Sebbene l’uomo costruisca da millenni edifici e costruzioni di ogni tipo, sembra non aver chiaro il fatto che il suolo è una risorsa limitata e scarsa. È fondamentale capire come si può proteggere questa matrice che letteralmente “sorregge” l’intera umanità e con lei tutti gli esseri viventi.
La risorsa suolo
Il suolo è una risorsa limitata e non rinnovabile quindi da salvaguardare in tutti i suoi aspetti per evitare di perderla totalmente prima del dovuto. Il suolo ha delle caratteristiche uniche e delle funzioni molto importanti per ogni singolo essere vivente; dunque, è necessario proteggerne la sua salute e limitare il suo utilizzo. O almeno sarebbe opportuno conoscere il terreno che c’è sotto i nostri piedi e imparare cosa possiamo e non possiamo fare con tale risorsa.
Come prima cosa è fondamentale capire che si tratta di una matrice che impiega tantissimo tempo per formarsi: si parla di 1000 anni per 3 cm di terra. Già i tempi necessari per la sua crescita dimostrano le fragilità della risorsa e fanno riflettere sulla velocità umana nel depauperarla. La continua costruzione di edifici causati dalla maggiore urbanizzazione del mondo, risulta come una minaccia per il suolo e per tutte le sue funzioni. Tra le più importanti, cattura il carbonio dall’atmosfera, previene il dissesto idrogeologico, fornisce nutrienti alle piante e conserva la biodiversità. Quelli appena citati sono servizi fondamentali e indispensabili per tutti e molto vantaggiosi per il settore agricolo, che in primis dovrebbe tutelare la matrice principale delle sue attività.
Tuttavia, il Rapporto presentato lo scorso 30 novembre 2023 da “Re Soil Foundation” descrive un andamento poco sostenibile delle nostre attività. Nel testo, infatti, si sottolinea come solo il 30% degli agricoltori fa analisi del suolo annualmente in Italia. Pertanto, la gestione dei terreni e delle operazioni sono approssimate e riguardano principalmente la monocultura.
Il monitoraggio
Le funzioni e la salute del suolo hanno un’enorme rilevanza che non possono essere trascurate. Di solito per tutelare tali processi e le condizioni di un habitat o di un ecosistema è necessario svolgere dei monitoraggi di vario tipo. Con tali operazioni si possono misurare molteplici valori ma anche individuare possibili danni alla risorsa, in modo da trovare la migliore soluzione e proteggerla.
Le tecniche di monitoraggio sono tante e diverse a seconda della condizione da analizzare o l’approccio scelto e con il tempo sono sempre più avanzate. Grazie all’innovazione, infatti, i monitoraggi sono sempre più precisi e specifici e si svolgono con tecnologie sofisticate e attente l’ambiente che analizzano. Un esempio in questo senso è progetto dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova che ha creato dei robot ispirati alle piante. Si tratta di un prototipo di seme artificiale in grado di rilevare e comunicare alcuni inquinanti nel suolo, per poi decomporsi a fine vita. L’invenzione si chiama Acer i-Seed ed è stata creata in collaborazione con il Bioinspired Soft Robotics Laboratory e il Leibniz Institute for New Materials.
Acer i-Seed
Il progetto guidato dall’IIT di Genova è una novità spettacolare che consente di monitorare il suolo attraverso modalità innovative. L’idea è di Barbara Mazzolai, biologa marina, con dottorato in ingegneria degli ecosistemi, team leader all’IIT dal 2009. L’obiettivo del programma europeo è quello di creare robot incentrati su un concetto fondamentale: il ciclo della vita. Quindi si tratta di sistemi che usano l’energia dell’ambiente, sono completamente sicuri, traggono ispirazione dagli esseri viventi e sono riutilizzabili.
Infatti, Acer i-Seed è infatti un sistema ispirato ai semi rilasciati da una pianta, che cambiano forma e si muovono autonomamente nel suolo. Si tratta di un robot “soffice”, idealizzato seguendo uno studio istologico dei semi, creati artificialmente. Successivamente è stato stampato il modello in 3D del seme che vola attraverso nanoparticelle sensibili alla variazione di temperatura. Quest’ultime inoltre, emettono fluorescenza quando vengono stimolati da un laser con una determinata lunghezza d’onda, nel nostro caso l’infrarosso.
Di seguito la fluorescenza viene letta dai sistemi di telerilevamento a bordo di un drone e a seconda dell’intensità si determinano le concentrazioni dei parametri scelti. Tra questi
- la temperatura;
- l’umidità;
- il mercurio alimentare;
- l’anidride carbonica.
Tale studio è parte di un programma continuo e a basso costo; dunque, potrebbe essere usato anche in paesi che non possono permettersi delle tecnologie tradizionali. Sebbene sia in fase sperimentale, il gruppo di ricerca ha già de nuovi obiettivi, tra cui quello di integrare anche altri tipi di semi, oltre a quelli di acero. Così facendo si avrebbe una visione più completa del suolo di un ambiente con molteplici specie vegetali per poi individuare le aree da bonificare. La meta più importante è invece la riforestazione di zone remote, per mezzo dei robot.