Conoscere l’impatto della moda è fondamentale, come saper riciclarne i tessuti.

By : Aldo |Novembre 24, 2024 |Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Conoscere l’impatto della moda è fondamentale, come saper riciclarne i tessuti.
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Il fenomeno del fast fashion ha un impatto sempre più rilevante col passare degli anni, nonostante le inchieste che lo condannano per molteplici cause. Tutti sappiamo come sta inquinando acque, suoli, l’aria, per non parlare dello sfruttamento umano e minorile, ma continuiamo a comprare dalle stesse aziende. Quindi sempre per il concetto dell’economia circolare e quindi di una maggiore sostenibilità, sarebbe opportuno far capire in modo concreto, come e quanto inquinano i nostri abiti. Ma soprattutto come possiamo riciclarli grazie alle nuove tecnologie e alla creatività.


L’impatto del fast fashion

Il fast fashion ha un impatto ambientale significativo, non solo per la produzione intensiva e il rapido ricambio di capi d’abbigliamento, ma anche per le conseguenze nascoste legate al lavaggio dei tessuti sintetici. Infatti molti abiti economici sono realizzati con materiali come il poliestere, che durante i lavaggi rilasciano microfibre di plastica nell’acqua. Queste particelle microscopiche, nei fiumi e negli oceani, contribuendo all’inquinamento marino e minacciando gli ecosistemi acquatici. Pertanto la loro dispersione è un problema silenzioso ma diffuso, aggravato dall’enorme quantità di vestiti prodotti e consumati, che richiede un’attenzione maggiore sia da parte dei produttori che dei consumatori.

Di certo per limitare tali problematiche è fondamentale un’adeguata sensibilizzazione del consumatore. Quest ultimo infatti deve essere consapevole di cosa compra e dell’impatto che hanno i prodotti che acquista. Così facendo è più probabile che si possa avere un cambio di direzione, raggiungendo nuovi obiettivi comuni. Analogamente è cruciale la consapevolezza che i prodotti che acquistiamo possono, anzi, devono essere riusati e riciclati. In entrambi i casi, i cittadini non sono chiamati a creare delle nuove strategie, ma semplicemente ad essere informati e a optare per le soluzioni migliori.

 

L’etichetta dell’impatto

Chi invece è chiamato a fare la differenza sono gli studiosi e i ricercatori di tutto il mondo che giorno dopo giorno trovano soluzioni e innovazioni per aiutarci a salvare il mondo. In questo caso parliamo di un’etichetta per vestiti abbastanza particolare, unica nel suo genere.

Infatti, due ricercatrici della Heriot-Watt University, Sophia Murden e Lisa Macintyre, hanno sviluppato un sistema per classificare i capi d’abbigliamento in base alla quantità di microplastiche che rilasciano. L’obiettivo è creare un’etichetta informativa che permetta di valutare l’impatto ambientale dei tessuti in modo semplice e immediato. Attualmente, i metodi disponibili per misurare il rilascio di microfibre, come quelli gravimetrici, sono complessi e costosi, dunque le ricercatrici propongono un approccio più accessibile e altrettanto accurato. Il loro metodo si basa su lavaggi in laboratorio, seguiti dall’analisi dei residui filtrati con il supporto di una scala visiva simile a quella usata per valutare le gradazioni di grigio.

Inizialmente testata sul poliestere nero, questa tecnica ha mostrato risultati comparabili ai metodi tradizionali. Le ricercatrici auspicano che le aziende adottino materiali più sostenibili e che i consumatori possano fare scelte consapevoli grazie a un’etichetta basata su questa scala. Tuttavia, è ancora necessario ampliare i test ad altri tipi di fibre e colori per perfezionare il sistema.


Il riciclo creativo

Come già detto, oltre all’innovazione serve una grande attività di riciclo che non riguarda solo i cittadini ma anche e forse soprattutto le aziende. Non a caso di recente nascono tante idee per far si che si buttino sempre meno capi d’abbigliamento, aumentando il tasso di riciclo soprattutto per mezzo di processi creativi. Un esempio è Pulvera, una startup fondata dalle sorelle Eleonora e Beatrice Casati, che trasforma scarti tessili in materiali innovativi e soluzioni di design sostenibile. Ispirate alla creatività del bisnonno Celso Casati, che negli anni ’40 sperimentò il riutilizzo delle fibre tessili, le due sorelle hanno sviluppato un modello di economia circolare per ridurre l’impatto ambientale dell’industria tessile. Pulvera collabora con aziende per recuperare e trasformare scarti in polvere utilizzabile in vari settori, come la produzione di carta e plastica.

Tra i loro progetti di design, spicca “Cremino”, un pouf realizzato con materiali derivati da vecchi materassi, che dimostra come sia possibile creare nuovi prodotti evitando lo spreco di risorse. Le sorelle Casati, legate al valore della sostenibilità, promuovono uno stile di vita rispettoso dell’ambiente anche nella loro quotidianità. Guardano al futuro puntando a consolidare la presenza sul mercato italiano e ampliarsi in Europa, proponendosi come punto di riferimento per il riciclo nel settore tessile.

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