il 75% (Spagna) la vieterebbero

Di certo i sussidi dei governi per l’efficientamento delle abitazioni sono ben accetti da tutti (fino all’86% in Spagna). Tuttavia, gli spagnoli sarebbero favorevoli al 40% nel coprire tali costi personalmente.

La Germania accetterebbe per il 28% un cambio di abitudini alimentari mentre, il Regno Unito (24%) approverebbe una legge in tal senso.

Parlando invece dei trasporti ci sono delle opinioni contrastanti.

La possibilità di passare all’auto elettrica prende un massimo del 32% (Danimarca), mentre il 40% (Spagna) sarebbe disposto a rinunciare al veicolo.

Altri stati invece dichiarano di aver già considerato e applicato tale misura, dal minimo del 21% di svedesi al massimo del 28% dei tedeschi.

Una grande opposizione si è registrata per l’aumento obbligatorio dell’imposta sul carburante e il divieto di produzione e vendita di auto a benzina e diesel.

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Flatburn: quando i veicoli diventano supporti per il monitoraggio ambientale.

By : Aldo |Maggio 02, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Flatburn: quando i veicoli diventano supporti per il monitoraggio ambientale.

In precedenti articoli si è trattato il tema del monitoraggio dell’aria e di come siano importanti i progetti ad esso legati.

Altrettanto rilevanti sono i programmi che includono il cittadino rendendolo parte del processo di ricerca e di raccolta dati: di seguito un nuovo esempio.

   

Flatburn

Il dispositivo figlio della collaborazione tra il Senseable City Lab dell’Mit di Boston e l’azienda italiana Fae Technology è attivo.

Si tratta di uno strumento adibito al monitoraggio ambientale, in grado di rilevare e condividere dati sensibili per quanto riguarda l’ambiente.

La caratteristica di tale sistema è quella di essere uno dei nuovi tipi di rilevatori drive-by, dunque ospitato in un veicolo stradale (automobile e autobus). 

      

Tale qualità rende possibile la raccolta di dati di varia natura anche grazie ai molteplici sensori integrati nel sistema e gli effettivi campi da controllare.

Pertanto, Flatburn permette di monitorare la qualità dell’aria, l’umidità, le isole di calore nei centri urbani, quindi l’efficienza energetica e l’impatto acustico.

   

Come funziona

L’impianto è posizionato sul tetto del veicolo per via di un magnete ed è auto-alimentato da energia solare. Questo è possibile grazie al pannello solare integrato che garantisce di accumulare energia in situazioni di scarsa luminosità.

È composto di parti meccaniche prodotte con stampa 3D, facilmente reperibili o da creare per via delle informazioni rilasciate dallo stesso. Infatti, le istruzioni su come costruirlo e usarlo sono pubbliche.

     

Nello specifico, per valutare l’efficienza energetica degli uffici usa le immagini termiche; per l’analisi degli inquinanti nell’aria predilige il laser.

Inoltre, può anche mappare la qualità delle strade tenendo conto delle vibrazioni del veicolo.

      

Il dialogo

Flatburn è incluso nella piattaforma per il monitoraggio ambientale City Scanner, la quale trasforma i veicoli in sentinelle per i rilevamenti.

Il dialogo è rilasciato obbligatoriamente con licenza open source in modo tale da diffondere dati e sviluppare più velocemente le sue tecnologie contribuendo alla sostenibilità.

         

Tali caratteristiche regalano una nuova e accurata visione dell’ambiente urbano, fondamentale non solo per il cittadino che ci vive.

Infatti, anche sindaci, enti e amministrazioni usufruendo di tali dati possono prendere decisioni politiche e ambientali più specifiche e produttive.

Al momento, la Fae Technology (società benefit bergamasca) ha sottoscritto un accordo biennale come “consortium member” con l’ente americano per continuare questo tipo di ricerca.

      

In più il dispositivo è già attivo in 6 città del mondo, come New York, Boston, Stoccolma e Amsterdam.

Di certo arriverà anche negli altri centri urbani, in questo modo sarà più semplice applicare norme e sanzioni, supportando la sostenibilità.

E perchè no anche al salute umana.

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Goldman Environmental Prize 2023: ecco i 6 vincitori e le loro imprese.

By : Aldo |Aprile 27, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, menomissioni |Commenti disabilitati su Goldman Environmental Prize 2023: ecco i 6 vincitori e le loro imprese.

Tra iniziative locali e mondiali, piccoli e grandi cambiamenti nella produzione e una nuova consapevolezza, ci si interessa sempre più all’ambiente.

Ma c’è chi ha combattuto da singolo contro grandi imperi ed è riuscito a vincere per il bene del Pianeta.

