Arte sostenibile

Giovani, Minecraft e smart cities: quando la scuola forma a 360° gli adulti di domani.

By : Aldo |Luglio 18, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Giovani, Minecraft e smart cities: quando la scuola forma a 360° gli adulti di domani.
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Troppe volte i videogiochi dei ragazzi sono stati giudicati poco opportuni o diseducativi. Oggi però esistono delle nicchie per le quali il videogame può incrementare la crescita e la formazione del giocatore e non solo.

     

Minecraft per il futuro

È curioso pensare che nel 2023 si cerchino giocatori di Minecraft per progettare le città del mondo. No, non si tratta di un film ma della realtà.

Il progetto Schools Reinventing cities (di C40) è un’iniziativa in collaborazione con Minecraft Education, il famoso videogioco d’avventura.

L’iniziativa prevede che gli studenti delle scuole medie e superiori di tutto il mondo, ridisegnino in modo “sostenibile” le proprie città. In questo modo, i ragazzi, gli adulti del futuro, potranno modificare i centri urbani che abitano, a prova di futuro.

   

Il programma nato a Londra è approdato anche a New York, Buenos Aires e Calgary, con la speranza di farlo arrivare in tanti altri Stati.

L’obiettivo più grande è proprio quello di coinvolgere le nuove generazioni nella gestione cittadina sostenibile. A tal proposito, gli studenti saranno protagonisti dei cambiamenti necessari per un futuro migliore, ovvero il loro.

   

In breve, rappresenta una vera e propria sfida alla pianificazione urbana delle proprie città.

    

Schools Reinventing Cities

É importante che i giovani studenti delle scuole medie e superiori, abbiano la possibilità di ideare e creare una città diversa da quella che conoscono. È rilevante per molteplici motivi che in alcuni casi vanno oltre il “semplice” studio della sostenibilità.

    

Sicuramente è un sistema che aiuta i ragazzi a conoscere sotto vari aspetti, magari anche sconosciuti il luogo in cui vivono. Tale conoscenza li rende consapevoli di tutti i servizi che il centro abitato offre, o in altri casi non presenta. Proprio così gli studenti potranno avere una panoramica della situazione per poi studiare quali modifiche apportare nel loro modello digitale.

   

Vista l’entità del piano, i cambiamenti da proporre riguardano il settore della sostenibilità dunque, i ragazzi dovranno studiare bene le loro mosse. Sicuramente si potrebbe mirare sull’ aggiunta di aree verdi, spazi collettivi e di mobilità sostenibile, oppure sulla riduzione delle isole di calore. Così facendo i giovani si avvicinano anche alle nuove tecnologie utili per la transizione ecologica quindi per le modifiche che proporranno.

   

Tuttavia, la collaborazione tra il videogioco più in voga negli ultimi anni e un progetto per le smart cities offre anche un altro beneficio. Quello della formazione degli adulti del futuro.

Infatti la scuola non dovrebbe anche aiutare i ragazzi a formarsi come cittadini del mondo, con obiettivi e sogni da raggiungere e realizzare. Perciò è fondamentale la possibilità di far conoscere loro, nuove passioni, gli impieghi del futuro, dimostrargli studi e carriere che potranno intraprendere dopo le scuole superiori.

Questo importante punto è centrato pienamente dal progetto, poichè gli studenti interpretano il ruolo dei professionisti quotidianamente incaricati di gestire l’ambiente costruito anche per un solo giorno. Quindi capiranno di cosa si occupa un architetto, un pianificatore, un direttore delle costruzioni piuttosto che un ingegnere o un designer.

   

Dunque saranno in grado di avvicinarsi a determinate professioni, o ad allontanarsi nel caso capissero che quel tipo di impiego non fa per loro.

In entrambi i casi si tratta di formazione di un certo tipo, che raramente si trova negli istituti italiani, nei quali, inoltre, il progetto non è ancora arrivato.

      

L’entità C40

C40 è l’ente all’origine di questo grande progetto. È una rete globale di circa 100 sindaci delle principali città del mondo, che insieme vogliono affrontare la crisi legata al cambiamento climatico.

Il piano intende creare una collaborazione basata su un approccio inclusivo e scientifico. L’obiettivo è quello di dimezzare le emissioni di ogni città, entro il 2030, e di costruire comunità sane, eque e resilienti attraverso una diplomazia internazionale. Inoltre, si punta a facilitare investimenti in lavori verdi e progetti che migliorano la resilienza nelle città.
   

La partecipazione all’iniziativa non si basa sulle tasse ma sulle prestazioni di ogni città che a tal proposito ha dei doveri da rispettare.

Come già detto deve presentare un piano d’azione per il clima resiliente e inclusivo in linea con l’ambizione di 1.5 °C dell’accordo di Parigi. In questo senso servirà poi un regolare aggiornamento di tale piano, anche in virtù del fatto che l’impegno deve essere portato avanti fino al 2024. Successivamente sarà rinnovato per il 2030.

     

Tali modifiche avverranno grazie a strumenti di vario tipo per affrontare la crisi climatica, integrando i propri obiettivi climatici nei processi decisionali maggior impatto. Senza dubbio servono innovazioni e iniziative inclusive e resilienti per affrontare le emissioni al di fuori del controllo diretto del governo della città.

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L’Europa approva la Nature Restoration Law: obiettivi, target e disaccordi.

By : Aldo |Luglio 14, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su L’Europa approva la Nature Restoration Law: obiettivi, target e disaccordi.

L’Unione Europea è una delle comunità più virtuose per quanto riguarda la sostenibilità e l’ambiente. A volte però in Parlamento, non sono tutti d’accordo e degli obiettivi importanti faticano ad essere raggiunti.

