Stoccaggio di CO2 in mare: inaugurato l’impianto più grande al mondo in Sicilia.

By : Aldo |Ottobre 13, 2024 |Emissioni, Home |Commenti disabilitati su Stoccaggio di CO2 in mare: inaugurato l’impianto più grande al mondo in Sicilia.
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La gestione della CO2 è fondamentale per affrontare il cambiamento climatico, dato che i livelli attuali hanno superato i 420 ppm, con un aumento del 50% rispetto all’era pre-industriale. Pertanto giorno dopo giorno si ricercano le migliori soluzione per limitare i danni causati da tale riscaldamento.  Tra queste troviamo la tecnologia di Cattura e Stoccaggio del Carbonio (CCS), che prevede la cattura e lo stoccaggio della CO2 in formazioni geologiche profonde. A riguardo, è recente la notizia di un nuovo impianto di stoccaggio in Sicilia, il primo al mondo in mare.

Lo stoccaggio di CO2

Lo stoccaggio della CO2, noto anche come CCS (Carbon Capture and Storage), è una tecnologia fondamentale per la mitigazione dei cambiamenti climatici, poiché consente di catturare l’anidride carbonica emessa da fonti industriali e stoccarla in formazioni geologiche profonde. Questo processo si articola in tre fasi principali: cattura, trasporto e stoccaggio. Durante la cattura, la CO2 viene separata dai gas di scarico attraverso metodi come l’assorbimento chimico, la combustione in ambiente ossigenato o la criogenia. Una volta catturata, la CO2 viene compressa e trasportata verso siti di stoccaggio, dove viene iniettata in giacimenti di gas esauriti o formazioni saline profonde, a profondità di circa 1-3 chilometri.

L’efficacia dello stoccaggio della CO2 è supportata da studi che mostrano come possa ridurre significativamente le emissioni di gas serra. Tuttavia, ci sono sfide legate ai costi elevati e alla disponibilità limitata di siti adatti per lo stoccaggio. Attualmente, l’Europa detiene solo il 5% della capacità globale di CCS, smaltendo meno di 2 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, ma gli investimenti nella tecnologia stanno crescendo. Nonostante le critiche riguardo alla sua efficacia come soluzione a lungo termine per il cambiamento climatico, il CCS rappresenta un’opzione importante per settori difficili da decarbonizzare, come l’industria pesante e i trasporti.

Lo stoccaggio in mare e Limenet.

Lo stoccaggio di CO2 negli oceani è una soluzione innovativa e promettente per combattere il cambiamento climatico, sfruttando il potenziale degli oceani come serbatoi naturali di carbonio. Attualmente, gli oceani assorbono circa il 25-30% delle emissioni di CO2 prodotte dall’uomo, ma l’aumento delle concentrazioni atmosferiche richiede nuove tecnologie per potenziare questa capacità senza danneggiare gli ecosistemi marini. Tecniche come L’ocean Alkalinity Enhancement consentono di convertire la CO2 in bicarbonato di calcio, non a caso startup come Limenet stanno sviluppando processi industriali proprio in questo ambito.

Si tratta di una startup innovativa italiana, fondata nel 2023, che si specializza nella cattura e nello stoccaggio della CO2 nel mare. Nata come community scientifica, ha sviluppato una tecnologia brevettata in grado di trasformare l’anidride carbonica in bicarbonati di calcio, un processo che consente di immagazzinare la CO2 in modo duraturo e stabile negli oceani per oltre 10.000 anni. Questo tipo di tecnologie possono dare un contributo significativo alla riduzione globale delle emissioni e alla protezione della biodiversità marina, trasformando gli oceani in un attore chiave nella lotta al cambiamento climatico.

La rivoluzione parte da Augusta

Ad Augusta, in Sicilia, è stato inaugurato il più grande impianto al mondo per lo stoccaggio di CO2 in mare, sviluppato dalla start-up italiana Limenet. Questo impianto, capace di catturare e trasformare fino a 800 tonnellate di CO2 all’anno in bicarbonato di calcio, rappresenta un passo avanti nella lotta al cambiamento climatico. 


Il processo si basa su un principio naturale per cui la CO2 reagisce con l’acqua marina per formare bicarbonati, che vengono poi stoccati in modo sicuro negli oceani. In tal modo l’impianto contribuisce a ridurre l’acidificazione marina, rimuovendo la CO2 dall’atmosfera e rigenerando gli ecosistemi marini. Il tutto è possibile grazie ad elementi semplici come acqua di mare e carbonato di calcio, che rappresenta addirittura il 7% dell’intera crosta terrestre. Questa soluzione, ispirata a fenomeni naturali, è stata ideata e sviluppata da Limenet grazie alle ricerche di Stefano Caserini, pioniere nel campo del sequestro di CO2 in mare.

Mentre Stefano Cappello, amministratore delegato e fondatore di Limenet, ha spiegato in un’intervista con Wired, che l’impianto di Augusta permetterà di avviare il funzionamento continuo della tecnologia, con una capacità produttiva di 100 kg all’ora di CO2 stoccata sotto forma di bicarbonato di calcio. L’obiettivo per questo impianto, e per i futuri, è raggiungere economie di scala che riducano i costi di rimozione e stoccaggio della CO2. Infatti, l’azienda ha già avviato la vendita di crediti di carbonio, segnando l’inizio della sua applicazione industriale, con l’obiettivo di ridurre i costi e aumentare la scala produttiva in futuro.

Non è un punto di arrivo

Nonostante l’entusiasmo per le tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2, esistono diverse criticità. Una delle principali preoccupazioni è che queste soluzioni possano essere usate come scusa per ritardare la transizione energetica, permettendo alle aziende di continuare a dipendere dai combustibili fossili. Appunto è probabile che l’industria energetica utilizzi queste tecnologie come alibi per prolungare l’estrazione e la combustione di petrolio, gas e carbone, sostenendo che le emissioni potranno essere rimosse in un secondo momento. Questo potrebbe rallentare gli sforzi globali di decarbonizzazione, poiché molte delle tecnologie di cattura della CO2 si sono rivelate meno efficaci di quanto promesso dalle multinazionali.

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