    

Goldman Environmental Prize

Il Goldman Environmental Prize rende onore ai raggiungimenti e alla leadership dell’attivismo ambientale nel mondo, ispirando tutti quanti ad essere parte del cambiamento.

È stato ideato per sostenere e riconoscere gli sforzi e le azioni dei singoli per proteggere l’ambiente a loro rischio e pericolo. Nello specifico, vengono premiati coloro che difendono la Terra coinvolgendo le comunità locali, creando un movimento positivo e propositivo.

Il titolo nasce dall’idea del filantropo Richard e sua moglie Rhoda Goldman nel 1989, per dimostrare pubblicamente la natura dei problemi ambientali.

I vincitori vengono annunciati durante una cerimonia che si svolge proprio durante la giornata della Terra, nella Opera House di San Francisco.

      

Oggi

Certamente sono cambiate tante cose dalla prima premiazione nel 1990: dopo 33 anni abbiamo risolto e creato tanti problemi. La cosa chiara a tutti è che bisogna proteggere il pianeta come proteggiamo le persone o i beni più preziosi nella nostra vita.

Di conseguenza c’è chi ha preso a cuore quest’idea rendendola la missione della propria vita, andando anche contro le più grandi realtà del mondo.

Pertanto, con la cerimonia si premiano le “persone di origini ordinarie che fanno cose straordinarie per salvare la nostra Terra”.

          

I vincitori del 2023

  • Zafer Kizilkaya ha collaborato con le cooperative pescherecce turche per espandere la rete di AMP in Turchia per 800 km2 nelle coste Mediterranee.
    Queste aree approvate dal governo turco nel 2020, proteggono interi ecosistemi marini, danneggiati dalla pesca illegale e intensiva e dall’eccessivo turismo. Grazie a tale iniziativa il numero di pesci per m2 è decuplicato mentre i redditi dei pescatori sono aumentati del 400%.
  • Chilekwa Mumba in Zambia, ha denunciato la Konkola Copper Mines per danni ambientali causati nella provincia di Copperbelt, stabilendo un importante precedente legale.
    Per la prima volta, un’azienda viene ritenuta responsabile per i danni ambientali per via dalle operazioni gestite da una filiale in un altro paese.
    Mumba ha vinto contro la Vedanta Resources davanti la Corte Suprema del Regno Unito: di seguito venne accusata la Shell Global per l’inquinamento in Nigeria.
  • Diane Wilson ha seguito lo stesso cammino di Mumba, battendosi contro la multinazionale Formosa Plastics. Ha accusato l’azienda di aver scaricato ingenti quantità di rifiuti tossici plastici nella costa del Golfo del Texas.
    Dopo 34 anni, ha vinto la causa e 50 milioni di dollari registrando un grande record. Ha ottenuto il più grande premio in una causa di un cittadino contro un inquinatore industriale nella storia del Clean Water Act degli USA.
  • Alessandra Korap Munduruku allo stesso modo si è scontrata con la società mineraria britannica Anglo American. Quest’ultima stava rovinando un pozzo di biodiversità importantissimo nella foresta pluviale del Brasile.
    L’azienda nel 2021 ha ritirato 27 domande di esplorazione e ricerca nei territori indigeni, anche se già approvate. La protezione venne estese anche al territorio di Sawré Muybu, il più ricco di risorse minerarie della zona.
  • Mentre Delima Silalahi ha intrapreso un progetto burocratico in Indonesia. Si è battuta affinché 17.824 acri di foresta tropicale venissero affidati legalmente a delle comunità indigene di Sumatra.
    Questo perchè la gestione alloctona di tali aree aveva portato ad una monocoltura di eucalipto mettendo in pericolo la biodiversità autoctona.
  • Infine, Tero Mustonen è riuscito ad essere a capo del ripristino di 62 ex siti minerari e forestali in Finlandia. In tal modo ha potuto trasformare delle zone abbandonate in zone umide e habitat ricchi di biodiversità e di materia organica delle torbiere.

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Con Wiseair tutti possono monitorare la qualità dell’aria in Italia.

By : Aldo |Aprile 13, 2023 |Acqua, Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Con Wiseair tutti possono monitorare la qualità dell’aria in Italia.

Per quanto bella e piena di natura, l’Italia registra livelli di inquinamento atmosferico più alti della media.

Per questo c’è chi ha pensato a delle soluzioni concrete per limitare i danni.

La questione nord

Secondo il rapporto di Legambiente “MalAria di città” l’Italia presenta delle forti criticità legate all’inquinamento atmosferico soprattutto tra le regioni settentrionali.