    

L’atteso “SI”

Finalmente dopo vari tentativi, è stata approvata la legge per il ripristino della natura (Nature Restoration Law). La norma è passata al voto più volte ma mercoledì 12 luglio il parlamento europeo l’ha approvata con ben 366 voti favorevoli.

Questa vittoria, raggiunta con fatica, determina un punto di svolta per la salvaguardia della natura, dei suoi habitat e non solo.

Già a maggio 2020 venne pubblicata la strategia europea per la biodiversità (per il 2030). Durante il 2021 ci sono stati vari incontri per definire i punti della nuova norma proposta poi a giugno 2022.

La legge è stata approvata con 366 voti favorevoli e 300 contrari. Purtoppo questo risultato dimostra come ancora molti governi non abbiano capito l’importanza della proposta, che porterebbe benefici sia al pianeta che all’uomo.

   

Cosa prevede la legge

Gli obiettivi della legge mirano al ripristino degli ecosistemi, degli habitat e delle specie delle terre e dei mari dell’unione europea.

Questo per consentire il recupero duraturo e sostenibile della biodiversità e della natura resiliente. In più è necessaria per contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’UE in materia di mitigazione e clima adattamento al clima.

Un ulteriore motivo per il quale era opportuno approvare questa legge è quello di rispettare gli impegni internazionali. Questi obiettivi saranno supportati da svariati target che determinano la riuscita di tale “sfida” con il cambiamento climatico.

  

I target

Lo scopo generale è quello di proteggere almeno il 20% delle aree marine e terrestri dell’UE entro il 2030. Con esse tutti gli ecosistemi che hanno bisogno di un ripristino entro il 2050. Questo sarà possibile per mezzo di tante azioni specifiche sviluppate in ogni paese dell’Unione, descritte di seguito.

Un primo ambito è quello legato alla legislazione esistente, (per zone umide, foreste, praterie, fiumi e laghi, brughiera e macchia, habitat rocciosi e dune). Si intende migliorare e ripristinare gli habitat su larga scala e le popolazioni di specie migliorando e ampliando i loro habitat.

    

Nello specifico verranno sviluppati progetti di salvaguardia di habitat e specie, tra questi programmi per:

   

  • gli insetti impollinatori, fondamentali per l’agricoltura e quindi anche per l’uomo. Per questo, servirà un’inversione del declino delle loro popolazioni entro il 2030, anche grazie alla riduzione dei pesticidi chimici del 50% entro il 2030;
  • il settore agricolo, per il quale la legge la legge mira all’aumento delle farfalle dei pascoli e degli uccelli dei terreni agricoli. Si parla inoltre di un aumento dello stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati e di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche di elevata diversità. Infine, si punta alla riumidificazione delle torbiere prosciugate per un maggiore assorbimento di carbonio;
  • gli ecosistemi forestali, per i quali si ripristineranno la connettività forestale, l’abbondanza di uccelli forestali comuni e non solo. Saranno inclusi progetti per lo stock di carbonio organico e il ripristino di foreste irregolari e invecchiate.
  • gli ecosistemi urbani, che non dovranno subire alcun tipo di perdita netta di spazio urbano verde entro il 2030. In più si richiede un aumento (minimo del 10%) della superficie totale coperta da spazio urbano verde entro il 2040 e il 2050.

Passando invece all’ambito marino e acquatico, sono previsti altri piani (più o meno simili a quelli della terra ferma. Si parla quindi di:

   

  • ripristino di habitat marini. Tra questi fondali marini o fondali sedimentari che definiscono grandi benefici anche per mitigare il cambiamento climatico. Tuttavia, c’è una maggiore attenzione per le specie marine ioniche come delfini e focene, squali e uccelli marini.
  • connettività fluviale. In questo campo, si vuole identificare e rimuovere le barriere che impediscono la connettività delle acque di superficie. Questo serve affinché almeno 25 000 km di fiumi siano ripristinati in uno stato di flusso libero entro il 2030.

 

La legge fondamentale per il recupero di biodiversità, garantendo una maggiore sicurezza alimentare e che porterà benefici anche economici…. Non poteva non essere approvata. Si stima infatti che gli investimenti in tali progetti porteranno fra gli 8 e i 38 euro in benefici, per ogni euro speso.

     

È una vittoria che dimostra anche quanto si sia ampliata la consapevolezza delle persone. Infatti, oltre alle associazioni ambientaliste d’Europa, i giovani dei movimenti verdi si sono schierati 6000 scienziati europei. Oltre a loro numerosi accademici e oltre 1 milione di cittadini che hanno firmato un appello per il “sì”.

    

Gli investimenti dell’UE ammontano a 10 milioni di euro. A questi si aggiungeranno i cofinanziamenti di 16 Paesi europei, che metteranno a disposizione i propri mezzi per le attività di ricostruzione del capitale naturale.

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Mini fotovoltaico da balcone: le soluzioni per l’accumulo di energia domestica.

By : Aldo |Luglio 03, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Efficienza energetica, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Mini fotovoltaico da balcone: le soluzioni per l’accumulo di energia domestica.

L’aumento dei prezzi degli ultimi mesi ha consentito una crescita di richieste del fotovoltaico in vari ambiti.

Di conseguenza sono incrementate anche le ricerche per agevolarne l’utilizzo domestico, in modo tale che anche nei condomini, le persone potessero scegliere un’alternativa sostenibile.

    

Mini fotovoltaico da balcone

I pannelli fotovoltaici non sono più una sorpresa: possono essere installati ovunque se sono presenti le opportune condizioni e possono creare tanti vantaggi.

Ad oggi è possibile installarli nei condomini e nei balconi, affinché ognuno abbia la possibilità di scegliere la fonte di energia che più preferisce.

