
Ormai, nel 2025, è chiaro che il riciclo dei rifiuti, sia fondamentale per limitare l’impatto delle attività umane nel mondo. Ma è anche vero che ridurre la produzione dei rifiuti sia un’altra soluzione concreta al problema, che possiamo considerare prima del riciclo. È per questo che l’Unione Europea ha pensato di reintrodurre il deposito su cauzione per plastica, lattine e vetro. Ecco come.
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Il deposito su cauzione
Si tratta di un sistema di raccolta selettiva ideato per incentivare il recupero degli imballaggi di bevande monouso, come bottiglie di plastica, vetro e lattine. Con l’acquisto di una bevanda, il consumatore paga una piccola cauzione, che viene restituita interamente al momento della riconsegna dell’imballaggio vuoto presso i centri di raccolta o i rivenditori. Questo sistema si propone di incrementare significativamente la raccolta differenziata, con l’obiettivo di raggiungere il 90% di recupero per bottiglie e lattine entro il 2029, in conformità con le normative europee. Inoltre, contrasta l’abbandono dei rifiuti e promuove una gestione più efficiente degli imballaggi, favorendo al contempo il riciclo e il riutilizzo, pilastri fondamentali dell’economia circolare.
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Sul fronte della sostenibilità ambientale, il deposito su cauzione svolge un ruolo cruciale: riduce l’inquinamento da plastica e altri materiali, recuperando materie prime di alta qualità adatte al riciclo per la produzione di nuovi contenitori. Coinvolge attivamente i consumatori in pratiche responsabili, trasformando un gesto quotidiano in un contributo concreto alla tutela dell’ambiente, senza costi aggiuntivi per loro. Questo approccio rappresenta non solo un’efficace soluzione per migliorare la gestione dei rifiuti, ma anche un passo fondamentale verso la costruzione di una società più consapevole e responsabile dal punto di vista ambientale.
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Deposit Return System
l sistema di deposito su cauzione per contenitori monouso di plastica, vetro e alluminio si sta rapidamente espandendo in Europa e nel mondo, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti. Dal 2025, 50 paesi e circa 357 milioni di persone adotteranno i sistemi DRS (Deposit Return Systems), che prevedono il pagamento di una cauzione (tra i 15 e i 25 centesimi) al momento dell’acquisto di una bevanda, rimborsata quando il contenitore vuoto viene restituito. Questo approccio ha già preso piede in 16 Stati membri dell’Unione Europea, in linea con la direttiva SUP (Single-Use Plastics) del 2019, che promuove il recupero e il riciclo degli imballaggi.
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Pioniera di questa soluzione è stata la Svezia nel 1984, seguita da Paesi del Nord Europa come Norvegia, Finlandia e Danimarca, e altri come Germania, Paesi Bassi, Lituania ed Estonia. Più di recente si sono aggiunte Austria, Polonia, Romania, Irlanda e Ungheria, mentre la Spagna prevede di implementarlo entro il 2026. I dati raccolti confermano l’efficacia del DRS: nei Paesi che lo adottano, la raccolta supera l’80% delle bottiglie monouso, rispetto a una media europea del 58%, con punte del 98% in Germania. Il sistema non solo riduce significativamente l’abbandono dei rifiuti negli spazi pubblici, ma raggiunge tassi di raccolta medi del 94% grazie all’incentivo economico offerto ai consumatori.
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Il modello è anche sostenibile dal punto di vista finanziario: viene alimentato dai contributi dei produttori di bevande, dalla vendita dei materiali riciclati e dai depositi non riscattati dai consumatori che non restituiscono i vuoti. Nonostante questi risultati, l’Italia non ha ancora adottato il DRS, sostenendo che sia preferibile concentrarsi su politiche di riciclo piuttosto che puntare sulla restituzione dei rifiuti, una posizione che continua a suscitare dibattito tra istituzioni, consorzi e ambientalisti.
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La discussione in Italia
In Italia, il sistema di deposito cauzionale per contenitori monouso è oggetto di un acceso dibattito. Sebbene sia stato introdotto nel 2021 e confermato nel Ddl Ambiente del 2022, rimane inattuato a causa della mancanza di decreti attuativi. Intanto, il nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi obbliga tutti i Paesi membri, Italia inclusa, a raggiungere il 90% di raccolta per bottiglie di plastica e lattine entro il 2029. Questo obiettivo appare sempre più urgente, considerando che ogni anno nel nostro Paese sfuggono alla raccolta differenziata circa 7 miliardi di contenitori monouso, generando costi aggiuntivi per i Comuni e un impatto ambientale significativo. Secondo Silvia Ricci, coordinatrice della campagna “A Buon Rendere”, un DRS in Italia potrebbe portare, nel giro di due anni, a raccogliere oltre il 95% di bottiglie in PET, vetro e lattine.
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Le maggiori resistenze arrivano dal Conai, il consorzio italiano per il recupero e riciclo degli imballaggi, che considera il deposito cauzionale una duplicazione non necessaria rispetto alla raccolta differenziata esistente. Lo stesso, infatti, stima che l’installazione delle macchine necessarie comporterebbe un costo iniziale di circa 2,3 miliardi di euro e spese annuali di gestione pari a 350 milioni. Tuttavia, esperienze europee dimostrano che i sistemi tradizionali e il DRS possono convivere senza creare costi duplicati, contribuendo invece a recuperare quei materiali che oggi finiscono spesso dispersi o inceneriti.
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Un esempio concreto viene dal Coripet, consorzio concorrente di Conai, che dal 2021 ha installato oltre 800 eco-compattatori per la raccolta selettiva delle bottiglie in PET. Questi dispositivi identificano gli imballaggi tramite il codice a barre e premiano i consumatori con sconti o premi, incentivando il riciclo. L’obiettivo è arrivare a 5.000 eco-compattatori entro il 2026. Questo approccio mostra come un sistema basato su cauzioni tra i 15 e i 20 centesimi possa funzionare, assegnando un valore economico agli imballaggi vuoti e stimolandone il recupero.
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In conclusione
Il passaggio al deposito cauzionale non è solo una questione di infrastrutture, ma richiede anche una maggiore consapevolezza ambientale da parte di produttori, istituzioni e consumatori. Integrare il Drs in Italia non rappresenterebbe solo un’innovazione gestionale, ma anche un gesto concreto verso una transizione sostenibile, dove ogni attore sociale contribuisce attivamente a proteggere l’ambiente. Speriamo quindi che l’Italia possa seguire il modello europeo senza perdere il suo primato nel settore del riciclo e della raccolta differenziata.