Nello specifico si afferma che il 76% dei centri urbani italiani supera i limiti delle polveri sottili definiti dall’Unione Europea.

Secondo i dati del 2022, 29 città su 95 hanno registrato livelli giornalieri di PM10 superiori alla norma europea, perciò è difficile risolvere il problema.

La direttiva 2008/50/CE e il D. Lgs 155/2010 determinano un valore limite annuale di 40 µg/m³ e uno giornaliero di 50 µg/m³.

Tali valori sono disposti affinché si protegga la salute umana ed in particolare il secondo non può essere superato più di 35 volte in un anno.

Con i dati rilevati, è stata stilata una classifica delle città che superano giornalmente i livelli limite:

1° posto: Torino con 98 giorni di sforamento;

2° posto: Milano con 84;

3° posto: Asti con 79,

A seguire Modena 75, Padova e Venezia con 70 giorni.

Il seguente problema dovrebbe essere arginato in tempi brevi, ma vista l’attuale condizione è necessario più tempo del previsto.

Il primo step

Per limitare i danni dell’inquinamento, monitorare i valori limite e accelerare il cambiamento c’è una soluzione: la tecnologia di Wiseair.

L’azienda composta da 4 ragazzi romani mira al controllo della qualità dell’aria italiana per mezzo di sensori studiati e progettati con le università.

Paolo Barbato, Carlo Alberto Gaetaniello, Andrea Bassi e Fulvio BambusiI, dopo aver studiato ingegneria del Politecnico di Milano si sono interessati alla questione.

Il loro progetto inizia quindi dallo studio trasformato in una possibilità concreta di cambiare le cose: una tecnologia per monitorare la qualità dell’aria.

Un piano fondamentale, basato su dei sensori che servono per raccogliere dati senza i quali è impossibile pensare e trovare una soluzione vincente.

La soluzione

Vista l’entità del problema, Wiseair afferma che non si può continuare affidandosi solo alle centraline governative, pertanto, hanno coinvolto anche i cittadini.

Per questo l’azienda ha distribuito sensori e dati direttamente alla popolazione, per poter diffondere dati e dialogare più facilmente anche con le amministrazioni.

Il principio che li guida ricorda che più sensori sono attivi e più dati ci saranno e il monitoraggio dell’inquinamento sarà migliore.

Dunque, un secondo step è stata la creazione di una community di cittadini attivi e appassionati, divisi in 50 comuni che lavorano con l’impresa. Tra loro Milano, Torino, Roma e Bari.

 

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Il kit

L’azienda vende alle amministrazioni un kit specifico per il monitoraggio della qualità dell’aria. Il prodotto si adatta ad ogni ambiente ed è installabile in qualsiasi posizione.

Sono dotati di un pannello solare che garantisce l’autonomia energetica in modo da garantire anche la trasmissione di dati costante (anche grazie alle tecnologie wireless).

Aziende e progetti di questo genere sono fondamentali al giorno d’oggi per due motivi.

Spesso agiscono in modo più diretto e veloce rispetto alle amministrazioni e soprattutto possono godere di una maggiore fiducia dei cittadini.

In questo caso poi, si tratta di un problema da risolvere anche per la salute della popolazione che risente del forte inquinamento atmosferico.

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4 tonnellate di legno riciclate per una installazione e la regola delle tre R.

By : Aldo |Aprile 11, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su 4 tonnellate di legno riciclate per una installazione e la regola delle tre R.

Ridurre, riusare, riciclare: la regola delle “tre R” è la base della sostenibilità. In pratica permette di creare meno rifiuti, consumando meno materie prime, salvaguardando l’ambiente.

       

Al Salone del Mobile si ricicla.

Tra il 18 e il 23 aprile si terrà a Milano la Design Week che include l’apertura del Salone del Mobile.

A questo evento parteciperanno i più importanti nomi dell’arredamento tra i quali anche grandi gruppi impegnati nel settore della sostenibilità.

Il padiglione “Wood you believe?” accoglie gli ospiti in un’area dedicata al Gruppo Saviola con un’entrata del tutto innovativa.

L’opera d’arte (nel Padiglione 10, C04) è un insieme di 4 tonnellate di legno post-consumo ideata da Carlo Ratti Associati e Italo Rota.

L’intenzione era quella di dimostrare le potenzialità del legno riciclato e della stampa digitalizzata grazie all’installazione creata appositamente per l’evento.

Inoltre, con la Fiera si celebreranno i 60 anni di attività del Gruppo Saviola, leader nazionale se non precursore nella produzione di pannelli ecologici.

    

L’installazione

L’opera si compone di una facciata esterna, formata da materiali in legno “di scarto”: cassette della frutta, sedie, pallet, scrivanie e altri oggetti in legno.