Per questo sono stati creati ed è cresciuta l’attenzione verso i mini-fotovoltaici da balcone, piccoli sistemi di produzione energetica pulita ad uso domestico.

Si tratta di una soluzione contenuta che garantisce dei vantaggi diversi rispetto al solito fotovoltaico installato sul tetto. Tra questi possiamo elencare subito la facilità di installazione tramite dei ganci da montare sulla ringhiera o sulla muratura.

Questo sistema definito “plug-and-play” rende possibile la rimozione del dispositivo in caso fosse necessario, poichè dotato di struttura autoportanti.

    

Questione energetica

Un secondo vantaggio riguarda la possibilità di impiegare direttamente l’energia generata nella rete domestica, grazie ad un micro-invertitore.

Anche se si tratta di una potenza contenuta, il dispositivo permette l’uso immediato dell’energia rinnovabile grazie all’inserimento della spina. Nello specifico il kit venduto prevede moduli da 300-400 watt (a testa).

Inoltre, è semplice anche il procedimento burocratico e autorizzativo, poiché bastano 2 passaggi che coinvolgono due enti.

Bisogna comunicare preventivamente la modifica al condominio e inviare la Comunicazione unica al distributore elettrico di zona.

 

La ricerca per la batteria

Il sistema è sicuramente efficiente per un utilizzo immediato dell’energia ma al momento non è previsto un metodo di accumulo di energia dal dispositivo.

Per questo un gruppo di scienziati dell’Offenburg University of Applied Sciences in Germania ha iniziato una ricerca per integrare una batteria d’accumulo.

La squadra ha ideato 2 strategie per riservare l’energia prodotta dal pannello in una batteria a litio di medie dimensioni, simile a quella delle biciclette elettriche.

I due piani puntano ad ottimizzare l’autoconsumo e la copertura del carico di base per raggiungere l’obiettivo finale.

Nello specifico, lo studio cerca di far lavorare la batteria e il pannello insieme, senza modificare il sistema o aumentarne il costo.

Tuttavia, si tratta di un’operazione difficile a livello tecnico, dunque, sarà necessario impiegare delle misure di accoppiamento tra i 3 moduli (fotovoltaico, micro-inverter e batteria)

La prima misura, l’ibridazione passiva, definita “diretta” vista la connessione parallela tra pannello e batteria. La seconda invece, l’ibridazione attiva, è detta attiva perchè prevede un controller tra la batteria e il dispositivo fotovoltaico.

 

Le prove

Attualmente questi sistemi sono stati testati per un arco temporale continuo di 3 giorni, in condizioni reali di irraggiamento solare.

I risultati dimostrano un funzionamento stabile che prevede il passaggio dell’energia fotovoltaica dal giorno alla notte.  

La ricerca può continuare per far sì che, anche gli appartamenti che godono di un’ottima condizione di irraggiamento durante l’anno, possano usufruire di tale tecnologia.

Inoltre, un dispositivo del genere potrebbe essere un ulteriore incentivo per il miglioramento delle prestazioni di un appartamento. Di conseguenza non solo i proprietari delle ville, ma anche chi vive in condomini e appartamenti potrà servirsi di nuovi sistemi e vantaggi economici.

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Risparmiare acqua con l’irrigazione a goccia: ecco l’innovazione sostenibile.

By : Aldo |Giugno 29, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, mare, menoacqua, plasticfree |Commenti disabilitati su Risparmiare acqua con l’irrigazione a goccia: ecco l’innovazione sostenibile.

É arrivata l’estate e il caldo non tarda a manifestarsi e con lui purtoppo la siccità.

Pertanto, c’è chi ha pensato di focalizzare i propri studi su innovativi metodi di irrigazione, per far sì che in agricoltura non si sprechi troppa acqua.

   

La situazione irrigua in Europa

Da anni purtoppo la siccità è parte delle nostre estati se non anche delle primavere. Non è una novità che l’acqua dolce scarseggia sempre più e che la colpa sia dei cambiamenti climatici e della scarsa manutenzione delle reti idriche.

Ma se certe cose sono difficili da ripristinare è comunque vantaggioso scegliere nuovi metodi per l’uso dell’acqua; in primis quello dell’irrigazione.

In tal senso, l’Europa cerca costantemente di migliorare le sue prestazioni anche se presenta casi diversi a seconda della posizione geografica.

    

Per esempio, l’Italia è uno dei paesi con più propensione all’irrigazione a livello europeo. Si posiziona al quarto posto dopo Malta, Grecia e Cipro, tra i paesi in cui più del 20% della superficie agricola utilizzata viene sottoposta a irrigazione.

Poiché nel Belpaese più della metà del volume idrico è impiegato per scopi irrigui, è necessario un efficientamento degli strumenti per ridurre gli sprechi.

Di solito l’irrigazione considerata è quella a spruzzo, a rotore o a pioggia con un’efficienza tra il 35% e il 50%; per questo si parla di irrigazione a goccia (efficienza al 90%).

     

L’innovazione è usata principalmente per gli alberi da frutto, viti e pomodori e di certo è il metodo più efficiente e considerato per le serre. Inoltre, a Piacenza l’80% dei suoli utilizza tale metodo garantendo un’efficienza idrica dell’95% e un risparmio d’acqua variabile dal 35% al 55%.

    

L’irrigazione a goccia di Stanford

Per quanto possa esser un sistema di irrigazione avanzato, efficiente, attento agli sprechi e quindi anche ai costi, c’è ancora margine di miglioramento.

Così che i ricercatori dell’Università di Stanford hanno deciso di ottimizzare ulteriormente l’irrigazione a goccia, riducendo nuovamente l’uso dell’acqua.

