Quando si parla di rifiuti è scontato che si arrivi a discutere della plastica: del suo ruolo nelle nostre vite, della sua comodità, ma anche dei problemi che sta causando al pianeta. C’è poi chi pensa che debba essere eliminata totalmente, chi è favorevole ad una graduale riduzione e chi invece non si fa problemi nell’utilizzarla in modo spropositato. Oggi però si parla di chi ha fatto della plastica, un ricordo, un cimelio storico da osservare e studiare in un museo innovativo.
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Il fondatore
Enzo Suma è una guida naturalistica di Ostuni, laureato Scienze ambientali all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha sempre nutrito una forte passione per la natura, pertanto dopo la laurea ha iniziato una carriera dedita alla sua protezione. Tornato in Puglia, intraprende dei percorsi lavorativi nelle aree protette pugliesi specializzandosi nell’educazione ambientale, diventando così una guida naturalistica professionale. Successivamente, la sua attenzione viene catturata dai cosiddetti “ulivi monumentali” tipici della sua terra natia, Ostuni.
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L’interesse verso questi esemplari fu tale da far nascere creare un progetto apposito chiamato “MILLENARI DI PUGLIA” volto alla valorizzazione degli ulivi monumentali pugliesi. In questo modo ha sensibilizzato la popolazione sul valore di questi alberi, che senza guida molti non avrebbero avuto modo di conoscere.
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Il fondatore di Archeoplastica non si è fermato a questo; infatti, ha continuato a lavorare nell’ambito, per la protezione del fratino e della tartaruga marina. Insomma, si tratta di una persona totalmente dedicata alla salvaguardia della natura, che spazia dal settore botanico a quello zoologico. Ma dal 2018, ha investito il suo tempo anche in un’altra iniziativa che in breve tempo è diventata rilevante sotto vari punti di vista ed anche virale.
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Le origini del museo
Nel 2018 decide di impegnarsi anche in un altro fronte e si attiva organizzando giornate di pulizia delle spiagge. Ed è proprio durante tali attività che si rende conto di aver raccolto dei rifiuti di plastica che risalivano addirittura alla fine degli anni ’60. Da quel momento ha fatto sì che la gente controllasse bene i rifiuti che trovava in modo da sensibilizzare “sul campo” i volontari dell’iniziativa.
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Raccolta dopo raccolta, Enzo aveva tenuto da parte ben 200 reperti di questo genere ed ha avuto l’idea che lo ha reso virale in poco tempo. Si tratta del suo museo interattivo sui “cimeli” di plastica raccolti durante le pulizie delle spiagge. Così nasce Archeoplastica, un progetto che prevede la creazione di un museo virtuale e mostre fisiche mirati alla sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento marino e dell’impatto della plastica sul mondo. Questo messaggio sarà veicolato proprio grazie alla mostra degli oggetti recuperati.
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Il progetto è stato ufficializzato poi nel 2021, quando, dopo aver raccolto ben 200 rifiuti “antichi”, è stato possibile creare un museo digitale. Questo vuol dire che Musa, con dei collabatori si è impegnato a ricostruire la storia di ogni oggetto, proprio come in una mostra o in un museo storico.
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“Archeoplastica”
Da qualche raccolta in spiaggia al museo digitale, fino ad una vera e propria mostra; Arecheoplastica p diventata il simbolo della sensibilizzazione sul tema, soprattutto online. Partiamo dal museo virtuale, che occupa una sezione del sito dell’ente. Questa è dedicata totalmente ai reperti catalogati: ognuno riporta un’immagine, un nome (solitamente correlato al marchio che lo ha prodotto), una breve descrizione sul suo utilizzo e l’anno di riferimento. Sono anche divisi per annate dagli anni ’60 fino agli ’80. Inoltre è possibile avere un’esperienza diversa nella sezione 3D, nella quale si possono guardare a 360° solo alcuni dei reperti in mostra.
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Successivamente è stata allestita una mostra itinerante, un progetto espositivo che racconta la storia senza fine della plastica accumulata nei nostri mari. Si tratta di un’esperienza educativa rivolta a cittadini, turisti e studenti che sottolinea tanti aspetti di questo tema tra cui:
- l’importanza della sostenibilità
- l’impatto umano
- l’impatto della plastica e la sua durata.
Nel tempo poi sia il museo che la mostra sono sbarcati sui social tanto da rendere il progetto virale tanto da poter dire che esiste una vera e propria community sui social. Le cifre toccano il mezzo milione di follower, un numero enorme per il tema di cui si parla e per i messaggi che si diffondono.
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Il lavoro di Enzo Suma è stato meticoloso e innovativo ed ha permesso la sensibilizzazione di un grandissimo bacino di persone, cosa non semplice da attuare e di grande rilevanza per il nostro futuro.