In tal modo gli architetti dimostrano quanto sia utilizzato il legno nel nostro paese ma anche la grande quantità di rifiuti prodotti dall’industria del mobile.

Quindi l’installazione rispetta tutti i valori dell’economia circolare, con l’intento di salvaguardare il pianeta e le sue preziose risorse.

Non a caso, Alessandro Saviola, Presidente di Gruppo Saviola afferma che il gruppo salva diecimila alberi ogni giorno grazie all’utilizzo di legno post consumo.

All’interno del padiglione, invece, i visitatori potranno osservare uno spazio composto da oltre cento pannelli del marchio (in legno riciclato al 100%).

Tali unità sono caratterizzate da finiture particolari definite grazie al trattamento digitale del legno stesso, per riportare più design.

          

Produzione del legno

Il legno è quotidianamente lavorato per la produzione di migliaia di oggetti, accessori e mobili di arredamento.  Fondamentalmente anche per i trasporti (pallet), il riscaldamento (pellet) e l’edilizia.

Rappresenta una risorsa importantissima che può essere riusata quasi all’infinito e per questo ha un valore rilevante (anche dal punto di vista economico).

L’Italia si impegna quotidianamente sul fronte del riciclo tanto da riportare cifre eccezionali che definiscono anche un’ottima filiera del riuso.

         

Il legno in cifre

Le analisi descrivono una realtà ben precisa: nel 2021 sono stati immessi al consumo 3.394.066 tonnellate di imballaggi di legno. Di queste, 1.951.251 tonnellate sono state recuperate e riciclate, contando il 64,75% di imballaggi riusati.

Anche nei trasporti invece cresce anche l’attività di rigenerazione: infatti sono state rigenerate 908.066 tonnellate di pallet, pari a circa 70 milioni di pezzi.

In Italia poi, esistono 70.000 aziende che danno lavoro a 294 mila persone. Le loro attività hanno determinato un fatturato di 49,3 miliardi di euro nel 2021 (un aumento del 14% rispetto il 2019).

Il dato è diviso in 2 sezioni: 18 miliardi derivano dalle esportazioni (tra cui Francia, Germania e USA sul podio) e 31 dalle vendite nazionali.

Questo significa che l’industria del legno comprende il 4,7% del fatturato manifatturiero nazionale, il 15% delle imprese e il 7,7% degli occupati.

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Troppi voli e jet privati: in Europa le tendenze sono totalmente diverse.  

By : Aldo |Aprile 06, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Troppi voli e jet privati: in Europa le tendenze sono totalmente diverse.  

L’estate 2022 è stata segnata da scioperi continui, voli in ritardo e malcontento dei passeggeri.

Tale situazione ha aperto un dibattito più grande legato alle emissioni prodotte dal traffico aereo.

    

Situazione europea

A seguito di studi commissionati dall’ufficio per l’Europa centrale e orientale di Greenpeace, la situazione è chiara.

L’Europa ha incrementato a dismisura il suo traffico aereo (specialmente legato ai jet privati) nel 2022 e di conseguenza il suo impatto negativo sul pianeta.

Infatti, nell’arco di 12 mesi i voli privati sono aumentati da 340 mila ai 572 mila, raddoppiando così anche le emissioni di gas serra.

Nello specifico la CO2 prodotta è duplicata, passando da 1,6 milioni di tonnellate CO2 a 3,3 CO2.

     

Tuttavia, l’origine della salita vertiginosa di questi numeri dipende solitamente da voli di breve durata, quindi di piccole tratte.

Si tratta di 60 mila voli per tratte inferiori ai 250 km, quindi un viaggio di un’ora ad alta velocità e di 90 mila che raggiungono i 500 km. 

      

Il caso Amsterdam

Proprio per rimediare a questi problemi, l’aeroporto Shiphol, il 3° scalo europeo per volumi di traffico cambia strategia per aiutare l’ambiente.

La nuova direttiva è stata diffusa per mezzo di un annuncio nell’aeroporto, che proclama nuove regole per i voli di tutti i tipi.

Le linee guida sono molto rigide e non fanno sconti a nessuno in modo da migliorare la vita di tutti, in primis i cittadini olandesi.

     

Dunque, dalla fine del 2025 lo scalo chiuderà da mezzanotte fino alle 6 di mattina vietando scali, partenze e arrivi per i jet privati.

Questa decisione deriva da studi che riguardano non sono l’emissione di CO2 (8 milioni di ton. l’anno da solo) ma anche l’inquinamento acustico.