    

La studio si basa su un sistema intelligente che possa rilasciare acqua solo quando e dove necessario determinando un risparmio doppio dell’oro blu.

Infatti, la tecnologia permette di stimare la perdita d’acqua per via dellevapotraspirazione, in modo che la pianta riassorba quella evaporata.

Si tratta di un sistema con alti livelli di precisione e di velocità, la quale cambia tanti aspetti di una possibile coltivazione. Perchè se combinata con varie tecnologie si potrebbe adattare l’irrigazione a seconda del bisogno della pianta ma anche alle condizioni meteorologiche.

     

La tecnologia

È proprio la velocità dettata dall’informatica a rendere più efficiente il sistema di Stanford. Infatti, sono stati selezionati 2 algoritmi che lavorano con dati misurati disponibili (umidità del suolo e assorbimento di acqua delle radici) e misurazioni successive. Dopo vengono elaborati dei risultati nell’arco di 10 minuti, rendendo il sistema 100 volte più veloce di uno convenzionale.

    

A tal punto i vantaggi sono molteplici e non riguardano solo l’uso dell’acqua ma anche un efficientamento nell’uso della risorsa suolo e quindi dell’agricoltura.

Nello specifico si pensa che l’applicazione di questo nuovo modello potrebbe nutrire la popolazione mondiale in crescita senza danneggiare ulteriormente l’ambiente. Quindi preservandolo per le generazioni future.

Come in tanti altri casi, serviranno altri test in campo per valutare qualsiasi variabile, miglioramento o chiarire ogni dubbio.

   

Il vantaggio di risparmio idrico si lega al risparmio economico derivante dall’efficienza del sistema. Ulteriori benefici sono dati dal fatto che riduce la lisciviazione di acqua e nutrienti al di sotto della zona radicale.

    

In cosa consiste l’irrigazione a goccia.

Tale tecnica consiste nel posizionamento di una rete di tubi con degli erogatori che si trovano ad una distanza fissa l’uno con l’altro. O comunque sono disposti in corrispondenza delle piante che devono ricevere l’acqua.

Questi consentono un’applicazione uniforme, misurata e controllata di acqua e nutrienti necessarie alla crescita, direttamente nella zona radicale.

Così facendo, la pianta reintegra quasi immediatamente l’umidità e i nutrienti, senza mai arrivare ad uno stato di stress idrico. La pianta, quindi, avrà la possibilità di crescere in maniera ottimale e la piantagione sarà caratterizzata da una resa elevata.

In particolare, il 21,3% della superficie irrigua nazionale è legato alla tecnica della micro-irrigazione, in modo rilevante in Liguria, Puglia, Sicilia e Basilicata.

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Svizzera carbon neutral entro il 2050: sì al referendum.

By : Aldo |Giugno 26, 2023 |Arte sostenibile, Clima, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Svizzera carbon neutral entro il 2050: sì al referendum.

Quando si pensa ad una rivoluzione, molti pensano che il singolo non possa fare molto o che le sue azioni non avranno mai peso nel mondo.

Al contrario la Svizzera ha provato come gli ideali dei singoli, se uniti, posso cambiare le cose in positivo per un intero stato. 

     

Il primo caso in Europa

Domenica 18 giugno in Svizzera si è fatta la storia.

Il 42% degli aventi diritto ha partecipato al referendum per la carbon neutrality, diventando il primo caso in Europa. Il 60% dei cittadini ha votato a favore della nuova legge che prevede la riduzione del fossile e l’incremento della transizione con rinnovabili.

Nonostante la percentuale di affluenza fosse bassa, è bastata per promuovere e approvare la legge per la salvaguardia dell’ambiente. Nello specifico, il 59,1% ha votato a favore con una grande spinta dai cantoni di Ginevra (74,5%) e Basilea (73,3%).

Solo il 40,9% si è espresso contrario, una percentuale composta da 7 cantoni su 26 e il Partito popolare svizzero SVP (dunque l’opposizione di destra).

         

Come nasce il referendum

La vittoria di questo referendum dimostra quanto i cittadini svizzeri abbiano colto a pieno l’importanza del cambiamento necessario ad oggi.

Non a caso, con la coalizione di gruppi, attivisti e accademici venne proposta una legge sul clima, inizialmente bocciata perchè valutata troppo estremista.

Mentre la nuova legge punta a ridurre l’uso dei combustibili fossili quindi ad azzerare le emissioni nette di carbonio entro il 2050.

L’idea è quella di ridurre l’importazione di petrolio e gas, ed incentivare le rinnovabili e tutti quei comportamenti opportuni per raggiungere l’obiettivo prefissato.

   

Il disegno di legge presenta

  • un primo finanziamento di circa 2 miliardi di franchi svizzeri (per 10 anni). Serviranno a promuovere nuove pompe di calore e sistemi basati sulle rinnovabili per sostituire il riscaldamento a gas.
  • un secondo finanziamento di 1,2 miliardi di franchi svizzeri. Ppensati per le imprese impegnate verso una innovazione verde.

In questo caso, il disegno è diventato una legge federale e pertanto rende giuridicamente vincolanti i suoi obiettivi.

Quindi nel concreto si mira ad un miglior isolamento degli edifici o la sostituzione dei loro impianti di riscaldamento. In poche parole, da qui al 2033 gli stabili privati dovranno arrivare a coprire almeno la classe D.

Invece per il settore agricolo e degli inceneritori si promuovono tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2. Senz’altro servono ulteriori studi per efficientare le loro prestazioni, ma sono sempre un aiuto per il clima.

     

Difficoltà e dubbi

I cittadini della Svizzera sembrano quindi pronti ad impegnarsi in questo viaggio verso la neutralità da carbonio; tuttavia, sono usciti subito dubbi e perplessità.

