Da più di 50 anni si parla di cambiamenti climatici ed emissioni di gas serra. Ci siamo evoluti con noi le tecnologie, per sostenere la nostra crescita esponenziale. Sembra che ogni giorno, avvenga una nuova scoperta per migliorare la situazione; eppure, sembra andare sempre peggio. Quanto possiamo resistere in queste condizioni? Quanto potremmo permetterci di negare l’evidenza sotterrando la testa nella sabbia? Ancora poco, pochissimo, anzi siamo già in netto ritardo e l’ONU ce lo ricorda lanciando un nuovo allarme.
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Il ruolo dell’ONU
L’ONU rappresenta un pilastro fondamentale nella battaglia globale contro il cambiamento climatico. In qualità di più grande organizzazione intergovernativa al mondo, fornisce un forum unico per la cooperazione internazionale su questa sfida esistenziale. Attraverso i suoi numerosi organi e agenzie specializzate, l’ONU coordina gli sforzi globali, conduce ricerche scientifiche, sviluppa politiche e promuove accordi internazionali come l’Accordo di Parigi. L’impegno dell’organizzazione è volto a mobilitare i governi, le imprese e la società civile per ridurre le emissioni di gas serra, promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici e sostenere i Paesi più vulnerabili.
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L’ONU ha iniziato a trattare il cambiamento climatico in modo strutturato dagli anni ’80, in seguito all’emergere di prove scientifiche sul riscaldamento globale e sui suoi rischi. Nel 1988, è stato fondato l’IPCC, con il compito di valutare scientificamente i cambiamenti climatici. Successivamente, nel 1992 è stata adottata la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), che mira a stabilizzare i gas serra. Da allora, attraverso incontri annuali come la COP, l’ONU coordina azioni e trattati internazionali per mitigare il cambiamento climatico, dimostrando un impegno crescente e globale su questo fronte.
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Gli ultimi dati
Le emissioni globali di gas serra hanno raggiunto un nuovo record nel 2023, aumentando dell’1,3% rispetto all’anno precedente e collocandosi a 57,1 GtCO2e. Questo allarmante dato, evidenziato nell’ultimo rapporto UNEP, ci allontana sempre più dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi e ci pone sulla traiettoria di un riscaldamento globale catastrofico di 3,1°C entro la fine del secolo. Nonostante gli sforzi internazionali, la dipendenza dai combustibili fossili persiste, alimentando l’aumento delle temperature e intensificando gli eventi climatici estremi. Secondo l’ONU, per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C, è necessaria una riduzione drastica delle emissioni: del 42% entro il 2030 e del 57% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019. Il rapporto sottolinea l’urgenza di un’azione immediata e coordinata a livello globale.
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È indispensabile un impegno concreto da parte di tutti i Paesi per accelerare la transizione verso fonti di energia rinnovabile, proteggere le foreste e promuovere pratiche sostenibili. La finestra di opportunità per evitare le conseguenze più disastrose del cambiamento climatico si sta rapidamente chiudendo. È fondamentale che i governi agiscano con determinazione e intraprendano misure ambiziose per decarbonizzare le economie e costruire un futuro sostenibile.
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La cooperazione necessaria
L’allarme lanciato dall’UNEP è chiaro: le emissioni globali di gas serra stanno accelerando il cambiamento climatico, mettendo a rischio il futuro del pianeta. Per contenere l’aumento della temperatura entro i limiti stabiliti dall’Accordo di Parigi, è urgente una trasformazione profonda e rapida del nostro sistema energetico. Eventi internazionali come il G20 e la COP29 offrono un’opportunità unica ai governi di prendere decisioni coraggiose e di collaborare per un futuro più sostenibile. Infatti, è fondamentale che i Paesi aumentino l’ambizione dei propri obiettivi climatici. Ma soprattutto è cruciale che attuino politiche concrete per ridurre le emissioni, come la transizione verso le energie rinnovabili e l’efficienza energetica.
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L’Italia, come tutti gli altri Paesi, ha un ruolo rilevante nel raggiungimento di questo traguardo. Sicuramente, deve accelerare la decarbonizzazione dell’economia e rafforzare il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha sottolineato l’urgenza di agire ora. Nonostante le sfide geopolitiche, è necessario superare le dipendenze dai combustibili fossili e investire in soluzioni sostenibili. In conclusione, il cambiamento climatico rappresenta una minaccia esistenziale per l’umanità. Solo attraverso una cooperazione internazionale ambiziosa e determinata potremo costruire un futuro più sicuro e prospero per le generazioni future.
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Le carenze finanziarie e morali
Inger Andersen, a capo dell’UNEP, ha affermato che i mezzi, i finanziamenti e la tecnologia necessari per ridurre le emissioni sono già disponibili. Tuttavia, secondo la direttrice esecutiva, manca la volontà politica, soprattutto nei Paesi del G20 (esclusi quelli africani) che sono responsabili del 77% delle emissioni globali. L’ONU ha ribadito che le energie rinnovabili rappresentano un’opportunità fondamentale per invertire la tendenza. Investendo maggiormente in energia solare ed eolica, si potrebbero ottenere riduzioni delle emissioni pari al 27% entro il 2030 e al 38% entro il 2035. Inoltre, bloccare la deforestazione e la distruzione delle foreste porterebbe ad un ulteriore riduzione del 20% delle emissioni.
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Agire ora non solo permetterebbe di mantenere vivo lo scopo di salvare il pianeta, ma si tradurrebbe anche in un notevole risparmio economico a lungo termine. Secondo le stime dell’ONU, raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero entro la metà del secolo richiederebbe un investimento aggiuntivo compreso tra 0,9 e 2,1 trilioni di dollari all’anno fino al 2050. Tuttavia, i costi dell’inazione sarebbero molto più elevati a causa degli eventi meteorologici estremi, delle perdite agricole e di altri disastri.