Di conseguenza, l’obiettivo è quello di azzerare i 7 mila voli privati l’anno, poiché generano 20 volte più emissioni rispetto ad un volo di linea. Inoltre, provocano un rumore 7 volte superiore.

     

Benefici per la salute

Spesso non viene considerato ma l’inquinamento acustico crea danni a volte irreversibili. Questo è quello che gli studiosi hanno evidenziato nelle analisi e che i direttori dello Shiphol hanno tenuto in conto.

Purtoppo gli abitanti delle zone limitrofe che risultano gravemente disturbati (di giorno) sono 114.000. Tuttavia, con la nuova direttiva, il numero dovrebbe diminuire fino a 17.500 persone (una riduzione del 16%).

    

L’Italia al contrario

Se Amsterdam dimostra di voler salvaguardare l’ambiente, nonostante il grande traffico aereo e il suo mercato, non è dello stesso parere l’Italia.

Al momento rappresenta il 4° paese in Europa per voli super-inquinanti: passando da 350 mila nel 2021 a oltre 570 mila nel 2022.

La crescita che ammonta al 62% riguarda principalmente i voli di jet privati in o dall’Italia: tali tratte sono cresciute dal 34.500 a 55mila.

Di questo passo sono aumentate del 100% le emissioni totali: da 133 mila a 266 mila tonnellate di CO2.

Purtoppo, la questione più importante riguarda le tratte percorse dai jet privati che sono di norma brevi. Voli per 45 km di distanza che emettono 25 tonnellate di gas serra, quando in treno ci si impiegano 40 minuti e si emettono meno di 2 kg di CO2.

    

Le tappe più comuni sono tra Brescia e Milano, Roma-Milano-Londra e lo scalo più gettonato (dopo Linate e Ciampino) è Olbia. Per la vicinanza con la Costa Smeralda, è la meta di 5 mila voli l’anno. (quasi il 10% del totale).

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“The Circle”: la startup romana più grande in Europa per l’acquaponica.

By : Aldo |Aprile 04, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, menoconsumi, plasticfree |Commenti disabilitati su “The Circle”: la startup romana più grande in Europa per l’acquaponica.

É vero che un minor consumo di carne rappresenta una scelta sostenibile, a suo modo anche l’agricoltura ha qualche punto da rivedere.

A Roma un gruppo di giovani ha pensato al proprio futuro e ha ideato un progetto innovativo.

 

The Circle

The Circle è una startup romana “ad elevata concentrazione tecnologica capace di produrre contemporaneamente cibo e proteine di altissima qualità” come riportato nel sito web.

L’azienda creata da 4 giovani esperti in biotecnologie industriali, ha l’obiettivo di rappresentare un nuovo tipo di impresa sostenibile.

In pratica, si sono impegnati ad andare oltre gli stereotipi del biologico e dell’impatto zero, aggiungendo valore all’ambiente.  

Al momento l’impresa ha piantato 450mila piante, che variano tra insalata e piante da condimento su un terreno di “solo” mezzo ettaro.

Con questo traguardo sono i più grandi in Europa nel settore dell’acquaponica, poiché hanno superato tutti i limiti di sostenibilità.

Le serre

Le serre di The Circle hanno delle caratteristiche particolari che rendono la loro produzione unica.

Iniziando dalla tecnica, l’acquaponica, si arriva a parlare di pesci rossi, alghe e erbe consumate nei ristoranti degli hotel.

L’impresa è famosa per le sue serre che ospitano coltivazioni distribuite su filari verticali fatti di tubi bianchi dai quali escono vari tipi di erbe.

Con tale disposizione e innovazione, l’azienda riesce ad usare il 10% dell’acqua e 1/5 del suolo in meno rispetto all’agricoltura tradizionale.

Un elemento caratteristico però sono le vasche interrate che ospitano dei pesci rossi i quali contribuiscono all’alimentazione delle piante.

Proprio così, hanno unito l’acquacoltura, l’allevamento di pesci e l’idroponica, i risultati? Massima resa nel minimo spazio.

Da questo connubio di tecniche crescono rughetta, senape, santoreggia, erba cipollina, basilico rosso, timo, bietola e un’altra trentina di piante da insalata o per condimento.

L’acquaponica

Come descritto prima, le piante crescono in maniera diversa dalla norma e sono legate ad altri tipi di colture.

Nelle vasche sono installate delle pompe a bassa intensità che trasportano l’acqua in altre vasche di legno con filtri naturali: i batteri.

Successivamente, l’acqua depurata confluisce in botti interrate dove si aggiungono elementi necessari per la crescita di piante.

Infine è presente una tecnica di riciclo e di consumo sostenibile legato al rilascio dell’acqua: quella in eccesso viene raccolta e rimessa in circolo.