I primi problemi sono associati all’approvvigionamento di elettricità da fonti rinnovabili soprattutto con l’aumento dei consumi (entro il 2050) di 30 terawattora.

Infatti, dalle ultime analisi, si stima che la capacità di solare ed eolico sia troppo bassa per coprire la mancanza necessaria in futuro.

Oltretutto, come in Italia, la burocrazia e la pianificazione rallentano qualsiasi tipo di lavoro correlato alle rinnovabili. Fortunatamente, ci sono stati dei passi in avanti e nel 2024, la Svizzera ospiterà il nuovo parco solare Ovra Solara Magriel.

       

Il motivo alla base del “SI”

Obiettivamente si può affermare che questa presa di coscienza degli svizzeri sia un grande salto di qualità. Un’analisi attenta e precisa del cambiamento climatico al quale sono sottoposti i cittadini e li preoccupa ha reso possibile questo grande ed importante incentivo legislativo.

Al momento, la Svizzera ha vissuto una primavera troppo calda che ha sciolto i ghiacciai a ritmi allarmanti. Negli ultimi 20 anni hanno perso 1/3 del loro volume a causa di temperature che sono aumentate più del 1,5° (limite IPCC).

Proprio per questo pericolo incombente, per la sensibilizzazione di tutti e il raggiungimento dei vari obiettivi, è stata istituita un’altra tassa. Si tratta di una minima del 15% per le multinazionali, con fondi da destinare alla transizione.

         

L’augurio dopo questo referendum è che la Svizzera possa essere un modello da seguire dagli altri stati europei e perchè no anche dal resto del mondo.

Rappresenta alla perfezione come i cittadini contano e possono stravolgere il corso degli eventi se uniti e migliorare il futuro di tutti.

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Nuove cassette per la vendita di pesce: il WWF sarà portavoce dell’iniziativa.

By : Aldo |Giugno 22, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Nuove cassette per la vendita di pesce: il WWF sarà portavoce dell’iniziativa.
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L’inquinamento marino è una tematica tanto grane quanto delicata e la plastica è la sua principale protagonista.

L’obiettivo è quello di ridurre la quantità di plastica e cambiarne la composizione, per risanare le acque di tutto il mondo.

     

Il polistirolo in mare

Le cassette di polistirolo, una volta in mare possono produrre oltre un milione di microplastiche che, come sappiamo, entrano facilmente nella catena alimentare.

Gli studi condotti nel 2021 affermano che ogni anno vengono consumati 10 milioni di cassette di polistirolo, in modalità “usa e getta”. E solo tra Ancona e San Benedetto se ne usano almeno 750.000 (secondo Marevivo)

Per tali impieghi il polistirolo presenta delle caratteristiche e delle qualità strategiche che lo rendono il materiale migliore in questo ambito.

È un materiale espanso rigido, economico, molto resistente con ottime proprietà meccaniche, molto leggero e quindi facilmente trasportabile, forse anche troppo. Inoltre, ha un’enorme capacità di isolamento termico grazie all’espansione che permette di inglobare tanta aria da poter isolare il contenuto.

Tuttavia, per quanto possa essere vantaggioso, resta comunque uno dei principali inquinanti del mare e perciò da anni si cercano soluzioni alternative e meno dannose.

     

L’iniziativa

Il programma nominato “Lotta all’inquinamento marino da cassette per il pesce in Italia” intende contrastare l’inquinamento dalla pesca e della plastica.

Per risolvere il problema gli studiosi hanno pensato a delle variabili del polistirolo che possano essere ecocompatibili, sicure per l’ambiente e per la salute umana.

Nello specifico si parla delle cassette del pesce: usate in quantità industriali, col modello “usa e getta”. Spesso ne sono pieni i pescherecci in modo da confezionare il pescato, ancora in mare aperto, portandolo al molo in ottime condizioni (soprattutto igienico-sanitarie).

Essendo una delle prime cause di inquinamento del mare, gli studi si sono concentrati proprio sulla sostituzione del polistirolo espanso (EPS), per tale impiego.

       

Il nuovo prototipo

Dunque, sono state create delle cassette per il pesce con 2 componenti separabili dividendo il prodotto tra una parte interna e una esterna.

La parte interna è composta da un vassoio di polistirolo monouso estruso riciclato (al 50%) e riciclabile. Invece, la parte esterna è fatta da legno FSC (un componente riutilizzabile), perciò il prodotto può essere separato in 2 componenti, consentendone il riciclo.

Il prototipo gode di un ottimo ecodesign pensato dopo un’attenta analisi di LCA di oggetti simili per l’imballaggio di pane fresco in Europa.

Il prodotto sarà utilizzato da parte di vari attori della filiera ittica: dai pescatori alle PMI, dai laboratori di ricerca ai centri di raccolta rifiuti. Nello specifico l’esperimento inizierà in Sicilia, dai pescatori di Spadafora con il supporto WWF Italia (catalizzatore della prova) che valuterà la validità del prodotto.

A fine sperimentazione, il progetto verrà presentato alla conferenza internazionale “Sustainability in Packaging Europe” (Barcellona, 16-18 ottobre 2023).

        

I molteplici obiettivi

Sicuramente il sostegno del WWF consente di mettere in pratica (e nel migliore dei modi) un’economia circolare mirata alla salute dei mari.

Nonostante si tratti dell’ambiente marino, la creazione di nuovi prodotti coinvolge molteplici professionisti anche del design, delle imprese e amministrazioni volte alla conservazione dell’ambiente.

Con tale proposta di mira anche all’idea di un prodotto net-zero che comporti una ridefinizione dell’intera filiera e dei vari stakeholders.

