Alberi, prati, boschi, insomma il verde urbano oltre ad essere visivamente apprezzabile, ha tanti benefici che spaziano dalla salute ambientale a quella mentale. Non a caso si parla della Regola 3-30-300, che prevede3 alberi in vista da ogni casa, 30% di tree canopy cover in ogni quartiere, 300 metri di distanza dallo spazio verde più vicino. Per tanto sono fondamentali anche quelle siepi che spesso sembrano un mero abbellimento e che invece hanno un’importante ruolo anche per il processo di stoccaggio della CO2 dal suolo.
Le siepi
Le siepi sono strutture vegetali lineari composte da specie arboree e arbustive, utilizzate per delimitare proprietà, giardini e spazi pubblici, oltre che per abbellire il paesaggio. Possono essere monospecifiche o miste, a seconda delle esigenze e delle caratteristiche del luogo. Svolgono diverse funzioni fondamentali: proteggono dal vento e dagli sguardi esterni, creano habitat per la fauna selvatica, stabilizzano il suolo prevenendo l’erosione, migliorano la qualità dell’aria trattenendo polveri e sostanze inquinanti e hanno un valore estetico e storico-culturale. Nei centri urbani, le siepi sono particolarmente utili per aumentare la biodiversità, ridurre l’inquinamento, schermare aree poco gradevoli e migliorare la qualità della vita, contribuendo alla creazione di spazi verdi più accoglienti e sostenibili.
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Inoltre, possono fungere da barriere acustiche naturali, riducendo i rumori del traffico e creando ambienti più tranquilli. La scelta delle specie vegetali per una siepe è fondamentale per garantirne la funzionalità nel tempo, e spesso si prediligono piante resistenti e adatte al clima locale, come l’alloro, il ligustro, il nocciolo e la quercia. La manutenzione regolare, come la potatura, è essenziale per mantenerne l’efficacia e l’armonia con l’ambiente circostante.
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Le siepi per catturare la CO₂
Tuttavia, uno studio della University of Leeds, pubblicato sulla rivista Agriculture, Ecosystems & Environment, ha evidenziato un nuovo possibile ruolo delle siepi. A quanto riportato dallo studio, quest’ultime sarebbero molto più efficaci dei prati nell’immagazzinare anidride carbonica nel suolo. Analizzando diverse località inglesi, tra cui Yorkshire, Cumbria e West Sussex, i ricercatori hanno scoperto che il suolo sotto le siepi cattura in media 40 tonnellate di CO₂ in più per ettaro rispetto ai prati, indipendentemente dal tipo di terreno e dalle condizioni climatiche. Oltre a sequestrare carbonio, le siepi svolgono un ruolo fondamentale negli ecosistemi agricoli poiché forniscono rifugio e cibo alla fauna selvatica, contribuendo alla biodiversità e migliorando la qualità del suolo.
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Preservare e piantare nuove siepi
L’analisi condotta dai ricercatori ha rivelato che le siepi immagazzinano fino al 40% in più di carbonio rispetto ai prati, grazie alla decomposizione di foglie, radici e altre sostanze organiche. Inoltre, le siepi più vecchie risultano più efficaci nell’accumulare carbonio rispetto a quelle più giovani, ma esiste un limite massimo di stoccaggio oltre il quale il suolo non può assorbire ulteriore CO₂. Per questo motivo, gli scienziati sottolineano l’importanza di prendersi cura delle siepi già esistenti e di piantarne di nuove, così da massimizzare i benefici ambientali e contrastare i cambiamenti climatici. Questi risultati dimostrano che la gestione attenta del territorio e l’adozione di pratiche agricole sostenibili possono contribuire significativamente alla riduzione delle emissioni e al miglioramento della qualità ambientale su larga scala.
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Proprio per queste ragioni, il governo inglese ha incoraggiato da tempo la piantagione di nuove siepi, annunciando l’obiettivo di arrivare a quasi 73mila chilometri di siepi entro il 2050 come strumento di mitigazione dei cambiamenti climatici.
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Inoltre, un aspetto particolarmente rilevante emerso dallo studio, spiegano gli autori, è che i risultati sono validi per qualsiasi tipo di suolo, indipendentemente dalla sua composizione e dalle condizioni climatiche. Le aree analizzate sono state selezionate proprio per rappresentare un’ampia varietà di climi, livelli di precipitazioni, temperature e caratteristiche del terreno. In ogni caso, si trattava di pascoli destinati all’allevamento intensivo, delimitati da siepi. Per la ricerca, gli studiosi hanno prelevato campioni di suolo a intervalli di 10 centimetri, fino a una profondità di 50 centimetri, analizzando poi i livelli di carbonio, azoto, pH e umidità.
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L’importanza delle siepi negli ecosistemi agricoli
Le siepi non solo favoriscono la cattura della CO₂, ma rappresentano anche un elemento chiave per la salute degli ecosistemi agricoli. Offrono protezione dal vento, stabilizzano il suolo prevenendo l’erosione e creano micro-habitat per insetti impollinatori, uccelli e piccoli mammiferi. Anche in Italia, un rapporto ISPRA del 2010 evidenziava il valore delle siepi nella diversificazione del paesaggio agrario e nella conservazione della biodiversità. Gli agricoltori che hanno iniziato a piantare nuove siepi hanno osservato un aumento della fauna locale, come pipistrelli, uccelli e impollinatori, contribuendo a rendere le loro fattorie più sostenibili. Non a caso lo studio inglese conferma l’importanza di queste pratiche, dimostrando come la gestione e il ripristino delle siepi possano migliorare la salute del suolo e incrementare la capacità di stoccaggio del carbonio.