Valore economico

Con tali peculiarità e 6 anni di attività, The Circle oggi vale oltre dieci milioni di euro.

Il gruppo dall’idea vincente ha raggiunto a Roma una capacità di 450 mila piante destinate a 250 ristoranti e alberghi.

Tuttavia, a breve arriveranno anche a Milano dove gestiranno un ettaro di terreno e ne prenderanno un altro sempre a Roma.

La startup si tiene aggiornata per quanto riguardano le nuove tecnologie e l’agricoltura, in modo tale da risultare sempre più efficienti e sostenibili.

Sicuramente hanno capito che serve cambiare mentalità anche per quanto riguarda i costi di queste produzioni e i prezzi del mercato.

“Se si è disposti a spendere 1200 euro per un iPhone, perché rifiutarsi di pagare due euro al chilo delle zucchine cresciute in maniera sostenibile?”

Una domanda sulla quale riflettere relativamente anche alla crisi economica e climatica che stiamo vivendo.

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Anche le ferrovie possono produrre energia elettrica: il caso svizzero Sun-Ways

By : Aldo |Aprile 03, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, energia, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Anche le ferrovie possono produrre energia elettrica: il caso svizzero Sun-Ways

Un ulteriore impiego del solare è stato ideato in Svizzera.

È probabile che tra qualche anno, anche le nostre ferrovie potranno produrre energia elettrica grazie alla luce solare.

Sun-Ways

Sun-Ways è una startup svizzera con sede a Ecublens, nel Canton Vaud (Svizzera occidentale) che vuole superare i limiti del solare.

La scommessa fatta dalla startup (e condivisa dallo stato) ha trovato una disposizione che promette molteplici benefici ambientali ed economici.

Fondata nel 2021, Sun-Ways ha come obiettivo quello di cambiare l’attuale modo di produrre energia elettrica con il solare, installandolo nelle ferrovie.

Lo studio

L’idea di posizionare pannelli fotovoltaici nello spazio tra le rotaie dei binari ferroviari deriva dall’ osservazione accurata del sistema tranviario.

Il fondatore dell’attività, Joseph Scuderi e il co-fondatore Baptiste Danichert hanno trovato una chiave innovativa per incrementare la sostenibilità energetica nazionale e mondiale.

Non a caso, affermano che questo piano potrebbe essere usato nella maggior parte delle linee ferroviarie del pianeta. I primi a credere nel loro progetto sono proprio i tecnici del l’EPFL, l’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Losanna.

Pannelli e treni

Il progetto è stato avviato sulla base dall’analisi dettagliata delle rotaie, dei loro spazi e delle misure, della velocità dei treni e via dicendo.

Questa affermò che lo spazio tra le rotaie dei binari era adeguato all’installazione di pannelli standard che non avrebbero ostacolato il movimento dei treni.

I pannelli larghi 1 m vengono posizionati facilmente nell’area descritta per poi essere fissati con un meccanismo a pistone. Mentre l’installazione vera e propria viene eseguita da un treno adibito alla manutenzione dei binari che dispone il fotovoltaico lungo le rotaie.

La caratteristica che differenzia il progetto di Sun-Ways da quello italiano di Greenrail o l’inglese Bankset Energy, è l’amovibilità del sistema.

Tale qualità garantisce la possibilità di svolgere lavori di manutenzione in totale semplicità, assicurando l’efficienza sia delle attività che del prodotto.

Il sistema potrebbe coprire i 5.317 km della rete ferroviaria svizzera, per un totale di 760 campi da calcio. In tal caso si produrrebbe 1 TWh di energia solare all’anno, dunque, il 2% dell’elettricità consumata nel Paese.

 

Cosa riserva il futuro

La startup ha l’obiettivo di espandersi in Europa toccando l’Italia, la Germania e l’Austria, ma guarda anche oltre oceano, verso l’Asia e gli USA.

Questo perchè ci sono 1 milione di km di ferrovie nel mondo; quindi, aumenta la possibilità di produrre energia rinnovabile con il nuovo sistema. Infatti, molti hanno già dichiarato il loro interesse verso il programma svizzero.

Ovviamente come ogni nuovo progetto sono stati sollevati molteplici critiche e dubbi, chiariti subito dai fondatori per via dei loro studi e della loro professionalità.

Le preoccupazioni riguardavano le possibili microfessure dei pannelli, il maggiore rischio di incendi nelle aree verdi e i probabili riflessi di luce sui macchinisti.