Tutte queste pratiche, se unite e poi amplificate possono effettivamente creare un movimento che favorisca la salvaguardia del mare e dell’ambiente.

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CircularCity Innovation Lab, l’iniziativa di Deloitte a favore della circolarità.

By : Aldo |Giugno 20, 2023 |Arte sostenibile, Emissioni, Home, menomissioni |Commenti disabilitati su CircularCity Innovation Lab, l’iniziativa di Deloitte a favore della circolarità.

Ogni giorno è buono per incentivare il cambiamento, ogni azione può fare la differenza soprattutto in questo periodo.

Passo dopo passo sempre più persone sono attente al settore sostenibile e pertanto sono coinvolte nel processo di transizione green.

Deloitte

Deloitte è un’azienda che offre servizi di revisione e consulenza in più di 150 paesi del mondo. É riconosciuta come una delle 4 aziende di revisione più grandi e importanti del mondo.

Anche in Italia è un’impresa rilevante non solo nel suo campo ma anche per quanto riguarda l’impegno nella transizione ecologica.

Non a caso l’azienda (di recente) ha dato vita alla Deloitte Climate & Sustainability (DCS), una società Benefit italiana dedicata alla sostenibilità.

Da tale realtà saranno incentivati progetti volti alla rivoluzione green grazie alle migliori tecnologie seguite e controllate da massimi esperti della materia.

    

CircularCity Innovation Lab

Questo è uno tra i molteplici progetti dell’impresa, nato per accelerare il percorso delle città italiane verso una vita più sostenibile.

Il programma è nato dalla collaborazione con Officine Innovazione e mira a trovare le migliori soluzioni per una stabile economia circolare nei centri urbani.

Questa iniziativa offre la possibilità di ripensare ai modelli di produzione e consumo, dei servizi e delle infrastrutture con una strategia innovativa.

Dunque, i temi scelti per questo progetto spaziano tra il ciclo dei materiali, dell’acqua, delle risorse e della mobilità.

Così facendo si analizzano ostacoli e possibili soluzioni a processi, abitudini e consumi non sostenibili ma diffusi in Italia, che devono essere cambiati o almeno regolamentati.

    

Ciclo dei materiali

Tale ambito ha bisogno di una grande innovazione, poichè passano gli anni ma non aumenta l’utilizzo di materiali riciclati o di materie prime seconde.

Questo andamento negativo è dato soprattutto dai movimenti degli ultimi anni. Successivamente alla pandemia sono cresciuti i bonus per la ristrutturazione e l’edilizia, i quali hanno ridotto del 2,2% l’utilizzo di materiali riciclati rispetto al 2020.

Nonostante ciò, proprio Deloitte ricorda come può cambiare questo trend se si opta per una costruzione efficiente. E non si tratta solo delle materie scelte, ma della loro gestione e del loro riciclo a fine vita degli edifici.

    

Ciclo delle risorse

Sempre sullo stesso piano del riciclo di parla di rifiuti urbani. L’Italia sta operando nel miglior modo affinché possa raggiungere l’obiettivo della Commissione europea, ma c’è ancora molto da fare.

Il goal è quello di limitare al 10% la quantità di rifiuti solidi in discarica entro il 2035. Tuttavia in Italia (nel 2021) il 19% dei rifiuti ha raggiunto la discarica.

Questo vuol dire che servono nuove tecnologie ed incentivi in modo tale da dimezzare i rifiuti urbani, attraverso il riuso e il riciclo. Un esempio fondamentale è quello di ridurre gli sprechi, in qualsiasi ambito.

    

Ciclo dell’acqua

L’Italia attualmente al primo posto o per meglio dire, detiene un record tutt’altro che positivo.

Tra i 27 paesi dell’UE è il primo stato per il totale delle acque dolci prelevate per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. La cifra? 161 metri cubi di acqua per abitante.

Tale situazione è riconducibile alla grande problematica della rete idrica nazionale che presenta delle perdite pari al 42,2% del volume totale di approvvigionamento.

Anche in questo caso, delle tecnologie avanzate per riparare le tubature oppure dei meccanismi per sfruttare in maniera sostenibile l’acqua sarebbero un’importante soluzione.

     

Ciclo di trasporti e mobilità

Una tendenza diversa è quella presentata dal settore dei trasporti, che in Italia cresce positivamente.  Si parla di mobilità condivisa che è aumentata del 20% nel 2022, decretando l’Italia come secondo Paese europeo (12 servizi di mobilità condivisa per città).

Questo podio si riferisce a tutto quello che concerne carsharing, bike sharing, scooter sharing, carpooling e aggregatori, monitorati da enti quali:

  • Osservatorio Nazionale Sharing Mobility
  • Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e dei Trasporti
  • Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile
         

L’obiettivo dell’iniziativa è quello di rendere le città come hub di soluzioni da poter estendere in tutto il territorio italiano e renderlo uno stato all’avanguardia.

In questo modo, le istituzioni sarebbero più facilitate a cambiare rotta o a prendere provvedimenti tecnologici e finanziari per sostenere la transizione, poichè si rifarebbero su meccanismi e nuovi concetti messi alla prova da nuclei più piccoli quali i centri abitati.

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Greenhushing: quando le aziende più virtuose si nascondono.

By : Aldo |Giugno 19, 2023 |Arte sostenibile, Clima, Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Greenhushing: quando le aziende più virtuose si nascondono.

La sostenibilità è un concetto che appartiene sempre di più alla quotidianità, al quale non si possono voltare le spalle.

Analogamente a tanti altri processi non sono mancate le truffe come quelle del greenwashing, ma ultimamente sta emergendo un comportamento opposto, abbastanza peculiare.

