Negli ultimi anni, l’attenzione crescente verso le questioni ambientali ha portato a significativi aggiornamenti del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, noto come Testo Unico Ambientale (TUA). Le recenti modifiche riflettono l’impegno dell’Italia per una gestione sostenibile delle risorse naturali e affrontano le sfide legate ai cambiamenti climatici e alla tutela della biodiversità. Tuttavia ci sono ancora troppe controversie e non poche opposizioni da parte di associazioni ambientaliste e partiti politici.
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Decreto Ambiente 2024
Il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, noto come Testo Unico Ambientale (TUA), rappresenta il principale riferimento normativo italiano per la tutela ambientale. Promulgato con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita proteggendo l’ambiente e promuovendo l’uso sostenibile delle risorse naturali, il TUA raccoglie disposizioni in materia di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), prevenzione e controllo integrati dell’inquinamento (IPPC), gestione dei rifiuti, nonché tutela di acqua, aria e suolo. Questo corpus normativo integra la legislazione esistente nel rispetto degli obblighi internazionali ed europei e ha subito importanti aggiornamenti nel tempo, come l’introduzione di nuove sezioni nel 2015 e riforme volte a semplificare le procedure di autorizzazione e controllo.
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In questo quadro, il Decreto Ambiente 2024, approvato definitivamente dalla Camera il 10 dicembre dopo il via libera del Senato, introduce diverse novità significative. Tra queste, spicca la controversa riduzione delle distanze di protezione per le trivellazioni marine, che passano da 12 a 9 miglia dalle coste. Il provvedimento vieta il rilascio di nuovi permessi di ricerca ed estrazione di gas e petrolio, ma prevede una riduzione della distanza minima esclusivamente per le concessioni già esistenti. Inoltre, viene introdotta una corsia preferenziale per le valutazioni ambientali riguardanti progetti di “preminente interesse strategico nazionale”, come impianti di stoccaggio, cattura e trasporto di anidride carbonica.
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Novità e priorità
Il rilancio delle trivellazioni rappresenta una priorità per il governo Meloni, che lo vede come un’opportunità strategica per aumentare l’autonomia energetica del Paese. Tuttavia, solo pochi giorni fa il TAR del Lazio aveva bloccato il progetto di trivellazione Teodorico, che prevedeva lo sfruttamento di un giacimento al largo del Delta del Po. I giudici hanno sottolineato carenze significative nelle Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) e rilevato potenziali danni agli ecosistemi marini e costieri, criticità che il decreto appena approvato mira a risolvere attraverso la semplificazione e velocizzazione dei processi autorizzativi. Una delle misure più controverse del decreto è la riduzione delle distanze minime per le trivellazioni marine, che passano da 12 a 9 miglia nautiche, una soglia che il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha difeso affermando che garantisce comunque “un elevato grado di sicurezza”.
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Parallelamente, il decreto Ambiente 2024 punta a incentivare altre infrastrutture legate alla transizione ecologica, assegnando priorità agli impianti strategici come quelli per l’accumulo di energia idroelettrica tramite pompaggio, utili per aumentare la capacità di immagazzinamento idrico. In questo ambito rientrano anche i sistemi di stoccaggio geologico della CO2, che prevede l’iniezione di anidride carbonica in forma liquida in rocce porose o giacimenti esauriti, e gli impianti per la cattura della CO2 convertibili in bioraffinerie, in grado di trasformare biomasse in biocarburanti.
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Sul fronte del dissesto idrogeologico, il provvedimento attribuisce maggiori poteri ai commissari regionali, facilitando l’avanzamento dei lavori grazie a una più stringente supervisione sui fondi assegnati e promuovendo l’interconnessione delle banche dati per migliorare il monitoraggio e la tutela dei territori. Infine, vengono introdotte nuove norme per favorire l’economia circolare, con misure come la promozione del riutilizzo delle acque reflue raffinate a scopo irriguo, sottolineando l’intenzione del governo di rendere più sostenibili i cicli produttivi e di gestione delle risorse naturali.
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Controversie e ostacoli
Il decreto Ambiente ha introdotto semplificazioni significative per le procedure di valutazione di impatto ambientale (VIA), attribuendo priorità a progetti di rilevante interesse strategico, come quelli per la cattura, lo stoccaggio e il trasporto di CO2, considerati essenziali per ridurre il carbonio nell’atmosfera. Un esempio concreto è il progetto avviato a Ravenna, che mira a catturare il 90% delle emissioni di CO2 di un impianto locale e immagazzinarle in un giacimento esaurito a 3.000 metri di profondità. Oltre a incentivare interventi legati al PNRR e a velocizzare l’approvazione di progetti del valore di oltre 25 milioni di euro, le norme puntano anche su criteri di sostenibilità economica e tecnica.
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Tuttavia, queste disposizioni hanno suscitato polemiche, soprattutto da parte delle associazioni ambientaliste e dell’opposizione politica, che accusano il governo di favorire le fonti fossili a scapito delle energie rinnovabili, promuovendo progetti come le trivellazioni costiere entro le nove miglia. La deputata Luana Zanella (Europa Verde) ha evidenziato come tali misure rappresentino un freno alla transizione ecologica, mentre il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto-Fratin, ha difeso il decreto, definendolo un passo fondamentale per la semplificazione di settori strategici per l’economia. A questa controversia si aggiunge il dibattito sulla privatizzazione dell’acqua, escluso dal testo attuale ma che potrebbe rientrare nella manovra del 2025, alimentando ulteriori divisioni e opposizioni.