Tuttavia, Sun-Ways ha assicurato che i pannelli sono più resistenti degli altri e godono di un filtro antiriflesso per non distrarre i macchinisti. Inoltre, le spazzole all’estremità del treno sono in grado di rimuovere sporcizia dai pannelli che sono controllati per mezzo di sensori integrati.

Insomma, l’impresa è supportata dall’Agenzia svizzera per la promozione dell’innovazione, da una decina di partner attuali e chissà quanti futuri. Il sistema verrà lanciato il primo maggio, nell’area della stazione ferroviaria di Buttes, nella Svizzera occidentale, grazie all’investimento di 400.000 franchi svizzeri (circa 400.000 euro).

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Pompei si riscopre sostenibile: la cittadinanza attiva è la chiave.

By : Aldo |Marzo 30, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare, obiettivomeno rifiuti |Commenti disabilitati su Pompei si riscopre sostenibile: la cittadinanza attiva è la chiave.
Parco Archeologico di Pompei

Pompei, città teatro di uno degli eventi più ricordati nella storia italiana e non solo, oggi è anche un caso di eco turismo.

Da anni è uno dei siti archeologici più importanti al mondo, ed ora da una lezione di sostenibilità italotedesca.

     

Il sito

Pompei, fondata intorno all’VIII secolo a.C.  venne conquistata dai Romani nel III secolo a.C. che contribuirono allo sviluppo della città.

Nei secoli cresce sempre più con una conseguente urbanizzazione, passando da municipium a colonia nell’89 a.C.. Poi nel 79 a.C. con l’eruzione del Vesuvio, la grande città venne “cancellata” lasciando una zona arida che non venne ritrovata per 1700 anni.

Proprio nel 1748 iniziarono i primi scavi per volere di Carlo III di Borbone e nonostante i lavori poco costanti, negli anni si riscoprì la città.

Così nel 1997 diventa uno dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO insieme ai siti di Ercolano e Oplonti, registrando oltre 3 milioni di visite nel 2016.

     

L’evoluzione

Dal 2021, il sito è in mano all’archeologo Gabriel Zuchtriegel,  italotedesco, che ha trovato la chiave per valorizzare sotto vari aspetti gli scavi.

Precisamente, il direttore del parco ha studiato la comunità e il territorio circostante per poter massimizzare l’esperienza turistica e quotidiana nella città romana.

Allo stesso modo però deve affrontare i problemi legati ai cambiamenti climatici e quindi gestire un piano di tutela dell’intera area.

Così, da secoli Pompei vive alla ricerca di un equilibrio tra la conservazione delle opere e la tutela dell’ambiente circostante ad esse.

     

La novità sostenibile

Per quanto detto, il direttore ha scelto di rendere  la città antica più sostenibile per via della cittadinanza attiva e delle nuove tecnologie.

L’idea è proprio quella di coinvolgere non solo i turisti, ma i cittadini della comunità che vive intorno ai 50 ettari dell’area in esame.

Si tratta di vari progetti che includono temi quali risparmio energetico, riduzione degli sprechi, agricoltura e laboratori per bimbi e adulti.

A differenza di altri direttori, Zuchtriegel si chiese cosa potesse fare lui per il territorio che lo ospitava e da quel punto sviluppò il programma.

     

I progetti

I piani sono molteplici e di vario tipo ma vertono tutti sul rendere “verde” il sito archeologico.

Per quanto riguarda il risparmio energetico, si parla di pannelli solari invisibili installati negli scavi.
Ossia, i prodotti della Ahlux Italia, hanno la forma dei coppi di terracotta, ma producono energia elettrica per illuminare gli affreschi.

Nello specifico, questa tecnologia permette di generare luce “rinnovabile” senza danneggiare l’aspetto paesaggistico dell’area. Per ora questi pannelli sono installati sulla Casa dei Vettii, su un thermopolium e sulla Casa di Cerere.

    

Un altro programma è quello dell’eco pascolo di ovini per la bonifica dei prati. Si tratta di un accordo sperimentale che vede partecipe un gregge di 150 pecore di una cooperativa agricola della zona.

In pratica pascolando, le pecore mangiano l’erba (bonificando l’area) e successivamente fertilizzano lo stesso prato con le loro feci. Tale processo consente un’ottima crescita della vegetazione e allo stesso tempo evita la produzione di rifiuti.

     

Sempre sul piano agricolo, è stato pensato un programma per la coltivazione di 60 ettari di spazi verdi con vitigni coltivati con metodi pompeiani.

La sua caratteristica è legata alla collaborazione con le scuole limitrofi al sito che hanno aderito ad attività didattiche all’interno degli scavi. Infatti, i bambini possono creare e curare orti proprio in mezzo alla città antica e sotto gli occhi sorpresi dei turisti.