     

Greenhushing

Con il termine greenhushing si intende una forma di omissione (da parte di aziende, enti o società) delle buone pratiche sostenibili svolte da essa svolte.

Concretamente si tratta di aziende che sono realmente sostenibili, probabilmente anche tra le più virtuose, che decidono di non comunicare questo loro impegno. Tale comportamento definito “silenzio verde” si sviluppa dal timore che la loro comunicazione possa essere fraintesa.

Ossia, la paura è basata sul fatto che i clienti possano percepire la comunicazione del loro impegno nella sostenibilità, come greenwashing, perdendo quindi credibilità.

 

Sicuramente le truffe e le attività di facciata degli ultimi anni hanno reso i clienti molto più sensibili e attenti alla questione.

I consumatori sono molto più preparati e critici sul tema, dunque, aumentano sempre più le loro aspettative in tal senso.

    

Stime e sondaggi

Il centro di ricerca Up2You Insight, che aiuta le aziende a decarbonizzarsi ha svolto uno studio proprio su questo nuovo fenomeno.

Dalle analisi si evince che il 50% dei consumatori crede di poter fare la differenza anche singolarmente. Mentre l’80% si aspetta che siano le aziende cambino in virtù di una maggiore sostenibilità. Invece il dato che preoccupa di più è quello dei consumatori che sospettano che le aziende facciano greenwashing che ammonta al 60%.

   

In altro modo, il Global Sustainable Investment Review 2020 ha analizzato i cambiamenti relativi agli investimenti verdi e all’attenzione dei consumatori.

Lo studio ha riportato che gli investimenti tra il 2018-2020 sia cresciuto del 18% toccando i 35.300 miliardi di dollari in tutto il mondo).

Tuttavia, il report del 2022 spiega come solo il 19% degli acquirenti di prodotti di largo consumo sappia quali aziende siano concretamente impegnate nella sostenibilità.

    

Altre informazioni sono raccolte nello studio South Pole Net Zero and Beyond: A Deep-dive on Climate Leaders and What’s Driving Them.

L’analisi dichiara che nell’ultimo anno ¾ delle aziende intervistate hanno implementato i finanziamenti per azzerare le emissioni.

Oltretutto la maggior parte è rappresentata da aziende che non sono sulla retta via, ma hanno comunque ampliato il proprio team di sostenibilità.

Nonostante ciò, molte imprese non comunicano o pubblicano questo impegno. Precisamente quasi ¼, del 76% delle realtà con obiettivi net zero, ha deciso di non pubblicare i propri traguardi.

     

L’effetto negativo

Questo processo di omissione di informazioni, obiettivi e impegni delle varie realtà determina comunque un effetto negativo sul progresso di tale settore.

Infatti, come il greenwashing ha portato ad una maggiore diffidenza o ad una maggiore selettività dei clienti, anche il greenhushing rallenta la transizione verde. Così facendo si creano dei problemi nel confronto fra obiettivi imposti, quelli raggiunti, i vari impegni e attività volti al cambiamento, tra aziende.

   

Pertanto, nascondendo un punto di forza nel settore, non emergono le aziende sane e realmente sostenibili.

In tal modo è più difficile monitorare la sostenibilità delle filiere produttive e dei consumi, impedendo una sana comparazione tra le aziende. 

Inoltre non si incentiva la transizione necessaria, nè tantomeno gli obiettivi giusti da perseguire.

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Comunità energetiche rinnovabili: la sfida da €100 mln di Ener2Crowd.

By : Aldo |Giugno 15, 2023 |Arte sostenibile, Efficienza energetica, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Comunità energetiche rinnovabili: la sfida da €100 mln di Ener2Crowd.

La transizione ecologica e quella energetica sono nominate quotidianamente da più enti, associazioni e istituzioni.

Sono due macro-argomenti che si diramano in tanti settori più piccoli che a breve tutti dovranno conoscere, almeno in maniera generica. Per questo oggi parliamo di CER.

    

CER

Con l’acronimo CER si intendono le Comunità Energetiche Rinnovabili. Si tratta di un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e PMI che si uniscono con un obiettivo preciso.

Tutti insieme mirano alla produzione, allo scambio e al consumo di energia da fonti rinnovabili su scala locale.

Inizialmente si costituisce l’entità legale tra i futuri soci della comunità che per legge, non può ricavare un profitto da tali attività.

    

Quindi una volta istituita l’associazione si procede con l’istallazione dell’impianto di produzione che deve necessariamente trovarsi in prossimità dei consumatori.

Per esempio, una pubblica amministrazione potrebbe installare un impianto fotovoltaico direttamente in una scuola per poi produrre e distribuire l’energia ai soci. In questo modo, la comunità può richiedere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa, al Gestore dei Servizi Energetici (GSE).

    

Gli incentivi sono riconosciuti solo per l’energia condivisa, inoltre qualora ci fosse un eccesso di energia, si può raccogliere ed usare in un secondo momento.

    
Vantaggi e benefici

L’energia prodotta viene ripartita secondo le regole della comunità (ognuna definisce le proprie con un contratto di diritto privato).

Quindi la suddivisione specifica dei benefici varia per ogni caso. Di norma però, ogni socio, paga le solite bollette ricevendo dalla stessa un importo per la condivisione dei benefici garantiti alla comunità.

Dunque, si può affermare che il cittadino socio, gode di una riduzione della propria bolletta.

    

Pertanto, i benefici di una CER sono economici (produzione di un “reddito energetico”), ambientali (per la scelta del rinnovabile) e sociali.

Questi ultimi comprendono l’aggregazione della cittadinanza, una sensibilizzazione e formazione alla sostenibilità urbana e alla cultura della transizione.

