Il 5 gennaio si è celebrata la 12a edizione della Giornata Mondiale sulla prevenzione dello spreco alimentare. Il tema di quest’anno è #tempodiagire – #timetoact, che sottolinea l’urgenza di ridurre lo spreco alimentare per raggiungere l’obiettivo 12.3 dell’ONU. Le iniziative per supportare questa causa e migliorare la situazione mondiale sono molteplici, come l’app italiana creata da due 17 enni che trasforma gli avanzi da buttare in piatti da degustare.
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Lo spreco in Italia
A livello globale, il 40% della produzione alimentare viene sprecato, pari a 2,5 miliardi di tonnellate, in aumento rispetto ai 1,3 miliardi stimati dalla FAO nel 2011, contribuendo all’8-10% delle emissioni globali di gas serra. L’Agenda ONU 2030 mira a dimezzare lo spreco alimentare pro-capite rispetto al 2015, ma tra 2015 e 2021 in Italia è cresciuto del 17% in kcal/persona/giorno, con un aumento del 14% nonostante una riduzione della popolazione del 2,7%. In questo quadro, l’allevamento è il settore più inefficiente, con un 77% di perdita nella conversione in derivati animali. Nello specifico, gli sprechi lungo la filiera sono aumentati del 6%, quelli produttivi del 2% e quelli nel consumo del 9%. Dunque, 1 caloria ogni 3 disponibili viene sprecata, e 1 su 5 è in eccesso rispetto ai fabbisogni medi (+32%), contribuendo al 43% di adulti italiani in sovrappeso o obesi. Al netto di tutto, la filiera perde ben 4,513 milioni di tonnellate di alimenti per un valore di 14,101 miliardi di euro.
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Dopo un attento calcolo si può confermare che ogni giorno in Italia si buttano 88,2 grammi di cibo a persona, pari a 617,9 grammi settimanali (maggiormente nel Centro-Sud, dove si registra più insicurezza alimentare). La frutta è l’alimento più scartato (24,3 grammi settimanali), seguita da pane, verdura e tuberi. È difficile anche accettare che il 58,55% dello spreco totale proviene dalle famiglie, per un costo annuo di 8,242 miliardi di euro (130,71 euro pro capite).
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L’impronta ecologica dei sistemi alimentari copre l’intera biocapacità italiana, con il 50% dello spreco sistemico che impatta su biodiversità, acque, suoli e clima. Tuttavia, per affrontare il problema servono dati affidabili lungo tutta la catena di fornitura, monitorando i progressi verso l’obiettivo 12.3 dell’ONU e il target 16 del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework. Solo in questo modo si può auspicare ad un vero cambiamento.
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Raggiungere gli obiettivi con le best practice
Per raggiungere l’obiettivo dell’Agenda 2030 di dimezzare lo spreco alimentare, gli italiani dovrebbero ridurre di 50 grammi a settimana il cibo sprecato ogni anno fino al 2029. In tal modo si passerebbe dagli attuali 737,4 grammi settimanali a 369,7 grammi. Tuttavia, mentre lo spreco aumenta, cresce anche l’insicurezza alimentare: nel 2025, l’indice FIES segna un +13,95% (rispetto al +10,27% del 2024), e la povertà assoluta in Italia è salita dal 7,7% all’8,5% nel 2023, colpendo 5,7 milioni di persone, con un incremento del 28,9% tra le famiglie straniere.
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Il sud e il centro Italia, dove si registra il maggiore impoverimento, sono anche le aree con più spreco alimentare. Chi ha meno possibilità economiche tende ad acquistare cibi di minore qualità, più vicini alla scadenza o più deperibili, contribuendo così allo spreco. Nonostante l’86% degli italiani dichiari di prestare attenzione alla gestione del cibo, solo il 28% chiede la doggy bag al ristorante e appena il 10% dona gli avanzi cucinati a parenti o amici. Circa 6 italiani su 10 adottano strategie per ridurre gli sprechi, come consumare prima i cibi prossimi alla scadenza o congelarli, mentre il 56% testa gli alimenti scaduti prima di buttarli. Tuttavia, un italiano su tre non pensa al rischio dello spreco, il 23% lo ritiene troppo impegnativo, l’11% troppo costoso e il 10% crede che il contributo personale non faccia la differenza.
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Per ridurre gli sprechi, il 50% degli italiani è disposto a consumare prima gli alimenti che rischiano di guastarsi, il 45% a congelarli, il 40% a utilizzare cibi appena scaduti se ancora buoni, il 37% a valutare meglio le quantità da cucinare, il 32% a pianificare la spesa e comprare prodotti di stagione. Solo il 6% pensa di donare il cibo cucinato in eccesso.

L’app “Cucinalo”
Fortunatamente, ci sono i giovani che pensano al futuro. In questo caso parliamo di Matteo Morvillo e Amedeo Valestra, due 17enni di Massa Lubrense, che hanno creato “Cucinalo”, un’app che utilizza l’intelligenza artificiale per ridurre lo spreco alimentare domestico. L’app permette di fotografare gli ingredienti disponibili in frigo o in dispensa e suggerisce ricette personalizzate in pochi secondi, considerando allergie, intolleranze e preferenze alimentari. Inoltre, offre un catalogo di ricette tradizionali suddivise per categoria e suggerimenti sull’impiattamento.
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L’app è disponibile a titolo gratuito su tutti gli store, integrando funzioni avanzate come la creazione di un ricettario personalizzato, un timer di cottura e la possibilità di salvare e condividere le ricette preferite. La sua efficienza e il suo apprezzamento ha fatto sì che, ad un mese dal lancio ha già superato 3.500 utenti e contribuito al riutilizzo di oltre 300 kg di cibo. Gli ideatori si sono autofinanziati e stanno lavorando a nuove funzionalità, come la digitalizzazione dei ricettari cartacei. Il loro obiettivo è quello di trasformare le abitudini alimentari delle persone in un’ottica sostenibile, senza sconvolgere la quotidianità, anzi, facilitandola. In questo modo, l’applicazione dei due ragazzi, affronta una delle sfide più urgenti del nostro tempo, ovvero ridurre lo spreco alimentare e i suoi impatti economici, sociali e ambientali.