Inoltre, la collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell’università di Salerno, garantisce un monitoraggio continuo dell’area per mezzo di droni.

     

Il sistema accurato permette di creare un database specifico legato alla manutenzione del parco ma soprattutto di segnalare danni o pericoli ove presenti.

Questo metodo serve proprio per intervenire nel minor tempo possibile e mantenere l’intero sito in sicurezza, anche in vista dei cambiamenti climatici.

     

La storia presente nel nostro Paese non deve frenarci dalla creazione di programmi innovativi e sostenibili. Il caso di Pompei rappresenta esattamente la volontà di una popolazione di migliorare la propria città includendo anche uno scavo di 2000 anni.

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Giornata mondiale dell’acqua: cause e rimedi contro la siccità.

By : Aldo |Marzo 23, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Giornata mondiale dell’acqua: cause e rimedi contro la siccità.

Ieri, mercoledì 22 marzo, si è celebrata la Giornata Mondiale dell’acqua, ma i dati pubblicati riguardo la questione siccità, non promettono nulla di buono.
Tuttavia, ci sono molteplici soluzioni che possono rimediare a tale problema.

   

Spreco in Italia

I dati riguardanti l’Italia descrivono purtoppo una situazione negativa, legata soprattutto ad una gestione della rete idrica poco attenta.

L’analisi, infatti, dimostra come tale questione sia una criticità anche rispetto alla carenza di acqua nel mondo.  L’Istat conferma che lo spreco d’acqua in Italia è pari alla quantità utile per 43 milioni di persone.

Si tratta di cifre altissime che devono essere categoricamente ridotte in poco tempo, per limitare anche i danni legati ai cambiamenti climatici.

   

La questione in numeri

Dallo studio emerge un costante peggioramento nell’arco degli ultimi 20 anni, che sembra non cambiare rotta.

Difatti nel 1999 in Italia venivano erogati 250 l/giorno pro-capite di cui si sprecava il 32,6%. Il report del 2012 invece, riportava un peggioramento poiché si calcolava una perdita del 37,4% di acqua su un totale di 238 litri/giorno.

Ovviamente con la regressione dell’efficienza della rete idrica, si sono ridotti i litri erogati e tale fenomeno è stato accertato dalle analisi successive.

Nel 2015 si erogavano 222 litri al giorno, mentre nel 2018 solo 217, con una perdita crescente, rispettivamente del 41,1% e del 42%. Al giorno d’oggi sprechiamo il 42,2% dell’acqua immessa in acquedotto.

   

Risolvere la “sete”

Di certo gli studiosi non hanno esitato a spiegare il problema per mezzo di paragoni concreti da intuire per una comunicazione di maggiore impatto.

Nel nostro Paese si perdono 157 litri/giorno per ogni abitante. Questo significa che in una realtà efficiente, si potrebbe soddisfare il fabbisogno di 43 milioni di persone, ovvero più di 7 cittadini su 10.

Ancora si può citare la differenza tra volumi immessi e quelli erogati. Al giorno potrebbero essere distribuiti 8,1 miliardi di m3, equivalenti a 373 litri, ma se ne perdono 3.4 miliardi di m3.

Tale cifra è eguagliabile alla quantità di acqua necessaria per riempire il Colosseo più di 2300 volte.

    

Differenze tra regioni

Oltretutto, anche in questo settore è palese una grande disparità nella la gestione della rete idrica tra il nord e il sud dell’Italia.

La differenza è rilevante e come di norma, il nord gode di una qualità maggiore (fatta eccezione per il Veneto) rispetto al meridione.

Le regioni in cui si ha uno spreco superiore alle altre sono Basilicata (62,1%), Abruzzo (59,8%), Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%). 

   

Soluzioni

Fortunatamente tale problema è risolvibile tramite svariate azioni che ognuno può intraprendere per limitare il danno descritto.

Per questo motivo l’ENEA ha pensato di pubblicare un vademecum con il quale istruire i cittadini ad un uso più consapevole dell’“oro blu”.

Si tratta di tante piccole abitudini da modificare o di accorgimenti utili per salvaguardare un bene prezioso e vitale (in tutti i sensi).

     

Ad ogni modo, i possibili rimedi previsti da tale questione si dividono in due categorie. Ci sono quelli attuabili dai cittadini per mezzo di abitudini più accorte e sostenibili e quelli legati allo Stato (di solito i più rilevanti).

   

Se questi due tipi di soluzioni venissero affiancati, il fenomeno potrebbe essere attenuato se non risolto in minor tempo e con meno sforzi.

Come sempre, un pensiero sostenibile è necessario per migliorare il settore economico, sociale e ambientale.

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