     

La sfida di Ener2Crowd

Visti gli obiettivi e i benefici di questa innovazione, Ener2Crowd ha deciso di puntare tutto sulle CER con il progetto «Generazione CER».

Si tratta più di una sfida, ovvero quella di raccogliere €100 milioni entro il 2024 a sostegno della transizione energetica e non solo.

L’idea è proprio quella di istruire la popolazione sull’importanza di una CER e sull’innovazione tecnologica del settore “green”.

Per questo Ener2Crowd ospiterà la nuova piattaforma dedicata agli investimenti condividendo un documento di consultazione pubblica. con i principali stakeholder del mondo della transizione energetica,

Questo è legato al modello di finanza alternativa dell’ente che vuole lanciare per un equo e opportuno sviluppo di CER in Italia.

     

Ulteriori sviluppi

L’impresa non parla solo di sostenibilità a livello economico ed ambientale ma anche sociale (come riportato nel paragrafo precedente).

Infatti, uno dei vari obiettivi imposti è quello di rendere le CER uno strumento che mitiga le disuguaglianze di progresso e sviluppo nei territori italiani.

Poiché il divario tecnologico tra nord e sud Italia, o quello tra centro e periferia, che noi consideriamo la normalità, non dovrebbe essere tale.

Così Ener2Crowd, sviluppa i propri progetti secondo dei programmi sostenibili al 100%, perchè si rivolgono a tutti seguendo i 3 pilastri del concetto “green”.

    

Quindi si persegue il fine ambientale, economico e sociale per far abbracciare a più persone possibili questo grande e necessario cambiamento.

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Samsung lancia il nuovo filtro, per salvare gli oceani dalle microplastiche.

By : Aldo |Giugno 13, 2023 |Arte sostenibile, Consumi, Emissioni, Home, i nostri figli andranno ad energia solare |Commenti disabilitati su Samsung lancia il nuovo filtro, per salvare gli oceani dalle microplastiche.

Nell’ultimo articolo abbiamo parlato del forte impatto che ha il settore tessile sull’ambiente e della crescente richiesta di una moda sostenibile.

Ma anche la fase successiva all’acquisto di un capo deve essere più green e per questo i grandi brand innovativi.    

     

L’innovazione Samsung

L’azienda multinazionale sudcoreana è sinonimo di certezze nel campo della tecnologia da ben 85 anni: dai telefoni alle fotocamere, dai televisori alle lavatrici.

Il colosso porta avanti la ricerca nel campo delle innovazioni tecnologiche e digitali creando ogni anno nuovi prototipi da offrire al mondo.
Che si tratti di elettrodomestici, dispositivi elettronici, accessori o altro, è sempre al top e ora anche nel campo della sostenibilità.

Per questo il 7 giugno 2023 ha lanciato il suo innovativo filtro per lavatrici che cattura le microfibre rilasciate dai vestiti durante i lavaggi.

      

Less Microfiber™

Less Microfiber™ è il nome del nuovo filtro Samsung Electronics, creato in collaborazione con collaborazione con l’organizzazione mondiale Ocean Wise e Patagonia.

L’idea nasce come risposta al quesito che il mondo si fa da anni: “come possiamo salvare gli oceani dalla plastica?”. Senza dubbio la domanda include una serie infinita di risposte e soluzioni, tra le quali anche quella considerata in questo caso.

Infatti, i 3 enti hanno inquadrato il problema delle microplastiche o microfibre di plastica che vengono rilasciate dagli abiti durante un lavaggio.

Il loro progetto si basa su un filtro esterno per lavatrici che riduce fino al 98% la dispersione di microfibre sintetiche durante i cicli di detersione.

Questo processo eviterà che una grande quantità di microplastici arrivi nel mare, aiutando quindi a preservare la salute dei mari e quella umana.
     

Come funziona?

Il filtro è un piccolo dispositivo che viene collegato allo scarico della lavatrice ed è dotato di una scocca di plastica riciclata.

All’interno si compone di una trama che cattura le microfibre con una maglia larga 65-70 micrometri, comprimendole su una parete del dispositivo.

    

Inoltre, è importante sottolineare che il filtro è stato studiato con grande attenzione all’ecodesign al fine di garantire una lunga vita e una facile manutenzione.

Questa è una caratteristica di grande valore e attenzione verso la sostenibilità, al contrario dell’ormai ovvia obsolescenza programmata. Un processo legato al consumismo e una delle cause dell’aumento di rifiuti nel mondo.

Un’altra qualità del Less Microfiber™ è la sua connessione alla piattaforma Samsung SmartThings, con la quale il dispositivo segnala problemi o la sua saturazione.

    

Infinte è un prototipo adatto ad ogni lavatrice, da pulire una sola volta al mese, secondo gli studi svolti. Al momento è in vendita in Corea del Sud e nel Regno Unito ma entrerà a breve anche in altri mercati.

     

Ecobubble™

Non è la prima volta che Samsung si concentri sull’efficienza dei suoi prodotti per una maggiore sostenibilità.

Non a caso, da tempo le sue lavatrici hanno varie opzioni di lavaggio, tra le quali “Ecobubble” ossia un ciclo “generatore di bolle”.

Il processo prevede un’introduzione di aria nella soluzione di acqua e detersivo che consenta una completa detersine dei panni anche a basse temperature.

In tal modo, si riduce l’abrasione dei vestiti e la dispersione di microfibre del 54%, si consuma meno energia e si salvano gli oceani.

     

Che i grandi brand internazionali abbiano un enorme potere nell’intero mondo non è una novità, ma proprio grazie a queste azioni possono avere un impatto positivo.

La scelta di materiali e programmi duraturi, di puntare alla salvaguardia dell’ambiente e non solo al fatturato, dimostra che le cose stanno cambiando.

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